Premetto che non sono un fatalista, e che, quindi, non ho uno spirito tragico (del resto, la libertà non è dominata dalla necessità: potrei smettere, se solo lo volessi).
Tuttavia, non so se ciò che ho detto è verosimile in tutto e per tutto.
Perché, a ben vedere, se si tiene per conforme a verità quanto scrivono sul fumo, in effetti, il mio mono-logo (chi faceva il coro?) deve già essersi posto di fronte all'evento funesto numerose volte, e deve essersi risposto in qualche maniera. Chiaramente, non ha spezzato il legame tra me e ..... me stesso (quello che si bea mentre fuma).
Dunque, in questa caduta dall'altezza del proponimento alla bassezza della non attuazione, agisce un'intimità (un po') tragica: fallimento (ora che ci penso c'è una canzone stupenda di Laurie Anderson che dice più o meno nel refrain:
Secret codes and cryptograms
I'm lost in your(?) words I'm swimming.
We're going down to the bottom. All the way to the bottom.
Rapture of the deep.)