Esportare prodotti all'estero

Silvio73

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Buongiorno e complimenti per il forum...
Vorrei porvi una domanda: ho un amico giapponese titolare di un'azienda (in Giappone) che si occupa di agroalimentare. Lui sarebbe interessato all'acquisto di prodotti italiani (olio, vino, etc.). Io conosco molte aziende che producono questi beni, qualitativamente alti. La mia domanda è questa: se riesco a "procurare", mettiamo il caso, 100 litri di vino affinchè lui possa "piazzarli" nel mercato di ristorazione giapponese:
1) è possibile spedire tali prodotti "senza etichetta", o al limite con l'etichetta della sua azienda giapponese, specificando che si tratta di un prodotto dell'Umbria, ecc ?
2) per fare tale operazione dovrei aprire partita IVA? Nel caso la risposta fosse Sì, come si chiama questa figura che andrei a svolgere?

Vi ringrazio per le risposte :)
 
sei sicuro che poi possano entrare cosi facilmente in giappone? ha una delle leggi piu restrittive al mondo, in fatto di alimentari...
 
sei sicuro che poi possano entrare cosi facilmente in giappone? ha una delle leggi piu restrittive al mondo, in fatto di alimentari...

Buongiorno,
si tratterebbe di prodotti come olio o conserve (non carne o altri beni più "a rischio") da inserire nel mercato giapponese e/o coreano.
 
sei sicuro che poi possano entrare cosi facilmente in giappone? ha una delle leggi piu restrittive al mondo, in fatto di alimentari...


sai, leggendo per molto tempo argomenti economici (macro, micro, imprenditoriali, ecc...) sul giappone ho trovato che il paese è praticamente identico...una fotocopia direi, dell'italia...

hanno le stesse problematiche burocratiche (anche loro hanno una burocrazia soffocante per fare impresa)
gli esercenti vivono anche loro col "terrore" delle fatture, scontrini, pratiche, permessi, ecc...

il paese è in un ristagno mostruoso perchè la sua popolazione invecchia e fanno pochi figli...la crescità economica è praticamente piatta...da molti anni!

sopravivono perchè come i tedeschi hanno anche loro molti colossi industriali mondiali già affermati a differenza dell'italia che ne ha pochi...ma poi, ultimamente (magari anche complice tutte queste cose) le loro aziende innovano pochissimo o almeno non come facevano negli anni 70-80 che tutta la roba più moderna e migliore era giapponese.

non so se vale la pena investire in una nazione che è praticamente "ermetica" e non dimostra segni di "vivacità"? :mmmm:
 
Buongiorno,
si tratterebbe di prodotti come olio o conserve (non carne o altri beni più "a rischio") da inserire nel mercato giapponese e/o coreano.

io mi informerei prima della fattibilita' con la camera di commercio....vero comunque che son prodotti meno sensibili della carne.
 
Buongiorno,
si tratterebbe di prodotti come olio o conserve (non carne o altri beni più "a rischio") da inserire nel mercato giapponese e/o coreano.

guarda ultimamente hanno bloccato la marmellata ai mirtilli perchè è radioattiva... praticamente avevano un indice di radioattività inferiore all'italia dopo fukushima l'hanno cambiato e ora questo indici è tipo 10 volte inferiore a quello italiano... e infatti i prodotti che prima andavano bene ora vanno male..

una volta uscì una legge che per ogni kilo che dimagrivi ti davano i soldi... comuqnue sono strani è un paese pazzoide... carissimo e Stranissimo.

ci sono grossissime opportunità di investimento, sopratutto per il vino però come già detto è complicato farlo entrare...

la cosa migliore sarebbe quella di vendere articoli già collaudati e non articoli senza etichetta io penso che è impossibile che facciano entrare un tipo Vino o un olio senza nessuna etichetta.

io penso che import export di agroalimentare migliore sia Verso gli Emirati arabi..
 
vi ringrazio per le risposte. provo però a spiegarmi meglio:
un mio amico (giapponese) ha un'azienda agroalimentare in Giappone. Da qui, potrei (tramite la sua azienda, certificata, etc. etc.) fare arrivare in Giappone prodotti "made in Italy" rivolti ad un mercato di nicchia. In buona sostanza, dovrei essere una sorta di buyer della sua azienda. Quando parlo di prodotti "senza etichetta" mi riferisco al fatto che gli stessi possano o meno essere "etichettati" con il marchio certificato della sua azienda giapponese qui in Italia.
Es. Azienda Fuji con tanto di etichetta nel quale si specifica che l'olio d'oliva è proveniente dall'Italia.
 
Dividerei la tua domanda i due parti distinte:
- per quanto riguarda l'importazione del prodotto, la puoi delegare al tuo contatto giapponese, nel senso che è lui a doversi attivare in loco per verificare eventuali vincoli all'import. L'etichettatura è il problema minore, nel senso che l'importatore potrebbe ottenere l'autorizzazione ad importare una determinata etichetta, e al produttore resterebbe solo l'onere di stamparla e applicarla al prodotto.
- per quanto riguarda la tua posizione, la figura più idonea è quella di procacciatore di affari oppure quella di agente di commercio. Entrambe richiedono, oltre all'apertura della partita IVA, anche l'iscrizione alla camera di Commercio. Devi quindi valutare, in relazione ai costi fissi che queste attività comportano, se sia conveniente attivarsi a fronte della vendita di quantità piccole di merce.
Una alternativa potrebbe essere quella di mettersi d'accordo col produttore e ottenere da lui un compenso sulle vendite da te generate. All'inizio, per importi modesti, potresti utilizzare formule fiscali più convenienti. Molto dipende anche dalla attuale situazione lavorativa e previdenziale.
 
Made in Italy, i 946 prodotti che salvano l

Made in Italy, i 946 prodotti che salvano l’Italia


I beni del nostro Paese ai primi posti della classifica dell’export mondiale per un totale di 183 miliardi. Tra le eccellenze italiane le calzature, macchine e apparecchi per imballaggio, piastrelle, occhiali da sole, pasta, cuoio, barche e yacht

Sono esattamente 946 i prodotti italiani che occupano i primi tre posti nella classifica mondiale per saldo commerciale attivo con l'estero creando un attivo di 183 miliardi di dollari. A confermarlo, l’analisi della fondazione Symbola che ha presentato i risultati dello studio I.t.a.l.i.a.- Geografie del nuovo made in Italy realizzato in collaborazione con Unioncamere e Fondazione Edison. Secondo questa classifica, l’Italia è seconda solo alla Germania e precede la Corea del Sud e la Francia.
Guardando la graduatoria, il nostro Paese vanta ben 235 prodotti al primo posto (per un valore di 63 miliardi di dollari), 390 prodotti al secondo posto (74 miliardi di dollari) e 321 al terzo (45 miliardi di dollari). Per quanto riguarda i settori, tra le eccellenze italiane in cima ci sono (in ordine): le calzature con suola in cuoio naturale, macchine e apparecchi per imballaggio, piastrelle di ceramica verniciate o smaltate (2,5 miliardi di dollari), borse in pelle e cuoio, occhiali da sole, pasta, cuoio, barche e yacht. Al secondo posto: vini e gli spumanti, rubinetti e valvole, i mobili in legno, le parti di turbine a gas, trattori agricoli, macchine per riempire e imbottigliare ed etichettare, navi da crociera, lavori in alluminio, caffè torrefatto, lampadari, mobili in legno per cucine e granito lucidato e lavorato. Al terzo vanno ricordati, tra gli altri, i divani e poltrone.
“Nel mondo c'è una domanda di qualità che l'Italia sa intercettare”, ha commentato il presidente di Symbola, Ermete Realacci, “non a caso quando l'Italia fa l'Italia e scommette su innovazione, ricerca e green economy e le incrocia con bellezza, qualità, legame con i territori, con la forza del made in Italy, è un Paese forte capace di competere sui mercati internazionali”.

STUDIO MOLTO INTERESSANTE:http://www.symbola.net/assets/files/Italia-2013-Geografie-del-nuovo-made-in-Italy_1373016777.pdf

Per chi avesse intenzione di sapere quali sono i prodotti più richiesti...
 
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