aztlan
The House of Blues
- Registrato
- 14/3/04
- Messaggi
- 2.369
- Punti reazioni
- 197
Che ne dite??
Dal sito dagospia.it:
– PERCHE’ L’ENI CONTINUA AD ACQUISTARE AZIONI ENI (PAURA DI SCALATE?)
Sui giornali di oggi non c'è traccia, ma Dagospia è in grado di rivelare che ieri si è riunito il consiglio di amministrazione dell'Eni per approvare il bilancio consolidato del Gruppo del 2005.
A Paoletto Scaroni brillavano gli occhi quando con gli occhiali da seminarista ha visto i numeri. Il conto economico è trionfale con 73,7 miliardi di euro di ricavi (+28,2%) e un utile record nella storia del Gruppo (8,78 miliardi contro i 7 di un anno fa). La crescita è del 24,5% su un utile operativo di 16,8 miliardi.
Nella relazione d'esercizio che i consiglieri hanno esaminato leccandosi i baffi si legge che le quotazioni dei prodotti in tutti i principali settori di attività, sono state imponenti (petrolio +41,3%; gas naturale +15,6%) ed è cresciuta anche la produzione venduta di idrocarburi (+38,3 milioni di boe).
Di tutto rilievo appare comunque la brusca salita del prelievo fiscale (2,6 miliardi, ossia +47,2%) determinato soprattutto dalla maggiore incidenza dell'attività estera.
Ma il dato che più colpisce emerge dalle note di commento allo stato patrimoniale dove si legge che l'Eni nel 2005 ha acquistato 47,06 milioni di azioni proprie per un corrispettivo di 1 miliardo di euro che vanno ad aggiungersi ai 234,8 milioni di titoli già acquisiti quando nel settembre 2000 l'Eni, guidata da Vittorio Mincato, diede il via a un programma di buy-back.
Praticamente oggi l'Eni possiede 281,8 milioni di azioni proprie, una dimensione eccezionale per gli standard medi del mercato internazionale, che corrisponde al 7,04 del capitale sociale.
C'è da chiedersi perchè l'Eni continui ad acquistare azioni di se stesso e a metterle in portafoglio. L'unica risposta possibile è che queste operazioni siano tese a tutelarsi di fronte a eventuali tentazioni di scalate da parte di soggetti stranieri (nei giorni scorsi Massimo Mucchetti aveva accennato alla Total) e non sembra certamente credibile che una massa così imponente di azioni proprie serva soltanto a salvaguardare le stock option dei top manager.
Dal sito dagospia.it:
– PERCHE’ L’ENI CONTINUA AD ACQUISTARE AZIONI ENI (PAURA DI SCALATE?)
Sui giornali di oggi non c'è traccia, ma Dagospia è in grado di rivelare che ieri si è riunito il consiglio di amministrazione dell'Eni per approvare il bilancio consolidato del Gruppo del 2005.
A Paoletto Scaroni brillavano gli occhi quando con gli occhiali da seminarista ha visto i numeri. Il conto economico è trionfale con 73,7 miliardi di euro di ricavi (+28,2%) e un utile record nella storia del Gruppo (8,78 miliardi contro i 7 di un anno fa). La crescita è del 24,5% su un utile operativo di 16,8 miliardi.
Nella relazione d'esercizio che i consiglieri hanno esaminato leccandosi i baffi si legge che le quotazioni dei prodotti in tutti i principali settori di attività, sono state imponenti (petrolio +41,3%; gas naturale +15,6%) ed è cresciuta anche la produzione venduta di idrocarburi (+38,3 milioni di boe).
Di tutto rilievo appare comunque la brusca salita del prelievo fiscale (2,6 miliardi, ossia +47,2%) determinato soprattutto dalla maggiore incidenza dell'attività estera.
Ma il dato che più colpisce emerge dalle note di commento allo stato patrimoniale dove si legge che l'Eni nel 2005 ha acquistato 47,06 milioni di azioni proprie per un corrispettivo di 1 miliardo di euro che vanno ad aggiungersi ai 234,8 milioni di titoli già acquisiti quando nel settembre 2000 l'Eni, guidata da Vittorio Mincato, diede il via a un programma di buy-back.
Praticamente oggi l'Eni possiede 281,8 milioni di azioni proprie, una dimensione eccezionale per gli standard medi del mercato internazionale, che corrisponde al 7,04 del capitale sociale.
C'è da chiedersi perchè l'Eni continui ad acquistare azioni di se stesso e a metterle in portafoglio. L'unica risposta possibile è che queste operazioni siano tese a tutelarsi di fronte a eventuali tentazioni di scalate da parte di soggetti stranieri (nei giorni scorsi Massimo Mucchetti aveva accennato alla Total) e non sembra certamente credibile che una massa così imponente di azioni proprie serva soltanto a salvaguardare le stock option dei top manager.