Eni - solo news - n.3

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

Comunicato stampa

Eni: informativa sull’acquisto di azioni proprie nel periodo compreso tra il 20 e il 23 settembre 2022
28 SETTEMBRE 2022 - 10:00 AM

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Eni: Descalzi; servono rigassificatori, quelli che abbiamo sono saturi

MILANO (MF-DJ)--"Siamo stati rapidi grazie a un coinvolgimento immediato del governo e abbiamo fatto investimenti importanti in Paesi dove abbiamo trovato molto molto gas. L'Algeria ha piu' che raddoppiato il suo contribuito immediatamente, dovrebbe dare 3 miliardi di metri cubi di gas questo inverno per arrivare a un totale di 20 miliardi di metri cubi di gas. Prima della crisi i maggiori contributori erano la Russia, l'Algeria, poi c'era la Norvegia. Ora la Russia da' un contributo molto molto basso. Dopodiche' si aprono capitoli che erano a zero, come il Qatar e l'Egitto, l'Indonesia, il Congo e il Mozambico". Lo ha detto il Ceo di Eni, Claudio Descalzi, all'Italian Energy Summit, sottolineando che "tutti questi capitoli nuovi devono dare un contributo che ci porti nell'inverno 2024/25 a essere indipendenti. Servono rigassificatori. Abbiamo ora in Italia 18 miliardi di rigassificazione e i rigassificatori che abbiamo sono saturi. Sul 2022 dovremmo avere un addizionale di circa 9,7-10 miliardi di metri cubi, al 2023-2024 dovremmo avere 17 miliardi addizionali e nel 2024-2025 arriveremo a 21-22 miliardi di metri cubi". "Questa non e' solo una diversificazione geografica ma anche di infrastrutture. Un altro sistema fondamentale e' quello amministrativo e burocratico. Tutto deve essere pianificato per avere quantita' in eccesso di gas che permettono di tenere basso il prezzo", ha aggiunto, spiegando che "serve una riduzione dell'utilizzo con grande sacrificio pero' del sistema industriale. Questa e' al parte negativa ma la parte positiva e' la sostituzione del gas con altri vettori. Da marzo abbiamo lavorato sui nostri sistemi energivori. Dovranno essere accelerati altri vettori come l'idrogeno che sono alternativi agli idrocarburi". cos (fine) MF-DJ NEWS

28/09/2022 10:11
 
Gas, fonti del governo tedesco: Nord Stream inutilizzabile per sempre. Ecco cosa succede
di Marcello Bussi

Dopo le esplosioni sottomarine di ieri i tubi verranno corrosi dall'acqua. E per almeno una settimana sarà impossibile cercare di riparare i danni. Borrell (Ue) promette una risposta forte. L'ambiguo tweet dell'ex ministro della Difesa polacco Sikorski. Vola il prezzo del gas (+11%) sul listino di Amsterdam


https://www.milanofinanza.it/news/g...r-sempre-ecco-cosa-succede-202209281713432960
 
Salgono a quattro le falle nel gasdotto Nordstream. Almeno sei mesi per le riparazioni
di Francesca Gerosa

Due perdite sono nella zona economica svedese e due in quella danese. L'ipotesi di un sabotaggio prende sempre più piede. Venerdì 30 settembre la riunione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, chiesta dalla Russia. Prezzo del gas sotto 200 euro


https://www.milanofinanza.it/news/s...ei-mesi-per-le-riparazioni-202209291007243761
 
Opec+, petrolio di nuovo in corsa in attesa del maggior taglio della produzione dal 2020
di Elena Dal Maso

Fonti dell'Opec+ (il cartello che comprende anche la Russia) fanno sapere che mercoledì 5 ottobre a Vienna si discuterà del maggior taglio alla produzione dall'era Covid. Petrolio in netto rialzo​

L'Opec+, il cartello degli estrattori di petrolio che include anche la Russia, analizzerà l'opportunità di tagliare la produzione di greggio per oltre un milione di barili al giorno nei prossimi giorni, secondo quanto hanno riferito fonti dello stesso cartello domenica alle agenzie americane. Si tratterebbe della decisione più importante di riduzione della produzione dall'epoca dello scoppio del Covid-19 per affrontare la debolezza del mercato petrolifero. I prezzi del greggio lunedì 3 ottobre hanno subito reagito, il Wti americano sale del 2,9% a 81,8 dollari per barile, il Brent del 2,63% a 87,37 dollari.

L'incontro del cartello si svolgerà mercoledì 5 ottobre nella sede di Vienna in persona per la prima volta dal 2020, sullo sfondo del calo dei prezzi (-25% il Wti negli ultimi tre mesi) e un periodo di grande volatilità del mercato che ha spinto il principale produttore dell'Opec+, l'Arabia Saudita, a dire che il gruppo potrebbe tagliare la produzione. Il cartello fino ad oggi si è rifiutato di aumentare l'estrazione per abbassare i prezzi del petrolio nonostante le pressioni dei principali consumatori, compresi gli Stati Uniti, preoccupati che l'economia finisca in recessione.

Il taglio potrebbe essere di oltre 1 milione di barili al giorno

I prezzi sono tuttavia diminuiti drasticamente nell'ultimo mese a causa proprio dei timori per l'economia globale e di un rally del dollaro dopo che la Federal Reserve ha continuato ad alzare i tassi.

Un significativo taglio della produzione rischia di far arrabbiare gli Stati Uniti, che hanno esercitato pressioni sull'Arabia Saudita affinché continui a pompare di più per aiutare i prezzi della materia prima a scendere ulteriormente e ridurre i ricavi della Russia mentre l'Occidente cerca di punire Mosca per l'invasione dell'Ucraina, che il Cremlino definisce un'operazione militare speciale.

L'Arabia Saudita non ha ad oggi condannato le azioni di Mosca tenendo in tensione i rapporti con l'amministrazione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Fonti all'interno del cartello delle agenzie americane (fra cui Reuters) hanno anticipato che l'Opec+ vorrebbe tagliare la produzione di 1 milione di barili al giorno, pari all'1% dell'offerta globale.

Si tratterebbe della riduzione di greggio più grande dal 2020, quando sempre l'Opec+ ha tagliato la produzione al record di 10 milioni di barili al giorno in seguito al crollo della domanda per lo scoppio della pandemia di Covid.

Domenica, le fonti all'interno del cartello hanno affermato che il taglio potrebbe superare 1 milione di barili al giorno. Una delle fonti ha suggerito che i tagli potrebbero includere anche un'ulteriore riduzione volontaria della produzione da parte dell'Arabia Saudita.

Analisti e osservatori del cartello come Ubs e JP Morgan hanno suggerito nei giorni scorsi che un taglio di circa 1 milione di barili al giorno potrebbe aiutare ad arrestare il calo dei prezzi. "Il floor di novanta dollari per barile di petrolio non appare negoziabile per la leadership dell'Opec+ che quindi agirà per salvaguardare questo dato di base", ha scritto Stephen Brennock, analista del broker petrolifero PVM.

L'Arabia Saudita potrebbe aumentare i prezzi di Arab Light Crude già a novembre

Nel frattempo, il principale esportatore di petrolio, l'Arabia Saudita, potrebbe aumentare i prezzi per la maggior parte dei greggi venduti in Asia a novembre in base alle aspettative di ripresa della domanda e dell'aumento dell'attività da parte delle raffinerie cinesi.

Secondo la mediana delle risposte di cinque fonti intervistate da Reuters il 29-30 settembre, i prezzi di vendita ufficiali di novembre relativi al greggio Arab Light crude potrebbero aumentare di 25 centesimi al barile.

Il mercato si aspetta anche che la Cina, il più grande importatore mondiale di greggio, aumenti gli acquisti dal momento che Pechino ha emesso un nuovo round di quote di esportazione di prodotti raffinati, per un totale di 15 milioni di tonnellate. Un fatto che potrebbe incoraggiare le raffinerie cinesi ad aumentare gli acquisti di greggio per aumentare la produzione di carburante.

Ultimo aggiornamento: 03/10/2022 08:46
 
Eni in trattative con Gazprom e Gas Connect Austria per sbloccare la fornitura di gas. Il prezzo resta sotto 180 euro
di Francesca Gerosa

Il gigante russo ha sospeso le sue forniture di gas naturale all'Italia durante il fine settimana (Descalzi: Eni pronta a pagare 20 mln di garanzie per far arrivare in Italia il gas fermo prima di Tarvisio). Cingolani: distinguere timori sul costo da quelli sulla mancanza. Due gli scenari dell'Aie | Bollette del gas, la Germania mette a rischio l'unità europea​

Eni è in trattative con il gruppo energetico russo Gazprom e Gas Connect Austria per esplorare potenziali opzioni per sbloccare le forniture di gas provenienti da Mosca attraverso l'Austria. " Eni nelle prossime ore intende valutare con l'operatore austriaco e con Gazprom alcune opzioni per sbloccare le forniture, ma è prematuro fornire dettagli prima che ne sia stata condivisa dalle parti l'effettiva praticabilità", ha detto il portavoce di Eni all'agenzia Reuters.

Eni, il primo importatore di gas russo in Italia, ha segnalato sabato 1° ottobre che non riceveva il gas richiesto al fornitore russo e che prevedeva che questa situazione rimanesse invariata fino alla giornata di domenica. In una nota pubblicata sulla piattaforma Gme, Eni ha poi comunicato che la situazione dovrebbe rimanere invariata fino al 4 ottobre. Non è chiaro se l'Italia si sia aggiunta alla crescente lista di Paesi dell'Unione Europea che sono stati tagliati fuori dal gas russo.

Il problema del gas russo che non transita da Tarvisio "non è dovuto a fattori geopolitici, è dovuto al fatto che Gazprom avrebbe dovuto dare una garanzia fisica in funzione del passaggio di questo gas al trasportatore che porta il gas dall'Austria all'Italia, cosa che prima non c'era. Gazprom non ha pagato, quindi, diventa difficile pensare che una società che vuole pagare in rubli possa mettere delle garanzie in euro per un passaggio", ha chiarito l'ad di Eni, Claudio Descalzi, a margine della cerimonia Eni Award 2022 al Quirinale.

Eni pronta a pagare 20 milioni di garanzie per far arrivare in Italia il gas fermo prima di Tarvisio

Da parte sua, il colosso energetico italiano sta vedendo come e se possibile subentrare o al trasportatore o a Gazprom: "si parla di 20 milioni di garanzie su miliardi di euro che passano. Quindi adesso vediamo se riusciamo a subentrare e facciamo questo sforzo" monetario, ha continuato Descalzi, precisando che il gas è già in Austria in questo momento: "il gas non è nelle mani di Gazprom, è in Austria e in Germania. "Sto facendo fare analisi di compliance ed entro questa settimana spero che questo problema possa essere risolto". È chiaro che il contributo addizionale del gas russo "è fondamentale" perché 20 milioni di metri cubi al giorno "sono circa il 9-10% del supply che sta arrivando in Italia".

Nel frattempo, il risultato dell'azione di diversificazione messa in atto da Eni e dal governo è "un costo del gas di 140 euro MW/h" in Italia, ha sottolineato Descalzi, rispetto ai 176,9 euro (-6,30%) attuali del Ttf di Amsterdam. "Lo sforzo di portare più volumi ha abbassato i prezzi". Tuttavia, ha concluso, "va bene la solidarietà, ma non deve rendere più precaria la situazione".

Per l'Italia la perdita delle restanti forniture di gas russo non è più un duro colpo

Comunque, per l'Italia la perdita delle restanti forniture di gas russo non è più un duro colpo dopo le mosse di Eni e del governo per assicurarsi maggiori importazioni di gas da altri fornitori, tra cui Algeria, Norvegia, Egitto, Qatar e Azerbaigian. Secondo il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, a eccezione di eventi catastrofici, l'Italia ha "un inverno coperto". Il piano di risparmi che ha permesso di rimanere al sicuro sul piano energetico, ha aggiunto, va controllato di giorno in giorno: "il punto principale adesso è il prezzo, ma non è che se risparmiamo il prezzo cala".

Venerdì 30 settembre i ministri dell'energia dell'Ue hanno concordato un piano per ridurre la domanda di energia e recuperare i profitti delle compagnie petrolifere e del gas per contribuire a ridurre le bollette dei consumatori e delle industrie. Tuttavia, non sono riusciti a trovare un accordo su un ampio tetto ai prezzi del gas, per il quale l'Italia e altri Paesi stanno facendo pressione.

"Nelle prossime 48 ore mandiamo la nostra proposta" per ridurre il prezzo del gas e l'obiettivo comune è quello di arrivare al prossimo vertice dei capi di Stato e di governo europei di Praga il 6 e 7 ottobre con "una decina di linee concordate", ha detto Cingolani ieri 2 ottobre. L'ipotesi ragionevole, ha ribadito, è quella di "indicizzare il prezzo del gas agganciandolo a Borse un po' più stabili" rispetto al Ttf, "che non ha nulla a che vedere con la situazione reale e con i meccanismi di domanda offerta". "È il momento per un indice europeo che sia più veritiero", ha concluso.

Il Presidente della Repubblica del Congo ha incontrato l'ad di Eni, Descalzi

Non a caso il presidente della Repubblica del Congo, Denis Sassou Nguesso, ha incontrato a Brazzaville l'amministratore delegato di Eni, Descalzi, per discutere delle principali attività di business nel Paese e di altre iniziative innovative, in linea con l'impegno dell' azienda per la just transition. All'incontro ha partecipato anche il Ministro degli Idrocarburi, Bruno Jean Richard Itoua. In primo piano i progressi nella valorizzazione e commercializzazione delle risorse di gas nel Paese che, tramite l'utilizzo di impianti galleggianti LNG, consentiranno di esportare circa 1 miliardo di metri cubi di gas nell'inverno 2023-2024 e fino a 4,5 miliardi all'anno a partire dall'inverno 2024-2025.

Aie: ecco quanto può resistere il mercato europeo in caso di stop ai flussi russi dal 1° novembre

Per l'Aie le misure di risparmio di gas saranno fondamentali per l'Europa per mantenere scorte a livelli adeguati fino al termine della stagione più fredda, in caso di taglio definitivo dei flussi dalla Russia e nell'eventualità di un colpo di coda dell'inverno. L'Agenzia internazionale per l'energia che ha realizzato un'analisi sulla resilienza del mercato del gas europeo in caso di arresto completo dell'approvvigionamento russo a partire dal 1° novembre. L'analisi mostra che senza riduzioni della domanda, lo stoccaggio di gas in Europa sarebbe sotto il 20% a febbraio, supponendo un livello elevato di fornitura di Gnl, e vicino al 5%, in cosa di fornitura bassa. Lo stoccaggio scendendo a questi livelli aumenterebbe il rischio di interruzioni dell'approvvigionamento in caso di un'ondata di freddo tardiva.

Grazie alla diversificazione delle importazioni gli impianti di stoccaggio europei a fine settembre erano pieni quasi al 90%. Ma l'assenza di forniture russe rappresenta una sfida per l'anno prossimo. L'aumento della domanda di Gnl in Europa, in crescita del 65% nei primi otto mesi del 2022 rispetto all'anno precedente, ha allontanato l'offerta dai tradizionali acquirenti nella regione Asia-Pacifico, dove la domanda è diminuita del 7% nello stesso periodo a causa dei prezzi elevati, clima mite e continui lockdown per il Covid in Cina.

Nei due scenari analizzati dall'Aie in Ue sarebbe necessaria una riduzione della domanda di gas durante il periodo invernale del 9% rispetto al livello medio degli ultimi cinque anni per mantenere i livelli di stoccaggio del gas al di sopra del 25% in caso di minori afflussi di Gnl. Questa stessa domanda dovrebbe scendere del 13% rispetto alla media quinquennale per mantenere livelli di stoccaggio superiori al 33% in caso di forniture scarse.

Ultimo aggiornamento: 03/10/2022 13:16
 
Caro bollette: le misure Ue e del nuovo governo, da Enel ad Acea cosa potrebbe significare per le società energetiche
di Rossella Savojardo

Il nuovo governo starebbe studiando una moratoria di almeno sei mesi per le bollette non pagate di imprese e famiglie. Questo comporterebbe un ulteriore stress sulla gestione del circolante di alcuni retailers​

Per risolvere il nodo della profonda crisi energetica e il caro bollette a cui si sta assistendo, la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni avrebbe in mente un decreto in assoluta continuità con gli ultimi tre dell'esecutivo di Mario Draghi. Dopo il Consiglio straordinario Ue di venerdì 30 settembre, che si è concluso con un accordo sul risparmio energetico, sul tetto ai ricavi delle società infra marginali ma ancora con un nulla di fatto sull'accordo sul tetto al prezzo del gas, Giorgia Meloni è ben consapevole che sarà necessario un nuovo provvedimento.

Le misure al vaglio del governo sul caro bollette

La leader di Fratelli d'Italia, stando a quanto riferito da Repubblica, avrebbe a disposizione dai 10 ai 25 miliardi di euro per combattere il caro energia. Dieci lasciati in eredità da Draghi, grazie al minor deficit ufficializzato dal ministro dell'economia Daniele Franco nella Nadef, altri 10 miliardi almeno dalle extra entrate tributarie degli ultimi quattro mesi dell'anno (soprattutto l'Iva per via dell'inflazione) e 5 miliardi dagli incassi dalla tassa sugli extraprofitti (1 miliardo già avanzato dal decreto Aiuti bis, versato dalle imprese delle rinnovabili).

Guardando alle misure, almeno 4,7 miliardi serviranno per rinnovare il credito d'imposta per dicembre alle imprese energivore, già allargato da Draghi a bar, negozi e ristoranti. Tre miliardi per un bis del bonus da 150 euro a 20 milioni di lavoratori e pensionati, compresi precari e autonomi, con redditi fino a 20 mila euro annui. Due miliardi per lo sconto accise sui carburanti di 30,5 centesimi dal 17 ottobre fino a fine anno. E poi allo studio di FdI c'è la moratoria per famiglie e imprese sulle bollette non pagate: almeno sei mesi di non morosità e senza distacchi di luce e gas. E l'ombrello della garanzia Sace da allargare alle piccole imprese di fornitori di energia che rischiano il crac se le aziende sono insolventi. Si valuta poi l'ipotesi di alzare il tetto Isee per il bonus sociale in bolletta.

Dalle misure Ue a quelle del nuovo governo: cosa succede alle società italiane

Alcune di queste misure a livello nazionale potrebbero anche essere indirizzare a quelle società che fanno parte di quel 15% degli operatori di energia più piccoli adesso sull'orlo del fallimento a causa delle difficili e volatili condizioni di mercato. Dall'altra parte, come sottolinea Equita Sim, "sul settore energia", invece la misura in merito alla "moratoria di sei mesi sulle bollette è un elemento negativo che può comportare ulteriore stress sulla gestione del circolante in particolare per i retailers come Enel, A2a, Iren, Hera o Acea".

Per quanto riguarda invece le misure a livello europee gli esperti del centro studi di Intesa Sanpaolo si sono concentrati sugli effetti che potrebbe avere il tetto di 180 euro per Mwh ai ricavi per le aziende infra marginali che forniscono energia da fonti rinnovabili e nucleare sul mercato elettrico. "Riteniamo che le aziende rinnovabili come Erg o Acciona Energia, siano interessate dal meccanismo del massimale delle entrate, anche se notiamo che il livello di 180 MWh stabilito è sufficientemente alto, a nostro avviso, per consentire loro di generare profitti solidi e cercare di rispettare i loro obiettivi di crescita della capacità, sia a breve che a lungo termine la tendenza rimane sicura", spiegano gli analisti.

Nell'accordo Ue vi è anche la proposta di una riduzione obbligatoria del 5% della domanda elettrica, da effettuare nelle ore di punta in tutti gli Stati membri. In merito a questo punto e per quanto riguarda i fornitori integrati di utilities ed energia come Enel, Eni, A2A, Hera, Iren, Acea, Ascopiave, Intesa ritiene invece "che potrebbero essere influenzati dai minori volumi forniti nel contesto dell'obiettivo di riduzione della domanda". In particolare stando agli analisti, Eni e Saras dovrebbero essere colpiti dal contributo di solidarietà anche se il meccanismo fiscale è ancora da decidere e quindi non è possibile quantificare l'importo della tassazione extra in questo momento.

"Nel complesso", concludono da Intesa, "se le norme dovessero comportare una riduzione significativa dei prezzi dell'energia, ciò sarebbe positivo in quanto implicherebbe probabilmente una minore pressione sui clienti e un rischio di credito al ribasso sulle vendite di energia effettuate".

Ultimo aggiornamento: 03/10/2022 13:28
 
Gas: Descalzi; fatto grande sforzo, ora rigassificatori fondametali

ROMA (MF-DJ)--"E' difficile essere fiducioso, noi abbiamo fatto tutto il possibile per essere in una situazione positiva", ma "siamo in una interconnesione globale: se i prezzi sono altissimi e lo mettiamo in hub il nostro gas ci sfugge. Ci sono delle variabili del sistema che non sono sotto il controllo di nessuno" e "non si possono chiudere le frontiere perche' noi riceviamo anche gas del Nord". Lo ha detto l'ad di Eni, Claudio Descalzi, a margine della cerimonia Eni Award 2022 al Quirinale, precisando che "il contributo addizionale del gas russo, che speriamo che ritorni, e' fondamentale per noi: 20 milioni di metri cubi al giorno, che sono circa il 9-10% del supply che sta arrivando in Italia". "Sono tante le variabili, ecco perche' un sistema energetico deve essere sempre in ridondanza, non solo nel supply ma anche nelle infrastrutture", ha sottolineato il manager aggiungendo che la "ridondanza deve essere in termini di geografie e in termini di rigassificatori". "Adesso noi il grosso sforzo l'abbiamo fatto coi tubi dell'Algeria e della Libia", ha ricordato Descalzi, "pero' il resto verra' dall'LNG, se non avremo i rigassificatori, il gas che viene dall'Angola, dalla Nigeria a fine 2023, dal Mozambico, dall'Egitto, andra' da altre parti, andra' in quei Paesi dove ci sono i rigassificatori, quindi questo e' fondamentale. Percio' quando mi si dice "e' fiducioso?", e' un'equazione con tanti gradi di liberta', devono essere spiegati, nessuno ha la bacchetta magica, l'Italia ha fatto un grande sforzo" e il risultato e' che "il supply e' superiore alla domanda e il Psv e' piu' basso del Ttf nonostante ci sia una conessione". gug (fine) MF-DJ NEWS

03/10/2022 13:02

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Gas: Descalzi; si' nuovo rigassificatore fisso, Gioia Tauro da riavviare

ROMA (MF-DJ)--"La risposta e' si' perche' il gas ci accompagnera' ancora per molto tempo, quindi abbiamo bisogno di una ridondanza di installazioni. La Spagna consuma 30 miliardi di metri cubi e ha rigassificatori per circa 65-70, noi ne consumiamo 75 e abbiamo rigassificazione per 17. Quindi e' chiaro che avere due mobili da 5 miliardi e un ulteriore terzo - se si riesce a fare - ci farebbe entrare in quella ridondanza di infrastrutture che puo' far tenere i prezzi piu' bassi, perche' in un mercato libero l'offerta deve superare la domanda". Risponde cosi' l'ad di Eni, Claudio Descalzi, a margine della cerimonia Eni Award 2022 al Quirinale, a chi gli chiede se ritiene aauspicabile da qui a 3-4 anni che l'Italia si doti di un altro rigassificatore fisso oltre ai due mobili pervisti per il 2023 e il 2024. Alla domanda se bisognerebbe quindi riavviare il progetto su Gioia Tauro, il manager replica: "Gioia Tauro andrebbe riavviata, ma dovremmo fare un debottlenecking della dorsale adriatica perche' adesso il problema e' che a Sulmona, fra Campania e Molise, puo' passare solo un massimo di milioni di metri cubi al giorno, quindi, con l'Algeria che sale, se poi il Tap sale lo raggiungiamo. Per fare un rigassificatore a Sud, visto che il nostro gas viene praticamente tutto da Sud, bisogna fare questo debottlenecking, ampliare la linea e dare questa possibilita'". gug guglielmo.valia@mfdowjones.it (fine) MF-DJ NEWS

03/10/2022 13:14
 
Eni: Descalzi; su fusione avanziamo bene, 2030 obiettivo 1* reattore industriale

ROMA (MF-DJ)--"Siamo l'unica societa' energetica che si sia buttata sulla fusione. Stiamo avanzando bene", tanto che "nel 2025 dovremmo avere il primo prototipo" e "nel 2030 abbiamo l'obiettivo di realizzare il primo reattore industriale". Lo ha detto l'a.d. di Eni, Claudio Descalzi, intervenendo alla cerimonia Eni Award 2022 al Quirinale. gug/alu fine MF-DJ NEWS

03/10/2022 11:44
 
Oggi sul quotidiano

MF-DJ ECONOMIA

Bollette, piano per l’addio al mercato olandese del gas. La Ue vuole un indice europeo per sganciare i prezzi dal TTF
di Angela Zoppo

Cingolani al lavoro con Meloni. Sale la tensione tra le imprese. Ma c'è anche un'altra via per tagliare i costi del gas: far crescere il mercato italiano Pvs. Tabarelli (Nomisma Energia): il governo schieri Eni
 
Gas: il prezzo scende in Europa, Germania pronta a trattare. Gentiloni propone prestito congiunto contro crisi energetica
di Rossella Savojardo

I prezzi del metano calano in scia agli stoccaggi che si stanno riempiendo nonostante i minori flussi ma anche in scia alla diminuzione della domanda. I ministri delle finanze all'Ecofin per porre un rimedio congiunto alla crisi energetica​

La corsa del prezzo del gas in Europa sembra registrare una prima battuta d'arresto. I future al Ttf di Amsterdam, che segnano il prezzo del metano in Europa, sono infatti scesi del 4% durante le prime ore di contrattazioni del 4 ottobre portando il gas intorno a 160 euro al megawattora. Un livello che rappresenta un ritorno ai prezzi di luglio scorso prima che si registrassero i record dei prezzi di agosto con aumenti di oltre il 70% a causa delle interruzioni dei flussi del Nord Stream annunciati da Gazprom. Il gasdotto sta operando solo a circa il 20% della capacità in questo momento e ci sono timori sul fatto che i flussi ripartiranno effettivamente. Ma perché il prezzo del metano è in calo?

Gli stoccaggi di gas si stanno riempiendo nonostante i minori flussi

"Le riserve di gas si sono riempite a un ritmo costante mentre le nazioni hanno aumentato le importazioni di gas naturale liquefatto e forniture di gasdotti dalla Norvegia per compensare la perdita dei flussi russi", spiegano gli analisti di Ing, sottolineando che sabato 1° ottobre i siti di stoccaggio erano pieni per circa l'88%, appena al di sopra della media quinquennale per questo periodo dell'anno. "Ciò ha contribuito a far scendere i prezzi del gas di circa il 50% dai massimi di fine agosto", spiegano gli esperti.

Lo stoccaggio europeo si sta ancora riempiendo a un buon ritmo e l'Ue ha già raggiunto l'obiettivo dell'80% di capacità di stoccaggio prima della data effettiva del 1° novembre. "Tuttavia", aggiungono da Ing, "se la Russia dovesse terminare completamente i suoi flussi di gas verso l'Europa, ciò lascerebbe comunque il mercato in difficoltà mentre ci avviciniamo all'inverno. Possiamo aspettarci che alcuni paesi continuino ad aumentare i livelli di stoccaggio il più possibile nei prossimi mesi, nonostante l'obiettivo dell'80% sia stato raggiunto".

I prezzi del gas calano anche per un calo della domanda

Il consumo di gas dell'Unione Europa, stando ai calcoli di Ing, nella prima metà dell'anno è diminuito di circa il 6% rispetto alla media quinquennale dello stesso periodo. "E la domanda", continuano gli analisti, "cadrà ulteriormente". Gli esperti evidenziano, infatti, che nelle ultime settimane, diverse aziende del settore metallurgico e produttori di fertilizzanti hanno annunciato ulteriori tagli alla produzione. Se, dunque, le società non saranno in grado di sostenere i prezzi così alti dell'energia, si potrebbe assistere a un'ulteriore riduzione della domanda, in particolare quando i contratti di copertura di energia e di gas scadranno per alcune aziende, lasciandole esposti a prezzi spot più elevati. "Quindi", concludono, "la forza del mercato deriva dall'aumento dei costi economici".

L'Ue al lavoro per combattere gli alti costi del gas: è scontro con il piano unilaterale della Germania

L'Unione Europea è al lavoro sul pacchetto di misure che dovrebbero contrastare la crisi energetica in corso. Bruxelles non ha però gradito le ultime mosse della Germania che dopo aver respinto in Europa sul tetto al prezzo del gas ha poi agito da sola definendo un pacchetto nazionale da 200 miliardi che include al suo interno tale misura.

"La Germania è pronta a discutere misure che potrebbero contenere i prezzi del gas e dell'energia elettrica nell'Unione europea", ha detto il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, prima dell'inizio dell'incontro dei ministri delle finanze Ue. "Dobbiamo affrontare il problema alla radice. Sono quindi disponibile ad adottare misure congiunte sui mercati internazionali del gas e a riformare la struttura dei nostri mercati dell'energia elettrica in modo che i prezzi per i consumatori non siano più determinati dal prezzo del gas", ha aggiunto.

La Commissione Europea si sta, comunque, preparando a possibili interruzioni di corrente e ad altre emergenze all'interno dell'Unione europea. "Ci stiamo preparando a due scenari. Un primo, dove solo un piccolo numero di Stati membri è colpito da incidenti come un blackout e gli altri Stati dell'Ue possono fornire energia ai membri in difficoltà", ha spiegato il commissario Ue per la gestione delle crisi, Janez Lenarcic, citato da Rnd. "Ma se un gran numero di Stati viene colpito contemporaneamente", ha continuato Lenarcic, "i paesi del blocco dovrebbero limitare le forniture di aiuti di emergenza agli altri membri e la Commissione potrebbe coprire il fabbisogno attraverso la sua riserva strategica".

All'arrivo alla riunione dell'Ecofin il commissario europeo, Paolo Gentiloni, ha invitato alla solidarietà tra i Paesi Ue nelle misure da adottare contro la crisi energetica. Gentiloni, insieme al commissario per il mercato interno Thierry Breton, ha invitato Bruxelles a chiedere un prestito congiunto per finanziare una risposta alla crisi dei prezzi dell'energia che rischia di far precipitare la Ue nella recessione. In un articolo pubblicato sull'Irish Times, Gentiloni e Breton hanno detto che il nuovo strumento potrebbe essere modellato sul debito congiunto emesso durante la pandemia per salvare posti di lavoro (Sure) che altrimenti sarebbero andati persi.

Ultimo aggiornamento: 04/10/2022 11:29
 
WOWW!!!!!!!!!!

Per Goldman Sachs Eni può arrivare a 18 euro. Dividendi e buy back nel mirino
di Paola Valentini

L'investment bank fa il punto titoli oil in vista dei risultati del terzo trimestre che arriveranno nelle prossime settimane | Dividendi, oggi Eni e Piaggio inaugurano la stagione 2022. Ecco quanto rendono​

Mentre Eni è al lavoro per sbloccare le forniture di gas russo all'Italia attraverso l'Austria, Goldman Sachs analizza il comparto petrolifero in vista dei conti del terzo trimestre appena concluso alla luce dei prezzi del greggio in calo, ma di prezzi del gas ancora elevati rispetto al trimestre precedente. "Nel complesso le big oil dell'Ue scambiano a sconto del 64% rispetto alla media storica a 20 anni mentre mostrano il dividendo da free cash flow più interessante da decenni, circa il 26% nel 2023. "La loro capacità di adattare e rimodellare i propri portafogli upstream e downstream durante ciclo di discesa del prezzo del petrolio 2014-2016, ha consentito la loro rinascita", afferma l'investment bank. E l'attenzione è puntata in particolare su Eni.

I motivi dell'ottimismo

"Il deterioramento del contesto macroeconomico sta interrompendo due anni di forti revisioni positive degli utili nel settore. Nonostante ciò, rimaniamo costruttivi sul comparto in questa complessa congiuntura macro per tre motivi: bilanci solidi dato che i petroli europei hanno approfittato della forte generazione di cassa per rafforzare il proprio bilancio, flussi di cassa resilienti e disciplina patrimoniale perché il settore che continua a generare un rendimento dal free cash flow del 15% nel 2023 e sottoinvestimenti con mancanza di offerta, ipotizzando un calo strutturale della produzione nella maggior parte dei paesi non Opec e in diversi paesi Opec", sottolinea il report di Goldman Sachs che ha aggiornato le sue stime in vista dei risultati del terzo trimestre ed evidenziamo tre potenziali catalizzatori chiave per la sovraperformance nei prossimi 12 mesi, che portano a stimare target price medi del comparto superiori del 50% rispetto alle quotazioni attuali: prezzi delle materie prime e margini di raffinazione più bassi ma sempre elevati, forte generazione di flussi di cassa in corso che spiana la strada a rendimenti più elevati per gli azionisti attraverso dividendi e buy-back, proseguimento del percorso di decarbonizzazione.

Focus su Eni

In particolare per quanto riguarda Eni l'investment bank fissa un target price di 18 euro con giudizio buy. "Il suo business sta diventando sempre più ad alto rendimento, guidata dai successi dell'esplorazione, dismissioni e una forte pipeline di progetti di start-up. Consideriamo attraente per gli azionisti la sua politica dei dividendi variabili integrata da riacquisti di azioni, che offre un rendimento stimato di circa il 13,5% in totale nel 2022. Ai prezzi attuali di 11,3 euro il potenziale di rialzo, calcola Goldman Sachs, è del 65%, il valore maggiore tra tutti i titoli oil coperti. La banca d'affari stima che il gruppo guidato dall'ad Claudio Descalzi registrerà nel terzo trimestre un utile netto adjusted di 2,521 miliardi. La società pubblicherà i risultati del periodo il 28 ottobre prossimo.

Ultimo aggiornamento: 04/10/2022 12:00
 
Eni: detiene 3,82% capitale da avvio buyback

ROMA (MF-DJ)--Nel periodo compreso tra il 26 e il 30 settembre, Eni ha acquistato 12.741.793 azioni proprie, al prezzo medio ponderato di 10,7868 euro per azione, per un controvalore complessivo di 137.442.635,50 euro nell'ambito dell'autorizzazione all'acquisto di azioni proprie deliberata dall'assemblea dell'11 maggio 2022. Dall'inizio del programma, informa una nota, Eni ha acquistato 104.778.646 azioni proprie (pari al 2,93% del capitale sociale) per un controvalore complessivo di 1.230.825.822 euro. A seguito degli acquisti effettuati fino al 30 settembre 2022, considerando le azioni proprie gia' in portafoglio e l'annullamento di 34.106.871 azioni proprie deliberato dall'assemblea, Eni detiene 136.509.948 azioni proprie pari al 3,82% del capitale sociale. gug (fine) MF-DJ NEWS

05/10/2022 13:10
 
Gazprom: Eni conferma ripresa flussi di gas

ROMA (MF-DJ)--"Eni informa che oggi sono ripresi i flussi di gas approvvigionati da Gazprom. La ripresa delle forniture e' stata resa possibile dalla risoluzione da parte di Eni e delle parti coinvolte dei vincoli che derivano dalla nuova normativa introdotta dalle autorita' di regolamentazione austriache", si legge in una nota. pev (fine) MF-DJ NEWS

05/10/2022 09:55
 
Auto: 30% distributori metano ha chiuso o sta per farlo (MF)

MILANMO (MF-DJ--Il 30% dei distributori di metano per autotrazione ha gia' chiuso o rischia di farlo a breve: e' uno dei danni collaterali dei rincari shock del gas, che stanno condannando all'estinzione anticipata un'intera categoria, oltre 1.500 piccole realta' imprenditoriali che fanno il pieno a circa un milione di veicoli in Italia. Mentre, per fare un esempio, il prezzo del gpl continua a scendere ed e' ormai sotto la soglia di 0,8 euro al litro, il metano per autotrazione a settembre e' salito ancora, a circa 3,151 euro al kg, con picchi di 3,36 euro nelle regioni del Nord e Nord-est, secondo i dati dell'associazione di categoria, Assogasmetano. "Stiamo assistendo alla fine del nostro settore", si sfoga con MF-Milano Finanza il presidente, Flavio Merigo, che ormai ha perso il conto di interpellanze, richieste, proposte e interrogazioni parlamentari rimaste senza risposta. "Abbiamo iniziato la nostra battaglia nel settembre 2021, quando gia' i prezzi del gas al Ttf cominciavano a salire, e il conflitto in Ucraina non era nemmeno all'orizzonte. Nessuno ci ha preso sul serio, nemmeno chi ora tuona contro il caro-carburanti. Semplicemente, l'aliquota Iva applicata al gas per autotrazione e' stata ridotta nella misura del 5%. Ma non possiamo certo dire a chi viene a fare rifornimento nella nostra rete di andare a guardarsi l'indice Ttf", spiega Merigo. "Vediamo conducenti esasperati. Registriamo persino aggressioni ai nostri associati". glm (fine) MF-DJ NEWS

06/10/2022 08:53
 
MF - DJ ANALISI

Descalzi (Eni): gas russo sostituito, rischi da fornitori o inverno freddo
di Francesca Gerosa

Il sistema in Italia sta andando bene e arriverà a riempire quasi completamente gli stoccaggi, ha assicurato l'ad di Eni, ribadendo che i rigassificatori sono essenziali. Profit warning di Shell a causa dell'indebolimento del trading di gas​

Mentre i timori per la scarsità delle forniture di petrolio e l'impennata dell'inflazione si sono intensificati dopo che l'Opec+ ha annunciato il più grande taglio delle forniture dal 2020 (2 milioni di barili al giorno) in vista dell'embargo dell'Unione europea sull'energia russa, l'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, torna a rassicurare sul fronte stoccaggi gas in Italia e a chiedere un tetto al prezzo (-1,54% a 171 euro a MWh alla Borsa di Amsterdam). "Non è una partita di calcio nella quale possiamo dire quale sarà il punteggio. Da quando il gas russo è cominciato a diminuire, e adesso rappresenta il 10%, è stato gradualmente sostituito". Questo "ci ha permesso di riempire gli stoccaggi. Il sistema sta andando molto bene e arriverà a riempire quasi completamente gli stoccaggi e questo è molto positivo", ha affermato Descalzi in occasione dell'evento "Italia Calling" organizzato dal gruppo Caltagirone Editore.



Descalzi ( Eni): condizioni positive per quest'inverno, ma anche alcune criticità

Ci sono, dunque, le condizioni "per avere una certa tranquillità" per quest'inverno. Ma ci sono anche degli elementi che potrebbero portare criticità: "potrebbero esserci dei problemi tecnici operativi in quei paesi che ci danno gas", ha avvertito Descalzi. Inoltre, "potrebbe esserci un freddo superiore a quello che è la statistica degli ultimi quattro anni", ha aggiunto, ribadendo che i rigassificatori sono "un punto essenziale" per il prossimo inverno, ma anche per dare tranquillità nei momenti in cui serve il gas.

Un tetto al prezzo del gas serviva subito, così favorita la speculazione

Descalzi ha poi osservato che in questo periodo è stata fatta anche tanta efficienza. "Abbiamo ridotto di un miliardo di metri cubi il consumo di gas nelle nostre raffinerie. Anche altre industrie hanno fatto risparmi simili", ha precisato, soffermandosi ancora una volta sul tema caldo di un tetto al prezzo del gas europeo: "andava fatto subito", non facendolo "si è favorita la speculazione che ha fatto lievitare i prezzi, ha contestato l'ad di Eni, parlando del price cap Ue, seppur parziale, di cui si discuterà oggi e domani al summit dei 27 a Praga. Il governo italiano ha sempre parlato della necessità di un tetto al prezzo del gas europeo, era "un'impostazione corretta". L'Ue non è andata avanti perché i Paesi hanno "necessità differenti", chiaro il riferimento alla Germania che ha fatto da sé e ha stanziato 200 miliardi di euro per supportare soprattutto la propria industria ed evitare una crisi grave.

Il ruolo della Commissione Ue

La scorsa settimana la Commissione Ue ha presentato le idee ai ministri dell'Energia, tra cui quella di negoziare o fissare un tetto al prezzo del gas importato, la necessità di affrontare il ruolo critico svolto dall'indice dei prezzi Ttf ad Amsterdam e la possibilità di un tetto a livello europeo al prezzo del gas usato per produrre elettricità. L'Italia e altri 14 Paesi hanno presentato l'idea di un tetto al prezzo del gas all'ingrosso. "Da quest'interazione, credo stia emergendo gli elementi per un possibile intervento. L'Italia e altri Paesi forniranno ulteriori input su questa misura mentre noi continuiamo a lavorare. Il ruolo della Commissione è di trovare una soluzione che sia vantaggiosa per tutti gli Stati membri. Siamo pronti a presentare le proposte legislative necessarie nel più breve tempo possibile", ha affermato dalle pagine del Corriere della Sera la commissaria Ue all'Energia, Kadri Simson.

Anche un nuovo benchmark al posto del Ttf è un aspetto fondamentale da affrontare. I prezzi nell'Ue sono oggi significativamente più alti che in Asia o altrove e questo si spiega in parte con la natura del principale benchmark di riferimento, il Ttf, che può aggiungere fino al 30% al prezzo del gas. L'Ue sta importando sempre più Gnl, mentre il Ttf è stato progettato per un mercato incentrato sui gasdotti. Partendo da questo, è stato dato il via ai lavori per sviluppare un indice dei prezzi Ue complementare che rifletta meglio la realtà energetica di oggi. Venerdì scorso i ministri dell'Energia lo hanno accolto con favore.

Profit warning di Shell a causa dell'indebolimento del trading di gas

Nel frattempo, Shell ha lanciato l'allarme sugli utili del terzo trimestre: saranno messi sotto pressione dall'indebolimento del trading di gas naturale, dal quasi dimezzamento dei margini di raffinazione del greggio e dal crollo dei margini nel settore chimico. Il gigante britannico dell'energia ha registrato due trimestri consecutivi con utili record nella prima metà di quest'anno anche grazie all'impennata dei prezzi del greggio e del gas. Tuttavia, nel terzo trimestre i margini indicativi di raffinazione sono scesi a 15 dollari il barile rispetto ai 28 dollari dei tre mesi precedenti, un calo che avrà un impatto negativo compreso tra 1 e 1,4 miliardi di dollari sull'ebitda adjusted del gruppo, ha avvertito la società in un aggiornamento in vista dei risultati in agenda il prossimo 27 ottobre. Mentre i risultati del trading di gas naturale liquefatto e di gas nel terzo trimestre dovrebbero essere "significativamente inferiori" a causa della minor domanda stagionale e delle "differenze sostanziali tra i contratti e la realizzazione fisica in un mercato volatile".

Ultimo aggiornamento: 06/10/2022 12:33
 
La Norvegia alza le tasse ai produttori di petrolio. Gli effetti sull'Italia
di Elena Dal Maso

Il governo norvegese ha annunciato una stretta fiscale sui produttori di petrolio da cui si aspetta nell'arco del piano ricavi per circa 1 miliardo di euro. E intende tagliare gli investimenti del fondo sovrano, Norges, il più grande al mondo

https://www.milanofinanza.it/news/l...io-gli-effetti-sull-italia-202210060909104655
 
Eni: nuovo tecnopolo ricerca al Gazometro di Roma Ostiense

ROMA (MF-DJ)--Eni apre le porte di Eni 2050 Lab, il nuovo tecnopolo situato nell'area del Gazometro di Roma Ostiense in occasione dell'opening conference della Maker Faire Rome-The European Edition, manifestazione di cui Eni si conferma Main Partner per il nono anno consecutivo. Il nuovo spazio di Eni dedicato all'innovazione e alla ricerca e' ospitato nell'Edificio 30, informa una nota, all'interno del contesto architettonico del Gazometro Ostiense, dove Eni sta procedendo al progressivo recupero delle aree industriali con l'obiettivo di creare un vero e proprio Distretto dell'Innovazione aperto, tramite aree dedicate allo sviluppo e alla sperimentazione per l'innovazione nel campo delle nuove energie, anche con la partecipazione di altre imprese, start up, universita' e centri di ricerca. L'innovazione e' nel Dna di Eni e si esprime nel cercare nuove modalita' per migliorare i processi industriali, per aumentare la propria efficienza energetica e ridurre l'impronta ambientale. Infatti, negli ultimi 6 anni, Eni ha investito oltre 7 miliardi di euro in tecnologie e ricerca, rafforzando i 7 centri ricerche dell'azienda e stringendo solide collaborazioni con piu' di 70 universita' e centri di ricerca nazionali e internazionali, facendo leva su oltre 7mila brevetti attivi al 2021 e 400 progetti R&D in corso. Nel dettaglio, Eni 2050 Lab e' dotato di uno spazio espositivo e di un laboratorio a vista, costituito da apparecchiature predisposte all'interno di un sistema ipertecnologico, arricchito da un'area di monitoraggio delle tecnologie e da un'area di visualizzazione immersiva di modellistica avanzata facente leva sulla potenza di calcolo di HPC4, HPC5. Al suo interno, sara' possibile approfondire alcune delle tecnologie di Eni per la decarbonizzazione, attive sulle principali tre piattaforme di ricerca aziendali: rinnovabili e nuove energie, soluzioni per la decarbonizzazione, prodotti circolari e bio. gug (fine) MF-DJ NEWS

06/10/2022 17:41
 
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