"Facciamo come l'Argentina!!! In otto anni sono riusciti a spazzare via la crisi,
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http://www.lastampa.it/2016/08/18/e...ovo-povera-iRg1JYBRArAGAvnF2zWYcO/pagina.html
Bistecche a rate e blackout: l’Argentina di Macri si scopre di nuovo povera
Dopo anni di peronismo il costo di cibo e bollette è alle stelle. Il governo: dobbiamo risanare i conti ereditati dalla Kirchner
Una famiglia di agricoltori riceve buste della spesa dall’associazione di solidarietà Mision Mecopo
a La Boca, quartiere di Buenos Aires
18/08/2016
FILIPPO FIORINI
BUENOS AIRES
La trasmissione del dibattito alla Camera del ministro dell’Energia argentino non sarà stato il programma più seguito del pomeriggio di ieri l’altro, ma è stata una di quelle occasioni in cui si vede come la politica influisca sulla vita delle persone. Mentre Juan José Aranguren, infatti, duellava con i deputati dell’opposizione sul metodo per determinare gli aumenti nelle bollette di luce e gas, a casa loro, migliaia di cittadini facevano i calcoli su come arrivare a fine mese, sommersi da questi e dagli altri conti che in Argentina ultimamente crescono fuori controllo.
Il costo dei servizi domestici sull’area di Buenos Aires è aumentato improvvisamente, in proporzioni che arrivano alle dieci volte. Qui, vive il 40% di una popolazione in cui ci sono 13 milioni di poveri. Li ha contati qualche giorno fa l’Universidad Catolica Argentina, quella in cui insegnava Papa Francesco. Sono il 32%, un milione e mezzo in più che l’anno scorso, quando il presidente liberale Macri è entrato in carica, ponendo fine a tre mandati di peronismo di sinistra.
Dopo l’entusiasmo iniziale, le proteste con il tradizionale sbattimento del cucchiaio nelle padelle hanno portato il governo alla prima débâcle. Diversi giudici hanno accolto i ricorsi degli utenti, concedendo di non pagare le bollette fino a nuovo ordine. Dall’esecutivo, hanno ammesso: «Abbiamo aumentato i prezzi troppo in fretta» ed è stato posto un tetto del 400%, poi, una tariffa sociale per i più poveri.
A spasso per l’avenida Corrientes di Buenos Aires, che alcuni chiamano la «Broadway porteña», ci si accorge di come tutto questo ancora non basti. «Il teatro di rivista per noi è un genere di riscatto - spiega Carlos Rottenberg, uno dei principali imprenditori dello spettacolo locale - con la dittatura non si poteva mostrare neanche un centimetro di pelle e, da quando il regime è caduto, alla gente piace ridere del sesso». Prima, però, i costumi succinti delle soubrette venivano presentati ai passanti con grandi insegne al neon. Ora, sono troppo costose. La maggior parte viene spenta dopo mezzanotte e Rottenberg ha sostituito una delle sue con un telo di nylon.
Per le famiglie la situazione è paradossale: aumentano i prezzi, ma il servizio è insoddisfacente. D’estate l’acqua manca di continuo, d’inverno tocca al gas, mentre i blackout elettrici ci sono tutto l’anno. Una delle due compagnie che opera su Buenos Aires è Edesur. Ha il monopolio della zona sud ed è di proprietà dell’Enel. Il country manager Maurizio Bez******ri dice che «è importante ricordare come le tariffe elettriche siano rimaste congelate per dieci anni. Un fatto che ha generato un deterioramento inesorabile del servizio».
Faceva riferimento a una protezione sociale installata nel 2003, per affrontare la crisi del default, che poi i governi di Nestor e Cristina Kirchner non hanno più tolto. Non volevano pagare il costo sociale di adeguare le bollette all’inflazione. Al congresso, il ministro Aranguren l’ha definita «una grave eredità» e ha spiegato che negli ultimi dodici anni «l’inflazione è aumentata del 1400%, i salari del 1670%, mentre la bolletta della luce del 40%».
Dalla perdita di questo privilegio, viene parte del malcontento. Ma anche il costo della vita, che è cresciuto gradualmente, non è stato meno doloroso. I partiti d’opposizione stimano un aumento dei prezzi del 46% tra il 2015 e il 2016. In Argentina il gergo di strada si chiama «lunfardo» e un corrispettivo per la parola «inflazione» non c’è. Al quartiere de La Boca, scugnizzi, comari e perdigiorno capiscono se dici «guita» per i soldi e «morfi» per la roba da mangiare. In una delle tipiche case sudice del posto un gruppo di ragazzi accumula borse della spesa. È una delle sedi della «Mision Mecopo», un movimento nato sui social network per acquisti collettivi di cibo e saponi. Così si accede a prezzi da grossista, contro un paniere basico alimentare che nel primo semestre è aumentato del 23%.
Le difficoltà comunque non sono un’esclusiva del sottoproletariato. Il ceto medio tira la cinghia e i ricchi aspettano. Nelle macellerie Campos de Fatima, sobborgo di Lanus, si sono messi a vendere la famosa carne argentina a rate. «Si può pagare anche col bancomat - propone Carlos, uno dei macellai più anziani - tre quote senza interesse. Vale anche per i tagli pregiati».
I loro clienti sono gente che lavora, con nonni e figli a carico. Prima delle elezioni di novembre Lanus era considerato un bastione peronista. Alle urne, però, il candidato di Cristina Kirchner la spuntò solo col 51%, dopo aver perso 10 punti in tre mesi. Il partito di Macri è riuscito anche a scippare il municipio. Se il nuovo presidente gode ancora di un certo consenso, è per la convinzione che i danni d’oggi vengano dal malgoverno di ieri.