Econometria for dummies

massimo d

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In questo periodo mi è venuta voglia di sapere qualcosa di più sull’econometria: cosa ci potrebbe essere di più affascinante per un appassionato di grafici che capire come si studiano statisticamente le serie storiche?

Purtroppo, per quanto appassionato, non ho una grande cultura in campo statistico. Mi sono parse però abbastanza curiose le impressioni che ho avuto su qualche semplice esperimento iniziale. Magari i più esperti si faranno qualche risata, tuttavia è venuto fuori che qualcosa che sembra abbastanza intuitivo, come l’autocorrelazione, in realtà lo è molto meno di quel che si possa pensare.

Per prima cosa ho pensato di costruire un bel correlogramma in Excel. Il difficile è stato più che altro far sì che si potesse esaminare anche solo una parte dei dati senza cambiare le formule. Per fare questo sono diventato scemo con le istruzioni “indiretto” e “indirizzo”, che non conoscevo, anche se io dovrei essere uno che sa programmare! Spero che le formule siano giuste!

Per chi non lo sapesse, lo scopo del correlogramma è la ricerca della memoria nella serie storica attraverso l’autocorrelazione. In pratica vengono rilevate delle correlazioni fra la serie partendo dal punto k e la stessa serie partendo dal punto k+1 (lag 1), poi dal punto k+2 ecc. Il grafico mostra il risultato di tutte queste correlazioni, partendo da 1 (correlazione fra k e lo stesso k) e continuando con gli altri lag che saranno(di solito) sempre inferiori a 1 come risultato. Se il lag è vicino allo zero non c’è memoria, se è significativamente superiore (ci sono delle regole precise) allora c’è memoria.

Qui la prima cosa che mi ha incuriosito è che nel mio manualetto di statistica sapevo che per trovare una correlazione bisogna fare la regressione o interpolazione o dir che si voglia, che comporta una serie di calcoli complicati, però, anche sulla guida di Excel, c’è una semplice formula della covarianza divisa per il prodotto delle deviazioni standard. Beh, ho fatto la prova (con un altro foglio excel) e viene lo stesso. Potenza della matematica! :bow: Anzi è meglio perché come la sapevo io il coefficiente viene senza segno, in questo modo invece ha il segno e dice se è una correlazione positiva o negativa.

La prima cosa che mi è venuta in mente è stata quella di mettere nel correlogramma delle serie dei prezzi a 5 minuti, e ho visto una forte memoria, ma poi ho visto che lo stesso veniva anche con serie casuali sul tipo delle chanches semplici alla roulette. A quanto ho capito ciò avviene perché, se la serie di roulette fosse un white noise, da un colpo al successivo l’equity dovrebbe essere tipo +10, -5, +2, invece alle chanches semplici può essere solo –1 o +1. Quindi, incredibile a dirsi, anche questa è una forma di memoria, ma a noi non interessa, perché non si vince niente per prevedere che al prossimo colpo uscirà o rosso o nero! D’altronde, se noi mettiamo su un grafico la serie e la stessa serie al lag1, si vede che i dati, se sono abbastanza, si dispongono attorno a una bella retta con poca dispersione, e questo appunto vuol dire correlazione lineare. Ecco perché per l’analisi delle serie finanziarie si prendono i rendimenti e non i prezzi! Grande scoperta! :D

Allora ho provato a prendere le differenze dei prezzi o la differenza percentuale o la differenza del logaritmo dei prezzi, cambia poco, mi pare. E qui ho trovato che memoria se ne trova poca, ma non solo, anche in un asset costruito artificialmente che sale più o meno sempre è difficile trovare qualcosa! A essere sincero mi aspettavo molto di più. :wall:

Nella serie allegata (il close del fib a 5 minuti del 12 c.m.), mi aspettavo di trovare una forte memoria, magari il fib fosse così tutti i giorni, ma non si vede niente. Inquadrando i dati fino alle 11.45 si nota invece un lag significativo, il 10, e niente nella colonna AC, mah, forse i dati sono troppo pochi, sperando di non aver sbagliato qualcosa. In compenso si nota addirittura una certa antipersistenza ai lag 2 e 3!

Ciò mi ha molto sorpreso: se non si trova memoria nemmeno in una serie che pare prevedibile figuriamoci sulle altre. Mi viene in mente che anziché i semplici rendimenti si potrebbe mettere qualcosa di più complicato nel correlogramma, ma a questo punto, se si deve procedere empiricamente, tanto vale usare l’AT.

Boh, non ne so abbastanza per giudicare, mi sembra che, in ogni caso, sapere qualcosa di econometria dia una buona forma mentis su come guardare un grafico, anche se non si arriva a creare dei modelli econometrici veri e propri. Per quanto ne so sui rendimenti si trova poco, forse qualcosa di più sui dati macroeconomici, oppure sulla volatilità.

Stavolta al posto di un libro di AT penso che prenderò l’Hamilton: “Time series analysis”, tanto il prezzo è lo stesso :D. Oppure “Econometria delle serie storiche”, che dovrebbe essere lo stesso libro tradotto.

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Per quanto riguarda il correlogramma:

La serie completa si mette nel foglio “dati”, i dati da analizzare devono essere nella colonna g, a partire da g4.

Nel foglio “AC” “inizio” e “fine” indicano le righe dei dati dalle quali si vuole iniziare e finire. Nelle colonna G vengono “riprodotti” i dati del foglio “dati”.

“Confidenza” indica il livello di significatività dell’autocorrelazione (AC). Per il grado di significatività ho messo il 95%: se i dati nelle colonne J o K diventano verdi allora su quel lag c’è memoria al 95%.

La colonna AC rappresenta l’autocorrelazione per ogni lag.

A fianco della colonna AC ho messo quella della “correlazione”. Se ho ben capito, la correlazione “vera” è la colonna “correlazione”, mentre l’altra (che è quella che viene invece usata di solito)sarebbe la stima, ipotizzando che la serie dei dati sia solo un campione di una popolazione più grande. Quindi se uno non si fida e vuole capire che cosa accade realmente nel grafico dovrebbe guardare la colonna “correlazione”.
 

Allegati

  • correlogramma.xls
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Secondo me sei sulla strada giusta.
Una serie composta da 100 elementi e' comunque troppo piccola a mio avviso per eseguire test sulla correlazione.

Se posso darti un consiglio leggi i post di Surcontre che si rifanno spesso all'argomento correlazione.


Ciao
 
La strada non e' giusta, e' giustissima.

Scritto da EtiSoft
Secondo me sei sulla strada giusta.
Ciao

Piu' che giusta direi che sei sulla strada giustissima.

Continua di questo passo, poi preparati con questi semplici metodi che stai studiando uno scanner automatico in Excel delle serie storiche e vedrai che ben presto anche tu riuscirai a trovare sui titoli sottili italiani delle inefficienze cosi' spaventose che i soldi cominceranno ad affluire lenti lenti nelle tue tasche.

Perche' a differenza dell'econometria, l'AT non e' mai ancora riuscita a scoprire dei tool grafici per poter individuare i titolini che hanno la maggior probabilita' teorica di subire spazzolate da +2%, 3 %, 5 % sul finale di seduta ad opera degli specialist.

L'indice econometrico dell'autocorrelazione unito ad un test di significativita' (esempio il Bartlett test, che e' banalissimo) SI.

Ciao e complimenti di nuovo per la promettentissima strada intrapresa.
PAT
 
ciao massimo

hai poi provato a programmare qualche media mobile sulla tua serie di Lindau?
 
La via che stai seguendo è buona: pur difficile è l'unica, a mio avviso, che può condurre a forme di trading "robuste" nel tempo.
Due parole sulla tua sorpresa, relativamente alla visualizzazione di trend evidenti e alla contemporanea assenza di autocorrelazione.

Il concetto di trend è spesso travisato in finanza e può condurre a interpretazioni (e conseguenti operatività borsistiche) errate.
In realtà esistono due tipi di trend, uno che possiamo definire "stocastico" o "additivo"e l'altro, parzialmente "deterministico".

Sia R(t) il rendimento giornaliero di una attività finanziaria al tempo *t*, dove
t=1,2,...N
sia e(t) una variabile casuale, con distribuzione gaussiana media=0 e deviazione standard pari a quella giornaliera del Dow Jones (circa 1%)
puoi costruire il famoso modello "random-walk" facilmente:
R(t+1)=m+e(t), dove m è una costante (sul Dow tipicamente +0.04%) che rappresenta il rendimento medio giornaliero dell'indice.

Se simuli l'equazione precendete possedendo un generatore di numeri casuali con distribuzione di probabilità gaussiana (quello di excel non va bene: ha distribuzione uniforme), ottieni qualcosa di simile all'andamento del Dow, con parecchi bei trend in bella vista. Esattamente come sul Dow, non puoi trarre profitto "cavalcando il trend", proprio perchè è di tipo additivo e la miglior strategia possibile resta il buy-and-hold.

Diversa cosa se il modello del mercato è di tipo:

R(t+1)=m+a*R(t)+(1-a)*e(t), con a < 1

In questo caso il rendimento futuro non dipende solo dal caso e da una costante, ma in qualche misura del rendimento passato. I trend che scaturiscono da questa funzione (parzialmente deterministici) possono a volte essere "cavalcati" permettendo un excess-return rispetto al buy-and-hold, compatibilmente con il valore di *a* (più o meno il coefficiente di autocorrelazione che misuri) e con i costi di transazione.

Inutile dirti che la stragrande maggioranza dei mercati maturi sono più vicini al primo caso, anzi, volendo andare a fondo è più facile notare una debole ACF(1) negativa (anti-persistenza) dovuta ai "salti" ask-bid nel caso di frame temporali brevi e a fenomeni psicologici interessanti nel caso di dati eod/weekly (over-reaction dovuta ai noise-trader, compensazione verso la media dovuta agli investitori istituzionali).
Happy trading
 
Scritto da andrea volterra
ciao massimo

hai poi provato a programmare qualche media mobile sulla tua serie di Lindau?

Veramente no, mi dispiace per Di Lorenzo, ma non me la son sentita di fare una cosa così sciocca, anche perché poi una cosa tira l'altra e si finisce sempre per perdere un sacco di tempo in questo tipo di analisi. Se non c'è memoria non c'è memoria, c'è poco da fare. Se i trend compaiono lo stesso allora vuol dire che il "trend", anche per la sua definizione vaga, è perfettamente compatibile col non guadagnare nulla, come anche accennava Surcontre.

Peraltro, con un certo stupore, devo constatare che ho rilevato altre inesattezze anche gravi negli ultimi libri di Di Lorenzo. Per esempio il fatto che sia probabile guadagnare investendo ogni volta il 25% del capitale giocando a testa e croce (cioè in assenza di edge). In realtà (dopo 200 trade) si perde il 98% delle volte o qualcosa del genere! Pare che abbia confuso la probabilità di guadagnare con la probabilità di non andare in rovina, che è un po' diverso.

Magari i dati sulla roulette si potrebbero esaminare con il correlogramma, questo come esercizio potrebbe essere interessante.

;)
 
Ultima modifica:
Scritto da massimo d
Veramente no, mi dispiace per Di Lorenzo, ma non me la son sentita di fare una cosa così sciocca, anche perché poi una cosa tira l'altra e si finisce sempre per perdere un sacco di tempo in questo tipo di analisi. Se non c'è memoria non c'è memoria, c'è poco da fare. Se i trend compaiono lo stesso allora vuol dire che il "trend", anche per la sua definizione vaga, è perfettamente compatibile col non guadagnare nulla, come anche accennava Surcontre.

Peraltro, con un certo stupore, devo constatare che ho rilevato altre inesattezze anche gravi negli ultimi libri di Di Lorenzo. Per esempio il fatto che sia probabile guadagnare investendo ogni volta il 25% del capitale giocando a testa e croce (cioè in assenza di edge). In realtà (dopo 200 trade) si perde il 98% delle volte o qualcosa del genere! Pare che abbia confuso la probabilità di guadagnare con la probabilità di non andare in rovina, che è un po' diverso.

Magari i dati sulla roulette si potrebbero esaminare con il correlogramma, questo come esercizio potrebbe essere interessante.

;)

avevo assistito con crescente stupore alla vostra conversazione. ma non avevo letto il libro a cui successivamente ho potuto dare un'occhiata. ho messo su 2 medie su una serie generata simulando il lancio di un dado, seguendo le indicazioni dell'ing. cap. 12 del libro in questione. ho simulato 6000 lanci al posto di 300 e il postulato di Von Mises sull'impossibilità dei sistemi tiene alla grande. non che avessi bisogno di una prova empirica per convincermi dell'impossibilità di vincere senza edge: è stata solo curiosità (inoltre volevo capire dov'era l'errore) e mi ha portato via solo 5 minuti (e mi considero un mediocre conoscitore di excel: a te ne porta via 3). quello che per Mises era un assioma viene dimostrato da Doob e ripreso da Feller (An introduction to probability theory and its application), nel caso ti interessi qualche riferimento serio sulla materia.
 
...mi sono un poco emozionato...

nel leggere questo post così interessante, serio e privo di sterili antagonismi.

Grazie a Massimo, anche lui spesso solo silente lettore, per aver iniziato una discussione così fruttuosa.

Mi permetto un sunto senza voler entrare nella econometria già da voi usata in maniera esaustiva.

Caro Massimo, in mercati maturi come li chiama Surcontre, quindi, in definitiva su quelli più liquidi e dimensionati, non esistono spazi di free lunch, persistono, in uno scenario reale che, fatalmente, a mio avviso non rientra mai totalmente nel modello, persistono, dicevo, una serie di deboli, spesso debolissi inefficienze, che possono essere colte e sfruttate, a volte.

Le inefficienze, le poche volte che le ho trovate, le ho viste soprattutto dovute ai regolamenti dei mercati (vedi meccanisco dell'asta in Italia), oppure nei disallineamenti periodici dovuti ai flussi degli istituzionali che a fine trimestre sistemano alcune posizioni, oppure nel ritardo con cui un operatore applicata a cascata una considerazione valida sulla partecipata alla capogruppo o alla collegata per quota parte.

Agli spazi in cui, per esempio, scatta la chiusura d'ufficio delle marginazioni intraday.

Questi e altri, tutti momenti in cui cause esogene provocano una momentanea variazione dei valori di mercato che non sia dovuta ad una reale mutazione delle informazioni conosciute e che, di conseguenze, devono riallinearsi.

A mio avviso è proprio con l'approccio che hai dimostrato che puoi verificare, prima nel passato e forse nel presente, la ripetitività di certe situazioni e di certi disallineamenti o inefficienze.

A presto.
 
Re: ...mi sono un poco emozionato...

Scritto da Pastello
A mio avviso è proprio con l'approccio che hai dimostrato che puoi verificare, prima nel passato e forse nel presente, la ripetitività di certe situazioni e di certi disallineamenti o inefficienze.

A presto.

Magari fosse cosi' semplice :)

Pastello, ti ringrazio innanzitutto per lo slancio emotivo con cui hai accolto questo thread.

Se avessi intuito prima che saresti intervenuto, non mi sarei nemmeno permesso di incoraggiare in modo cosi scomposto il proseguimento degli studi di Massimo, proprio allo scopo di svelenire la diffidenza che circonda qualsiasi intervento non di AT espresso su questo forum, ovvero il "diavolo nella cattedrale", come simpaticamente l'ha definito qui qualcuno.

Ad ogni modo mi concedo un'ultima replica decisamente OT nel thread, allo scopo di schierarmi decisamente con il tuo dichiarato approccio pragmatista ai bias di mercato determinati dalle inefficienze regolamentative, piuttosto che favorire l'usuale sofisticato approccio standard basato sull'accertamento dei trend deterministici tramite strumenti e tecniche lineari di misura (come la citata autocorrelazione delle serie storiche) che certamente apprezzo per il suo formale rigore stilistico, ma di cui ho sensati dubbi sulla sua effettiva applicabilita' sia agli attori (i non professionisti dei mercati) che soprattutto all'oggetto (i mercati efficienti).

I dubbi, peraltro raccolti in vasta pubblicistica, sono di varia natura e non certo mio scopo quello di esporli, ma solo, al limite, condensarli.

In primis le relazioni dell'ACF con la volatilita': nelle serie storiche a bassa volatilità corrisponde generalmente alta autocorrelazione dei rendimenti e viceversa.

Uno dei piu' robusti trading system daily sul FIB sull'ACF che conosco, i cui segnali si originano dal superamento di una determinata soglia di yield, praticamente non e' riuscito ad emettere segnali operativi dall'aprile 2003 fino ai giorni nostri, a causa della bassa volatilita' dei mercati.

Un amico sostiene che occorrerebbe adattare ACF, varianza, beta, soglie etc anche a periodi di bassa volatilità come l'attuale, anzi in genere a tutti i cambiamenti di mercato. Bisognerebbe quindi aggiornare la stima ogni volta che è disponibile una nuova informazione, perche', detto brutalmente, ci sono davvero tanti problemi che rendono difficoltosa l'interpretazione nell'analisi delle serie storiche, ma il piu' difficoltoso e' sicuramente la bassa volatilita' a cui corrispondono ovviamente bassi gain, con le costanti degli spread e delle commissioni che aggravano il quadro di riferimento.

Abbiamo anche visto che al diminuire del frame temporale, cresce il fenomeno dell'antipersistenza.
Quale deve essere allora la finestra di calcolo dell’ ACF ? 10 minuti? L'ora? Il giorno?
Ma se si lavora su frame daily in periodi di bassa volatilita' si coglieranno anche ben poche inefficienze, come sottolineavo sopra: i titolini, o titoli sottili, proprio per i bias di mercato ai quali tu hai fatto riferimento (regolamenti normativi, chiusure delle marginazioni, meccanismi incompresi delle aste) hanno invece grossissime inefficienze con rilevazioni ad alta frequenza, che scompaiono su dati daily.

Ecco perche' personalmente ritengo di prospettare l'interesse al solo studio dell'ACF applicata ai titoli sottili (in ipotesi di efficienza non debole dei mercati) piuttosto che ai futures esteri.

Oltre al dibattito interno sull'uso predittivo dell'autocorrelazione dei rendimenti nelle serie temporali, esistono considerazioni ancor piu' generali, che coinvolgono qualsiasi tipo di approccio analitico econometrico e qui mi rivolgo in particolare a Massimo, che ha dimostrato certamente di essere stimolato allo studio.

Il primo che mi sovviene e' l'effetto clustering, che consiste nell’ aggregazione in gruppi degli errori a seconda della loro grandezza cioè grossi errori tendono ad essere seguiti da grossi errori e piccoli errori da piccoli errori.
Il clustering non e' di per se stesso un effetto perturbante e problematico alla permeabilita' di ogni possibile strumento o tecnica di analisi lineare?
Le serie storiche finanziarie hanno un comportamento non costante della varianza, cosiddetto eteroschedastico. Generalmente la volatilità si comporta a seconda del rendimento: in fasi crescenti di mercato i rendimenti tendono ad essere caratterizzati da una volatilità inferiore che non nelle fasi decrescenti, senza poi considerare che le distribuzioni di probabilità delle serie finanziarie sono leptocurtiche , cioè le probabilità degli eventi lontani dal valore medio della distribuzione sono maggiori di quanto non avviene in una distribuzione normale.

Ce ne e' quanto basta per scoraggiare chiunque ad affrontare l'approccio econometrico dei mercati efficienti, a meno che il chiunque non sia l'ufficio studi della Morgan Stanley :)...

Le problematiche adombrate mirano ad integrare la tua (Pastello) frase quotata che ho riportato sopra:
IMHO il piu' razionale uso dell'econometria consiste nell'approccio ai mercati o ai segmenti inefficienti, cioe' ad esempio i titolini sottili italiani o i mercati emergenti come l'Indonesia, la Thailandia e le Comore ed altri mercati simili che ancor oggi riescono a presentare stupefacenti ACF(1) daily nell'ordine di +0,1.
 
Re: Re: ...mi sono un poco emozionato...

[
Uno dei piu' robusti trading system daily sul FIB sull'ACF che conosco, i cui segnali si originano dal superamento di una determinata soglia di yield, praticamente non e' riuscito ad emettere segnali operativi dall'aprile 2003 fino ai giorni nostri, a causa della bassa volatilita' dei mercati.

Un amico sostiene che occorrerebbe adattare ACF, varianza, beta, soglie etc anche a periodi di bassa volatilità come l'attuale, anzi in genere a tutti i cambiamenti di mercato. Bisognerebbe quindi aggiornare la stima ogni volta che è disponibile una nuova informazione, perche', detto brutalmente, ci sono davvero tanti problemi che rendono difficoltosa l'interpretazione nell'analisi delle serie storiche, ma il piu' difficoltoso e' sicuramente la bassa volatilita' a cui corrispondono ovviamente bassi gain, con le costanti degli spread e delle commissioni che aggravano il quadro di riferimento [/B][/QUOTE]

Mi permetto solo una piccola aggiunta. Dal punto di vista dell'applicazione pratica della teoria, questo passaggio è molto importante.
Volendo usare un approccio pragmatico al caso dei futures e della volatilità, il sizing (...mi sembra di ricordare che qualcuno ha scritto qualcosa di recente...:) ) dovrebbe essere ponderato perlomeno alla volatilità del periodo in osservazione.
La soglia di intervento che faceva scattare l'operazione in un ambito in cui la normale volatilità giornaliera era pari a 2% (per citare a caso) dovrebbe essere rivista per ricondurla ad una volatilità attuale molto inferiore.
Persistendo la bassa volatilità ne deriva peraltro basso, bassissimo spesso e purtroppo, margine di profitto. Anche qui, pragmaticamente, una volta quantificato con precisione la propria esposizione al rischio ( Ralph Vince ? ) si dovrebbe aumentare in misurara proporzionale la dimensione del trade.
Però, in tutta onestà, per il mio trade personale, non riesco proprio ad incrementare il capitale impiegato su basse fenomenologie.

Condivido nella sostanza praticamente tutto il resto, anche se mi rimane latente l'imprinting che ci siano margini di inefficienza legati a convenzioni di mercato anche sui futures.

Magari ne parliamo con calma in un altro momento.

A presto.
 
Un errore abbastanza frequente, nel trading, è pensare che le varie tecniche di timing (e pure di stock-peeking) siano concettulamente diverse tra loro.
Non è così.
Qualunque sia la tecnica usata per decidere il market-timing di un titolo, dalle sofisticate tecniche statistiche/fondamentali all'astro-trading, implica sempre e comunque l'introduzione del concetto di CORRELAZIONE.
Ne è esente solo il "toss a dice", la scelta perfettamente casuale, che credo interessi ben pochi trader.

Fate trading basandovi sul vostro indicatore tecnico preferito? acquistate quando tocca il livello di 76.5 e chiudete la posizione quando scende a 32.3? Se lo fate sarà solo perchè nell'analisi storica avrà mostrato profitto, ovvero in modo magari per voi inconsapevole avete rilevato una CORRELAZIONE tra quei particolari livelli e i rendimenti futuri.

Usate forse le "dritte" di qualche società di analisi, oppure del vostro pizzicagnolo che sapete essere un tipo che la sa lunga? Anche questo, più o meno consapevolmente, lo farete perchè dentro di voi credete che esista una CORRELAZIONE tra la news e il rendimento futuro.

Siete dei provetti astro-trader, oppure consultate i-ching prima di ogni trade? Anche qui cambia poco: sarete graniticamente certi che esista una CORRELAZIONE tra la posizione di marte, o la faccia mostrata da tre monete e il prossimo livello del Dow.

La differenza reale, tra queste CORRELAZIONI e quella rilevata dai soliti parametri statistici applicati alle serie storiche è la misura in sé. In quest'ultimo caso essa sarà misurata da un preciso valore e da un preciso livello di significatività, nei casi precedenti no (a meno di sforzi sovrumani).
Spesso la non-conoscenza è una porta spalancata alla possibilità di sognare, forse per questo le tecniche esoteriche che ho citato precedentemente sono decisamente più popolari della statistica.
Happy trading
 
Futures o altro ?

Scritto da Pastello
Condivido nella sostanza praticamente tutto il resto, anche se mi rimane latente l'imprinting che ci siano margini di inefficienza legati a convenzioni di mercato anche sui futures.

Magari ne parliamo con calma in un altro momento.
A presto.

Scusatemi se contravvengo alla precedente dichiarazione di non importunare ancora questo interessantissimo thread, ma credo che Pastello si attenda una mia replica sulla domanda che implicitamente mi sottopone:
trading statistico sui futures o su altri segmenti/mercati inefficienti ?

Posto che la definizione di mercati inefficienti mutuata dalla behavioural finance e' consolidata e non e' il caso in questa sede di soffermarsi oltre, posto che non sono un econometrista ma un semplice osservatore e che alla difficile econometria preferisco l'approccio data driven DIRO, ribadisco pero' che sono a favore della seconda ipotesi elencata sopra, per tutta una serie di validi motivi personali, di cui il primo gia' esposto (dilemma della significativita' statistica dei sistemi lineari di misura come l'ACF eccessivamente condizionati dalle perturbazioni della volatilita') ed alcuni altri, che elenco di passaggio

Il secondo e' il problema della finestra, pure anch'esso gia' illustrato:
le misure di correlazione basate suill'analisi delle serie storiche (compreso il "famoso" RHO :-) presentano un'oggettiva incertezza statistica perche' diventa metodologicamente spurio ricorrere all'intervento discrezionale dell'analista nel comporre l'insanabile conflitto tra la necessita' di avere serie storiche sufficientemente estese, come ad esempio i 20 anni di Dow Jones, e la consapevolezza che in periodi cosi' estesi i mercati cambiano strutturalmente, se non altro per l'inevitabilita' di differenti strutture regolamentative da parte delle autorita', come da te accennate.

Introduco ora invece il terzo elemento avverso ai futures che e' legato alla scelta delle motivazioni soggettive riguardo l'avversione al rischio nel trade, istanza meglio assecondata dalle grandi inefficienze statistiche sui mercati inefficienti piuttosto che dalle piccole inefficienze statistiche rinvenibili sui future.

Scopro l'acqua caldo quando osservo che i piu' avveduti tra i trader a parita' di rendimento atteso attribuiscono la loro preferenza alla strategia che garantisce il minor rischio
Sintetizzando il pensiero del grande nemico di Nassim Taleb, Victor Niederhoffer.

Tutte le espressioni di trading statistico sono basate su un insieme di regole derivate da uno studio estensivo e quantitativo di un database onnicomprensivo di serie storiche. Invece di usare le strategie trend following usate dalla maggior parte dei traders (del tipo se l'ACF tra rendimenti contigui successivi e' positiva entra lungo e se e' negativa entra corto) Niederhoffer suggerisce di focalizzare il trading statistico sulla strategie ad alta (o meglio ancora, anche se Niederhoffer non lo dice, altissima) frequenza, laddove ogni strategia ha un'alta probabilita di essere positiva.

In altre parole il trading statistico, basato inevitabilmente anche sulla rilevazione dell'ACF, su trade ad alta frequenza ripetuti su mercati inefficienti, piuttosto che concentrato su pochi trade su futures di mercati meno inefficienti.

Rispetto al pensiero originale del grande Niederoffer, nel mio outlook io sarei dell'opinione, addirittura, di modificare cautelativamente "il valore atteso positivo" del trade in una locuzione speculare ma non corrispondente, cioe' il trade "non deve avere valore atteso negativo".

Infatti la sfumatura presuppone che cautelativamente l'uscita dal trade sia condizionata alla scadenza di un frame temporale prefissato, a condizioni economiche esattamente pari alle condizioni di entrata nel trade.

Al limite, mal che vada, la perdita e' ristretta alle sole commissioni.

Ho avuto la fortuna di osservare anni e anni di sperimentazioni e studi e mi sono costruito una pervicace convinzione che qualsiasi regola di uscita dal trade diversa da quella presentata aumenta i gradi di liberta' del trading system e lo rende oggettivamente molto meno affidabile.

E' tutto, non ho altro da aggiungere.

Arrivederci ad un prossimo thread.

pat
 
Ultima modifica:
Visto che mi avete tirato in ballo...

Ci sono due motivi per i quali non trovate niente.
Il primo è che lavorate su serie lunghe, e quindi trovate solo risultati stranoti, qualcuno da un secolo (ci mancherebbe che Von Mises avesse sbagliato tutto!). Ma il trader lavora su serie corte, e quindi lavora sulle fluttuazioni (vedi Feller), per cui il fatto che lo hedge sia zero o non sia zero è totalmente irrilevante.
Il secondo motivo è che il trader lavora sovrapponendo alle serie storiche un sistema altamente non lineare, che sono le sue regole di trading (chiamatelo pure trading system se volete), quindi ciò che è davvero rilevante non è l'analisi statistica delle variazioni di prezzo, ma la serie dei profit-per-trade dato un certo set di regole di trading. E' lì che si comincia a far davvero fatica, a cominciare dal fatto che la serie di profit-per-trade quasi sicuramente non è i.i.d. e quindi cominciano a far difetto i test statistici per capirci qualcosa.
E' lì che dovete cercare.
Buona fortuna.
Renato Di Lorenzo
 
Re: Visto che mi avete tirato in ballo...

Scritto da rdlea
Ci sono due motivi per i quali non trovate niente.
Il primo è che lavorate su serie lunghe, e quindi trovate solo risultati stranoti, qualcuno da un secolo (ci mancherebbe che Von Mises avesse sbagliato tutto!). Ma il trader lavora su serie corte, e quindi lavora sulle fluttuazioni (vedi Feller), per cui il fatto che lo hedge sia zero o non sia zero è totalmente irrilevante.
Di Lorenzo saranno anche risultati stranoti ma non ti sono chiari. dopo una frase del genere cercherò di essere più chiaro che posso per spiegare il motivo. mi riferisco a Mises e al capitolo 12 del tuo 'Tecniche di previsione'. se leggi il mio post precedente vedrai che mi sono attenuto a questo, non ho parlato di serie di prezzi.

ci sono un paio di frasi nel capitolo significative del tuo pensiero:

"come abbiamo già detto, un edge negativo significa perdita sicura solo se si gioca sempre. ma cosa succede se troviamo il modo di cogliere l'attimo, cioè di giocare in modo discontinuo?" [pag 85]

te lo dico io cosa succede: perdita sicura comunque. è proprio qui che entra in gioco il postulato di Mises, e il tuo esempio - lancio del dado - rientra perfettamente nella definizione di serie random del postulato. la tua frase sottointende la possibilità di vincere con un sistema di gioco e ciò è falso. che io giochi sempre oppure ogni tanto seguendo una qualsiasi regola non cambia il fatto che perderò se il mio edge è negativo.

a pagina 89 scrivi: "pur avendo un edge sfavorevole di -0.17, con questa strategia è chiaro che si hanno ottime probabilità di chiudere la serata in guadagno. in barba ai cultori del valore atteso"

falso. questa, e qualsiasi altra strategia (non parlo di strategie in cui si varia la posta, tipo martingala), non ti da nessuna probabilità in più di chiudere la serata in guadagno che se tu giocassi tutte le volte.

hai costruito un foglio excel in cui simuli questo gioco. credo che tu lo abbia fatto per chiarire i concetti e dimostrare le tue tesi. in realtà le confuti, anche se non lo fai in modo esplicito. nel foglio manca una colonna con il risultato della tua strategia (un incrocio di medie mobili sul P&L) ma non è difficile aggiungerla e notare come non cambi niente, se non che si perde meno quando si perde (perchè si gioca meno) e si vince meno quando si vince. dicevo che i 300 lanci che simuli non sono significativi perchè può capitare di vincere anche con edge negativo all'inizio, ma se ne simuli 3000 e il tuo edge è -0.17 perdi sempre con o senza strategia. in altre parole la tua strategia non riesce ad isolare le fluttuazioni positive.

ciao
 
Ho notato che esiste una fortissima correlazione ( nel senso che e' presente su piu' mercati ) tra il rendimento High Venerdi - High Giovedi e quello High Lunedi - High Venerdi.

L'unica spiegazione che riesco a dare e' quella che gli investitori non amano mantenere posizioni Long durante il Week-End, e quindi le liquidano il Venerdi per poi ricomperare il Lunedi.

Risulta anche a Voi una cosa simile ?


Ciao
 
Re: Visto che mi avete tirato in ballo...

Scritto da rdlea
Ci sono due motivi per i quali non trovate niente.
Il primo è che lavorate su serie lunghe, e quindi trovate solo risultati stranoti, qualcuno da un secolo (ci mancherebbe che Von Mises avesse sbagliato tutto!). Ma il trader lavora su serie corte, e quindi lavora sulle fluttuazioni (vedi Feller), per cui il fatto che lo hedge sia zero o non sia zero è totalmente irrilevante.
Il secondo motivo è che il trader lavora sovrapponendo alle serie storiche un sistema altamente non lineare, che sono le sue regole di trading (chiamatelo pure trading system se volete), quindi ciò che è davvero rilevante non è l'analisi statistica delle variazioni di prezzo, ma la serie dei profit-per-trade dato un certo set di regole di trading. E' lì che si comincia a far davvero fatica, a cominciare dal fatto che la serie di profit-per-trade quasi sicuramente non è i.i.d. e quindi cominciano a far difetto i test statistici per capirci qualcosa.
E' lì che dovete cercare.
Buona fortuna.

Egregio rdlea,
Le confesso, che ho estrema difficolta' a capire cio' che Lei qui sopra ha scritto.

Potrebbe essere cosi' gentile e cortese da rispiegarci il suo outlook, "immettendo" un minimo di formalismo al fine di aumentare le chiarezza e fugare le possibili incomprensioni?

Grazie anticipate.
 
Re: Re: Visto che mi avete tirato in ballo...

Scritto da Piedi a Terra
Egregio rdlea,
Le confesso, che ho estrema difficolta' a capire cio' che Lei qui sopra ha scritto.

Potrebbe essere cosi' gentile e cortese da rispiegarci il suo outlook, "immettendo" un minimo di formalismo al fine di aumentare le chiarezza e fugare le possibili incomprensioni?

Grazie anticipate.




Questo punto poi in special modo...


"quindi ciò che è davvero rilevante non è l'analisi statistica delle variazioni di prezzo, ma la serie dei profit-per-trade dato un certo set di regole di trading."

Tralasciando l'ovvietà dell'esposto (come dire, inutile pescare cernie se non hai l'attrezzatura. Dimenticando che le cernie non sono semplicemente sott'acqua, ma vanno cercate..) sono curioso di sapere come Lei Ing. Di Lorenzo compone il suo "Set di regole".


Sig.E
 
Re: Re: Re: Visto che mi avete tirato in ballo...

Scritto da Sig. Ernesto
Questo punto poi in special modo...


"quindi ciò che è davvero rilevante non è l'analisi statistica delle variazioni di prezzo, ma la serie dei profit-per-trade dato un certo set di regole di trading."

Tralasciando l'ovvietà dell'esposto (come dire, inutile pescare cernie se non hai l'attrezzatura. Dimenticando che le cernie non sono semplicemente sott'acqua, ma vanno cercate..) sono curioso di sapere come Lei Ing. Di Lorenzo compone il suo "Set di regole".


Sig.E

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Scritto da andrea volterra
mi ha portato via solo 5 minuti (e mi considero un mediocre conoscitore di excel: a te ne porta via 3

Lo dici tu. Mi conosco: poi avrei cercato di migliorare il sistema! :D
 
Re: Re: Visto che mi avete tirato in ballo...

Scritto da Piedi a Terra
Egregio rdlea,
Le confesso, che ho estrema difficolta' a capire cio' che Lei qui sopra ha scritto.

Potrebbe essere cosi' gentile e cortese da rispiegarci il suo outlook, "immettendo" un minimo di formalismo al fine di aumentare le chiarezza e fugare le possibili incomprensioni?

Grazie anticipate.



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