Errori da evitare. Quando investi o fai trading fatti guidare dalla testa! /3 e 4

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Errori da evitare. Quando investi o fai trading fatti guidare dalla testa! /3 e 4



3. Il terzo errore capitale, secondo me, è quello di avere un piano ma non seguirlo perché ci lasciamo distogliere dall’impressione del momento, dettata da emozioni come paura o ingordigia o impazienza... Intendiamoci: i piani si possono e si devono aggiornare in certi casi, se il piano iniziale si rivela inadeguato. Se il tuo piano prevedeva una tranquilla crociera, ma un bel giorno senti dire che sta per arrivare una tempesta che rovescerà la nave, non aspetti l’onda gigante ma scappi prima, anche se non era previsto nel piano. Questo è chiaro. Il problema però è che l’allarme potrebbe rivelarsi una voce infondata o comunque esagerata, l’onda potrebbe essere non uno tsunami come temevi ma un normale cavallone a cui la nave è tranquillamente in grado di resistere, con la conseguenza di un po’ di mal di mare ma niente naufragio, mentre tu preso dal panico avresti rinunciato a una comoda crociera senza vera ragione. Per questo conviene analizzare a freddo le varie possibilità preventivamente, per esempio documentarsi su come la nave ha resistito al mare grosso in altre occasioni, poi se si decide di salpare attenersi al piano di navigazione (almeno finché non si saranno individuati reali motivi per cambiare rotta) piuttosto che improvvisare le decisioni volta per volta sulla base dell’emotività.


4. Il quarto errore è tra i più frequenti e insidiosi: lasciar correre le perdite e non i guadagni. La reazione "sana" dovrebbe essere l'inverso: scappare a gambe levate da un’operazione che va male (se non ci sono fondati motivi per insistere) e tenersi stretta quella che fa guadagnare. Eppure spesso facciamo il contrario. Alzi la mano chi non è mai caduto nella trappola psicologica! Quando si vede il “verde”, cioè un profitto, scatta la smania di arraffarlo anche se potrebbe crescere ancora di molto. Quando si vede il “rosso”, invece, dispiace di ammettere la sconfitta e si aspetta, si aspetta... sperando che le cose migliorino... o addirittura si rilancia proprio sul cavallo meno brillante.
Intendiamoci: se i motivi della scommessa iniziale restano validi, allora è giusto resistere in perdita o addirittura approfittare del ritracciamento per incrementare. Ma il calo di prezzo potrebbe anche essere il campanello d’allarme che qualcosa va storto, quindi non si può contare solo sulla speranza di un recupero. Bisogna cercare di capire se lo storno è solo un salutare rifiatare o l’inizio di una slavina. Molti invece “mediano”, come si dice, cioè acquistano ancora le stesse azioni al prezzo più basso perché così riducono il prezzo medio di acquisto (anche detto PMC, Prezzo medio di carico). 100 azioni a 100 € e 100 azioni a 70 € danno una media a 85 €. Ci si illude così di aver limitato i danni, senza rendersi conto che se l’azione “sfortunata” continuerà a scendere il nuovo acquisto porterà solo maggiori perdite, aggravando il problema.
Se il titolo va giù non bisogna vendere per forza, però occorre domandarsi onestamente: è ancora valida l’ipotesi di partenza che mi aveva spinto a comprare? Se la risposta è sì, si stringono i denti. Se però l’ipotesi di partendo è stata invalidata, meglio riconoscerlo e tagliare il ramo secco. Inoltre: ci sono altre azioni che meritano maggiormente l’acquisto? Comprando azioni più “fortunate” si potrà compensare la perdita precedente meglio che insistendo nelle stesse “sfortunate”. Vero che fortuna e sfortuna a volte si scambiano di posto, ma non possiamo basarci solo sulla speranza, dobbiamo analizzare la situazione, capire se le ragioni del calo sono legate a un evento momentaneo o sono strutturali...


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