Eni - solo news - n.3

Oggi sul quotidiano:

Eni potrà esportare gas dal Venezuela in Italia. Come cambiano gli accordi tra sanzioni Usa e guerra in Ucraina
CLAUDIO DESCALZI CEO ENI

Eni potrà esportare gas dal Venezuela in Italia. Come cambiano gli accordi tra sanzioni Usa e guerra in Ucraina​

di Angela Zoppo

A giugno il governo di Caracas assegnerà le licenze per l’export della produzione del giacimento di Perla, in joint venture con Repsol. Sarà compreso anche il gnl. Il gruppo di Descalzi vanta crediti per 566 milioni nei confronti della compagnia statale Pdvsa.​


Da Paese altamente problematico ad alleato nella diversificazione delle forniture di gas per l’Italia e l’Europa, che devono sostituire gli approvvigionamenti dalla Russia. È la parabola del Venezuela, che ora si prepara a dare via libera a Eni e a Repsolperché possano esportare gas, compreso il gnl, il gas naturale liquefatto. Attesa per giugno (le trattative sono in corso), la novità seguirebbe di poche settimane l’ottenimento delle licenze di export dei cosiddetti liquidi associati, estratti dai giacimenti di greggio e gas, prevista nei contratti ma rilasciata dopo 7 anni.
Il semaforo verde atteso per l’esportazione di gas, però, è un’evoluzione ancora più importante dei rapporti con Caracas.

Le parole del numero uno di Pdvsa

A confermare che la concessione delle licenze è sulla buona strada è stato Pedro Rafael Tellechea, ministro dell'Industria petrolifera e presidente di Pdvsa, la compagnia petrolifera statale venezuelana. La firma, però, sarà quella del presidente, Nicolas Maduro.

«Eni e Repsol sono interessate a crescere nell'area del gas in Venezuela incrementando la produzione. Inoltre, hanno aspettato per 7 anni il permesso di esportare i liquidi associati», ha detto il ministro, aggiungendo che la data di inizio delle esportazioni dipenderà dalla velocità dell'investimento impegnato. Centrale è la joint venture Cardon IV, partecipata pariteticamente da Eni e Repsol, che gestisce la produzione di gas naturale al largo del Venezuela nel giacimento giant di Perla.

Il nulla osta di Washington

Sia Eni che Repsol hanno già un permesso rilasciato dall'Ofac, l’Ufficio di controllo dei beni stranieri del Dipartimento del tesoro americano, che le autorizza ad esportare prodotti in Europa come meccanismo per riscuotere in natura i crediti vantati con Pdvsa. Come si legge nella relazione finanziaria annuale di Eni, al 31 dicembre 2022 sono in essere crediti per 566 milioni di euro, che corrispondono al valore recuperabile delle fatture gas scadute nei confronti di Pdvsa per le forniture di Cardón IV. Nel corso del 2022, a fronte del benestare delle autorità degli Stati Uniti nell’ambito del quadro sanzionatorio imposto al Venezuela, il Cane a sei zampe ha effettuato alcune operazioni di compensazione del credito proprio mediante ritiri di petrolio di proprietà di Pdvsa. I ritiri per circa per 3,1 milioni di barili, scrive Eni, «hanno consentito di limitare l’incremento dello scaduto».

Caracas vuole aumentare la produzione

Il Venezuela spinge per aumentare la produzione di petrolio nazionale a 1,17 milioni di barili al giorno entro la fine dell'anno. Gli ultimi dati risalgono ad aprile quando la produzione di greggio ha superato gli 800mila barili al giorno per la prima volta da dicembre 2021. Secondo le stime di Tellechea, nella seconda metà dell’anno i volumi saliranno di altri 390mila barili giornalieri. Allo stesso tempo, Pdvsa prevede di aumentare la produzione di gas di 645 milioni di piedi cubi al giorno portandola a 2,27 miliardi, circa 63 milioni di metri cubi.

MF - Numero 097 pag. 15 del 19/05/2023
 

Rischio sovrano: Moody’s rinvia il giudizio sull’Italia​

di Luca Gualtieri

L'agenzia di rating aveva fissato per venerdì 19 maggio l'eventuale revisione del merito di credito, ma ha scelto di aspettare. Fitch e S&P hanno già confermato la loro valutazione​


Moody's rinvia l'aggiornamento sul rating sovrano dell'Italia. L'agenzia di rating, che aveva fissato per venerdì 19 maggio l'eventuale revisione del merito di credito, in una nota include la Penisola fra gli emittenti il cui rating non è stato aggiornato pur essendo in calendario.

I verdetti delle altre agenzie


Il giudizio di Moody's sull'Italia era molto atteso dopo che Fitch e S&P hanno confermato la loro valutazione. In una nota Moody's elenca gli emittenti per il quale il rating non è stato aggiornato nonostante fossero in calendario e, oltre all'Italia, ci sono Malta e la città di Zagabria.

Il rating del Portogallo invece è stato aggiornato come previsto, con Moody's che ha confermato il suo giudizio Baa2 e rivisto al rialzo l'outlook a positivo d stabile.

Orario di pubblicazione: 20/05/2023 11:09
Ultimo aggiornamento: 20/05/2023 11:16
 
Stop alle caldaie a gas dal 2029, ecco quanto può arrivare a costare alle famiglie italiane


Stop alle caldaie a gas dal 2029, ecco quanto può arrivare a costare alle famiglie italiane​

di Francesca Gerosa

L’addio alle caldaie a gas all’interno delle abitazioni private che la Ue vorrebbe imporre a partire dal 2029 non solo rappresenta una misura insostenibile per le famiglie, ma rischia di non determinare nemmeno vantaggi sul piano ambientale, secondo il Codacons, che suggerisce alcune contropartite all’Unione Europea​


Il 2029 potrebbe essere l'anno dello stop definitivo alle caldaie a gas in Unione Europea. La bozza di revisione del regolamento 813/2013/Ue, attualmente in discussione e che nell'ultimo Consultation Forum della Commissione Europea ha registrato la netta opposizione dell'Italia, prevede infatti, se non modificata, standard tecnico produttivi molto stringenti. Si tratta di un divieto di fatto all'immissione sul mercato delle caldaie a gas, comprese quelle alimentate con gas rinnovabili.

Stop alle caldaie a gas, una stangata per le famiglie italiane

L’addio alle caldaie a gas all’interno delle abitazioni private che la Ue vorrebbe imporre a partire dal 2029 rappresenta «una misura insostenibile per le famiglie, che non solo comporterà una stangata sul fronte della spesa da sostenere, ma rischia di non determinare nemmeno vantaggi sul piano ambientale», denuncia il Codacons, commentando la riunione del prossimo 12 giugno nel corso della quale l’Unione Europea discuterà la bozza di revisione del regolamento 813/2013/Ue che prevede proprio il divieto di vendita di caldaie a gas dal settembre 2029.

Quanto costa acquistare e installare una pompa di calore


Qualora il provvedimento studiato dall’Ue dovesse diventare realtà, le famiglie che dal 2029 si troveranno nella condizione di sostituire la vecchia caldaia a gas, magari perché si è rotta, dovranno obbligatoriamente acquistare una pompa di calore, spiega il Codacons. Oggi, per l’acquisto e l’installazione di una pompa di calore, il costo varia tra i 6mila e i 16mila euro a seconda dell’impianto scelto: «una spesa proibitiva sia per i costi in costante crescita di tali impianti, sia per la manodopera sempre più costosa», aggiunge, osservando che non tutte le abitazioni, poi, possono dotarsi di pompe di calore e il rendimento energetico in alcune case potrebbe essere ben al di sotto degli standard previsti: prima di tutto le dimensioni non indifferenti dell’impianto rendono necessario uno spazio dove poter mettere l’unità esterna, circostanza che rende difficile l’installazione in quelle abitazioni che non hanno aree all’aperto dove poterla collocare.

Codacons: per migliorare l‘efficienza energetica misure eque


In secondo luogo, se la casa non è ristrutturata, e quindi non gode di isolamento e coibentazione ottimale, e se dispone di termosifoni tradizionali al posto dei moderni impianti a pavimento, la resa scende e di parecchio, vanificando gli effetti positivi sull’ambiente. «Qualsiasi misura volta a migliorare l‘efficienza energetica delle abitazioni deve essere equa, proporzionata ma soprattutto sostenibile, e non deve pesare come un macigno sulle spalle dei consumatori», afferma il presidente, Carlo Rienzi. «Per tale motivo se l’Unione Europea vorrà imporre l’addio alle caldaie a gas, dovrà prevendere», suggerisce Rienzi, «non solo eccezioni per quelle case che non sono in condizione di installare pompe di calore, ma anche incentivi e bonus per aiutare le famiglie ad affrontare la spesa legata alla sostituzione dei vecchi impianti».

Orario di pubblicazione: 22/05/2023 13:56
Ultimo aggiornamento: 22/05/2023 14:09
 
Oggi sul quotidiano



Eni, più gas dalla Libia per l’Italia col riavvio della jv Mellitah
CLAUDIO DESCALZI CEO ENI

Eni, più gas dalla Libia per l’Italia col riavvio della jv Mellitah​

di Angela Zoppo

I lavori di ristrutturazione degli impianti della società italo-libica si sono chiusi in anticipo, ora sarà possibile inviare maggiori volumi di metano tramite il gasdotto GreenStream. E la compagnia statale Noc si intesta tutto il successo dell’operazione.​


Il gas libico torna a fluire nei tubi del gasdotto GreenStream, direzione Italia, e secondo Tripoli potrà farlo a volumi crescenti. Si è conclusa in anticipo sui tempi previsti, infatti, la ristrutturazione degli impianti di Mellitah, la joint venture paritetica tra Eni e Noc (National Oil Corporation), la compagnia statale della Libia, mettendo cosi fine allo stop forzato delle esportazioni verso il terminal di Gela, in Sicilia. I tubi erano rimasti a secco dal 30 aprile scorso a causa della ristrutturazione di Mellitah.
Allo stesso tempo, era stata comunicata una ristrutturazione anche per i giacimenti di Bahr Al-Salam (offshore) e Wafa (onshore), entrambi operati dalla jv Eni-Noc.

La Libia prende il merito

Ad annunciare la ripartenza degli impianti di Mellitah è stato il presidente della compagnia libica, Farhat Bengdara, e ai presenti non è sfuggito che, a beneficio di telecamere e dei suoi stakeholder, Noc si è intestata tutto il successo dell’operazione, dopo essersi smarcata anche dalle responsabilità dei ritardi nell’avvio dei lavori di manutenzione, sviluppo, ampliamento e ammodernamento.

Ma i rapporti con Eni, che è il maggior operatore estero dell’oil & gas sul mercato libico, restano solidi. Da Noc spiegano che la ristrutturazione si è resa necessaria proprio per soddisfare la crescente domanda di gas dall'Italia. Con la Libia, va ricordato, c’è un maxi-accordo da 8 miliardi di dollari per incrementare la produzione di gas nel Paese, firmato a gennaio scorso dal governo Meloni.

I numeri dell’export

I numeri delle esportazioni di gas verso l’Italia nel 2022 sono scesi a 2,6 miliardi di metri cubi annui, dai 3,2 miliardi del 2021 e dai 4,4 miliardi del 2020. La media è stata di 7-8 milioni di metri cubi al giorno di gas consegnati al terminal di Gela, in Sicilia, volumi che a ridosso del fermo per lavori era scesa a circa 3 milioni di mc al giorno, secondo i dati diffusi da Noc. Ora si riporteranno tra 7 e 9 milioni di mc al giorno, per poi aumentare ulteriormente. La capacità del GreenStream è quasi tre volte superiore ai flussi attuali, perché può trasportare fino a 10 miliardi di mc all’anno.
La Libia è determinata ad aumentare la produzione di greggio e gas, che non ha più toccato i 2 milioni di barili al giorno dalla fine del regime di Gheddafi. Ora Noc vuole riportarsi a quei livelli entro il 2026, un raddoppio in meno di 3 anni. La compagnia di Stato ha fissato un possibile traguardo intermedio di 1,8 milioni di barili per fine 2024 e vuole dare impulso anche all’esplorazione di nuovi giacimenti.

Il prezzo del gas continua a scendere

Col gas ormai sotto i 30 euro a Megawattora (-2%), intanto, va avanti il riempimento degli stoccaggi europei per la prossima stagione invernale. La media Ue è di circa il 65,6%, quella dell’Italia è già al 71,7%, alla pari con la Germania. Dalla Russia continua ad affluire gas verso l’Europa, seppure in quantitativi che non sono mai più tornati a quelli ante-guerra. Le forniture medie inviate da Gazprom si aggirano sui 40 milioni di mc al giorno.

MF - Numero 099 pag. 12 del 23/05/2023
 

Eni: Descalzi accorcia la catena, incorporata Eni Finance International (MF)​

ROMA (MF-NW)--Dopo il lancio di due bond a tasso fisso da 2 miliardi di euro, l'ad dell'Eni Claudio Descalzi, che e' stato appena riconfermato per il quarto mandato consecutivo, mette mano alla catena societaria del colosso petrolifero. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, Eni ha avviato la fusione transfrontaliera per incorporazione di Eni Finance International nella capogruppo, progetto approvato l'11 maggio e che dovrebbe concludersi entro l'anno. Si tratta della controllata belga con sede a Bruxelles che gestisce le attivita' di finanziamento delle societa' non residenti in Italia controllate da Eni, come finanziamenti a breve o lungo termine, la concessione di garanzie finanziarie, la gestione delle eccedenze di cassa, la copertura del rischi di cambio e delle fluttuazioni dei tassi. In passato ha effettuato prestiti anche a Saipem. quella societa', poi, che ha al proprio interno l'Unita' Servizi Finanziari a Consociate Prima, unita' operativa che lavora sui conti di controllate Eni in Paesi ad elevato rischio di instabilita' politica, frode e corruzione. Nel progetto si legge che "l'operazione si colloca nell'ambito di un piano piu' ampio di riorganizzazione delle attivita' finanziarie del gruppo. Oltre che semplificare e razionalizzare l'assetto organizzativo e societario, consente poi una piu' efficace gestione dei processi operativi attraverso la riduzione dei livelli decisionali e l'accentramento della gestione finanziaria presso la societa' Incorporante consentendo un'ottimizzazione delle attivita' economiche, gestionali e finanziarie del gruppo. Inoltre, l'operazione consente di ridurre i costi di struttura, assicurando maggiore tempestivita', automazione ed efficienza alle attivita' di tesoreria accentrata e rafforzando Ia struttura economica, gestionale e finanziaria" di Eni. Propedeutico alla fusione e' stato un altro passaggio societario interno ovvero l'acquisto varato il 24 aprile del 66,4% di Eni Finance International, quota detenuta in Eni International Bv, da parte della capogruppo che ha gia' in portafoglio il restante 33,6% del capitale iscritto a bilancio per circa 361,38 milioni di euro. Eni International Bv, interamente controllata da Eni, e' una delle holding con sede invece in Olanda che detengono le partecipazioni estere del Cane a sei zampe. pev (fine) MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

23/05/2023 08:37
 

Eni: cooperera' con Min. Agricoltura Vietnam su transizione energetica​

ROMA (MF-NW)--Eni e il Ministero dell'Agricoltura e dello Sviluppo Rurale del Vietnam (MARD) hanno firmato oggi ad Hanoi un memorandum d'intesa per identificare iniziative congiunte negli ambiti degli agri-feedstock e della generazione di crediti di carbonio. Le parti, informa una nota, esploreranno opportunita' per valorizzare i residui dalle catene del valore agro-industriali per produrre oli vegetali, non in competizione con la filiera alimentare, per utilizzo nelle bioraffinerie di Eni. Tra le iniziative potenziali anche la rigenerazione di terreni degradati, abbandonati o inquinati, come fattore per lo sviluppo rurale. Il memorandum include la possibilita' di cooperare sul tema della generazione dei crediti di carbonio tramite attivita' di compensazione delle emissioni basate sulla Natural Climate Solution finalizzate, per esempio, a evitare la deforestazione, promuovere un uso sostenibile delle foreste, supportare la conservazione degli ecosistemi naturali, come quello delle mangrovie, e la gestione dei terreni con pratiche agricole resilienti al clima. Il memorandum e' in linea con la missione del MARD di sviluppare il settore agricolo vietnamita con un approccio sostenibile, incoraggiando una crescita del 2.5%-3% e un aumento della superficie forestale al 42%, e con la Strategia di Eni per raggiungere le zero emissioni nette al 2050. Eni e' presente in Vietnam dal 2012 nel settore Upstream e attualmente opera in 5 blocchi localizzati nei bacini di Song Hong e Phu Khanh, nell'offshore del Vietnam centrale. gug (fine) MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

23/05/2023 12:17
 

Plenitude (Eni): al 2030 vendera' 100% energia elettrica con garanzia origine green​

MILANO (MF-NW)--Plenitude, societa' del gruppo Eni che integra la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, ha pubblicato il Report di Sostenibilita' per il 2022. Nel rapporto sono stati raccolti i dati relativi alla vendita e alla produzione di energia del gruppo e i prossimi target del gruppo, tra cui l'obiettivo di fornire 100% energia elettrica certificata tramite garanzie di origine, come immessa in rete e prodotta da fonti rinnovabili, entro il 2030. Tra i futuri progetti, il gruppo stima di raggiungere circa 35.000 punti di ricarica installati nel 2030 tra Europa e Italia. GAS ED ELETTRICITA', TARGET 11 MLN CLIENTI AL 2026 L'area di business Retail si occupa dell'acquisto e della vendita di gas ed energia elettrica e di soluzioni energetiche a 10 milioni di clienti. Plenitude si posiziona come il principale operatore attivo nella vendita di gas naturale a famiglie, condomini e imprese, sia in Italia (con 5,4 milioni di clienti) sia in Grecia (0,3 milioni). Per la fornitura di energia elettrica a uso domestico, la societa' si posiziona come secondo operatore nel mercato libero in Italia, con 2,7 milioni di clienti. L'obiettivo e' raggiungere piu' di 11 milioni di clienti nel 2026, oltre 15 mln nel 2030 e oltre 20 mln nel 2050. 100% ELETTRICA PRODOTTA DA RINNOVABILI AL 2030 A partire dal 2019, Plenitude ha deciso di impostare la propria proposta per la fornitura di energia elettrica per il settore residenziale in un'ottica di attenzione alle tematiche ambientali. Da aprile 2022, Plenitude offre a tutti i propri clienti del segmento b2c, energia elettrica certificata tramite garanzia di origine come immessa in rete e prodotta da fonti rinnovabili. L'incremento percentuale della fornitura di energia certificata rispetto al totale dell'energia venduta e' passato dal 41% del 2021 al 66% nel 2022. La societa' ha ora come obiettivo quello di raggiungere il 100% dell'energia elettrica certificata tramite garanzie di orgine come immessa in rete e prodotta da fonti ronnovabli entro il 2030, anche per i clienti b2b. 2,2 GW CAPACITA' INSTALLATA AL 2022 (+100% A/A) Oltre a fornire energia proveniente da terzi, Plenitude produce e vende l'energia proveniente dai propri impianti alimentati da fonti rinnovabili. A tal proposito, a fine 2022, la societa' ha conseguito l'obiettivo annunciato di incrementare la capacita' installata fino a oltre 2 GW, raggiungendo il valore di 2,2 GW e raddoppiando il risultato del 2021 (1,1 GW). Tale capacita' e' riferita per circa il 54% a impianti fotovoltaici e per il restante 46% a impianti eolici. La capacita' installata e' localizzata per il 38% sul territorio nazionale e per il 62% all'estero (principalmente Stati Uniti, Spagna e Francia). Conseguentemente all'incremento della capacita' installata, Plenitude ha piu' che raddoppiato la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, passando da poco meno di 1 TWh nel 2021 a 2,55 TWh nel 2022. L'obiettivo del gruppo e' di installare 7 Gw entro il 2026 e 15 Gw entro il 2030. 1 MLD METRI CUBI L'ANNO DI GAS COMPENSATI ENTRO 2025 Sul totale dei clienti di Plenitude, il 63% del totale (valore in diminuizione di 8pp rispetto al 2021), corrispondenti a 6,3 milioni di persone, ha sottoscritto contratti di fornitura di gas. Di questi, il 53,8% e' localizzato in Italia, il 6% in Francia, e, in minor misura, in Grecia (2,9%), Spagna e Portogallo (0,5%) e Slovenia (0,1%). La combustione del gas venduto ai clienti ha contribuito nel 2022 alla generazione di emissioni di gas a effetto serra per un ammontare pari a 13,6 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. A partire dal 2021, in Italia, e' previsto che la totalita' delle emissioni sia compensata dall'acquisto di crediti di carbonio, che certificano il coinvolgimento in progetti internazionali. In riferimento al 2022, nel corso dell'anno in corso verranno compensate complessivamente 0,8 milioni di tonnellate di Co2. L'obiettivo del gruppo, e' quello di raggiungere 1 miliardo di metri cubi di gas all'anno compensati attraverso i crediti di carbonio entro il 2025. EV, OBIETTIVO 20.000 PUNTI RICARICA AL 2023 Plenitude ha ampliato il proprio modello di business diventando un punto di riferimento per l'innovazione nel mercato della mobilita' elettrica. Nel corso del 2022, Be Charge - la societa' che gestisce le colonnine di ricarica per conto di di Be Power - ha installato e attivato sul territorio italiano ed euro peo quasi 7.000 punti di ricarica. Con un totale, a dicembre 2022 di 12.093 punti di ricarica installati. Negli anni a venire, Be Charge ha l'obiettivo di realizzare una delle maggiori e capillari infrastrutture di ricarica pubblica per veicoli elettrici in Italia e in Europa, prevedendo circa 20.000 punti di ricarica installati a fine 2023 (oltre 30.000 al 2026) fino a raggiungere circa 35.000 nel 2030. A tal fine, Plenitude dispone di una pipeline di 9.000 punti di ricarica, sia in Italia (85%) sia all'estero (15%). GOBERTI (AD), SOSTENIBILITA' RENDE NOSTRA PROPOSTA UNICA "Nel 2022 ci siamo impegnati a proseguire il percorso avviato nel 2021, lavorando quotidianamente sull'integrazione dei nostri obiettivi di sostenibilita' nel modello di business, in quanto pensiamo che questo renda la nostra proposta unica, pronta alle sfide della transizione energetica nonche' alle tendenze emergenti del mercato dell'energia. Crediamo fortemente nella centralita' del cliente e continueremo a promuovere modelli di consumo responsabile, grazie a soluzioni tecnologiche accessibili che lo accompagnino nel suo percorso di decarbonizzazione. Continuiamo a guardare alla diversita' e all'inclusione quali valori essenziali, e promuoviamo il benessere delle nostre persone attraverso percorsi di crescita personale e professionale. Puntiamo a costruire rapporti di fiducia con tutti i nostri stakeholder, basati su principi di correttezza e trasparenza", cosi' Stefano Goberti, amministratore delegato di Plenitude, ha commentato il Rapporto di Sostenibilita' 2022.
ann anna.dirocco@mfnewswires.it (fine) MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

24/05/2023 14:10
 

Eni: Kenya Airways prima compagnia aerea a usare Sustainable Aviation Fuel​

ROMA (MF-NW)--La compagnia nazionale Kenya Airways (KQ) e' la prima compagnia aerea a usare SAF (Sustainable Aviation Fuel) fornito da Eni per un volo di lungo raggio e partecipera' all'iniziativa Sustainable Flight Challenge (TSFC) di SkyTeam, una sfida amichevole tra le compagnie dell'alleanza SkyTeam. Il Boeing 787-800 (B787-8) Dreamliner, informa una nota, decollato oggi dall'aeroporto internazionale Jomo Kenyatta di Nairobi in direzione di Amsterdam Schipol, e' il primo volo di Kenya Airways alimentato anche con il carburante sostenibile per l'aviazione di Eni Sustainable Mobility. Per questo volo, il JetA1 viene miscelato con Eni Biojet prodotto nella raffineria di Livorno distillando le bio-componenti prodotte nella bioraffineria di Gela. "La collaborazione con Eni Sustainable Mobility per questo primo volo con il SAF ci mette sulla rotta per testare l'uso del carburante per l'aviazione sostenibile in Africa. I dati e le informazioni generati dal volo pilota saranno preziosi per le decisioni politiche, i quadri normativi e le best practice del settore relative al SAF. Si tratta di un'importante pietra miliare per Kenya Airways e per il piu' ampio settore dell'aviazione africana", dichiara Allan Kilavuka, ad di Kenya Airways. Eni Biojet contiene il 100% di componente biogenica ed e' idoneo ad essere utilizzato in miscela con il jet convenzionale (JetA1) fino al 50%. Per questo volo, l'Eni Biojet e' stato miscelato da Kenya Airways con il jet fuel tradizionale a Nairobi. KQ collabora con Eni a un percorso per l'utilizzo di carburante avionico sostenibile per i suoi voli al di fuori del Paese: il volo Nairobi-Amsterdam alimentato con SAF permette a KQ di avere un vantaggio competitivo nel continente. "La fornitura di Eni Biojet all'aeroporto di Nairobi e' un passo importante per Eni Sustainable Mobility perche' conferma come l'azienda possa sostenere, anche in ambito internazionale, compagnie aeree come Kenya Airways nel proprio percorso di decarbonizzazione", dichiara Stefano Ballista, ad di Eni Sustainable Mobility. Dal 2025, per tutti i voli in partenza dagli aeroporti europei, una quota di SAF sara' obbligatoria. Per questo KQ sta lavorando per trarre vantaggio dall'attuale diffusione dei carburanti sostenibili per l'aviazione, in conformita' con la direzione indicata dall'Unione Europea con il regolamento ReFuelEU Aviation che stabilisce obiettivi di miscelazione dei carburanti tradizionali con carburanti piu' sostenibili in quantita' crescenti. Eni commercializza anche un carburante per il settore avio contenente il 20% di componente biogenica, il JetA1+Eni Biojet, per la cui fornitura ha sottoscritto accordi con compagnie aeree nazionali e internazionali, oltre che con aeroporti e operatori del settore della logistica. Dal 2024 le bioraffinerie di Venezia e Gela inizieranno la produzione di Eni Biojet a partire da materie prime rinnovabili che arrivera' a oltre 200 mila tonnellate/anno. Questo obiettivo richiede un'importante fornitura di materie prime per la quale Eni sta sviluppando sia una filiera in Kenya per la raccolta degli UCO (oli di cucina esausti), lavorando con aziende e operatori del settore food e contribuendo a gestire un rifiuto alimentare in un'ottica di economia circolare, sia una rete di agri-hub in Kenya e altri Paesi africani, per produrre oli vegetali da terreni marginali che non sono in competizione con la produzione alimentare. Eni Sustainable Mobility e Kenya Airways stanno lavorando a un accordo piu' ampio per una collaborazione a lungo termine. com/gug (fine) MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

25/05/2023 08:50
 
Oggi sul quotidiano:

Plenitude si riscalda per l’ipo a colpi di acquisizioni green

STEFANO GOBERTI CEO PLENITUDE

Plenitude si riscalda per l’ipo a colpi di acquisizioni green​

di Angela Zoppo

La società controllata da Eni aspetta condizioni di mercato meno incerte per il debutto in Borsa. L’asticella è una valutazione di 10 miliardi di euro. E intanto fa massa nel segno delle rinnovabili. L’obiettivo è 3 GW entro fine anno.​


Plenitude fa massa senza perdere di vista la borsa. L’ultima indicazione arrivata dalla capogruppo Eni è di aspettare tempi più favorevoli, o meno incerti, per il debutto sul listino della società benefit che mette insieme retail, rinnovabili e mobilità elettrica: il nocciolo della questione è arrivare a una valutazione tonda, non inferiore ai 10 miliardi di euro. Ma al di là della prudenza d’obbligo di questi tempi, nessun dietrofront è in programma per quella che si annuncia tra le ipo più attese dal mercato e che non si fermerebbe nemmeno (parola dell’ad di Eni Claudio Descalzi) con l’ingresso di un partner di minoranza .

Due ostacoli su tutti hanno rallentato la corsa verde di Plenitude verso il listino in un anno di forte crescita geografica e industriale, ma di frenata sul fronte degli utili, nonostante l’esplosivo incremento dei ricavi da 7,3 a 12,6 miliardi di euro. La futura matricola di casa Eni riassume così le difficoltà contingenti e non strutturali incontrate nel 2022, settore per settore, a cominciare dal Retail, dove pure conta oltre 10 milioni di clienti. Qui ha pesato la volatilità dei costi di approvvigionamento, per la parte non coperta dalle operazioni in derivati. La mobilità elettrica, invece, sconta ancora il fatto di essere in fase di start-up, condizione che ha comportato risultati operativi in perdita.

Una zavorra sui conti della società guidata dall’ad Stefano Goberti è arrivata, in generale, anche dal contributo di solidarietà chiesto alle imprese dell’energia: «la presenza di tassazioni straordinarie molto elevate sui profitti in Italia», si legge nella relazione finanziaria, «sommata agli oneri non ricorrenti del risultato operativo, ha determinato una perdita netta di competenza Eni Plenitude di 129 milioni di euro».

Dove invece Plenitude è andata a colpo sicuro è nel settore Rinnovabili, che ha beneficiato delle maggiori produzioni «derivanti sia dalle acquisizioni che dalle entrate in esercizio di nuovi impianti, oltre che dei maggiori prezzi di realizzo per la parte di produzioni non coperta da accordi a lungo termine o da prezzi regolati». A tirare le somme, se l’ebitda segna una crescita da 606 a 673 milioni di euro è proprio grazie all’exploit delle rinnovabili, che hanno di fatto quadruplicato i margini rispetto al 2021, passando da 54 a ben 211 milioni di euro in un solo anno.

L’onda verde guida anche le previsioni per tutto il 2023, con l’obiettivo di un’ulteriore crescita dell'ebitda adjusted e di una sostanziale stabilità del risultato operativo, sempre adjusted. Il management conferma «ingenti investimenti» concentrati nei settori in sviluppo (Rinnovabili) e start-up (Mobilità elettrica)». Nell’anno il portafoglio in gestione dovrebbe superare i 3 GigaWatt di capacità installata. Negli obiettivi di medio termine del business plan si prevede di superare i 7 GW entro il 2026 e oltre 15 GW nel 2030.

Scaldando i muscoli per l’ipo che verrà, e seguendo il filo verde, il 2022 è stato un anno scandito dalle acquisizioni e progetti avviati. L’elenco è lungo, spunta anche un corposo capitolo Stati Uniti. Grazie al completamento del progetto Golden Buckle Solar a Brazoria County inTexas, un impianto fotovoltaico da 263 megawatt realizzato in poco più di un anno e avviato a gennaio 2023, la capacità installata negli Stati Uniti ha raggiunto gli 0,8 GW alla fine del 2022. «I nostri obiettivi di crescita prevedono di superare i 1,7 GW di capacità installata negli Usa alla fine del Piano quadriennale nel 2026. Il prossimo progetto che sarà realizzato ancora in Texas, è una grande batteria da 200 MW, localizzata in prossimità di un altro impianto fotovoltaico di proprietà. «La batteria», questo è il piano, «permetterà di immagazzinare l’energia verde nei periodi di prezzi bassi e rivenderla con profitto, sfruttando l’ampia volatilità dei prezzi sul mercato locale».
Ma se si vuole un colpo d’occhio immediato sull’evoluzione di Plenitude, basta guardare il valore di carico, compreso di quello di avviamento, delle Cgu (Cash Generating Unit). Alla voce Rinnovabili, con le varie Cef 3, GreenEnergy, Finpower, Eolica Lucana, Eni New Energy, Anchor eccetera, il carrying amount è più che raddoppiato da 1, 5 a 3,4 miliardi.
Anche la mobilità elettrica, con l’acquisizione di Be Power, ha avuto un incremento, da 767 a 820 milioni, e altrettanto il retail, da 1,897 a 1,922 miliardi. In totale in un anno si è passati da un valore di carico di 4,2 miliardi a oltre 6,1 miliardi di euro.

Milano Finanza - Numero 103 pag. 29 del 27/05/2023
 
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Eni: Plenitude ed Energica insieme per soluzioni innovative e-mobility​

ROMA (MF-NW)--Plenitude (Eni), attraverso la sua Societa' controllata Be Charge che si occupa della diffusione delle infrastrutture e dei servizi di ricarica per la mobilita' elettrica, ed Energica Inside, la business unit di Energica Motor Company dedicata alla ricerca di soluzioni innovative per l'e-mobility, firmano un accordo per sviluppare progetti tecnologicamente all'avanguardia. Il primo obiettivo dell'accordo, informa una nota, e' quello di estendere la mobilita' elettrica alla nautica attraverso un progetto congiunto innovativo oltre all'installazione di colonnine di ricarica nei porti italiani per offrire ai consumatori nuove possibilita' di spostamento anche in acqua. La sinergia tra le due societa' ha reso possibile lo sviluppo di un nuovo veicolo elettrico marittimo, un prototipo di moto d'acqua elettrica, modello Runabout, che sara' dotato delle tecnologie di Energica Inside e di Electric Revolution, start up creata da Roberto Minnucci e Roberto Mariani, (campione mondiale di Freestyle Jetski). Paolo Martini, head of e-mobility di Plenitude e ad di Be Charge, ha commentato: "la firma di questo accordo segna per noi l'inizio di un percorso importante che estende alla nautica il concetto di mobilita' elettrica Come sempre siamo spinti dalla volonta' di essere precursori utilizzando la tecnologia come strumento fondamentale per essere sempre innovativi nei nostri servizi". Livia Cevolini, ceo Energica Motor Company, ha dichiarato: "questo accordo rappresenta per noi un capitolo fondamentale per ampliare le nostre attivita', ed e' un'incredibile opportunita' per accelerare la transizione energetica in nuovi settori industriali. Si tratta di un risultato in linea con la visione di Energica verso l'ampliamento dell'Electric Valley Italiana". com/gug (fine) MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

29/05/2023 11:16
 

Eni: al 26/05 quota azioni proprie sale all'1,04%​

MILANO (MF-NW)--Eni ha acquistato, nel periodo compreso tra il 23 e il 26 maggio scorsi, un totale di 2.905.692 azioni proprie, al prezzo medio ponderato di 13,2287 euro per azione, per un controvalore complessivo di 38.438.527,76 euro. A seguito delle operazioni effettuate fino al 26 maggio, si apprende da una nota, Eni detiene un totale di 35.160.306 azioni proprie, pari all'1,04% del capitale sociale post annullamento. com/ann (fine) MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

31/05/2023 13:02
 

ENI, COMUNICAZIONI SUL PROGRAMMA DI ACQUISTO DI AZIONI PROPRIE​

News Image
(Teleborsa) - Eni ha comunicato di aver acquistato, tra il 23 e il 26 maggio 2023, nell'ambito dell'autorizzazione all'acquisto di azioni proprie, complessive 2.905.692 azioni proprie, al prezzo medio ponderato di 13,2287 euro per azione, per un controvalore pari a 38.438.527,76 euro.

Dall'inizio del programma, Eni ha acquistato 4.612.556 azioni proprie (pari allo 0,14% del capitale sociale) per un controvalore complessivo di 61.184.764,89 euro. A seguito degli acquisti effettuati fino al 26 maggio, considerando le azioni proprie già in portafoglio e l'annullamento di 195.550.084 azioni proprie deliberato dall'Assemblea il 10 maggio 2023 e in corso di esecuzione, Eni detiene 35.160.306 azioni proprie pari allo 1,04% del capitale sociale post annullamento.

A Milano, intanto, buona la performance della società del cane a sei zampe, che si attesta a 12,68 euro, con un aumento dell'1,88%.

(TELEBORSA) 01-06-2023 11:41
 
Oggi sul quotidiano:


HitecVision: ecco perché ci interessa Plenitude dall’Eni. E perché l’energia sarà la nuova valuta globale​

di Fabrizio Massaro

Il fondo norvegese HitecVision tratta con Eni per una quota di Plenitude e apre a Milano per investire nella transizione green. Il responsabile italiano Antonio Pace ne spiega a Milano Finanza i piani e la strategia. Tra inflazione e rischi geopolitici​


È partner da tempo dell’ Eni nelle attività estrattive e produttive offshore e nell’eolico dei Mari del Nord. Ora punta a una quota di minoranza di Plenitude, lo spin-off del gigante italiano dell’energia nel retail, nelle rinnovabili, nella mobilità elettrica, che il gruppo guidato da Claudio Descalzi vuole quotare - mercati permettendo - con o senza un investitore al suo fianco. Su queste basi il fondo norvegese HitecVision ha da poco ha aperto una terza sede a Milano, dopo quelle di Oslo e di Londra, scegliendo come senior partner e responsabile italiano Antonio Pace.

Già ceo del Fondo Italiano d’Investimento da dicembre 2019 a maggio 2022 Pace, 47 anni, ha lavorato tra Londra, New York, Milano e Parigi per Credit Suisse, Morgan Stanley e Sociéte Générale, nel settore equities e investment banking, e insegna risk management alla Cattolica ed è membro dell’advisory board dell’EMCFB della Sda Bocconi, dove si è laureato. In questa intervista spiega le strategie europee di HitecVision, a cominciare dalla scelta di scegliere l’Italia come base operativa.

Il focus è la transizione energetica, partendo da quello che c’è già, con investimenti guidati anche da una precisa visione geopolitica. E forse non è un caso che i grandi fondi internazionali puntino su manager italiani per sviluppare i business globali nell’energia: è di pochi giorni fa la nomina del’ex ceo di Enel, Francesco Starace, come partner del fondo infrastrutturale svedese Eqt.

Domanda. HitecVision è un fondo specializzato nell’energia, tra i più grandi d’Europa. Ci traccia un quadro in numeri?
Risposta.
HitecVision è uno dei maggiori private equity al mondo specializzato nel settore energia. Nato 37 anni fa in Norvegia, è da tempo globale: ha 15 miliardi di euro in gestione, investitori che sono in gran parte fondi pensione ed endowments di università americane, 9 fondi attivi e nel 2022 ha distribuito agli investitori più di 4 miliardi di euro cash. Oltre agli uffici a Oslo, Stavanger e Londra, da qualche mese ha aperto a Milano, con focus su Europa e Mediterraneo.

D. Quali sono le tendenze macro che vedete in questo settore?
R.
La transizione ecologica in Europa è una grande opportunità; per perimetro di azione e per gli effetti che produrrà a livello retail l’energia rappresenta un asset strategico. Per questo dobbiamo ripensarla come priorità geopolitica europea. Il trilemma di cui si discute - sicurezza, convenienza e sostenibilità dell’energia - avrà investimenti differenti nel tempo; noi vediamo oggi la sicurezza al primo posto delle varie agende nazionali.

D. Gli americani con l’Inflation Reduction Act (Ira) - che ha attratto anche investimenti dell’ Enel nei pannelli solari - possono farci concorrenza ed eventualmente dirottare i vostri investimenti dall’altra parte dell’oceano?
R.
L’Ira, che mette in moto 1,5 trilioni di dollari, potrebbe essere visto come una insidia per il piano Repower Ue. In realtà è la constatazione di una view europea condivisa anche Oltreoceano. I due macrosistemi europeo e americano possono essere complementari in una nuova onda di globalizzazione «greener». Le recenti dichiarazioni dell’Amministrazione Biden a sostegno del progetto Enel-3Sun sono una conferma.

D. Quindi nel concreto ciò a quali scelte di investimento vi porta ?
R.
La prima domanda che ci fanno i nostri maggiori investitori riguarda l’Europa; a valle di una rotazione ciclica settoriale value a venire, esistono dei trend irreversibili tra i quali leggiamo l’ecological transition come quello di maggior magnitudo, in cui l’Europa è vista come antesignana. Se guardiamo i due listini principali di Europa e Usa a un anno data, l’Europa sta sovraperformando l’America. Non penso sia un caso. Potremmo essere il primo ecosistema a produrre consumi consapevolmente green. Qualche anno fa lessi un articolo intitolato «Currency as a new language»; oggi ho come l’impressione che potremmo rileggere quel paradigma come «energy as a new currency». Guardiamo con estremo interesse a tutti i progetti che vanno in questa direzione.

D. In concreto?
R.
Fino a ieri si guardava solo a chi produceva l’energia. Oggi l’energia potrebbe diventare una valuta globale, con cui compri e vendi servizi. È un cambiamento radicale dai potenziali effetti trasversali inesplorati.

D. Uno scenario in cui rientra quindi Plenitude. Siete già partner di Eni in molte attività, specie nei mari del Nord. Ora vi siete fatti avanti per una quota di minoranza della newco che Eni intende quotare. A che punto sono le trattative?
R.
Esiste un legame storico tra Eni e HitecVision; è una delle grandi corporation con cui abbiamo esportato il nostro modello che porta a valorizzare determinate divisioni di grandi aziende e farne un business stand alone, quotabile o rivendibile ad altri operatori simili a noi, spesso con skill meno industriali. Con Eni abbiamo in essere partnership in Var Energi, nell’esplorazione e produzione offshore, e con Eni Plenitude in Vårgrønn, la più grande piattaforma integrata di eolico in Europa. Oggi Eni, così come altre eccellenze europee, consolidano business che il mercato pubblico fa fatica a prezzare, secondo noi, correttamente.

D. È per questo che puntate a Plenitude?
R.
Per quel che mi è permesso dire, Plenitude è un asset che può ambire a diventare il primo energy-linked marketplaceglobale - pochi lo sanno, ma Plenitude opera già anche in Usa oltre che in Europa - e fa parte dei progetti «energy as a new currency» che citavo; come asset di qualità, l’azionista penso stia esplorando tutte le alternative che lo valorizzino al meglio.

D. Perché Milano e che altre attività avete in cantiere oltre a Plenitude?
R.
Il fondo 9, che ha un target di raccolta di 2,5 miliardi di euro e i cui investimenti europei vengono gestiti da Milano, è frutto di una precisa strategia che legge verticalmente l’Europa e che fa dell’accesso ai mari, quelli del Nord e del Mediterraneo, un asset strategico per gli investimenti in energia. Ci muoviamo in quel campo che permette di efficientare tutto quello che il settore già oggi ci propone, quello che chiamiamo greening. Tra gli altri, guardiamo con estremo interesse a progetti legati al manifatturiero energetico con ambizioni globali, così come a progetti legati a prodotti e tecnologie per la sicurezza delle infrastrutture strategiche.

D. Che ne pensa del piano del governo italiano di varare un fondo sovrano? Non c’è già quello che guidava lei, il Fondo Italiano di Investimento?
R.
Occorre capire che cosa si intende come fondo sovrano; se lo si intende come un fondo di mercato che agisce nell’interesse nazionale, quindi come ho interpretato io il Fondo Italiano di Investimento, le differenze sono minime. La strada intrapresa è stata quella di renderlo il più istituzionale tra i soggetti di mercato: istituzionale in quanto capace di operare in settori strategici per il Paese mediante operazioni complesse; di mercato in quanto abbiamo cercato di uniformare il più possibile i nostri regolamenti a quelli dei soggetti puramente privati. Le operazioni Seco, MaticMind, Florence e Mecaer Aviation Group sono solo alcuni esempi di successo di questo approccio. Il successo registrato nel mio triennio, nonostante la pandemia, nella raccolta dei capitali dal mercato ne è stata la naturale conseguenza.

D. A proposito di pandemia e incertezze, il governatore Ignazio Visco dice che la Bce ha sbagliato previsioni perché ha sottovalutato «gli effetti dell’evoluzione geopolitica». Voi come fate a evitare questi errori in un settore complesso come l’energia?
R.
Partiamo dai dati. Le stime di crescita globali sono del 2-3%, che significa 2-2,5% per i mercati sviluppati e 3,25-3,75% per gli emergenti. Ma abbiamo anche oltre il 60% degli investitori che crede in una recessione americana nei prossimi dodici mesi e tassi reali negativi in quasi tutti i mercati occidentali. In uno scenario come questo avere una chiara view macro è un azzardo. L’attuale situazione è unica per la contemporanea presenza di due fattori, inflazione e rischi geopolitici, che per magnitudo, profondità di analisi ed effetti non hanno precedenti e sono qui per restare. La contemporanea azione, in un tempo prolungato, dei due fattori comporta una non-linearità dei nostri investimenti - in gergo: «convexity» - che significa avere ritorni differenti rispetto a un payoff lineare e una maggiore volatilità prospettica.

D. E quindi?
R.
Qualche giorno fa leggevo un documento del ceo di un importante private equity Usa in cui veniva enfatizzato il concetto del «ripensare alle priorità nazionali alla luce del background geopolitico di ogni nazione». Occorre probabilmente partire da qui: ogni ecosistema ha un punto di partenza differente, solo consolidandolo può essere in grado di aggregare investimenti e investire esso stesso nelle proprie priorità. Background che porta oggi l’Europa ad attrarre investimenti dove l’ecosistema li chiama: energia, spazio, educazione, healthcare.

Milano Finanza - Numero 108 pag. 29 del 03/06/202
 
Eni punta fino a 6 miliardi di dollari per acquisire Neptune Energy


Eni punta fino a 6 miliardi di dollari per acquisire Neptune Energy​

di Angela Zoppo

Il gruppo di Descalzi sarebbe in trattative in esclusiva per il produttore britannico di oil & gas, molto attivo in Norvegia​


Eni riavvia l’acquisizione di Neptune Energy, produttore britannico di gas e petrolio controllato da Cic (China Investment Corporation), Carlyle Group e Cvc Capital Partners. Il gruppo guidato dall’ad Claudio Descalzi potrebbe portare l’offerta fino a 6 miliardi di dollari.

I due gruppi, secondo Reuters, sarebbero entrati in una nuova fase di discussioni esclusive nelle ultime settimane, dopo mesi di negoziati avviati alla fine dello scorso anno su una cifra di partenza di 5 miliardi di dollari.
Nel primo trimestre 2023, Neptune ha prodotto circa 142mila barili di olio equivalente al giorno. Oltre alla Norvegia, dove Eni è già presente con la joint venture Var Energy, Neptune è attiva in Gran Bretagna, Indonesia, Algeria, Paesi Bassi e altri Paesi.

Orario di pubblicazione: 06/06/2023 16:04
Ultimo aggiornamento: 06/06/2023 16:27
 
Oggi sul quotidiano:


Eni, 650 milioni per ripianare le perdite Versalis. Ecco il piano green per il rilancio
CLAUDIO DESCALZI ENI

Eni, 650 milioni per ripianare le perdite Versalis. Ecco il piano green per il rilancio​

di Angela Zoppo

Caro-energia e domanda in calo hanno determinato una perdita 2022 di 763 milioni di euro per la spa. Dopo l’intervento finanziario, la capogruppo vuole creare una newco aperta a partner finanziari e industriali per il riciclo della plastica. Il polo della chimica da rinnovabili con Novamont​


Eni mette mano ai conti in rosso di Versalis e guarda avanti al piano di rilancio, rafforzato anche dall’acquisizione di Novamont per creare il polo della chimica da fonti rinnovabili.
La controllata della chimica ha pagato il prezzo di un anno, il 2022, penalizzato dalla debolezza della domanda, dal fermo di alcuni impianti, dall’incremento dei prezzi di materie prime e dell’energia che hanno fatto impennare i costi di produzione.

Il rosso nei conti di Versalis

Il bilancio di Versalis spa, approvato dell’assemblea degli azionisti, ha registrato infatti una perdita di 763 milioni di euro che, sommata a quelle pregresse per circa 116 milioni di euro e alle riserve negative nette per i piani a beneficio dei dipendenti (altri 3,7 milioni di euro) ha portato il rosso complessivo a oltre 882 milioni di euro, ben superiore al limite di un terzo del capitale sociale (446 milioni di euro), caso che -considerando anche riserve per 640 milioni di euro- ricade nell’art. 2446 del Codice civile che norma la riduzione del capitale per perdite.

Ma il rilancio è in verde

L’assemblea ha deciso così di coprire le perdite complessive attingendo a varie riserve, poi ricostituite, e di ridurre il capitale a 300 milioni di euro. L’azionista Eni ha versato in totale 650 milioni di euro. A livello di gruppo, invece, Versalis, ha riportato una perdita operativa di 885 milioni di euro.
La strategia del Cane a sei zampe è chiara: il rilancio di Versalis deve passare per business anti-ciclici, slegati dal prezzo dell’energia influenzato dal gas. Nel lungo termine si punta a ridurre significativamente l’esposizione del business chimico alla volatilità del ciclo, con l’obiettivo di ridurre il peso in portafoglio dei segmenti commodity, caratterizzati da fondamentali deboli, a beneficio della chimica da fonte rinnovabile e da riciclo.

Lo stesso sostegno finanziario di Eni va messo in relazione agli investimenti che assicureranno lo sviluppo della chimica verde con Novamont, settore che però è ancora in una fase in cui assorbe molta cassa.

Una newco aperta a partner per il riciclo della plastica

Ma c’è anche un’altra novità di rilievo nel prossimo futuro di Versalis. Nell’attività di riciclo delle plastiche il gruppo ha sviluppato la tecnologia Hoop che impiega rifiuti plastici misti (il cosiddetto plasmix) per produrre sostanze utilizzabili nei cicli di produzione di monomeri e polimeri. Il piano strategico prevede la realizzazione di un impianto su scala dimostrativa a Mantova, con avvio delle attività previsto a inizio 2024, per poi applicare la tecnologia su scala industriale nei siti in Sud Italia, a Brindisi e Priolo.
In base allo sviluppo delle iniziative e all’avvio delle attività produttive, atteso tra 2024 e 2025, Eni pensa a un’alternativa alla semplice integrazione in Versalis. Si potrebbe procedere, cioè, con la costituzione di una newco 100% Versalis per gestire in maniera separata le nuove attività. «Questo modello», si legge nei documenti, «potrebbe semplificare in futuro l’eventuale ingresso di partner, industriali o finanziari con cui sviluppare ulteriormente anche a livello internazionale il business del riciclo delle plastiche». C’è anche una seconda motivazione: «nel caso in cui se ne ravvedesse l’esigenza o l’opportunità, la newco potrebbe costituire un veicolo utile per accelerare iter autorizzativi e ridurre eventuali interferenze con altri progetti».

MF - Numero 110 pag. 9 del 07/06/2023
 
Nell’ambito dell’autorizzazione all’acquisto di azioni proprie deliberata dall’assemblea del 10 maggio 2023, tra il 29 maggio e il 2 giugno 2023 ENI ha acquistato 5.786.201 azioni proprie, al prezzo medio ponderato di 12,8663 euro per azione, per un controvalore complessivo di 74,45 milioni di euro.

Soldionline
 

Plenitude: completa realizzazione impianto accumulo a batterie in Sardegna​

MILANO (MF-NW)--E' operativo il nuovo impianto a batterie di Assemini (Cagliari), il primo di dimensioni 'utility-scale' realizzato in Italia da Plenitude, societa' Benefit di Eni che integra la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, la vendita di energia e soluzioni energetiche a famiglie e imprese e un'ampia rete di punti di ricarica per veicoli elettrici. L'impianto, con una potenza installata di 15 Mw e una capacita' di accumulo di energia pari a 9 MWh, spiega una nota, e' stato realizzato con moduli batteria basati sulla tecnologia Litio Ferro Fosfato (Lfp) che attualmente garantisce il miglior rapporto costo/prestazioni. L'impianto di Assemini e' uno dei primi sistemi di accumulo di taglia rilevante che viene connesso alla Rete di Trasmissione Nazionale italiana e fornira' a Terna il servizio 'fast reserve' di regolazione ultrarapida della frequenza, per consentire una sempre maggiore penetrazione delle energie rinnovabili nel mix energetico italiano. Nell'area industriale di Assemini, Plenitude possiede un impianto fotovoltaico in esercizio da 23 Mw, con il quale il sistema di accumulo condividera' alcune infrastrutture di connessione, e sta valutando altri progetti di generazione rinnovabile. Alessandro Della Zoppa, head of Renewables di Plenitude, ha dichiarato che "abbiamo terminato i lavori di realizzazione del piu' grande impianto di accumulo a batterie costruito da Plenitude in Italia, che fornira' servizi alla rete nazionale e, nello stesso tempo, ci permettera' di operare con maggiore efficacia sul mercato. Lo sviluppo di questa tecnologia andra' di pari passo con la crescita delle energie rinnovabili e contribuira' alla strategia di crescita della societa', che punta a raggiungere oltre 7 Gw di capacita' installata entro il 2026 e oltre 15 Gw entro il 2030". com/cos (fine) MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

07/06/2023 11:42
 
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