Apple, dividendo e buyback limiteranno la crescita?
del 22/03/2012
di FinanzaWorld staff
La notizia del momento e' sicuramente
la scelta di Apple (NASDAQ:AAPL) di
distribuire una parte consistente del
proprio patrimonio di cassa con un
dividendo da 2.65 dollari per azione
ed un programma di riacquisto di azioni
proprie per 10 miliardi di dollari.
Per un totale di 45 miliardi di dollari
da restituire agli azionisti.
Ora tutti gli analisti si chiedono il
perche' della scelta: infatti il free cash
flow e' la cassa che non e' necessaria
per l'operativita' e l'azienda puo' anche
semplicemente decidere di reinvestirla
nel business stesso.
Ci sono aziende che scelgono di mantenere i
soldi in cassa per poter meglio gestire le
incertezze future, altre che decidono di
aumentare il dividendo ed altre ancora
che invece procedono a corposi buyback.
Spesso la scelta tra dividendo e buyback
dipende dalle tassazioni previste per
quell'anno e quindi dalla contabilita'.
Gli investitori sono continuamente alla
ricerca di segnali che possano indicare
se un titolo sia sottovalutato o meno.
L'inizio di un programma di buyback e'
solitamente uno di questi segnali perche'
evidentemente l'azienda crede che l'azienda
quoti a sconto.
Non solo, se l'azienda acquista un certo
numero di azioni, il numero totale sul
mercato diminuira' ed i profitti per azione
saranno maggiori.
Inoltre il minor numero di azioni in circolo,
riduce l'offerta sul mercato e potrebbe aiutare
il prezzo a salire.
Ed il buyback ha il vantaggio per l'azionista
di non dover pagare le tasse sul dividendo.
Molte le aziende che hanno annunciato piani di
buyback negli ultimi mesi: Nike (NYSE:NKE),
Oracle (NASDAQ:ORCL), Microsoft (NASDAQ:MSFT),
Valero (NYSE:VLO), Cisco Systems (NASDAQ:CSCO),
DuPont (NYSE
D), Time Warner (NYSE:TWX) e
Procter & Gamble (NYSE
G) sono tra queste.
Il buyback puo' essere effettuato in due modi,
il piu' semplice e comune e' l'acquisto di
azioni proprie sul mercato esattamente come
farebbe un investitore privato.
Oppure l'azienda puo' annunciare una cosiddetta
'tender offer'. In questo caso gli azionisti
devono proporre un prezzo a cui poter vendere
le proprie azioni. Questa modalita' e' comunque
molto meno frequente.
Attenzione perche' sui soldi in cassa l'azienda
riceverebbe comunque degli interessi.
Quindi il
buyback ha senso solo se e' prevista una crescita
degli utili, altrimenti converrebbe mantenere la
quota cash.
Cosa cambia sui dati di bilancio ? Semplicemente
per ogni azione acquistata c'e' un calo nel
valore di cassa sul balance sheet.
La distribuzione tramite dividendo e' invece
tipica delle aziende piu' mature, come
Johnson & Johnson (NYSE:JNJ).
Un'azienda che decide di distribuire un
dividendo difficilmente non lo fara' negli
anni successivi.
Un buyback invece puo' avvenire ogni qual
volta l'azienda ritiene di doverlo fare,
senza l'obbligo che un dividendo comporta.
Quindi mentre un dividendo offre una sorta
di gratificazione momentanea, un buyback
promette una maggior parte di profitti futuri.
Un dividendo e' piu' un impegno a lungo
termine: ben poche aziende vorranno eliminare
o ridurre il dividendo, quindi e' piu' probabile
che la quota di free cash flow distribuita
tramite dividendo sia conservativa.
Infatti quando il management sa che gli
investitori si aspettano un pagamento regolare,
e' possibile che tenda ad essere piu' prudente
nelle decisioni che riguardano il business.
Del resto il pagamento di dividendi costanti
sembra essere una delle chiavi per il successo di
un'azienda. Uno studio dimostra che nel periodo
1972-2006, i titoli dell'indice S&P500 che non
pagavano dividendi sono cresciuti del 4.1% all'anno,
mentre i cosiddetti dividend payers del 10.1%.
Ben 6 punti percentuali di differenza quindi.
Il buyback ha comunque piu' senso del dividendo
quando il titolo quota ad un buon sconto rispetto
al valore intrinseco ed il potenziale ritorno
sull'investimento e' maggiore di quanto l'azienda
sarebbe capace di ottenere reinvestendo questo
denaro.
Dobbiamo quindi guardare al ROIC, o return on
invested capital. Se un'azienda ha un ROIC del 20%,
che e' gia' un buon valore, e ritiene il titolo
sottovalutato del 40% rispetto all'intrinsic value,
allora il buyback e' sicuramente la scelta migliore.
E d'altra parte ci sono studi che dimostrano come
le aziende che effettuano periodici buyback abbiano
fatto meglio dell'indice di quasi il 3% in piu'
per anno.
La situazione ideale quindi sarebbe un'azienda che
ripaga gli azionisti attuali con dividendi crescenti
e coperti dal free cash flow.
Ma anche gli azionisti futuri, con programmi di
buyback appena il titolo quota a prezzi appetibili.
Coca-Cola (NYSE:KO) e' una di queste aziende
virtuose.
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A volte invece un buyback e' solo fumo negli
occhi dell'investitore.
Il management di un'azienda infatti sa bene
che un buyback viene visto come un segnale
positivo e potrebbe quindi usarlo solo per
far salire il prezzo del titolo.
Invece il free cash flow utilizzato per
il buyback appartiene all'investitore, sarebbe
quindi giusto chiedersi se si e' soddisfatti
del buyback ai prezzi a cui viene eseguito.
Il problema e' che molte aziende, soprattutto
tra le small e medium cap, considerano il
buyback come la prima opzione disponibile,
perche' la visibilita' sul prezzo dell'azione
e' la loro prima preoccupazione.
Cosi' facendo pero' mettono a rischio la
stabilita' dell'azienda nel lungo termine.
Un buyback viene visto positivamente perche'
si ritene che nessuno meglio del management
possa conoscere la propria azienda.
E' sempre vero ?
In realta' i dati storici testimoniano che il
management non e' sempre piu' bravo di un
comune investitore nel decidere il timing
giusto per l'acquisto delle azioni proprie.
Basti pensare a tutte quelle aziende che
iniziavano piani di buyback proprio prima
dello scoppio della crisi del 2007, con i
prezzi ai massimi storici.
Eccone alcune: Nike (NYSE:NKE), Microsoft
(NASDAQ:MSFT), Valero (NYSE:VLO), Citigroup
(NYSE:C), Cisco Systems (NASDAQ:CSCO),
DuPont (NYSE
D), Goldman Sachs (NYSE:GS),
Time Warner (NYSE:TWX), Procter & Gamble
(NYSE
G).
Avviene anche che l'azienda annunci il
buyback, ma poi non inizi mai davvero
l'acquisto. Anche qui ci possono essere
buone e cattive ragioni.
Spesso il prezzo di un titolo sale dopo
l'annuncio del buyback quindi il management
potrebbe ritenere il titolo non piu'
sottovalutato.
Per alcune aziende invece il buyback e'
necessario solo per evitare la diluizione
del titolo per effetto del pagamento di
stock options.
Dell (NASDAQ
ELL) e' stata in passato
tra queste.
Per verificarlo basta controllare il numero
di azioni sul mercato, se resta costante
anche dopo il buyback, siamo in questo caso.
Infatti quando un'azienda emette delle stock
option, per compensare i propri lavoratori,
il numero di azioni cresce ed i profitti
vengono quindi diluiti, rendendo quindi
meno appetibile il prezzo dell'azione nonche'
i vari ratio sui profitti su cui il titolo
viene solitamente valutato.
Quindi molte aziende compensano l'incremento
di azioni attraverso piani di buyback, senza
porre troppa attenzione se il prezzo sia
o meno sottovalutato.
Insomma possiamo dire che non sempre il
management riesce a valutare accuratamente
il valore del titolo ed a separare cosa
sia meglio per l'azionista piuttosto
che per il management stesso.
Nel caso di Apple tuttavia non essendoci in
vista possibili acquisizioni strategiche,
la scelta del dividendo era inevitabile.
Cosi' come il buyback: tra l'altro i 45
miliardi di dollari previsti, se le vendite
dovessero continuare a crescere come hanno
fatto finora, verrebbero presto rimpiazzati.
E la domanda allora e' proprio questa, Apple
continuera' a crescere allo stesso ritmo attuale?
che sia vero?