Eni - solo news - n.3

07/08/2019 18:24

Eni: da avvio buy-back detiene 1,19% capitale

ROMA (MF-DJ)--Eni ha acquistato nel periodo compreso tra il 29 luglio e il 2 agosto 2019 n. 1.672.405 azioni proprie, al prezzo medio ponderato di 14,053542 euro per azione, per un controvalore complessivo di 23.503.214,39 euro nell'ambito dell'autorizzazione all'acquisto di azioni proprie deliberata dall'Assemblea di Eni del 14 maggio 2019, gia' oggetto di informativa ai sensi dell'art. 144-bis del Regolamento Consob 11971/1999. Dall'inizio del programma, informa una nota, Eni ha acquistato n. 10.155.662 azioni proprie (pari al 0,28% del capitale sociale) per un controvalore complessivo di 145.575.892,64 euro. A seguito degli acquisti effettuati fino al 2 agosto 2019, considerando le azioni proprie gia' in portafoglio, Eni detiene n. 43.200.859 azioni proprie pari allo 1,19% del capitale sociale gug (fine) MF-DJ NEW
 
09/08/2019 12:55

Per Eni possibile nuovo progetto in Iraq

Reuters ha rivelato che l'Iraq si appresta a siglare un'intesa con Eni e British Petroleum per la realizzazione di un nuovo oleodotto. Intanto l'Aie ha tagliato le previsioni sulla crescita della domanda globale di petrolio

di Roberta Castellarin

L'Iraq si appresta a siglare un'intesa con Eni e British Petroleum per la realizzazione di un nuovo oleodotto, originariamente parte di una mega-accordo con il gigante energetico statunitense ExxonMobil. L'agenzia Reuters scrive che nella cornice dell'accordo proposto, del valore di 400 milioni di dollari, BP ed Eni prenderanno in carico l'implementazione di un programma per la costruzione di due oleodotti sul fondo marino per le esportazioni dall'Iraq meridionale attraverso il golfo. "Lo confermano le fonti, che mantengono l'anonimato poiché le trattative non sono ancora state rese pubbliche", ha detto l'agenzia che ricorda che ExxonMobil e Eni hanno declinato ulteriori commenti.

Intanto l'Agenzia internazionale per l'energia (Aie) ha tagliato le previsioni sulla crescita della domanda globale di petrolio perché le preoccupazioni per la salute dell'economia mondiale e le relazioni commerciali sempre più incerte tra gli Stati Uniti e la Cina eserciteranno ulteriori pressioni sulla domanda mondiale di petrolio nel 2019.

Infatti nel rapporto sul mercato petrolifero, l'Aie ha tagliato le sue previsioni per la crescita della domanda globale di petrolio, per la terza volta in quattro mesi, portandola a 1,1 milione di barili al giorno da 1,2 milioni. La domanda per il periodo tra gennaio e maggio era i minimi dal 2008. Mentre le tensioni geopolitiche rimangono elevate in Medio Oriente tra le forze navali occidentali e iraniane, l'obiettivo principale dell'Aie resta l'economia. L'agenzia ha espresso la crescente preoccupazione per l'impatto del conflitto commerciale tra Stati Uniti e Cina sulla crescita "molto lenta" sia della domanda globale di petrolio che economica che, dopo aver rivisto le previsioni a maggio e giugno.

"Ora, la situazione sta diventando ancora più incerta, la disputa commerciale tra Stati Uniti e Cina rimane irrisolta e a settembre dovrebbero essere imposte nuove tariffe", si legge nel rapporto. Il primo agosto il presidente degli Stati uniti, Donald Trump, ha minacciato l'imposizione di nuove tariffe su circa 300 miliardi di dollari di importazioni cinesi e il petrolio ha seguito i movimenti del mercato.

Il benchmark europeo è sceso di oltre l'11% finora, mentre il greggio statunitense è sceso del 10% questo mese. Il peggioramento delle relazioni tra Stati Uniti e Cina, secondo il report, "potrebbe portare a una riduzione dell'attività commerciale e ad una minore crescita della domanda di petrolio". Nel prendere la sua decisione, l'Aie ha affermato di aver considerato il taglio delle previsioni del Fondo Monetario Internazionale per la crescita globale. Infatti, l'Fmi ha recentemente ridotto le sue previsioni di crescita del pil globale nel 2019 dallo 0,1% al 3,2%. Oggi il Brent tratta a 58,26 dollari al barile (+1,53%) ed Eni a Piazza Affari scambia a quota 13,22 euro (-1,55%).
 
12/08/2019 16:53

BofA avverte: buy back delle big oil a rischio se scende il Brent

La metà delle società petrolifere europee ha annunciato buyback in modo da premiare i propri azionisti. Ma la debolezza del prezzo del petrolio potrebbe rendere questa politica non sostenibile nel 2020. L'avvertimento arriva da BofA​

di Roberta Castellarin

La metà delle società petrolifere europee ha annunciato buyback in modo da premiare i propri azionisti. Ma la debolezza del prezzo del petrolio potrebbe rendere questa politica non sostenibile nel 2020. L'avvertimento arriva da uno studio di Bank of America Merrill Lynch che parte da un dato: il 50% dell'eccesso di free cash flow generato dalle società petrolifere europee, che ammonta a 24 miliardi di dollari, è tornato agli azionisti nel 2019.

"Crediamo che le Big oil che si impegnano a disciplinare il capex e a generare ritorno per gli azionisti sovraperforino le altre società del settore", si legge nell'analisi di BofA. Ma bisogna anche fare i conti con le prospettive per il prezzo del petrolio. Oggi il Wti cede lo 0,17%, a 52,44 dollari al barile, mentre il Brent si mostra in ribasso dello 0,26%, a 57,23 dollari al barile.

"I nostri colleghi della ricerca sulle commodity nei giorni scorsi hanno evidenziato il rischio di ribasso del Brent a 30 dollari al barile a causa dell'ultimo ciclo di dazi statunitensi e della possibilità che la Cina possa iniziare ad acquistare il greggio iraniano in rappresaglia. Pertanto, ricordiamo che i riacquisti di azioni proprie da parte delle Big oil dipendono da robusti prezzi del petrolio, con una copertura completa ddel free cash flow organico raggiunta per tutte le società con il Brent a 60/55 dollari nel 2019/20. Alcuni, tuttavia, sono più resilienti: nel 2020, vediamo RDS, Repsol e Total coprire i loro riacquisti al di sotto di 40 dollari al barile", si legge nella ricerca di BofA.

La ricerca di BofA ricorda che anche le società europee specializzate nei servizi petroliferi europei hanno aumentato significativamente i riacquisti nel 2018-19 (più di un miliardo di dollari in totale), "ma a differenza dei Big oil, crediamo che stiano esagerando: prevediamo che i dividendi più i riacquisti supereranno la generazione di free cash flow di 0,5 miliardi di dollari nel 2019. A nostro avviso, questa differenza è insostenibile e quindi prevediamo che nel 2020 le remunerazione degli azionisti diminuirà come conseguenza del calo significativo dei riacquisti", continua l'analisi di BofA.

Dal punto di vista dei progressi dei piani di buyback finora annunciati BP risulta significativamente indietro, mentre Eni ha iniziato l'acquisto di azioni proprie di recente. Infatti il colosso petrolifero italiano ha annunciato un programma di riacquisto di azioni da 400 milioni di dollari per il 2019 in occasione dell'aggiornamento della strategia 2019-22 a marzo (supponendo che i prezzi del petrolio del Brent tra i 60 e i 65 dollari) e ha iniziato a riacquistare le azioni all'inizio di giugno. "Se continua ad acquistare azioni al ritmo di luglio, i suoi riacquisti del 2019 saranno completati entro i primi di dicembre. A partire dal 2020, Eni prevede di aumentare questo tasso di esecuzione annuale a 800 milioni di euro (presupponendo prezzi del petrolio Brent pari a 75 dollari al barile)", dicono gli esperti di BofA. Oggi Eni a Piazza Affari tratta a 13,2 euro, in sostanziale parità rispetto alla chiusura di venerdì.
 
13/08/2019 08:25

Eni: Exxon & Co avanti in Iraq (MF)

MILANO (MF-DJ)--Come sembrano lontani ora i tempi in cui l'allora amministratore delegato, Paolo Scaroni, parlava di "entusiasmo affievolito" per l'avventura di Eni in Iraq. Era il 2012, e persino le oil company statunitensi meditavano di lasciare intere aree del Paese, frenate dalle difficolta' burocratiche e geopolitiche. Giacimenti ambiti e ricchissimi, come West Kurna, faticavano ad attrarre nuovi investitori. Oggi, sette anni dopo, scrive MF, lo scenario e' cambiato, al punto che nell'ultimo bilancio annuale il Cane a sei zampe ha annunciato il "raggiungimento del record produttivo in Iraq", iscrivendo un altro milione di barili di riserve certe e fissando il prossimo plateau a 700 mila barili al giorno, con l'attesa perforazione dei nuovi pozzi nel giacimento di Zubair, che ha garantito finora un miliardo di barili. Adesso l'attenzione si sposta anche sulle infrastrutture, di cui Baghdad ha sempre piu' bisogno. Eni e BP sono state appena scelte dal governo iracheno per realizzare un nuovo oleodotto destinato all'esportazione nell'area del Golfo, un progetto da circa 400 milioni di dollari che ha fatto addirittura gridare alla guerra con Exxon, prima data per favorita e poi esclusa dalla commessa. Ma non e' cosi'. Il colosso statunitense, partner strategico di Eni in vari consorzi (da Kashagan al Mozambico) resta in corsa nel mega-programma di infrastrutture petrolifere stimato in 53 miliardi di dollari per i prossimi 30 anni. Per calmare le acque e non turbare gli equilibri sul mercato iracheno e' dovuto intervenire il viceministro del petrolio, Thamir Ghadhban, garantendo che ci sara' spazio anche per Exxon. red/lab (fine) MF-DJ NEWS
 
Eni - Si aggiudica con BP contratto per realizzazione oleodotto in Iraq 13/08/2019 10:12 - MKI
Eni si e' aggiudicata, assieme a BP, un contratto del valore di 400 milioni di dollari per la realizzazione di un oleodotto in Iraq, destinato all' esportazione nell' area del Golfo.
E' quanto riportano fonti di stampa, secondo cui il cane a sei zampe gestirebbe l' ingegneria e la costruzione del progetto, mentre a BP spetterebbe la supervisione del versante finanziario.
A fronte dell' incarico, la compagnia britannica riceverebbe un compenso sotto forma di forniture di petrolio, mentre Eni otterrebbe la propria parte per cassa.
Esclusa invece dalla commessa Exxon, data inizialmente per favorita, che dovrebbe tuttavia rivestire un ruolo nell' ambito del piu' generale piano da 53 miliardi di dollari in infrastrutture petrolifere programmato dal governo iracheno per i prossimi 30 anni.
Per Eni la presenza in Iraq resta quindi strategica nell’ambito dell’espansione in Medio Oriente. Baghdad mira infatti ad aumentare la produzione complessiva giornaliera dai 4,5 milioni di barili odierni a 6 milioni entro il 2020, di cui oltre l' 80% destinato all' esportazione, con l’obiettivo di arrivare a sfidare l’Arabia Saudita nei prossimi 5 anni raddoppiando a 9 milioni.
 
PETROLIO: OPEC TAGLIA STIME DOMANDA 2019 A 1,10 MLN BARILI, PREOCCUPA ECONOMIA

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Roma, 16 ago - L'Opec taglia le previsioni di crescita della domanda petrolifera per il 2019 per la seconda volta in tre mesi sulla base di proiezioni per la crescita economica globale in rallentamento indicando le incertezze derivanti dalla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Nel rapporto mensile l'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio ha dichiarato di aspettarsi una decelerazione nell'aumento della domanda mondiale di petrolio quest'anno e porta la sua stima a 1,1 milioni di barili al giorno. Un taglio di soli 40.000 barili al giorno rispetto alla stima precedente ma che arriva dopo altri tagli. Restra stabile, invece, la previsione per il 2020. L'Opec ha anche ridotto le previsioni di crescita dell'offerta per il 2019 e il 2020 per i paesi non Opec. "Rimangono grandi incertezze" afferma il rapporto in riferimento all'economia mondiale e di fronte "al rallentamento della crescita economica, le persistenti tensioni commerciali e il calo della crescita della domanda di petrolio, e' fondamentale monitorare attentamente l'equilibrio tra domanda e offerta e contribuire a stabilizzare il mercato nei prossimi mesi" sintetizza il cartello.

Sul fronte della produzione l'Opec sottolinea come gli Stati Uniti, insieme a Brasile e Cina, saranno tra gli attore chiave della crescita. La produzione dell'Opec e' diminuita nuovamente a luglio, principalmente a causa di un forte rallentamento in Arabia Saudita, ha affermato l'organizzazione nel suo rapporto mensile. Tra gli altri membri dell'Opec, la produzione ha continuato a scendere in Iran, colpita dalle sanzioni mentre e' cresciuta in Iraq e in Algeria. In totale, la produzione Opec e' diminuita di 246.000 barili al giorno in un mese a 29,609 milioni. I 24 paesi Opec e i loro 10 alleati del gruppo Opep +, compresa la Russia, sono impegnati dal 2016 in una limitazione volontaria della loro produzione a sostegno dei prezzi, in un contesto di rallentamento della crescita economica globale. Incontrandosi a Vienna all'inizio di luglio, hanno rinnovato per nove mesi il loro accordo per ridurre l'offerta combinata di 1,2 milioni di barili al giorno (mbd) rispetto a ottobre 2018.

Ale (RADIOCOR) 16-08-19 13:47:01
 
PETROLIO: OPEC TAGLIA STIME DOMANDA 2019 A 1,10 MLN BARILI, PREOCCUPA ECONOMIA

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Roma, 16 ago - L'Opec taglia le previsioni di crescita della domanda petrolifera per il 2019 per la seconda volta in tre mesi sulla base di proiezioni per la crescita economica globale in rallentamento indicando le incertezze derivanti dalla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Nel rapporto mensile l'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio ha dichiarato di aspettarsi una decelerazione nell'aumento della domanda mondiale di petrolio quest'anno e porta la sua stima a 1,1 milioni di barili al giorno. Un taglio di soli 40.000 barili al giorno rispetto alla stima precedente ma che arriva dopo altri tagli. Restra stabile, invece, la previsione per il 2020. L'Opec ha anche ridotto le previsioni di crescita dell'offerta per il 2019 e il 2020 per i paesi non Opec. "Rimangono grandi incertezze" afferma il rapporto in riferimento all'economia mondiale e di fronte "al rallentamento della crescita economica, le persistenti tensioni commerciali e il calo della crescita della domanda di petrolio, e' fondamentale monitorare attentamente l'equilibrio tra domanda e offerta e contribuire a stabilizzare il mercato nei prossimi mesi" sintetizza il cartello.

Sul fronte della produzione l'Opec sottolinea come gli Stati Uniti, insieme a Brasile e Cina, saranno tra gli attore chiave della crescita. La produzione dell'Opec e' diminuita nuovamente a luglio, principalmente a causa di un forte rallentamento in Arabia Saudita, ha affermato l'organizzazione nel suo rapporto mensile. Tra gli altri membri dell'Opec, la produzione ha continuato a scendere in Iran, colpita dalle sanzioni mentre e' cresciuta in Iraq e in Algeria. In totale, la produzione Opec e' diminuita di 246.000 barili al giorno in un mese a 29,609 milioni. I 24 paesi Opec e i loro 10 alleati del gruppo Opep +, compresa la Russia, sono impegnati dal 2016 in una limitazione volontaria della loro produzione a sostegno dei prezzi, in un contesto di rallentamento della crescita economica globale. Incontrandosi a Vienna all'inizio di luglio, hanno rinnovato per nove mesi il loro accordo per ridurre l'offerta combinata di 1,2 milioni di barili al giorno (mbd) rispetto a ottobre 2018.

Ale (RADIOCOR) 16-08-19 13:47:01

consumo giornaliero mondiale sui 92 93 milioniiiiiiiiiiiiiiiiiiiii di barili al gionnnnnno......ma sapete mettere il fila 92 milioni di barili che distanza copre e poi parlano di effetto serra e inquinamento ma qui è come il cane che si morde la coda
 
Ubs, i petroliferi europei che rendono di piu - MilanoFinanza.it

Lo stralcio:

1) Eni . Rating neutrale (sectorperform) e prezzo obiettivo 17 euro, che implica un total return (performance + rendimento della cedola) del 33% dalle quotazioni attuali. Il rendimento della cedola è 6,2% nell'esercizio 2019. Il titolo, che capitalizza 48,2 miliardi di euro, tratta 13,4 l'utile (eps) 2019 e 10,7 quello del 2020. Il payout ratio è del 25%.
 
Il payout ratio è del 25%.
:mmmm::mmmm::mmmm:

Ma il payout ratio non è la percentuale di utile distribuita sotto forma di dividendo?
Si aspettano un utile 2019 per azione di 3,44?:eek:

Edit: forse errore di stampa ed era 75%:D
 
:mmmm::mmmm::mmmm:

Ma il payout ratio non è la percentuale di utile distribuita sotto forma di dividendo?
Si aspettano un utile 2019 per azione di 3,44?:eek:Probabilmrnte qui lo intendono come tasso di crescita del dividendo

Edit: forse errore di stampa ed era 75%:D

Probabilmente qui lo intendono come tasso di crescita del dividendo per gli anni indicati.
 
:mmmm::mmmm::mmmm:

Ma il payout ratio non è la percentuale di utile distribuita sotto forma di dividendo?
Si aspettano un utile 2019 per azione di 3,44?:eek:

Edit: forse errore di stampa ed era 75%:D


Poichè interessa anche a me, ho trovato questa fonte d'informazione sul pay out di ENI:

"Il titolo Eni Stock – Schema e ragioni per acquistarlo
Sulla base degli utili passati, il titolo Eni Stock ha un buon valore con un rapporto prezzo/utile di 11,8x rispetto al rapporto di mercato italiano di 15,1x. La crescita degli utili annuali della società ha superato la media quinquennale di -14,9%, così come la media europea dell’industria petrolifera e del gas del 38,5%, raggiungendo il 503%. Inoltre, il 20% del debito totale è ben coperto dal cash flow operativo del 44,6%.

Il background di Eni indica una buona e crescente salute finanziaria, che lo rende uno stock di valore. Inoltre, la crescita degli utili della società è positiva e si prevede di raggiungere il 3,2% nei prossimi tre anni. Al momento della stesura della presente relazione, il payout ratio è del 64% (copertura 1,6x) e il payout futuro per gli azionisti dovrebbe raggiungere un payout ratio del 57% (copertura 1,7x) nei prossimi tre anni.

Eni è tra le maggiori società quotate in borsa e può essere quotata alla Borsa Italiana (BIT: ENI) e alla Borsa di New York (NYSE: E). Il valore del titolo Eni è innegabile sulla base degli utili passati e delle previsioni degli esperti del futuro. E’ un’opportunità di trading da non perdere e TradeFW è il broker di borsa al quale non puoi rinunciare! Espandi il tuo portafoglio con una delle più grandi azioni italiane e facciamo il primo passo verso il tuo obiettivo finanziario insieme!"

Investimenti di successo con titoli Eni - CFD and Forex Trading: CFDs
 
Roma, 25 ago 03:00 - (Agenzia Nova) - Eni annuncia che la produzione del giacimento di Zohr, in Egitto, ha raggiunto oltre 2,7 miliardi di piedi cubi di gas al giorno (bcfd) con circa cinque mesi in anticipo rispetto al Piano di sviluppo. "Questo straordinario risultato - si legge in un comunicato dell'azienda di San Donato Milanese - è stato ottenuto a seguito del completamento di tutte le otto unità di trattamento a terra - l'ultima delle quali completata e avviata ad aprile 2019 - e di tutti i sistemi di produzione dello zolfo ad agosto, l'avvio della produzione di due pozzi nel culmine meridionale del giacimento (oltre ai dieci pozzi già perforati nel culmine settentrionale) e l'avvio, il 18 agosto 2019, del secondo gasdotto da 30 pollici, della lunghezza di 216 chilometri, che collega gli impianti di produzione sottomarini all'impianto di trattamento a terra". Il nuovo gasdotto, unitamente al completamento e all'ottimizzazione della capacità di trattamento degli impianti a terra, "permetterà l'aumento potenziale della produzione entro la fine dell'anno fino a 3,2 bfcd rispetto al plateau previsto dal Piano di sviluppo di 2,7 bcfd", aggiunge l'azienda del cane a sei zampe. Zohr, la più grande scoperta di gas mai realizzata in Egitto e nel Mar Mediterraneo, si trova nell'offshore dell'Egitto, all'interno del blocco Shorouk. Nel blocco, Eni detiene una quota del 50 per cento, Rosneft il 30 per cento, Bp il 10 per cento e Mubadala Petroleum il 10 per cento. Il progetto è eseguito da Petrobel, la società operativa detenuta congiuntamente da Eni e dalla società statale Egyptian General Petroleum Corporation (Egpc), per conto di Petroshorouk, detenuta pariteticamente dal Contractor (Eni e i suoi partner) e dalla società statale Egyptian Natural Gas holding Company (Egas). Eni è presente in Egitto dal 1954, dove è il principale produttore con circa 360.000 barili di petrolio equivalente al giorno di produzione netta, destinata a crescere ulteriormente entro l'anno grazie all'incremento della produzione di Zohr e all'avvio di Baltim South West. (Com) © Agenzia Nova - Riproduzione riservata

Business news: Eni, produzione gas di Zohr raggiunge 2,7 miliardi di piedi cubi al giorno | Agenzia Nova
 
26/08/2019 12:50

Eni si aggiudica un blocco esplorativo in Indonesia

Il gruppo (40%) insieme ai partner Pertamina (30%) e Neptune (30%) ha ottenuto il giacimento di gas di West Ganal, nelle acque profonde del bacino di Kutei, in Indonesia, dopo la gara indetta dal ministero dell'energia

di Paola Valentini

Eni (40%) insieme ai partner Pertamina (30%) e Neptune (30%) si è aggiudicata il blocco esplorativo di West Ganal, nelle acque profonde del bacino di Kutei, in Indonesia dopo il secondo "conventional oil and gas bidding round 2019" indetto dal ministero dell'energia e delle risorse minerali del Paese asiatico.

West Ganal, spiega Eni , è un nuovo Gross split production sharing contract (Psc), che copre un'area di circa 1.129 chilometri quadrati confinante con i Psc operati da Eni di Muara Bakau e di East Sepinggan, nello stretto di Makassar, nell'offshore dell'East Kalimantan. Il gruppo guidato dall'ad Claudio Descalzi sottolinea che questa ulteriore assegnazione nel Bacino di Kutei consolida la cooperazione strategica con Pertamina e Neptune Energy, partner della joint-venture di Muara Bakau attiva nel giacimento di Jangkrik.

"Il blocco include la scoperta di Maha, caratterizzata da risorse di gas in posto stimate intorno ai 17 miliardi di metri cubi di gas e ulteriore potenziale esplorativo, i cui progetti di sviluppo e relativi tempi di commercializzazione beneficeranno della vicinanza con le infrastrutture di Jangkrik operato da Eni , in linea con la strategia near field di ottimizzazione delle sinergie con le infrastrutture esistenti", prosegue la società, "questa assegnazione rafforza ulteriormente il portafoglio di attività upstream di Eni in Indonesia, nel bacino di Kutei del Kalimantan orientale, una delle aree più promettenti per il potenziale di idrocarburi".

A maggio 2017, nel Psc di Muara Bakau, Eni ha iniziato la produzione del giacimento di Jangkik e nell'aprile 2018 ha ottenuto l'approvazione del piano di sviluppo per la scoperta di Merakes, situata nei Psc di East Sepinggan. "Questo nuovo progetto incrementerà ulteriormente la disponibilità di gas, sia per il mercato domestico che per l'esportazione, consentendo il potenziamento di Eni nel mercato in continua crescita nell'area Asia-Pacifico", conclude Eni .

Al momento il titolo Eni segna un rialzo dello 0,9% a 13,26 euro, in linea con il Ftse Mib (+0,93%).
 
Anche SocGen dice la sua sui petroliferi (target 17,50... :eek: ):

Societe Generale, i petroliferi con i maggiori yield - MilanoFinanza.it

Lo stralcio:

2) Eni . Rendimento della cedola è 6,5% nell'esercizio 2019 e del 6,7% nel 2020. Il rating è buy (comprare) con target price 17,50 euro, che implica un total return (performance + rendimento della cedola) del 39% dalle quotazioni attuali. Il titolo, che capitalizza 52,3 miliardi di dollari, tratta 11,7 l'utile (eps) 2019 e 9 quello del 2020. Da gennaio ha lasciato sul terreno il 4,4%.
 
ENI, DELTA NIGER: IMPORTANTE SCOPERTA DI GAS E CONDENSTATI

ENI, tramite la propria consociata NAOC (Eni in quota al 20%, NNPC al 60%, Oando al 20%), ha effettuato un'importante scoperta a gas e condensati nelle sequenze geologiche profonde dei campi di Obiafu-Obrikom, nell'onshore del delta del Niger.

Il pozzo Obiafu 41 Deep ha raggiunto una profondità totale di 4.374 metri, incontrando un importante accumulo a gas e condensati, con volumi di circa 28 miliardi di metri cubi di gas e 60 milioni di barili di condensato nella sequenze profonde perforate.

La scoperta ha ulteriore potenziale che sarà valutato con una nuova campagna di perforazione. In ogni caso, il pozzo ha una capacità produttiva stimata di circa 3 milioni di metri cubi di gas e tremila barili di condensato al giorno, e sarà immediatamente messo in produzione per aumentare la produzione gas di NAOC.

La scoperta fa parte di una campagna di perforazione pianificata dalla JV NAOC per esplorare le opportunità delle sequenze profonde sinora non perforate con l'opportunità di immediato time to market.

(TELEBORSA) 27-08-2019 12:09
 
Eni acquista azioni proprie per un controvalore complessivo di oltre 17,7 milioni

Alessandra Caparello
28 agosto 2019 - 15:45 MILANO (Finanza.com) Tra il 19 e il 23 agosto, Eni ha acquistato 1.336.369 azioni proprie, al prezzo medio ponderato di 13,288003 euro per azione, per un controvalore complessivo di 17.757.675,31 euro. Lo rende noto la stessa società guidata da Claudio Descalzi sottolineando che l’operazione rientra nell’ambito dell’autorizzazione all’acquisto di azioni proprie deliberata dall’Assemblea di Eni del 14 maggio 2019, già oggetto di informativa ai sensi dell’art. 144-bis del Regolamento Consob 11971/1999.

Dall’inizio del programma, come si legge nella nota, Eni ha acquistato n. 11.492.031 azioni proprie (pari allo 0,32% del capitale sociale) per un controvalore complessivo di 163.333.567,95 euro. A seguito degli acquisti effettuati fino al 23 agosto 2019, considerando le azioni proprie già in portafoglio, Eni detiene n. 44.537.228 azioni proprie pari all’1,23% del capitale sociale.
 
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