questa è un pò più lunga ......
Se il dollaro scende solo Bush sorride
Oggi il 43 per cento dei titoli e dei buoni del Tesoro americani è in mani straniere
Avrei solo una domanda sul viaggio del presidente Bush in Europa: ha provato a far shopping insieme a sua moglie Laura? In caso affermativo, mi sarebbe piaciuto essere una mosca per ascoltare la first lady quando deve aver detto al marito: "George, ti ricordi quanto costavano questi cioccolatini belgi l'ultima volta che siamo stati qui quattro anni fa? Questa scatola stava a 10 dollari. Adesso sta a 15. Cos'è successo alla nostra moneta? Come mai l'euro vale tanto adesso? Rummy non ha detto che l'Europa era ormai vecchia? Se non fossimo arrivati qui con un aereo militare, non avremmo mai potuto permetterci un viaggio come questo col tuo stipendio!".
Il dollaro è in discesa! Accidenti! Ma l'amministrazione Bush ha fatto sapere al mondo, in sostanza, che se i mercati non trasformeranno la sua caduta in una crisi devastante della Borsa di New York e in una guerra economica, non aumenterà le tasse, né taglierà le spese o comprimerà i consumi petroliferi in modo da ridurre il bilancio e il deficit commerciale per rovesciare la tendenza al ribasso del biglietto verde.
Il governo attuale è contento che il dollaro scenda ed è pronto a scommettere che i mercati internazionali seguiranno la sua china discendente in modo 'ordinato'.
Sarà! Ma avete mai parlato con chi specula sulle valute? L'aggettivo 'ordinato' non fa parte del suo vocabolario. Non faccio pronostici, ma poteremmo ritrovarci di fronte a un gran 'disordine'. Come osserva l'ex ministro del Commercio di Bill Clinton, David Rothkopf, nonostante tutti i discorsi sulla previdenza sociale, molti pensionati americani non dipendono soltanto da essa, ma contano anche sulla stabilità e sull'aumento del valore delle loro case. E il boom edilizio, com'è noto, è stato favorito dal fatto che per lungo tempo i tassi d'interesse sono stati bassi. Se il dollaro continuerà a scendere - alcuni esperti pensano che dovrà diminuire di un altro 20 per cento prima di stabilizzarsi - potremmo assistere a un loro cospicuo quanto doloroso aumento.
"Dato il numero di persone che hanno contratto mutui ipotecari a un tasso variabile, la perdita di valore del dollaro è una spada di Damocle che si avvicina sempre più alla loro testa", spiega Rothkopf:"E nel caso di eventuali perturbazioni del mercato - per qualsiasi motivo, da un attacco terroristico alle prime avvisaglie che un grande paese s'è stancato di comprare dollari - la bolla potrebbe scoppiare in modo poco piacevole".
Ma come mai questo rischio si fa sempre più incombente? Perché i mercati internazionali hanno scoperto due nostri punti deboli cui l'amministrazione attuale non vuole porre rimedio: stiamo importando troppo petrolio, e così la forza del dollaro viene minata dal continuo aumento di questa materia prima; e importiamo inoltre troppi capitali, poiché risparmiamo poco e spendiamo troppo, sia come cittadini che come governo.
"Quando molti si chiedono che cosa facciamo per ovviare a questi due inconvenienti, difficilmente riescono a trovare una risposta", osserva Robert Hormats, vicepresidente della Goldman Sachs International: "Non c'è nessuna politica dell'energia, né viene compiuto alcuno sforzo per ridurre la nostra vorace domanda di capitali stranieri. Gli Stati Uniti hanno assorbito l'80 per cento del risparmio complessivo internazionale l'anno scorso (per finanziare soprattutto i nostri consumi)".
Questo è il motivo principale, aggiunge, per cui circa il "43 per cento dei titoli e dei buoni del Tesoro americani è oggi in mani straniere". E i loro detentori ascoltano i nostri dibattiti. Osservano con preoccupazione un governo che si rifiuta di aumentare le imposte e prevede di prendere a prestito altri 2 mila miliardi di dollari in modo che gli americani possano investire parte dei loro fondi pensione in azioni. Se ciò accadesse, ne deriverebbe quasi certamente un indebolimento del dollaro, con il conseguente deprezzamento ulteriore dei buoni del tesoro americani detenuti dagli investitori stranieri.
All'inizio della scorsa settimana, la Banca di Corea ha programmato una maggior diversificazione delle sue riserve per ridurne la quota proporzionale in dollari, dopo anni in cui aveva accantonato troppi titoli di Stato americani che rendevano poco e si stavano svalutando. Il timore che ciò potesse trasformarsi in una tendenza generale ha scatenato una corsa alla svendita sui mercati azionari degli Stati Uniti giovedì 24 febbraio. E per calmare le acque, le autorità coreane hanno dichiarato, il giorno dopo, che non avevano alcuna intenzione di vendere i loro dollari. Adesso sì che possiamo stare tranquilli!
"Non c'è bisogno che li svendano, basta che questi paesi ne acquistino meno di dollari, per assestare un duro colpo al biglietto verde", spiega Hormats: "La Corea è il quarto paese con le maggiori riserve di dollari... E sarebbe ben triste se altri decidessero di diversificare i loro portafogli dicendo 'meglio che anche noi ci adeguiamo, per non essere gli ultimi'. Non va dimenticato che il crollo del mercato azionario, nell'ottobre del 1987, fu scatenato da una crisi valutaria".
Quando un paese vive col fiato alla gola, prendendo a prestito denaro ed energia, finisce col permettere ai mercati di disciplinarlo a loro modo e a loro piacimento. E come abbiamo detto, di solito questi lo fanno in maniera tranquilla e ordinata, salvo eccezioni...
'The New York Times' - 'L'espresso' traduzione di Mario Baccianini
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