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Eni investe 885 milioni di dollari in una bioraffineria negli Usa

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Eni investe 885 milioni di dollari in una bioraffineria negli Usa​

di Francesca Gerosa

Accordo tra Eni Sustainable Mobility e PBF Energy per una joint venture 50:50, la St. Bernard Renewables, per una bioraffineria oggi in fase di costruzione in Louisiana. Avvio nella prima metà di quest’anno | Eni potrebbe rilevare entro metà anno la quota di Chevron nel progetto Indonesia Deepwater Development


Eni investe 885 milioni di dollari in una bioraffineria negli Stati Uniti. Eni Sustainable Mobility e PBF Energy hanno, infatti, annunciato oggi, 16 febbraio, un accordo di collaborazione per una joint venture 50:50, la St. Bernard Renewables, per una bioraffineria oggi in fase di costruzione in Louisiana. Chiusa la trattativa, soggetta alle consuete condizioni di closing, comprese le approvazioni normative, Eni Sustainable Mobility contribuirà con un apporto di capitale pari a 835 milioni di dollari, più fino a 50 milioni addizionali in base all’eventuale raggiungimento di determinati obiettivi progettuali.

Il ruolo di PBF Energy



Da parte sua PBF Energy apporterà la sua forte competenza industriale negli Stati Uniti, gli asset, continuerà a dirigere la realizzazione del progetto e gestirà la bioraffineria una volta che la sua costruzione sarà ultimata. L’avvio della bioraffineria St. Bernard Renewables è previsto nella prima metà di quest’anno con l’obiettivo di una capacità di trattamento di circa 1,1 milioni di tonnellate l’anno. Nello specifico, la bioraffineria produrrà principalmente HVO Diesel (olio vegetale idrotrattato, comunemente noto come “renewable diesel” in Nord America), per 306 milioni di galloni l'anno e utilizzerà la tecnologia Ecofining sviluppata da Eni in collaborazione con Honeywell UOP.

Eni entra nel mercato in crescita dei biocarburanti in Usa


La joint venture riflette l'impegno di entrambi i partner nella fornitura di carburanti più sostenibili, utilizzando materie prime a bassa intensità carbonica. "Unirci al progetto della bioraffineria St. Bernard Renewables consente a Eni di entrare nel mercato in crescita dei biocarburanti negli Stati Uniti insieme a un partner di rilievo come PBF", ha sottolineato Stefano Ballista, amministratore delegato di EniSustainable Mobility, spiegando che si tratta di un ulteriore
passo avanti di Eni Sustainable Mobility nell’espandere la propria capacità di bioraffinazione
, che oggi è di oltre 1 milione di tonnellate/anno e di cui si prevede un aumento nei prossimi anni.

Dopo i risultati ottenuti a Venezia e a Gela, Eni Sustainable Mobility sta anche studiando la possibile costruzione di due nuove bioraffinerie in Italia e in Malesia. "Crediamo che il ruolo dell'HVO possa contribuire fortemente a decarbonizzare il trasporto su strada, compreso l’hard to abate come i mezzi pesanti, poiché utilizza l'infrastruttura attuale e può alimentare immediatamente flotte di veicoli esistenti”, ha rammentato Ballista. I biocarburanti rientrano nella strategia di Eni per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050 attraverso la riduzione delle emissioni generate lungo l'intero ciclo di vita dei prodotti. A Piazza Affari, complice il prezzo del Brent fermo a 85,30 dollari al barile, il titolo Eni è stabile a quota 14,684 euro.

Orario di pubblicazione: 16/02/2023 14:41
Ultimo aggiornamento: 16/02/2023 15:03
 

Pbf Energy: identikit del partner di Eni per la bioraffineria negli Usa​

MILANO (MF-DJ)--Pbf Energy e' uno dei piu' grandi raffinatori indipendenti del Nord America, che opera, attraverso le sue filiali, raffinerie di petrolio e relative strutture in California, Delaware, Louisiana, New Jersey e Ohio. Attualmente possiede e gestisce sei raffinerie di petrolio e attivita' correlate negli Usa aventi una capacita' di elaborazione combinata, nota come throughput, di circa 1.000.000 di barili al giorno e un indice di complessita' Nelson medio ponderato di 13,2. La societa' vende una varieta' di prodotti finiti a base di petrolio, tra cui benzina e miscele di benzina, olio combustibile, gasolio a bassissimo tenore di zolfo, cherosene e carburante per aerei. Inoltre, le raffinerie producono oli lubrificanti, oli combustibili pesanti, gas di petrolio liquefatto, asfalto, zolfo e petcoke. I prodotti sono venduti in tutto il Nord-Est e il Midwest degli Stati Uniti, cosi' come in altre regioni del Paese e del Canada. I prodotti vengono commercializzati ai clienti attraverso una vasta rete di rivenditori e grossisti. Pbf, infatti, non dispone di punti vendita di proprieta', gestiti o con marchio. La societa', inoltre, possiede e gestisce la Delaware Pipeline Company, un gasdotto che collega la Delaware City Refinery alla Sunoco Pipeline LP Twin Oaks Pump Station, nella contea del Delaware. Pbf Energy ha chiuso il quarto trimestre del 2022 con un utile netto di 656,1 milioni di dollari, a fronte dei 189,1 milioni riportati nel 2021. Su base rettificata, l'utile si e' attestato invece a 582,9 milioni di dollari (4,41 usd) su base completamente diluita, contro i 156,8 milioni (1,28 usd ad azione) dell'analogo periodo dello scorso anno. Infine, nei tre mesi conclusi il 31 dicembre, la societa' ha messo a segno un fatturato di 10,85 miliardi di dollari. zag (fine) MF-DJ NEWS

16/02/2023 14:52
 

(MF) Il gas crolla sotto 50 euro, tre ragioni per cui è ai livelli pre-guerra. E una cattiva notizia in arrivo. Che cosa aspettarsi nel 2023​

di Elena Dal Maso

La crisi energetica in Europa sta per finire. Venerdì 17 i futures sul gas naturale al TTF di Amsterdam perdono il 6% a 48,8 euro per megawattora, il livello più basso dal 1° settembre 2021, valori dimezzati rispetto a novembre 2022​


La crisi energetica in Europa offre segnali di essere stata superata. Venerdì 17 febbraio i futures sul gas naturale al TTF di Amsterdam hanno toccato i 48,8 euro per megawattora (-6%), il livello giornaliero più basso dal 1° settembre 2021 e stanno per chiudere la settimana in calo del 7%.
A inizio gennaio 2022, prima dello scoppio della guerra

in Ucraina, il gas scambiava a 75 euro (340 euro il massimo di agosto 2022), quindi ora siamo sotto i valori pre-invasione della Russia. Bisogna però ricordare che nel 2021 il prezzo medio della materia prima in Europa si aggirava attorno ai 25 euro il megawattora, la metà di oggi.

Tre ragioni per cui il gas scende

Perché il gas continua a scendere nonostante la guerra ancora in corso in Ucraina? Tre le ragioni, fondamentalmente. L'Europa si sta avvicinando alla fine della stagione invernale con uno stoccaggio pieno per il 65%, al di sopra della media decennale del 54% per questo periodo dell'anno anche grazie a temperature più calde del solito (1°), importazioni record di gas liquefatto in assenza per ora della grande concorrente sul mercato dell’energia, la Cina (Gnl, 2°) e un aumento della produzione di energia da fonti energetiche alternative, tra cui l'eolico e il nucleare (3°).

noltre, gli sforzi per il risparmio energetico delle case e delle fabbriche hanno contribuito a evitare un deficit. Nuovi dati hanno mostrato che la domanda di gas in Germania era inferiore di circa l'8% all'inizio di febbraio rispetto alla media degli ultimi 4 anni (2018-2022). Nel frattempo, l'Europa continua a cercare alternative alle forniture di gas russe in Qatar e Oman, mentre il secondo più grande esportatore di Gnl degli Stati Uniti, Freeport, ha ripreso le spedizioni..

«I prezzi del gas in Europa sono diminuiti del 50% da novembre grazie a un clima insolitamente caldo e alla scarsa concorrenza del della Cina sul Gnl mentre la strategia zero-Covid era ancora in vigore», spiega Edoardo Campanella, economista di Unicredit, in una nota sull’energia.

Come si muoverà il gas nel 2023

I risparmi sui consumi del gas sono stati quindi resi possibili dalle condizioni climatiche favorevoli e hanno portato a livelli di stoccaggi eccezionalmente elevati che forniranno «un cuscinetto cruciale il prossimo inverno», ricorda Campanella.

Nonostante tuttavia le scorte robuste, se i modelli meteorologici si normalizzeranno nell'inverno 2023-24, «i tagli alla domanda saranno più impegnativi, rendendo la concorrenza con la Cina sulla fornitura di Gnl più intensa», avverte Campanella. E questo «probabilmente eserciterà una certa pressione al rialzo sui prezzi rispetto a ciò che i futures stanno attualmente valutando». Bisogna però tener conto che le alte temperature sono causate anche dall’inquinamento persistente, con la conferma della siccità nei mesi invernali che si è vista nel 2022 e ora anche nel 2023. E che quindi potrebbe essere confermata anche il prossimo inverno.

Campanella ricorda che i prezzi del gas sono comunque superiori alla media del 2021 (doppi ora) e che i futures li vedono per ora attorno a questi livelli per il 2023. L’economista di Unicredit prevede che i valori al TTF rimarranno entro un intervallo di negoziazione fra i 60 e 90 euro il megawattora per tutto il corso dell’anno.

Il gas a 50 euro è una bella notizia con un lato oscuro

Se espressi in barili di petrolio equivalente, i prezzi del TTF rimangono «quasi dieci volte superiori al greggio Usa, l'Henry Hub, implicando una significativa perdita di competitività da parte delle imprese europee».

Grazie a una combinazione di misure di risparmio energetico, obiettivi di stoccaggio imposti dall'Ue e un clima mite, quindi, il consumo di il gas naturale è stato finora «eccezionalmente contenuto in tutta l'Unione europea. Lo stoccaggio è a livelli storicamente elevati per questo periodo dell'anno, quando i Paesi normalmente attingono alle proprie riserve e questo dovrebbe fornire un buon cuscinetto per l'inverno 2023 24», spiega Campanella. Che precisa poi: «attenzione, vi è una certa differenza tra i Paesi».

La media europea in questo senso si aggira al 70%, l’Italia è in linea, si posizionano meglio il Portogallo al 100%, la Svezia al 95%, la Germania quasi all’80%, dietro, invece, vi sono Paesi come la Francia al 60% e la Lettonia al 40%.

Le esportazioni russe di gas naturale verso l'Europa sono ormai marginali rispetto al passato, infatti l’Ue ha aumentato la sua dipendenza dal Nord Africa. In questo quadro, il Gnl riveste sempre più un ruolo importante nel mix energetico dei Paesi europei. Finora, le importazioni di Gnl dalla Russia sono rimaste costanti, intorno a 1,6 miliardi di metri cubi.

Il peso della Cina sul prezzo del Gnl

Nel 2022, la domanda di Gnl in Europa è aumentata del 35% rispetto ai livelli pre-pandemia. Ciò ha permesso all'Europa di compensare il 50% del calo dell'approvvigionamento di gas russo. L'espansione delle importazioni europee di Gnl è stata resa possibile poi da un calo della domanda cinese grazie alla sua strategia zero-Covid e alla forte espansione dell'offerta globale.

Nel 2023, conclude Campanella, «non è previsto alcun aumento significativo della produzione ed è probabile che la domanda della Cina aumenti rispetto allo scorso anno». Inoltre l’economista si attende che la concorrenza per la fornitura di Gnl eserciti pressioni al rialzo sui prezzi del gas naturale, in particolare verso l'inizio del secondo semestre 2023.


Orario di pubblicazione: 17/02/2023 09:23
Ultimo aggiornamento: 17/02/2023 12:18
 

Eni: biocarburante 100% da materie rinnovabili arriva in stazioni servizio​

MILANO (MF-DJ)--Si chiama HVOlution, il primo diesel di Eni Sustainable Mobility prodotto con 100% di materie prime rinnovabili, e' in vendita in 50 stazioni di servizio Eni e sara' disponibile a breve, entro marzo 2023, in 150 punti vendita in Italia. HVOlution, informa una nota, e' un biocarburante che viene prodotto da materie prime di scarto e residui vegetali, e da olii generati da colture non in competizione con la filiera alimentare. HVOlution puo' contribuire all'immediata decarbonizzazione del settore dei trasporti anche pesanti, tenuto conto delle emissioni allo scarico, perche' utilizzabile con le attuali infrastrutture e in tutte le motorizzazioni omologate, di cui mantiene invariate le prestazioni. Eni e' in grado di offrire ai propri clienti questo innovativo biocarburante grazie all'investimento realizzato sin dal 2014 con la trasformazione delle raffinerie di Venezia e Gela in bioraffinerie, che dalla fine del 2022 sono palm oil free. La tecnologia proprietaria Ecofining consente, infatti, di trattare materie prime vegetali di scarto e olii non edibili per produrre biocarburante Hvo (Hydrotreated Vegetable Oil, olio vegetale idrogenato) di cui Eni Sustainable Mobility e' il secondo produttore in Europa. "Il biocarburante puro HVOlution ha un ruolo fondamentale perche' gia' da oggi puo' dare un contributo importante alla decarbonizzazione della mobilita', anche del trasporto pesante. Questo prodotto arricchisce l'offerta nelle stazioni di servizio, affiancandosi all'attuale proposta di prodotti low-carbon, come le ricariche elettriche, e di servizi per le persone in mobilita': obiettivo di Eni Sustainable Mobility e' integrare gli asset industriali e commerciali lungo tutta la catena del valore, dalla disponibilita' della materia prima fino alla vendita di prodotti decarbonizzati al cliente finale", ha dichiarato Stefano Ballista, amministratore delegato di Eni Sustainable Mobility. Eni ha siglato accordi e partnership che permettono di valorizzare gli scarti e i rifiuti utilizzandoli come feedstock per la produzione di biocarburanti come HVOlution. In diversi paesi dell'Africa tra i quali Kenya, Mozambico e Congo, Eni sta sviluppando una rete di agri-hub in cui verranno prodotti olii vegetali in grado di crescere in terreni marginali e aree degradate e non in competizione con la filiera alimentare e, al tempo stesso, di creare opportunita' di lavoro sul territorio. Recentemente, dal Kenya e' arrivato nella bioraffineria di Gela il primo carico di olio vegetale prodotto nell'agri-hub di Makueni, mentre a Venezia e' arrivato il primo carico di olii di frittura esausti. L'obiettivo e' di coprire il 35% dell'approvvigionamento delle bioraffinerie Eni entro il 2025. com/zag (fine) MF-DJ NEWS

20/02/2023 11:29
 

Eni: al via progetto Ora!- Outpost Ravenna for Energy Transition​

MILANO (MF-DJ)--Eni e Mind the Bridge hanno avviato oggi il progetto Ora! - Outpost Ravenna for Energy Transition: una piattaforma di innovazione dalla forte vocazione internazionale focalizzata su tecnologie legate al mondo della blue e green economy che punta a supportare la transizione delle imprese del territorio grazie a partnership e collaborazioni industriali con startup e scaleup internazionali. Il progetto Ora!, informa una nota, si fonda su tre macro attivita' sinergiche e complementari tra loro: formazione di giovani talenti, supporto e formazione delle imprese del territorio e business matching. All'evento di lancio hanno partecipato le aziende aderenti all'iniziativa coinvolte da Assorisorse (Baker Hughes; Techfem; DG Impianti (Italfluid group); Bonatti; Myrechemical/Nextchem; Rina Consulting; Snam; Fores Engineering; Frigomeccanica Group; Rosetti Marino; Land Italia; Sicim; Minerali Industriali) e gli studenti dell'Universita' di Bologna. L'obiettivo dell'evento e' stato quello di lavorare sui need delle aziende partecipanti e avviare tavoli di lavoro con gli studenti per sviluppare le challenges su cui lavorare e che permetteranno di individuare le startup internazionali che meglio possano rispondere ai bisogni delle aziende. "Il progetto Ora!", sostiene Mattia Voltaggio, responsabile di Eni Joule", rappresenta per la nostra Scuola per l'impresa un altro importante hub sul territorio nazionale che ci permette di contribuire a portare innovazione nelle filiere della blue e green economy. La collaborazione tra giovani talenti, startup e aziende presenti sul territorio ravennate rappresenta un tassello fondamentale per contribuire al rafforzamento dell'ecosistema locale in chiave internazionale". com/zag (fine) MF-DJ NEWS

20/02/2023 16:23
 

Enel/Eni: Lega accende partita nomine, per Salvini serve cambio passo (Rep)​

MILANO (MF-DJ)--La partita delle nomine ai vertici delle grandi societa' partecipate dallo Stato, Eni, Enel, Leonardo, Poste, entra nel vivo. Ad aprire ufficialmente il confronto politico e' la Lega di Matteo Salvini che ieri attraverso fonti qualificate ha fatto sapere che "l'Italia deve mostrarsi all'altezza delle sfide piu' delicate, a partire dalla politica energetica su cui il governo e' particolarmente attento. bene sottolineare che anche le grandi aziende di Stato come Eni ed Enel devono cambiare profondamente le loro politiche e il loro approccio alla modernita'. Serve un cambio di passo". Citando i due colossi di Stato, scrive La Repubblica, le due societa' a maggiore capitalizzazione di Piazza Affari, Matteo Salvini fa capire alla presidente del Consiglio che non si puo' intestare tutti i candidati al ruolo di amministratore delegato. E, soprattutto, che non puo' decidere tutto in autonomia. Tanto e' vero che la Lega ha chiesto l'apertura immediata di un tavolo dove discutere delle modalita' con cui verranno scelti i candidati. Perche' oltre ai manager di vertice, bisogna anche indicare decine di membri dei consigli di amministrazione. E la medesima richiesta e' arrivata da Forza Italia. Per i due partiti del centrodestra la tornata di nomine e' un modo per controbilanciare il risultato elettorale delle elezioni Regionali. Fratelli d'Italia e' diventato il primo partito anche in Lombardia, ma la Lega ritiene comunque di essere andata oltre le previsioni e di aver fermato l'effetto valanga del partito della premier. Forza Italia e', nei numeri, la terza forza della coalizione ma fa pesare il suo essere comunque essenziale nei momenti delicati (per esempio in Senato) e ha gia' dimostrato nella vicenda Superbonus di volersi giocare le sue carte e di guardare con attenzione alla sua base elettorale, esattamente come la Lega. Dai due partiti di centrodestra alleati di Fratelli d'Italia arriva dunque "una richiesta di profondo cambiamento", riferiscono fonti qualificate del Carroccio, che "non riguarda soltanto i vertici ma anche in generale i manager. Nel caso di Eni, viene considerata troppo generosa di manager espressione del Pd". Tutto cio' perche' si ritiene giusto che "da un governo di centrodestra, con Salvini e Meloni, ci si aspetti un cambiamento". /redann anna.dirocco@mfdowjones.it (fine) MF-DJ NEWS

21/02/2023 08:44
 

Eni: prima immissione di biometano nella rete AcegasApsAmga​

MILANO (MF-DJ)--Eni, tramite Enibioch4in, societa' di Eni Sustainable Mobility, ha portato a termine la prima immissione di biometano prodotto da effluenti zootecnici, matrici agricole e biomasse residuali del territorio nella rete di distribuzione di AcegasApsAmga (Gruppo Hera). L'impianto di Enibioch4in 'Quadruvium' a Codroipo (Udine), uno dei 22 asset acquisiti da Eni a marzo 2021, dal 2009 produce biogas per generare energia elettrica. Nel 2022, spiega una nota, Enibioch4in ha avviato il cantiere per la riconversione del processo finalizzato alla produzione di biometano, che e' gia' iniziata e che si portera' progressivamente fino a 499 smc/ora di biometano. Il biometano, piu' sostenibile in termini di impatti emissivi, una volta a regime, se equiparato ai consumi in ambito trasporti, sara' indicativamente equivalente ai consumi annui di circa 5.000 autovetture e al conseguente abbattimento delle emissioni di CO2, su tutto il ciclo produttivo, fino a circa il 67% rispetto all'equivalente quantitativo di metano fossile. Si tratta del primo impianto di biometano allacciato a una rete distribuzione gas nel Friuli Venezia Giulia. "Il biometano e' un elemento strategico per la transizione energetica", ha dichiarato Stefano Ballista, amministratore delegato di Eni Sustainable Mobility, spiegando che "l'avvio della produzione e immissione in rete conferisce un nuovo e importante elemento di concretezza al percorso di Eni per il completo abbattimento delle emissioni dei processi industriali e dei prodotti al 2050. La riconversione a biometano dell'impianto di Codroipo e' anche un esempio virtuoso di economia circolare che predilige, oltre all'impiego di materie prime agricole e di scarto, l'utilizzo di un'infrastruttura esistente. Siamo oggi in grado di mettere a disposizione dei nostri clienti biometano generato dalla digestione anaerobica di sostanze organiche facilmente reperibili e a chilometro zero. Nel Friuli Venezia Giulia e' in corso l'iter autorizzativo per la riconversione di altri tre impianti di Enibioch4in tra le province di Udine e Gorizia, che, insieme a quello di Codroipo, produrranno a regime oltre 10 milioni smc/anno di biometano". "Si tratta del primo allacciamento di biometano collegato a una rete di distribuzione nel Friuli Venezia Giulia. E' la conferma del nostro costante impegno per lo sviluppo di una rete smart e flessibile, in grado di gestire flussi provenienti da fonti energetiche rinnovabili, e del nostro attivo e dinamico contributo alla decarbonizzazione", ha spiegato Giovanni Piccoli, direttore Reti AcegasApsAmga, sottolineando che "utilizzare il metano non fossile significa contribuire a rispondere agli obiettivi di sostenibilita' ambientale dell'Agenda Onu 2030 e promuovere un modello concreto di economia circolare attraverso l'integrazione del settore agricolo e zootecnico del territorio con la filiera energetica". com/cos (fine) MF-DJ NEWS

21/02/2023 14:36

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Notizie Radiocor

ENI: ACCORDO PLENITUDE E BMW ITALIA PER SOLUZIONI DI RICARICA ELETTRICA​

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Roma, 22 feb - Plenitude (Eni), attraverso la sua societa' controllata Be Charge, e Bmw Italia hanno siglato un accordo per sviluppare nuove offerte per la ricarica elettrica. Plenitude e Bmw Italia per tutta la durata della partnership offrono, tramite l'App Be Charge ai clienti Bmw o Mini che possiedono un'auto elettrica, una tariffa a consumo dedicata su tutta la rete nazionale di ricarica Plenitude + Be Charge e un'ulteriore promozione sui punti di ricarica co-brandizzati. Le due societa', precisa una nota, collaboreranno all'individuazione di aree in cui installare nuovi hub di ricarica Plenitude + Be Charge. Stefano Goberti, amministratore delegato di Plenitude, ha dichiarato: 'Lo sviluppo della mobilita' elettrica e' un tassello importante della nostra strategia a sostegno della transizione energetica. Siamo quindi lieti di mettere a disposizione di Bmw e Mini la nostra rete di infrastrutture di ricarica elettrica, tecnologicamente avanzata e in continua espansione, che ad oggi conta oltre 14.000 punti di ricarica e che sara' ampliata sia in Italia che in Europa sino a circa 30.000 punti entro il 2025'. Per Massimiliano Di Silvestre, presidente e amministratore delegato di Bmw Italia 'Il progetto testimonia la nostra volonta' di promuovere la cultura della mobilita' elettrica non solo con un'offerta di prodotti straordinaria (15 modelli gia' in produzione dalla fine del 2022) ma anche attraverso il contributo al tema delle infrastrutture di ricarica e i servizi connessi che resta nodale, soprattutto nel nostro Paese. E' un segno di attenzione e supporto ai nostri clienti che stanno facendo una chiara scelta di mobilita' a emissioni zero'.
com-Ale
(RADIOCOR) 22-02-23 10:49:25
 
Questo è il report di MF:

Eni, record di utile 2022 a 13,3 miliardi. Dal 2025 autonomi dalla Russia


Eni, record di utile 2022 a 13,3 miliardi. Dal 2025 autonomi dalla Russia​

di Angela Zoppo

A dividendi e buyback destinati 5,4 miliardi di euro. Il 22 marzo sarà pagata la cedola trimestrale di 0,22 euro. Giovedì il gruppo presenta gli obiettivi finanziari e operativi per il 2023 e il Piano strategico | Eni tratta per cedere una quota di Plenitude pre-ipo | Ecco quanto rende il bond retail


Eni ha chiuso il 2022 con numeri record, grazie a un contesto di mercato più che favorevole. I risultati di esercizio sono sintetizzati dal raddoppio dell’utile operativo, a 20,4 miliardi di euro, col settore Esplorazione & Produzione che ha fatto da traino con un incremento di oltre il 70% a 16,4 miliardi di euro «grazie all’elevato grado di leva operativa rispetto allo scenario delle materie prime». In crescita il settore Gas con un ebit di 2,1 miliardi, provvedendo anche alla sostituzione di gas russo. Miglior risultato di sempre per Raffinazione & Marketing, a 2,2 miliardi di euro rispetto al pareggio nel 2021.

Utile netto a 13,3 miliardi

L'utile netto rettificato di competenza degli azionisti Eni per l'esercizio 2022 di 13,3 miliardi di euro, in aumento di 9 miliardi rispetto all'esercizio 2021. Un incremento che il gruppo attribuisce «agli eccellenti risultati della gestione industriale e al notevole contributo delle partecipate».

Gli oneri sono stati compensati da plusvalenze per 2,5 miliardi di euro relative all'operazione Azule (la joint venture con Bp che ha creato il più grande produttore indipendente di petrolio e gas dell'Angola) e dai 400 milioni del collocamento in borsa di una quota della società norvegese Vår Energi. «I risultati 2022 sono stati sostenuti dalla disciplina finanziaria e dal controllo dei costi, dall’efficacia operativa e dall’attenta gestione dei rischi derivanti dalla volatilità dei prezzi e dalla carenza di offerta», è il commento dell’ad Claudio Descalzi.

La generazione di cassa organica ha raggiunto un flusso di 20,4 miliardi di euro, finanziando gli investimenti e la crescita, e riducendo il rapporto di indebitamento a 0,13 (minimo storico per il gruppo), e di destinare 5,4 miliardi di euro a dividendi e riacquisto delle azioni proprie.

Dividendi e buyback

A settembre e novembre Eni ha pagato la prima e la seconda tranche trimestrale del dividendo 2022 di 0,22 euro per azione, per un totale di 1,47 mld. La terza tranche di pari importo per azione sarà in pagamento il 22 marzo con stacco cedola il 20 marzo 2023. Il programma di buyback è stato completato a novembre scorso.

Complessivamente, Eni ha impegnato 2,4 miliardi di euro per comprare 196 milioni di azioni, ritirate dal mercato. L'indebitamento finanziario netto al 31 dicembre 2022 risulta pari a 7 miliardi, 2 in meno rispetto al 2021.

Descalzi: dal 2025 autonomi dal gas russo

«Nel 2022 ci siamo fortemente impegnati non solo nel progredire nei nostri obiettivi di sostenibilità ambientale, ma anche nel garantire la sicurezza energetica all’Italia e quindi all’Europa, costruendo una diversificazione geografica e delle fonti energetiche. I risultati operativi e finanziari che abbiamo raggiunto sono stati eccellenti, così come la capacità di garantire in tempi rapidi forniture stabili all’Italia e all’Europa e il progresso nei piani di decarbonizzazione», è il commento dell’ad Descalzi.

«Durante l’anno abbiamo concluso una serie di accordi e di attività per rimpiazzare in modo definitivo il gas russo entro il 2025, potendo contare sulle nostre solide relazioni con i paesi produttori e sul nostro modello di sviluppo accelerato, che ci consentiranno di incrementare i flussi di gas da Algeria, Egitto, Mozambico, Congo e Qatar. L’ultima operazione con la società di stato libica NOC per lo sviluppo del progetto Strutture A&E, e i recenti successi esplorativi nelle acque di Cipro, Egitto e Norvegia andranno a rafforzare la diversificazione geografica della nostra catena integrata di forniture. Questa pronta reazione alla crisi del gas e l’integrazione con le attività upstream sono stati un importante fattore alla base dei risultati del settore GGP, in grado di onorare gli impegni di vendita diversificando le fonti».

La produzione e le nuove riserve

Nel 2022 il gruppo ha aggiunto al portafoglio risorse altri 750 milioni di barili, mentre la produzione è leggermente scesa (- 4%) a 1,6 milioni di barili al giorno a seguito di interruzioni non programmate e cause di forza maggiore.

Molte delle nuove scoperte sono avvenute in prossimità di impianti e infrastrutture produttive esistenti, secondo il modello di sviluppo fast-track, in particolare in Algeria, Egitto e Abu Dhabi. Altre hanno interessato Angola e Baleine, Costa d'Avorio, e Cipro.

I numeri di Plenitude e la disciplina finanziaria

Plenitude ha raggiunto gli obiettivi operativi e finanziari del 2022 con un ebit di 340 milioni di euro. «Ha raggiunto 2,2 GW di capacità rinnovabile, il doppio dello scorso anno», ha sottolineato Descalzi, «e sarà affiancata dalla neo costituita Eni Sustainable Mobility nel portare avanti il piano di azzeramento delle emissioni dei clienti. Questo veicolo, facendo leva sulla forte presenza nel settore dei biocarburanti, offrirà soluzioni per una mobilità sempre più decarbonizzata ai clienti in Italia e in Europa».

Le priorità strategiche restano confermate: Eni continuerà a investire «per assicurare la stabilità e regolarità delle forniture per soddisfare il fabbisogno energetico e per decarbonizzare le nostre attività e l’offerta ai clienti, mantenendo la disciplina finanziaria indispensabile per garantire ritorni attrattivi agli azionisti».

Orario di pubblicazione: 23/02/2023 07:54
Ultimo aggiornamento: 23/02/2023 08:47
 
E ora qualche informazione aggiuntiva su questi dati, anche in raffronto con quelli del 2021:

  • innanzitutto la situazione delle azioni proprie che ha superato la soglia di 195 mln di titoli (era poco meno di 66 mln l'anno precedente);
  • questo ha portato anche un beneficio nella formazione dell'EPS edjusted (quello che considero nei miei calcoli) in aggiunta all'esplosione dell'utile. Lo vediamo più avanti;
  • alla quotazione di ieri la capitalizzazione della società si aggira attorno a 47,3 mld di euro, di poco superiore (+900 mln circa) rispetto ad un anno fa ma quando il numero delle azioni in circolazione era superiore (il titolo quotava 13,11 euro il 17 marzo dello scorso anno). Ne deduco che il ritorno in conto capitale è stato bassino, tenuta conto l'esplosione della redditività del 2022;
  • difatti l'utile netto adjusted (il mio preferito) è passato da 4,33 mld di euro a ben 13,311 con un incremento del 137% (centrotrentasettepercento). Per curiosità, l'utile netto "ordinario" vale il 28,69% della capitalizzazione attuale (chiusura di ieri);
  • ed eccoci all'EPS adj che si presenta, udite udite, per un ammontare di poco superiore a 3,90 euro (ricavato con l'esclusione delle azioni proprie) con un incremento mostruoso rispetto ai 1,2232 euro di un anno fa;
  • ne deriva che la cedola complessiva di 88 cent prevista in pagamento per l'esercizio 2022 corrisponde ad un payout del 22,54%, una vera miseria, a mio parere. Vedremo in sede di consuntivo se decideranno di modificare qualcosa.:
  • da ultimo la PFN che continua a migliorare. E' calata di 2,35 mld di euro a distanza di 12 mesi.

Per quanto riguarda i multipli, il P/E (sempre adjusted) passa da 10,92 di un anno fai 3,62 di oggi, l'ebitda vale 2,36 volte la capitalizzazione attuale (era a 4,89 12 mesi prima) e l'EV vale 2,95 contro i 6,37 dell'anno prima
 
E ora qualche informazione aggiuntiva su questi dati, anche in raffronto con quelli del 2021:

  • innanzitutto la situazione delle azioni proprie che ha superato la soglia di 195 mln di titoli (era poco meno di 66 mln l'anno precedente);
  • questo ha portato anche un beneficio nella formazione dell'EPS edjusted (quello che considero nei miei calcoli) in aggiunta all'esplosione dell'utile. Lo vediamo più avanti;
  • alla quotazione di ieri la capitalizzazione della società si aggira attorno a 47,3 mld di euro, di poco superiore (+900 mln circa) rispetto ad un anno fa ma quando il numero delle azioni in circolazione era superiore (il titolo quotava 13,11 euro il 17 marzo dello scorso anno). Ne deduco che il ritorno in conto capitale è stato bassino, tenuta conto l'esplosione della redditività del 2022;
  • difatti l'utile netto adjusted (il mio preferito) è passato da 4,33 mld di euro a ben 13,311 con un incremento del 137% (centrotrentasettepercento). Per curiosità, l'utile netto "ordinario" vale il 28,69% della capitalizzazione attuale (chiusura di ieri);
  • ed eccoci all'EPS adj che si presenta, udite udite, per un ammontare di poco superiore a 3,90 euro (ricavato con l'esclusione delle azioni proprie) con un incremento mostruoso rispetto ai 1,2232 euro di un anno fa;
  • ne deriva che la cedola complessiva di 88 cent prevista in pagamento per l'esercizio 2022 corrisponde ad un payout del 22,54%, una vera miseria, a mio parere. Vedremo in sede di consuntivo se decideranno di modificare qualcosa.:
  • da ultimo la PFN che continua a migliorare. E' calata di 2,35 mld di euro a distanza di 12 mesi.

Per quanto riguarda i multipli, il P/E (sempre adjusted) passa da 10,92 di un anno fai 3,62 di oggi, l'ebitda vale 2,36 volte la capitalizzazione attuale (era a 4,89 12 mesi prima) e l'EV vale 2,95 contro i 6,37 dell'anno prima
Molto utile Grazie 1000
 
qualcuno di voi ha comprato :asd: :asd: :asd:
bruschi movimenti titolo in altalena
 
Tra pag. 10 e pa. 11 del comunicato:


  1. POTENZIAMENTO DELLA REMUNERAZIONE AGLI AZIONISTI
    Gli eccellenti progressi finanziari e strategici di Eni consentono di semplificare e potenziare la politica di remunerazione della Società. Una distribuzione attrattiva per gli azionisti è una priorità della Società. D’ora in avanti, Eni intende distribuire tra il 25% e il 30% del CFFO annuale attraverso una combinazione di dividendi e buyback. In presenza di upside, la Società prevede di destinare alla remunerazione il 35% del CFFO incrementale, mentre si aspetta di poter ricorrere, in prima istanza, alla flessibilità finanziaria, alla modulazione dei Capex e alla flessibilità temporale in caso di downside.
    L'atteso miglioramento della performance sottostante e il buyback consentiranno inoltre al dividendo di continuare a crescere nei prossimi anni.
    In linea con la policy, il dividendo annuale 2023 viene portato a €0,94 per azione, con un aumento del 7% rispetto al 2022. Eni continuerà a pagarlo in quattro rate trimestrali uguali, a settembre 2023, novembre 2023, marzo 2024 e maggio 2024.

Considerando anche le aspettative di Eni per lo scenario e l'andamento dei business, la Società lancerà nel 2023, dopo l'approvazione degli azionisti a maggio, anche un programma di acquisto di azioni proprie per un valore di €2.2 miliardi, pari circa il 4.5% delle azioni in circolazione all'attuale prezzo.
L'applicazione della nuova politica di remunerazione allo scenario implica un ritorno per gli azionisti nel periodo del Piano pari al 40% dell'attuale capitalizzazione di mercato e nel 2023 un rendimento complessivo per gli azionisti dell’’11% all’attuale prezzo.
 
Il report di MF sul piano::


Eni, nel nuovo piano industriale più produzione da gas e più rinnovabili. Dividendo 2023 a 0,94 euro. Ma il titolo soffre
CLAUDIO DESCALZI CEO ENI

Eni, nel nuovo piano industriale più produzione da gas e più rinnovabili. Dividendo 2023 a 0,94 euro. Ma il titolo soffre​

di Angela Zoppo

Le linee strategiche al 2026. Forte riduzione delle emissioni, per Plenitude l’obiettivo è triplicare i margini. Buyback di 2,2 miliardi di euro. I dubbi del mercato riportano il titolo ai livelli di fine 2022 | Volano gli utili del 2022, ma la Borsa non li premia | Anche l'ad Descalzi ha investito nel max- bond retail


Il nuovo Piano Strategico 2023-2026 di Eni si concentra sulla sicurezza degli approvvigionamenti, la riduzione delle emissioni e la creazione di valore per gli azionisti: il dividendo del 2023 sarà di 94 centesimi, il 7% in più rispetto agli 88 del 2022. Ma il mercato non ha reagito bene: il titolo ha perso fino al 4%, scivolando a 13,5 euro, azzerando di fatto i rialzi del 2023 per riportarsi ai livelli di fine dicembre scorso.

La strategia di Descalzi

La fine dei rapporti con la Russia orienta buona parte delle scelte del management, il resto è guidato dalla decarbonizzazione: il gruppo conferma gli obiettivi di riduzione delle emissioni Scope 1, 2 e 3 rispetto al 2018: -35% entro il 2030; -80% entro il 2040; e net zero entro il 2050. Obiettivi più ambiziosi per l’Upstream: il target è di zero emissioni nette Upstream Scope 1 + 2 entro il 2030. La produzione, che nel 2022 è stata sotto le attese a 1,6 milioni di barili giornalieri, è prevista crescere a un tasso medio annuo del 3-4% fino al 2026, per poi stabilizzarsi fino al 2030.

A tutto gas

Il gas continuerà a guadagnare quota, salendo al 60% del mix di produzione entro il 2030. Forte spinta anche sul Gnl: Eni prevede una crescita del gas naturale liquefatto contrattualizzato a oltre 18 Mtpa (milioni di tonnellate annui) entro il 2026, un volume doppio rispetto al 2022. Piani di crescita anche per la bioraffinazione, il target per Eni Sustainable Mobility è di arrivare a una capacità di oltre 3 Mtpa entro il 2025 e di oltre 5 Mtpa entro il 2030. Versalis , con una maggiore specializzazione del proprio portafoglio, è attesa generare reddito nel periodo del piano.

Tutti i numeri del piano industriale di Eni

Per la produzione si stima una crescita media del 3-4% nei 4 anni del Piano e poi plateau fino al 2030. Dall’esplorazione il gruppo si attende 2,2 miliardi di barili di nuove risorse. Gli investimenti nell’Upstream cresceranno di circa il 15%, tra i 6 e i 6,5 miliardi di euro in media all'anno per tutto l’arco di piano. Ci si attende un Free Cash Flow organico per barile in aumento del 20% nel 2026 rispetto al 2023, a scenario costante. L’ebit cumulativo dell’area Gas è stimato in oltre 4 miliardi nel Piano e tra 1,7 - 2,2 miliardi nel 2023. Eni porterà avanti anche lo stoccaggio di carbonio, con una capacità di 30 Mpta entro il 2030. Dall’agro-feedstock sono attese oltre 700mila tonnellate nel 2026 per rifornire le bioraffinerie.

Il piano Plenitude​

Eni prevede che la capacità di generazione rinnovabile di Plenitude, la cui quotazione è stata rinviata, si porterà a oltre 7 GW entro il 2026 e a oltre 15 GW entro il 2030. La società ha come obiettivo il raddoppio dei punti di ricarica entro il 2026, quando si prevede che l'ebitda possa aumentare di tre volte rispetto al 2022.

I numeri e la cassa​

Sulla base dello scenario di mercato, Eni prevede di generare un flusso di cassa prima del capitale circolante di oltre 17 miliardi di euro nel 2023 e di oltre 69 miliardi di euro nell’arco del Piano. L’ incremento è del 25%. Questa crescita, nelle intenzioni del management, consentirà di finanziare organicamente gli investimenti e di potenziare la remunerazione agli azionisti, mantenendo il leverage tra il 10-20%. L'ebit per quest'anno è atteso a 13 miliardi, il secondo migliore risultato in 10 anni dopo il record del 2022.

Cedola in crescita e buyback​

La politica di remunerazione viene semplificata e potenziata, con il 25-30% del flusso di cassa da distribuire in dividendi e buyback. Il dividendo proposto per il 2023 sarà di 0,94 euro per azione, il 7% in più del 2022, con un nuovo programma di buyback da 2.2 miliardi.

Descalzi: obiettivi confermati​

«Abbiamo focalizzato la nostra strategia di esplorazione e produzione principalmente sul gas, facendo leva sulle nostre produzioni e diversificando gli investimenti tra diversi Paesi», è il commento dell’ad Claudio Descalzi. «Questo ci ha permesso di attuare il nostro Piano finalizzato alla sostituzione di 20 miliardi di metri cubi di gas russo entro il 2025. Oggi possiamo delineare chiaramente come sarà Eni nel 2030: le nostre attività Upstream non genereranno più emissioni nette; la nostra produzione di idrocarburi sarà composta principalmente da gas; la nostra capacità di biocarburanti supererà i 5 milioni di tonnellate all'anno; la nostra capacità di energia rinnovabile sarà superiore ai 15 GW. E i nostri investimenti nella tecnologia più rivoluzionaria legata alla transizione energetica - la fusione a confinamento magnetico - saranno prossimi a concretizzarsi nel primo impianto industriale».

I progetti in partenza​

Nel corso del Piano Eni approverà una serie di Fid (Final Investment Decision) per avviare i progetti in Libia, Hail e Ghasha, le espansioni di Lower Zakum negli Emirati Arabi Uniti, oltre a Costa d'Avorio, Kazakistan, Angola e possibili nuove attività nel Mediterraneo orientale.
Le start up del 2023 riguardano le prime fasi di Baleine in Costa d'Avorio e del Congo LNG, ancora Egitto, Emirati Arabi Uniti e Norvegia. Continuerà il programma di sviluppo delle attività in Algeria, mentre nel 2024 la Società avvierà altre start-up in Italia, Egitto, Costa d'Avorio Fase 2, Kazakistan e Norvegia. Per quanto riguarda il GGP, Eni conferma che sostituirà completamente i volumi di gas russo entro il 2025, facendo leva sulle forti relazioni con i Paesi produttori e lo sviluppo fast-track dei progetti, aumentando i volumi da Algeria, Egitto, Mozambico, Congo Lng e Qatar.

Orario di pubblicazione: 23/02/2023 12:48
Ultimo aggiornamento: 23/02/2023 17:36
 
Eni conferma: l’ipo di Plenitude resta in pista. Descalzi: lavoriamo sulla fusione nucleare, prima centrale nel 2030


Eni conferma: l’ipo di Plenitude resta in pista. Descalzi: lavoriamo sulla fusione nucleare, prima centrale nel 2030​

di Angela Zoppo

Descalzi: l’obiettivo è creare valore, l’ingresso di un partner non esclude la quotazione. E sul calo del titolo in Borsa: gli investitori devono comprendere la nuova politica dei dividendi​


L’ipo di Plenitude resta nell’orizzonte di Eni. «Dipenderà dal mercato, il vero obiettivo resta creare valore», ha detto l’ad di Eni, Claudio Descalzi, commentando il possibile approdo in Borsa della controllata green del gruppo durante il Capital Market Day del 23 febbraio. L’altra opzione sul tavolo, l’ingresso di soci di minoranza (trattative sarebbero in corso con i norvegesi di HitecVision), non esclude la quotazione. Per la società che integra energie rinnovabili, soluzioni energetiche per i clienti e una rete di ricarica per veicoli elettrici «non c'è un piano A e un piano B, c’è un solo piano A», ha affermato il manager.

Il titolo in calo? Diamo tempo agli investitori

Descalzi non si è sottratto alla domanda sul perché, nonostante i conti record del 2022 e il piano strategico, il titolo sia sceso in Borsa di oltre il 4%. «Quando si cambia un aspetto importante come la politica dei dividendi», ha risposto l’ad a Milanofinanza.it, «bisogna dare tempo agli investitori di fare i calcoli e valutare il dividend yield (rapporto tra l'ultimo dividendo annuo per azione e il prezzo del titolo, ndr). Noi abbiamo semplificato e aumentato la cedola, che nel 2023 sarà di 94 centesimi, rispetto agli 88 del 2022. Ora inizieremo il road show nelle maggiori piazze finanziarie internazionali e spiegheremo tutto ancora più nel dettaglio. In genere ci vogliono dalle 2 alle 3 settimane per approfondire un piano da parte del mercato».

I numeri di Plenitude

Tornando al futuro della newco verde, Eni prevede che la capacità di generazione rinnovabile di Plenitude aumenterà a oltre 7 GW entro il 2026 e a oltre 15 GW entro il 2030. La società ha come obiettivo di raddoppiare i punti di ricarica entro il 2026. I margini sono attesi triplicare per il 2026 rispetto al 2022. Di certo, nell'arco del nuovo piano strategico2023-26, Eni vuole «valorizzare le nuove entity», quindi Plenitude ma anche Eni Sustainable Mobility. Come spiegato dal cfo, Francesco Gattei, i numeri presentati al mercato «assumono una diluizione che può arrivare da Ipo o l'ingresso di soci di minoranza».

Campagna acquisti sì ma bilanciata

Riguardo invece alla possibilità di fare acquisizioni, Gattei ha precisato che Enimonitora il mercato. «Infatti l'anno scorso si sono viste alcune acquisizioni per Plenitude, la divisione Mobility e nell'Upstream». A dicembre 2022, per esempio, Plenitude ha finalizzato l’acquisizione del 100% di Plt (Plt Energia Srl e Sef Srl) , un gruppo italiano integrato con una capacità installata di 0,3 GW, già
operativa, 0,1 GW in costruzione e 1,2 GW di progetti in fase di sviluppo in Italia e Spagna. Inoltre, il gruppo Plt detiene un portafoglio di 90mila clienti in Italia. A fine 2022, Plenitude ha anche firmato un accordo per l’acquisito dell’impianto fotovoltaico di Kellam, da 81 MW, situato in Texas, portando la capacità installata totale nel Paese a 878 MW.

Nucleare, Descalzi: lavoriamo su fusione, prima centrale nel 2030

C’è poi il capitolo dell’energia nucleare: «Noi stiamo lavorando sulla fusione nucleare, è ricerca in uno stadio molto avanzato. Avremo il primo pilota che deve dare energia positiva nel 2025 e la prima centrale commerciale al 2030», ha sottolineato Claudio Descalzi, intervistato da SkyTg24. «Sono centrali piccole e modulari che non si basano su prodotti radioattivi ma sulla fusione degli atomi. Darà contributi dopo il 2030». Sul fronte della fusione, ha ribadito Descalzi, «siamo molto impegnati e siamo il principale shareholder di una compagnia che è nata da uno spin-off del Mit con il quale lavoriamo da molti anni».

Orario di pubblicazione: 23/02/2023 15:48
Ultimo aggiornamento: 23/02/2023 17:53
 
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