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CORRIERE DELLA SERA
Scandalo della Banca 121, Fazio indagato

L’inchiesta di Trani sui prodotti speculativi venduti ai risparmiatori. I pm: un atto dovuto


DAL NOSTRO INVIATO
TRANI (Bari) - Anche il governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, è stato iscritto nel registro degli indagati della procura di Trani per colpa dei «pac», i piani di accumulo del capitale - veri e propri «pacchi» truffaldini, secondo il pm Antonio Savasta - venduti dalla salentina Banca 121, ora Monte Paschi di Siena, a circa centomila risparmiatori, per un valore stimato intorno ai 3 miliardi di euro. Il governatore Fazio è accusato di favoreggiamento reale in truffa aggravata, «un atto dovuto - dice il pm Savasta - dopo le reiterate denunce dell'avvocato Scamarcio, che rappresenta alcuni clienti della Banca 121». Gaetano Scamarcio, senatore socialista e sottosegretario alla Giustizia negli anni '80, è anche il difensore dell'insegnante di Andria che ha firmato una delle prime denunce contro la banca leccese e che nei prodotti finanziari My way e 4you aveva investito 20 mila euro, tutti i suoi risparmi, riuscendo poi a recuperarne soltanto 7.500.
«L'indagine riguarda la possibile truffa legata ai prodotti di Banca 121 nel 1999 e nel 2000 - spiega il pm Savasta - dovremo controllare l'attività ispettiva di Banca d'Italia e Consob nel 2001 e nel 2002».
L'inchiesta di Trani avrebbe accertato che soltanto nel territorio di competenza di questa procura le persone truffate da Banca 121 - con titoli di Stato, sostiene l'accusa, conglobati negli ingannevoli Btp emessi dall'istituto di credito - sono state 2.500. Di qui il sequestro, per 54 milioni di euro, disposto il 22 dicembre 2003, dei prodotti finanziari di Banca 121. Secondo il Gico della Guardia di Finanza, si tratta di cosiddetti «derivati», sofisticati prodotti finanziari legati all'andamento di diverse Borse mondiali, mascherati come prodotti «sicuri», sia per il nome (Btptel, Btpindex e Btponline), che faceva pensare a tranquilli titoli di Stato, sia per la mancanza, anzi secondo gli inquirenti per l'occultamento, delle necessarie informazioni. Quei titoli sono stati emessi e venduti da Banca 121 tra il 1999 e il 2001. Poi, il sequestro è stato revocato, per consentire a Mps di risarcire «entro 120 giorni» i risparmiatori. Cosa che, secondo alcune associazioni di consumatori, sarebbe avvenuta soltanto in minima parte.
Nel registro degli indagati, con l'accusa di truffa aggravata, sono dunque finite una quarantina di persone, tra le quali l'amministratore delegato della Deutsche Bank in Italia, Vincenzo De Bustis Figarola, che era direttore generale della Banca del Salento (poi Banca 121) e del Mps; Lorenzo Gorgoni, ex presidente di Banca 121, poi nel comitato esecutivo di Mps; e Giuseppe Pacileo, ex direttore delle vendite della stessa Banca 121. Ma le indagini della procura pugliese riguardano anche i meccanismi di controllo interno previsto dalla legge: cos'hanno fatto dirigenti e funzionari di Banca 121 e Monte dei Paschi per evitare che i pac diventassero «pacchi» per i risparmiatori e che titoli ad alto rischio venissero offerti come investimenti solidi e coperti da garanzie «statali»?
La stessa ipotesi accusatoria nei confronti del governatore di Bankitalia, in sostanza, si regge sulla mancanza di adeguati controlli da parte della banca centrale nei confronti dell'iperattivismo di Banca 121 e del suo numero uno, De Bustis, che ricopriva di dollari Sharon Stone come testimonial pubblicitario e, secondo il pm, aveva in My way e 4you (ribattezzati da più di un testimone For Him ) gli strumenti più efficaci per aumentare il valore di Banca 121 (si leggeva one-two-one) in vista della fusione con l'istituto senese.
La Banca d'Italia respinge ogni accusa e afferma «l'assoluta linearità» della propria condotta, ricordando che lo stesso Antonio Fazio, durante l'audizione parlamentare sul Dpef, l’anno scorso, disse che per quei prodotti finanziari «non era richiesta l'autorizzazione». E tuttavia aggiunse: «Non hanno violato la legge, ma l'etica». Peggio dei bond Cirio e Parmalat.


Carlo Vulpio


Economia
 
....

«Un atto dovuto» - spiega il sostituto procuratore Savasta - dopo i reiterati esposti di alcuni risparmiatori della banca 121 del Monte dei Paschi di Siena. Da controllare l'attività ispettiva di Bankitalia e Consob nel 2000 e 2001. Per Via Nazionale «presto si chiarirà tutto»



Il Governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio è stato iscritto nel registro degli indagati nell'ambito dell'inchiesta su alcuni prodotti della Banca 121 del Monte dei Paschi di Siena che sta conducendo la Procura di Trani.
In particolare il reato contestato al numero uno di via Nazionale sarebbe quello di favoreggiamento (art. 379 codice penale) nel collocamento ingannevole di alcuni titoli come Btptel, Btpindex e Btponline, e i fondi 'My Way' e '4 you'.
L'inchiesta è coordinata dal sostituto procuratore Antonio Savasta ed è scattata dopo una serie di denunce da parte del legale, Gaetano Scamarcio, di alcuni clienti che si dicono truffati.

«Un atto dovuto dopo i reiterati esposti», minimizza Savasta sapendo che sta trattando materia che scotta. Poi ha aggiunto: «Dovremo controllare l'attività ispettiva di Bankitalia e Consob nel 2000 e 2001».

IL J'ACCUSE DEL LEGALE
Secondo l'avvocato, che difende tra l'altro una insegnante che ha visto dimezzarsi i suoi investimenti e che in passato è stato anche senatore del Psi, «la Banca d'Italia, pur messa sull'avviso della truffaldina operazione, non è mai intervenuta venendo così meno ai suoi compiti istituzionali: Fazio viene accusato di concorso mediante omissione del reato commissorio altrui». Inoltre, secondo Scamarcio, in data 5 maggio 2003, ci sarebbe una lettera al governatore del ministro dell'Economia Giulio Tremonti nella quale venivano chiesti alcuni chiarimenti su uno dei fondi al centro dell'inchiesta: 'My Way'. Nessuna risposta, accusa il legale.

PRESTO SI CHIARIRA' TUTTO: VIA NAZIONALE
Per via Nazionale, che ha esternato tramite una nota, «è un atto dovuto che presto si chiarirà. Nell'esprimere rispetto per l'autorità giudiziaria, si è certi che tutto sarà chiaro in poco tempo, confermando l'assoluta linearità e correttezza dei comportamenti dell'Istituto».

LE REAZIONI DElle ASSOCIAZIONI CONSUMATORI
Soddisfazione da parte di alcune organizzazioni coinvolte

Soddisfazione da parte del presidente dell'Adusbef Elio Lannutti per il fatto che il governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, è indagato dalle procura di Trani dopo le denunce ricevute su prodotti finanziari di Banca 121, del gruppo Monte dei Paschi di Siena.
"Siamo stati l'unica associazione di consumatori a convogliare esposti sulla vicenda dei prodotti finanziaria della Banca 121", ha detto a caldo a Reuters Lannutti appena saputa la notizia.

L'avvocato dell'Adusbef, Antonio Tanza, aggiunge che "abbiamo inviato decine di esposti. E' una soddisfazione vedere i risultati di questo lavoro".

Tanza specifica che "le denunce riguardano i prodotti Myway e 4You veicolati anche da altre banche del gruppo Mps, e per gli strutturati emessi solo da Banca 121. Abbiamo convogliato le denunce sulle procure di Trani, Brindisi e, naturalmente, Lecce.

Ma è Trani la procura che ha ricevuto il maggior numero di nostre denunce, alcune centinaia. E' impossibile da parte nostra sapere il numero perché molti consumatori si sono mossi autonomamente utilizzando il modulo messo a disposizione sul nostro sito web".

L'avvocato aggiunge di ritenere "che si muoverà ora anche la procura di Lecce. Ha molti fascicoli aperti, si parla di centinaia, di migliaia di denunce".

Tanza fa riferimento ai tavoli di conciliazione avviati dal Monte dei Paschi con i clienti in possesso dei prodotti finanziaria in questione: "Calcoli che sui 6.300 casi al tavolo delle trattative più di 2.000 sono nostri".

LE ASSOCIAZIONI CONSUMATORI
Le decisioni della magistratura ''ci confortano'' e dimostrano che i contratti 'My Way' e 'For you' di Banca 121 ''erano da considerarsi nulli, perche' truffaldini nella loro stessa impostazione''.

Cosi' Giustino Trincia, a nome di Cittadinanzattiva, Movimento difesa del cittadino, Confconsumatori e Movimento dei consumatori commenta l'iscrizione del governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, nel registro degli indagati della procura di Trani, annunciando l'avvio di cause per ottenere il risarcimento integrale dei fondi sottoscritti dai risparmiatori.

''A suo tempo - afferma Trincia - non abbiamo accettato la proposta di conciliazione del Monte dei paschi di Siena perche' quei tipi di contratto, a partire da My way, dovevano essere considerati del tutto nulli. Ora siamo pronti a fare causa per ottenere i rimborsi''. La vicenda, conclude, dimostra ''che la giustizia funziona''.
http://www.panorama.it/economia/finanza/articolo/ix1-A020001023248

http://www.panorama.it/economia/finanza/articolo/ix1-A020001023252
Non avrebbe più senso se i magistrati si concentrassero sulle truffe vere, e ne colpissero i responsabili - da Parmalat a Cirio - anziché spedire avvisi di garanzia come "atti dovuti"? Che impatto può avere all'estero e sui titoli pubblici italiani la notizia che il capo della Banca d'Italia è inquisito? I mercati internazionali sono in grado di valutare l'atto dovuto di una procura periferica? Un paradosso: per tutelare il risparmio si rischia di minare l'architrave del risparmio stesso, il sistema creditizio



Sarà anche un "atto dovuto" quello con il quale la Procura della Repubblica di Trani ha spedito un avviso di garanzia ad Antonio Fazio, governatore della Banca d'Italia.

Ma intanto è abbastanza arduo comprenderne la logica. Dopo gli affari Cirio, Parmalat, Banca 121 (ai prodotti finanziari di questa si lega l'avviso a Fazio), Giacomelli, bond argentini, gli esposti di singoli cittadini e associazioni di consumatori sono migliaia.
Coinvolgono i maggiori banchieri italiani e molti chiamano in causa le responsabilità di vigilanza di Bankitalia.
Perché la magistratura, o almeno parti di essa, si concentrano sulle responsabilità oggettive (il famoso assunto "non poteva non sapere") anziché su quelle soggettive, cioè su chi ha volutamente truffato clienti e aziende?

È un po' lo stesso meccanismo che sta dietro un altra comunicazione giudiziaria, quella notificata quattro giorni fa dalla Procura di Roma a Rainer Masera, presidente del Sanpaolo Imi, in relazione al crac della Cirio. Crac nel quale avrebbe svolto una parte l'ex Banco di Napoli, poi inglobato nel 2000 dall'istituto torinese del quale Masera è presidente. E dei cui comportamenti dovrebbe rispondere, appunto, per responsabilità oggettiva. Ma perché non vanno a chiedere ai manager di allora?



SITUAZIONE DI DEBOLEZZA
Contrariamente a ciò che si sostiene comunemente, queste iniziative delle procure possono essere, sì, "dovute" per dar modo agli indagati di difendersi, ma in genere ottengono e spesso mirano all'effetto contrario: quello di mettere i destinatari in una situazione di debolezza sia nei confronti della magistratura sia dell'opinione pubblica, sia infine nelle loro funzioni aziendali e istituzionali. E i magistrati hanno un'ampia discrezionalità nel decidere chi inquisire o meno, in che forme farlo, quanta pubblicità dare alle loro iniziative.


RISCHIO DI RINCORSA FRA PROCURE

Il rischio è che si scateni una rincorsa tra procure, magari per accaparrarsi prima di altre la titolarità di un'inchiesta.
Il risultato di una Tangentopoli bancaria sarebbe alla fine un polverone all'interno del quale risulterebbe arduo dividere le responsabilità oggettive dalle colpe vere.
Mentre nel frattempo si assiste non solo a un crollo di credibilità delle banche nell'opinione pubblica (fatto questo che è in ultima analisi un problema delle banche stesse, e sul quale incide soprattutto la poca trasparenza nel gestire gli affari normali con la clientela), ma anche e soprattutto al pericolo di una fuga di capitali dagli istituti di credito e da questi ultimi al sistema industriale.

Mentre i colossi stranieri premono sempre più alle porte per acquisire le banche italiane più debole e sottocapitalizzate, cioè quasi tutte.
Un paradosso. Per tutelare il risparmio si rischia di minare l'architrave del risparmio stesso, il sistema creditizio. Un sistema, quello delle banche, certamente tutt'altro che limpido e che ha molte colpe, anche soggettive. Ma siamo sicuri che la via giudiziaria sia la migliore?

la riforma viaggia spedita
Una riforma dei meccanismi di vigilanza del sistema e dei controlli sul risparmio è all'esame del Parlamento e del governo; e una volta tanto l'azione sembra procedere abbastanza spedita; la volontà di intervenire c'è.

In questa riforma è compresa una revisione dei poteri e delle funzioni di Bankitalia (poteri del governatore inclusi), Consob, Antitrust.
Nel frattempo i maggiori istituti, che certamente hanno la coda di paglia, hanno deciso di rimborsare in tutto o in parte i sottoscrittori di obbligazioni dubbie.
Non avrebbe più senso se i magistrati si concentrassero sulle truffe vere, e ne colpissero i responsabili - da Parmalat a Cirio - anziché spedire avvisi di garanzia come "atti dovuti"? Che impatto può avere all'estero e sui titoli pubblici italiani la notizia che il governatore della Banca d'Italia è inquisito dalla magistratura? I mercati internazionali sono in grado di valutare l'atto dovuto di una procura periferica?
Alexis de Tocqueville scrisse nel Settecento che in America "tutto prima o poi finisce davanti a un giudice".

Era un apprezzamento per la neonata democrazia di oltreoceano e per i pesi e contrappesi che ne regolano il potere, ma anche un dubbio sugli effetti del portare troppe vicende in tribunale. In Italia c'è invece il rischio che tutto, prima o poi, finisca "solo" davanti a un giudice. Anzi, davanti a un pubblico ministero.
C'è una certa differenza.
 
la reazione dei promotori finanziari:
bisognerebbe costringere MPS ad assumerci tutti
 
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26 febbraio 2004
Se allo sportello era tutto in regola
I titoli sotto inchiesta - Come Montepaschi ha venduto MyWay e 4You






DAL NOSTRO INVIATO SIENA Nessun prospetto informativo e nessuna autorizzazione. I prodotti di Banca 121, My Way, 4You e gli strutturati dai nomi più ammiccanti (Btptel, Btpindex, Btponline) sono andati sul mercato senza l'ok preventivo di Via Nazionale o di Consob. Semplicemente perché la normativa di settore non lo prevedeva. Si tratta dunque di prodotti "fatti e confezionati in casa", in questo caso a Lecce, sede della vecchia Banca del Salento (al cui interno si trovava il marchio 121) prima che venisse acquisita dal Monte dei Paschi. Sull'argomento, a Siena vige la consegna del silenzio. L'affare 121 è esploso con una violenza che nessuno si aspettava e la voglia di parlare è uguale a zero. Ma la ricostruzione che il Sole-24Ore ha potuto fare dell'iter tecnico che riguarda i prodotti oggi finiti sotto inchiesta è per certi versi sorprendente, perché rivela l'inadeguatezza dei controlli stabiliti dalla legge. E spiega i motivi dell'azione legale che ha fatto scattare l'indagine della Procura di Trani, sull'ipotesi di reato di omessa vigilanza nei confronti di Banca d'Italia. Il caso degli strutturati. Venduti a circa 12mila risparmiatori per un controvalore di oltre 50 milioni e in buona parte oggi scaduti (con una perdita media del 25% per i sottoscrittori), i vari Btptel, Btpindex e Btponline, si configurano come una doppia operazione per i clienti della 121: da una parte l'acquisto di un Btp e dall'altra la cessione alla banca di un'opzione put su un paniere di titoli azionari prevalentemente dei settori tecnologici, dunque ad alto rischio. Le due operazioni (acquisto di Btp e vendita della put) rientrano nella normale negoziazione bancaria e a giudizio dei legali della banca non richiedevano alcuna autorizzazione, né pubblicazione di prospetto informativo. I casi MyWay e 4You. Si tratta di veri e propri piani finanziari: la banca fa un finanziamento al cliente per acquistare un'obbligazione e quote di fondi d'investimento. Una sorta di prodotto previdenziale, insomma. Il MyWay è stato pensato e commercializzato dalla vecchia 121 targata Salento, il 4You è andato sul mercato in piena epoca Mps. Ancora una volta, le normative non prevedevano nessuna forma di autorizzazione, se non per singole parti dell'operazione, come le obbligazioni (emesse da istituti del gruppo senese o da altre banche, tutte con rating AAA) e i fondi (anche questi del gruppo, come Spazio Finanza e Ducato), che secondo Rocca Salimbeni erano in regola con le normative. I dubbi di Bankitalia. L'acquisizione della Salento (e di 121) diventa operativa nell'aprile del 2000. Un anno dopo, il 7 maggio 2001, Bankitalia invia gli ispettori a Siena e successivamente contesta a Bmps la pericolosità di MyWay e 4You. Sotto la lente degli uomini di Via Nazionale, che restano negli uffici di Rocca Salimbeni per ben cinque mesi, finiscono le possibili «ricadute di lungo periodo nei rapporti con la clientela, i rischi per l'immagine e le implicazioni legali ipotizzabili», come spiega l'esposto di Gaetano Scamarcio che ha innescato l'inchiesta giudiziaria di Trani. Bmps risponde a Bankitalia nel febbraio 2002: Siena prende atto dei pericoli ma assicura che la situazione è sotto controllo. A giugno l'istituto di Via Nazionale chiude la pratica, senza prendere alcun provvedimento. Come mai? Perché nessuno ravvisò la necessità d'intervenire, nonostante i rischi per la clientela riscontrati? È quello che si propone di appurare la magistratura. Ma una cosa è certa: cominciò in quei mesi la fine dell'idillio tra Monte dei Paschi e Vincenzo De Bustis, il direttore generale che un anno fa lasciò clamorosamente Rocca Salimbeni. CESARE PERUZZI

http://www.assinews.it/rassegna/articoli/sole260204fa.html


26 febbraio 2004
Bond strutturati, in circolazione 200 mld
Clienti traditi - Il caso MyWay era solo la punta dell'iceberg - L'Adusbef: in arrivo nuove cause






MILANO - «Risparmio & Famiglia», nell'articolo pubblicato sul Sole-24 Ore dell'11 maggio 2003, aveva già lanciato l'allarme. Il caso MyWay era solo la punta dell'Iceberg: le nuove "pietre dello scandalo" avevano nomi molto simili a quelli dei rassicuranti titoli di Stato: Btp Tel index, BTp option online e addirittura BoT Strike 2001 o CTz option 2001, pur essendo bond strutturati con funzionamenti molto complicati e pericolosi, tant'è che alcuni titoli sono arrivati a perdere anche il 70 per cento. «Le strutture "fantasiose" venivano di fatto vendute con un marchio rassicurante (quello dei titoli governativi) per tranquillizzare i malcapitati risparmiatori». A dirlo era stato, in un'intervista al Sole-24 Ore, l'avvocato Antonio Tanza, vicepresidente dell'Adusbef e legale che ha seguito il caso per l'associazione che aderisce all'Intesa dei Consumatori, e che oggi mette invece in allarme avvisando che potrebbe ritornare in auge a Trani anche la vicenda MyWay e 4You, «visto che al 31 dicembre 2003 sono stati chiusi i tavoli delle trattative per tali prodotti - spiega Tanza - e che tutti i ricorsi presentati successivamente vengono respinti dalla banca, costringendo i consumatori insoddisfatti a rivolgersi alla magistratura». Secondo l'avvocato, infatti, sono giunti al tavolo delle trattative solo poco più di seimila casi sui 97.064 stimati da Moody's in uno studio del 26 settembre 2002. Ma se le emissioni in questione sono finite sotto accusa proprio per il fatto di essere state vendute con un nome molto "rassicurante", i bond strutturati di Mps non sono gli unici ad avere delle carenze sul fronte del meccanismo di funzionamento e a indurre in errore i risparmiatori. I titoli strutturati sono stati venduti negli ultimi anni a piene mani dagli istituti bancari ai propri correntisti: oggi hanno raggiunto quota 200 miliardi di euro, pari a circa la metà dell'ammontare delle obbligazioni bancarie. Molti sottoscrittori negli anni scorsi si sono già scottati le mani con i famigerati "reverse convertible", titoli venduti come bond ma che prevedono alla scadenza la possibilità di rimborsare con delle azioni (di solito fortemente svalutatesi). E anche in questo caso i risparmiatori si sono trovati di fronte a perdite di notevole entità. Ancora oggi qualche emittente fa ricorso a questa formula, nonostante la Consob abbia più volte realizzato una "moral suasion" affinchè gli intermediari non si cimentassero più con queste emissioni. Oggi invece le formule più proposte agli sportelli (bancari e postali) sono quelle che prevedono una cedola superiore ai tassi di mercato nei primi anni di vita e, successivamente, una cedola variabile in funzione dell'andamento di un paniere di titoli. Ma spesso tale premio è previsto solo se tra i titoli che compongono il basket (normalmente una ventina) nessuno perde oltre il 10% del suo valore. Pur trattandosi di azioni solide e conosciute, il fatto di far parte di un paniere molto diversificato si trasforma in un limite, visto che tra i titoli che lo compongono ci saranno, inevitabilmente, dei titoli che andranno molto meglio del mercato e dei titoli che faranno molto peggio: e dunque la cedola premio potrebbe annullarsi del tutto. FEDERICA PEZZATTI
http://www.assinews.it/rassegna/articoli/sole260204fa3.html

26 febbraio 2004

« La magistratura verifichi i raggiri ai clienti »


Il presidente dell’associazione bancaria, Sella: stiamo lavorando per recuperare la fiducia

ROMA — « Le banche lavorano per mantenere la fiducia dei risparmiatori » .
« Gli errori sono casi rari » . E poi sull’ultima clamorosa vicenda dell’iscrizione nel libro degli indagati del governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, « abbiamo la massima fiducia nella Banca d’Italia, nel governatore e nella magistratura.
Per questo auspichiamo una definizione rapida e chiara dei procedimenti in corso » . Il presidente dell’Abi, l’associazione bancaria italiana, Maurizio Sella ha un’unica preoccupazione: « Il sistema bancario, l’economia e il Paese, in un momento delicato come questo, hanno bisogno di un clima sereno » , dice.
Sella torna a difendere le banche, sempre più nella bufera dopo le vicende dei bond Cirio e Parmalat e il ritorno in primo piano dello scandalo My way e 4you. Il vicepremier Gianfranco Fini ha accusato gli istituti di credito di dare l’impressione di voler fregare i clienti e ha invitato al dibattito Sella.
Che risponde con una battuta: « Accetto l’invito. E se proprio non vogliamo vederci in banca perché temiamo fregature, possiamo vederci a Palazzo Chigi » .

Che cosa pensa del caso dei finti fondi previdenziali della Banca 121?
« I prodotti finanziari che le banche offrono sul mercato sono il frutto delle loro libere valutazioni. Non c’è alcuna disposizione che preveda che la Banca d’Italia entri nelle loro scelte di merito. Certo, errori sono possibili. Se può esserci stato qualche raro caso di raggiro spetta alla giustizia verificare e punire. E’ impensabile che il sistema nel suo insieme venga accusato di allontanare, penalizzandoli, i clienti. Bisogna convincersi tutti che un settore bancario solido e stabile è una garanzia per i risparmiatori e per il futuro delle imprese. Metterlo in dubbio non giova a nessuno e non risponde al vero » .

Anche negare che la gente dubiti della correttezza delle banche non è realistico...

« Stiamo lavorando sulla fiducia. Stiamo facendo molto. Ma la crisi di fiducia degli italiani non riguarda solo le banche. Bisogna considerare anche l’andamento dell’economia, dei prezzi e i risultati imprevedibili dell’emissione di bond da parte delle imprese » .

Ma a vendere i bond Cirio e Parmalat ai propri clienti non sono state le banche? « Credo che l’illustrazione dei rischi e la valutazione della propensione al rischio dei clienti sia ormai fatta in modo adeguato. Non per nulla quelle banche che stanno procedendo caso per caso al rimborso dei bond Cirio e Parmalat lo fanno proprio nei casi in cui tale comportamento non c’è stato. Non facciamo un buon servizio al Paese se lasciamo credere che ogniqualvolta l’investimento va male le banche devono rimborsare » .

Resta il fatto che i cittadini si lamentano per gli alti costi dei servizi bancari e per i bassi rendimenti offerti sui depositi. Che cosa risponde?
« Abbiamo 30 milioni di conti correnti su 30 mila sportelli che fanno 3 miliardi di operazioni l’anno che costano meno della media europea.
I prezzi dei servizi vengono di prassi rivisti una volta l’anno a gennaio. Quanto ai tassi passivi sui depositi sono stabili da mesi. Il fatto è che, come nel resto del mondo, anche in Italia si è affermata l’idea che il conto corrente sia uno strumento per usufruire dei servizi bancari e non una scelta di investimento dei risparmi » .
Fini ha accusato le banche di essere generose con le imprese e di lesinare i prestiti alla gente qualsiasi, alle famiglie. E’ vero?
« E’ vero il contrario: ormai gli italiani comprano cose grazie ai soldi ricevuti dalle banche. Un dato? I crediti alle famiglie sono aumentati nel 2003 del 10,2% contro il 9,4% di incremento del 2002 e il 5,7 di dicembre 2001. Senza contare il credito al consumo che a fine 2003 era aumentato del 16% contro una media europea che segnalava una flessione del 7,1%. E i mutui casa a fine 2003 avevano un tasso tendenziale di crescita del 25% contro il 5,5% del dicembre 2002 con una quota in Europa passata dal 4,4% del ’ 98 al 6,5% del 2003 » .

Passiamo alle grandi imprese. Non pensa che le banche dovrebbero essere più attente nel finanziarle?
« Il problema non sono le banche, ma le imprese che in Italia sono sottocapitalizzate. Anche in questo caso ho le cifre: fatto 100 il totale del passivo delle aziende il sistema creditizio ne copre 20 in Italia, 11,30 in Spagna e 9,4 in Francia. Il capitale di rischio è invece pari rispettivamente a 28,5, 43,7 e 36,2 » .

http://www.assinews.it/rassegna/articoli/cor260204ri2.html


26 febbraio 2004

Il procuratore di Trani:
« Nulla di concreto su Fazio
Le indagini saranno brevi »


DAL NOSTRO INVIATO
TRANI ( Bari) — Occorrerebbe dimostrare che la condotta del governatore Antonio Fazio sia stata dolosa, per potergli attribuire, anche nel caso in cui si rivelasse fondata l’ipotesi di omessa o negligente vigilanza da parte di Bankitalia, quel « favo reggiamento reale in truffa aggravata » contestatogli dalla Procura di Trani. Difficile. Dev’essere stato anche per questa ragione che ieri mattina il procuratore Nicola Barbera si è « sostituito » al titolare dell’inchiesta, il pm Antonio Savasta, e ha ritenuto di dover dire due o tre cose. Prima di tutto, che ha già aperto un’inchiesta sulla fuga di notizie relativa all’iscrizione del governatore nel registro degli indagati. E poi che l’indagine si deve concludere presto. « Pretenderò che si concentri in massimo due o tre settimane — ha detto Barbera — , e comunque in tempi brevissimi, perché non si può tenere sulla corda un organo dello Stato, una istituzione importantissima » . Infine, poiché « nulla di concreto è stato finora accertato sul governatore Fazio » , Barbera si riserva di decidere se sentirlo o meno: « Si vedrà se sarà il caso di ascoltare l’indagato » , taglia corto.
Parole accolte con un certo sollievo in Bankitalia, ma che lasciano insoddisfatto l’avvocato Gaetano Scamarcio ( ex senatore socialista e sottosegretario alla Giustizia negli anni ’ 80), difensore di alcuni risparmiatori. Per Scamarcio, « bisogna tirar fuori le lettere di Tremonti e la risposta del governatore Fazio, insieme con la relazione degli ispettori della Banca d’Italia che per cinque mesi sono stati al Monte dei Paschi di Siena ( che ha incorporato la Banca 121 di Lecce, ndr) per controllare l’immissione di questi prodotti finanziari » . Dice Scamarcio che molto utile sarebbe conoscere il contenuto di una lettera che Bankitalia inviò il 3 giugno 2002 al Mps, in cui « si avallava la legittimità anche formale dei prodotti finanziari sui quali indaga la Procura tranese » .
Si vedrà. Per ora, viene confermato in 38 il numero degli indagati. E, Fazio o non Fazio, le posizioni più delicate riguardano Vincenzo De Bustis Figarola, amministratore delegato di Deutsche Bank in Italia ed ex numero uno di Banca 121 e Mps, dove nel 2001 ha percepito un reddito di 654.666 euro per le sue capacità manageriali quale inventore della « banca virtuale » ; Rosanna Venneri, direttore generale di Mps Finance, considerata genio emergente di quella « finanza creativa » che ha partorito My way e 4you, i prodotti finanziari incriminati, che per l’associazione di consumatori Aduc « nessuna persona sana di mente potrebbe consapevolmente sottoscrivere » ; e Lorenzo Gorgoni, ex presidente di Banca 121 nominato cavaliere del Lavoro poco più di un anno fa per meriti legati proprio all’attivismo finanziario della sua banca.
Intanto, altre nubi si addensano all’orizzonte.
A Lecce, epicentro della fu « Bank of Salento » , poi 121, infine Mps, ci sono ben tre inchieste aperte in seguito alle denunce di un migliaio di risparmiatori. E anche a Bari giacciono denunce analoghe, anche se non risultano aver attivato l’obbligatorio esercizio dell’azione penale e gli eventuali, conseguenti « atti dovuti » .

http://www.assinews.it/rassegna/articoli/cor260204ri3.html


26 febbraio 2004
Il governatore fa sapere al pm Savasta di essere pronto a chiarire tutto su Banca 121. La risposta: "Non ce n´è bisogno"
"Per Fazio tutto si chiarirà presto"



Il procuratore capo di Trani minaccia l´indagine sulla fuga di notizie



Fini: è a rischio l´immagine dell´Italia. Bossi sull´indagato: "Un poveraccio "

DAVIDE CARLUCCI
GIULIANO FOSCHINI

BARI - La telefonata è arrivata alle nove e trenta del mattino. La segreteria del governatore della Banca d´Italia annuncia: Fazio è pronto a fornire i chiarimenti richiesti. Dall´altra parte della cornetta c´è Antonio Savasta, il pubblico ministero della procura di Trani che ha iscritto il Governatore nel registro degli indagati per lo scandalo 121. Chiarimenti? Non ce n´è bisogno, avrebbe risposto il magistrato. La posizione del governatore si chiarirà al più presto. In serata, il procuratore capo, Nicola Barbera, conferma a Porta a Porta: «La posizione del governatore si chiarirà entro poche settimane». Già nella prossima, secondo indiscrezioni. E con una probabile archiviazione per il reato che gli viene contestato: "favoreggiamento reale", l´omessa vigilanza nella collocazione dei prodotti finanziari della banca, considerati truffaldini dai giudici.
Ora la piccola procura che ha indagato Bankitalia cerca di correre ai ripari. L´iscrizione del governatore nel registro degli indagati - fino a martedì con una scritta a penna, "Fazio Antonio, persona da identificare" ? ha provocato una bufera politico-giudiziaria che Barbera s´è affrettata a placare ieri mattina con una conferenza stampa. «Ho chiesto una relazione al sostituto procuratore per accertare se e quando c´è stata una fuga di notizie. E sto valutando se aprire un´indagine». La precisazione arriva dopo un lungo e duro faccia a faccia tra Savasta e il suo capo. «L´iscrizione era un atto dovuto», ripete il procuratore. D´altronde, se la procura non l´avesse fatto, dopo le cinque querele presentate dall´avvocato (ed ex sottosegretario socialista) Gaetano Scamarcio, i magistrati avrebbero rischiato la denuncia per "omissione d´atti d´ufficio". «L´atto, però, doveva rimanere assolutamente segreto, vista la sovraesposizione del personaggio, una delle più alte cariche dello Stato».
E se Scamarcio si augura che la Procura «non faccia passi indietro», le reazioni del mondo politico sono diverse. Il presidente della Camera, Pierferdinando Casini, ieri sera ha telefonato al governatore, i Ds denunciano il rischio di strumentalizzazioni politiche. Il vicepremier Gianfranco Fini, considera «una buona notizia» quella sui «tempi brevi» per fare chiarezza sull´indagine che riguarda il governatore e si mostra preoccupato per il «rischio di immagine che corre il sistema Italia». Unica voce fuori dal coro, il ministro delle Riforme, Umberto Bossi, che definisce il numero uno di Via Nazionale «un poveraccio».
Sul fronte delle indagini, rimane il quesito: Bankitalia ha fatto tutto quello che doveva per evitare che gli acquirenti dei prodotti strutturati cadessero nell´inganno? Molti risparmiatori, infatti, hanno acquistato buoni del tesoro senza sapere ? secondo la Procura - che, contemporaneamente, firmavano rischiosissime opzioni azionarie su borse estere. Risultato: perdite sino all´80 per cento dell´investimento. Venerdì "L´Espresso" rivelerà i risultati dell´ultima relazione di Bankitalia sul Monte dei Paschi di Siena, del settembre 2003. A dimostrazione che «gli ispettori, in questi ultimi tre anni non hanno certamente trascurato il gruppo senese».

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26 febbraio 2004
Caso Banca 121 De Bustis passa
al contrattacco


«I prodotti finanziari di Banca 121 non hanno influito sulla valutazione della banca e non sono difformi dalla legge. Basta con la disinformazione e con le inesattezze che distorcono la vera realtà dei fatti». È rabbiosa la reazione dell’ex direttore generale del Monte dei Paschi, Vincenzo De Bustis, che attraverso le parole del suo legale, l’avvocato Domenico Di Terlizzi, rompe il silenzio sulla vicenda Banca 121. Vicenda che ha coinvolto anche il governatore di Bankitalia. «Le informazioni e alcune dichiarazioni riportate dalla stampa, peraltro in linea con una costante campagna di disinformazione, contengono tali e tante inesattezze idonee a distorcere completamente la realtà dei fatti da indurci a rompere il silenzio cui, anche per il doveroso rispetto verso la magistratura inquirente, ci eravamo consegnati», scrive nel documento l’avvocato Di Terlizzi. I prodotti finanziari nel mirino dell’inchiesta «non hanno in alcun modo inciso sulla valutazione della Banca in occasione della sua collocazione sul mercato». Valutazione che, si legge ancora nel documento, «fu determinata sulla base del conto economico chiuso al giugno ’99, laddove tali prodotti finanziari sono stati venduti nella grande maggioranza in data successiva e in particolare a partire dalla fine del ’99. L’offerta irrevocabile di acquisto da parte di Mps intervenne entro il 12 novembre ’99 e il preliminare di vendita della quota di maggioranza fu redatto il 23 dicembre ’99». Di conseguenza «la collocazione sul mercato dei prodotti non ha svolto alcuna incidenza nella determinazione del relativo prezzo di vendita». Del resto, aggiunge ancora il legale di De Bustis, «il prezzo pattuito tra le parti e pagato per l’acquisizione di Banca 121 è stato del tutto congruo, visto l’interesse manifestato da parte di alcuni dei principali istituti di credito italiani». Ieri, intanto, il procuratore capo di Trani, Nicola Barbera, ha spiegato che nei confronti del governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, iscritto nel registro degli indagati per i prodotti della ex Banca del Salento, «nulla è stato ancora accertato di concreto. Pretenderò che l’inchiesta si possa concentrare in massimo due-tre settimane». Con l’avviso di garanzia a Fazio salgono a 38 le persone coinvolte nell’inchiesta della procura pugliese sulla presunta truffa realizzata con la vendita di prodotti My Way, 4You e Btp-Tel.

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26 febbraio 2004
Nell´interrogatorio del 31 gennaio De Bustis, ex direttore generale della 121, rivela i contatti con via Nazionale
"Non erano prodotti-bidone da Bankitalia arrivò il via libera"


"Mps trattando l´acquisto si è avvalsa di Rotschild e dello studio Tremonti"
L´istituto salentino preme sui dipendenti: "Trovate clienti o vi licenziamo"

LUCA FAZZO
MARCO MENSURATI

MILANO - La Banca d´Italia sapeva tutto: questa è la linea difensiva di Vincenzo De Bustis, ex direttore generale della Banca 121, messa a verbale il 31 gennaio scorso davanti al pm Antonio Savasta, che indaga sui prodotti-bidone venduti da Banca 121 e poi da Mps ai risparmiatori. Al pm, De Bustis spiega di non avere seguito nei dettagli la definizione dei prodotti da immettere sul mercato - scaricandone la responsabilità sui capi-divisione - ma fornisce una circostanza-chiave: «In ordine alla verifica ex ante del prodotto, il dottor [...], persona che ritengo essere di notevole competenza, mi risulta che si è consultato anche informalmente con esponenti e funzionari della Banca d´Italia. Dopo l´informazione di garanzia che ho ricevuto ho chiesto notizie particolareggiate sui prodotti finanziari in esame ed ho appreso che prima dell´immissione in commercio era stato chiesto un parere alla Banca d´Italia».
Vero o falso? Agli atti dell´inchiesta pugliese, c´è un documento che sembra confermare le versione di De Bustis. È una lettera che il 15 aprile 1999 la direzione generale della Banca del Salento (che diverrà poi Banca 121) scrive al Servizio Vigilanza sull´intermediazione finanziaria di Bankitalia per «comunicare a codesto organo di vigilanza, per le opportune valutazioni nonché per le autorizzazioni eventualmente occorrenti, una proposta di investimento che la scrivente azienda si appresterebbe a fornire alla propria clientela amministrata». «L´offerta risulta finalizzata ad un targhet (sic) medio alto con esigenze di miglioramento del rapporto rischio/rendimento». Segue la descrizione dettagliata di uno dei prodotti incriminati, Btp Reverse: compresa la clausola dalle conseguenze peggiori, «le opzioni put collegate all´andamento di 10 titoli»: tra questi, va notato, c´è persino Mci Worldcom, che in America diverrà protagonista dello scandalo finanziario più clamoroso dopo quello di Enron. A quella lettera, dicono i testimoni interrogati, Bankitalia non risponde. Ma un suo dirigente telefona ad un manager di Banca 121 dicendo di stare tranquillo: tutto okay, non servono autorizzazioni. Il funzionario di Bankitalia è Massimo Pariotti. Che ora ricompare nell´indagine di Trani, ma nella veste di consulente del pubblico ministero.
L´inattività della Banca d´Italia, come è noto, non dura a lungo: nel 2001 da via Nazionale partono le ispezioni a carico del Monte dei Paschi di Siena, che ha assorbito Banca 121. E nel gennaio 2002 scatta il rapporto della Vigilanza che denuncia i rischi della vendita di prodotti così rischiosi ai risparmiatori. Ma nel frattempo i prodotti-bidone sono stati immessi sul mercato con sistemi così descritti da uno dei venditori, Enrico Battaglia, ai pm di Trani: «Il Pacileo (capo delle filiali, ndr) imponeva con metodi assolutamente vessatori la vendita del prodotto, minacciando licenziamenti o trasferimenti [...] venivano usate frasi del tipo "vi faccio il **** se non piazzate tutto il prodotto" o "che c... state facendo in quella filiale che non vendete niente" [...] si era consapevoli che il prodotto rientrava nella categoria di prodotti finanziari ad alto rischio con la possibilità anche di erosione del capitale, ma il cliente veniva rassicurato circa la vantaggiosità dell´operazione [...]».
Tanta fretta, secondo l´accusa, aveva un obiettivo: gonfiare la redditività di Banca 121 in vista della sua cessione al Monte dei Paschi di Siena. Ma, nel suo interrogatorio, De Bustis ha anche su questo una risposta pronta, e chiama in causa anche l´attuale ministro dell´Economia Giulio Tremonti: «In ordine alla vendita, può evidenziarsi che Mps ha proceduto prima a verificare tutte le caratteristiche della banca che stava acquistando e si è avvalsa dell´opera di Rothschild, dello studio Tremonti per la parte fiscale e della consulenza del dott. Tesauro [...] tali società verificarono anche le caratteristiche dei prodotti finanziari per cui vi è processo e non fu sollevato alcun rilievo [....]».

http://www.assinews.it/rassegna/articoli/rep260204fa2.html



26 febbraio 2004
Venneri, ideatrice dei prodotti
"Idee innovative subito copiate"


"Quei mutui ebbero successo e restano attuali"

ANDREA GRECO

MILANO - Ecco Lady My Way, o "il genio della finanza creativa". Rossana Venneri, leccese di 43 anni, 24 spesi alla Banca del Salento (ora 121, dopo l´acquisto di Mps), con tempra latina. La stessa con cui difende due sue creature finite male. Su My Way, i senesi sono a indennizzare i clienti. Sul Btp-tel, il Pm di Trani indaga lei e altri 37 per concorso in truffa aggravata.
Piacciono i soprannomi? Si riconosce?
«In un altro contesto sarebbero complimenti, oggi suonano offensivi. Non mi ritrovo del tutto e sono fiera della mia carriera: a 25 anni ero funzionario, credo il più giovane d´Italia. Ho fatto tutto nel settore, fino a capo del marketing & finanza».
Cioè prodotti "creativi"?
«Coordinavo 80 persone, pensare che sfornassi prodotti da mane a sera è riduttivo. Ne ero responsabile».
Carriera favorita da Vincenzo De Bustis, dicono.
«Un mito da sfatare. Lui arrivò nel ´93 e piazzò un altro al mio posto di direttore finanziario. Poi lui ha intuito di abbinare marketing e finanza, quando tutti li tenevano distinti».
Di lì le "innovazioni". Partiamo dal Btp-tel?
«Fu lanciato nel ?99 come investimento azionario bilanciato, nel boom dei bond convertibili che incorporavano una parte variabile. Tutti li facevano: da agosto ?98 a fine 2000 8,3 miliardi di euro di quei prodotti in Italia. Noi separammo bond e parte variabile, con un risparmio fiscale perché la parte fissa era un Btp».
Nel nome però li legava un trattino. Ingannevole?
«No. Erano due contratti separati. E credo abbiano performance superiori a prodotti simili».
Ma se i consumatori lamentano perdite del 70-80%!
«A me risulta, per i Btp-tel ´99 a 4 anni, un calo del 20-25%. Forse quella ricostruzione non calcola l´8,5% di cedola annua ai clienti».
Quanto a My Way e 4 You?
«Due prodotti previdenziali, tuttora attuali. Avevano 4 componenti: mutuo, azioni, titoli a cedola fissa, polizza infortuni. Erano piani d´accumulo, con la differenza che noi finanziavamo tutta la somma versabile in 30 anni e ogni mese il cliente pagava la rata. A scadenza era garantito il doppio del capitale, oltre al probabile rialzo di Borsa negli anni».
Anche qui c´è chi accusa gravi perdite...
«È chi ha sottoscritto un piano tanto strutturato e l´anno dopo l´ha smontato. Significa che non aveva capito niente. Quei mutui ebbero successo, un grande istituto ce li ha copiati».
Ma tutti se la prendono solo con voi. Possibile?
«Sugli attacchi ho le mie idee che dirò al magistrato. Sull´inchiesta sono fiduciosa. Certo per My Way dovevamo studiare clausole d´uscita, ma allora nessuno prevedeva tre anni così drammatici. Forse qualche cliente era fuori target, lì l´indennizzo è un dovere e Mps l´ha fatto».


http://www.assinews.it/rassegna/articoli/rep260204fa3.html
 
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27 febbraio 2004
«Bond, lacune in Consob e Bankitalia»






ROMA - La procura di Roma comincia a stringere la morsa sul ruolo delle Authority, Banca d'Italia e Consob, nella vicenda Parmalat. Il nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza ha consegnato ieri al Pm che indaga sul sistema dei controlli riguardo alle emissioni dei bond Parmalat, il procuratore aggiunto Francesco Verusio, un'informativa che illustra l'esito di un prima ricostruzione degli eventi. Ricostruzione che è stata eseguita esaminando le carte acquisite presso le sedi Bankitalia e Consob a partire dal 24 gennaio scorso: i finanzieri hanno riscontrato "carenze" nel sistema della vigilanza preventiva sull'emissione di obbligazioni, sia da parte di via Nazionale che della Consob. Gli elementi per dare corpo a un'indagine aperta a metà gennaio come un atto dovuto, dopo le centinaia di denunce dei risparmiatori che si ritengono truffati dai bond Parmalat, stanno emergendo. Ma si tratta di tracce da approfondire, per capire dove l'eventuale carenza sia involontaria o meno, oppure se scaturisca dall'aver fatto troppo affidamento sulla fama internazionale del gruppo in questione. Sta di fatto che a oggi gli elementi per trarre conclusioni sono ancora lacunosi, né ci sono gli estremi per l'iscrizione nel registro degli indagati di qualcuno, men che meno del Governatore di Bankitalia, Antonio Fazio, o dell'ex presidente della Consob, Luigi Spaventa. Per questo motivo gli inquirenti romani con tutta probabilità firmeranno nuovi decreti per acquisire ulteriori documenti: non è da escludere che già la prossima settimana la Guardia di Finanza torni in Banca d'Italia e in Consob. Le carte acquisite sinora sono comunque copiose, raccolte in circa una ventina di faldoni. Tra questi vari dossier relativi alle emissioni di bond Parmalat tra il '94 e il 2002 e un faldone riservato alla documentazione della centrale dei rischi di Banca d'Italia (che monitorizza l'andamento dell'esposizione delle banche nei confronti delle imprese). E ancora: i documenti depositati in occasione delle audizioni di Fazio e Cardia presso la commissione bicamerale sul risparmio in Senato. I filoni che i finanzieri dovranno approfondire sulla carenza dei controlli sono sostanzialmente due. Secondo la ricostruzione delle Fiamme Gialle, la Banca d'Italia è chiamata a assicurare una vigilanza preventiva sulle emissioni con una formula del silenzio-assenso: la società emittente informa via Nazionale della natura del bond che intende lanciare e l'istituto, in caso di anomalie, invia rilievi alla società. In caso di nessuna risposta, l'operazione può partire. La ricostruzione dei finanzieri evidenzia, però, che via Nazionale non sarebbe mai intervenuta con rilievi sui bond Parmalat, anche laddove, forse, ad avviso delle Fiamme Gialle ci poteva essere qualche perplessità. Ma su questo tema si apre poi un'altra questione: quella di emissioni Parmalat esterovestite, cioè collocate sulle piazze internazionali, prive di rating e poi rivendute in Italia. In quel caso i poteri di vigilanza di via Nazionale sono aggirati. Per quanto riguarda la Consob, al setaccio dei finanzieri sono passati tutti i documenti relativi alle verifiche sui bilanci delle società del gruppo Parmalat coinvolte in emissioni obbligazionarie. Sembrerebbe, ma non ci sono conferme ufficiali, che ci sia qualche discontinuità nell'approfondimento della verifica dei conti forse da ricondurre a un eccessivo affidamento sulla garanzia della fama internazionale che aveva il gruppo Parmalat prima del default. Le Fiamme Gialle avrebbero esaminato anche la competenze in tema di controlli dell'Ufficio italiano cambi. LAURA SERAFINI

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27 febbraio 2004
E finisce a Roma anche il filone banche






ROMA - La procura di Roma ha avviato indagini su tutte le banche che hanno partecipato al collocamento dei bond Parmalat e che al tempo stesso risultano esposte finanziariamente con il gruppo di Collecchio. I decreti per le acquisizioni di documenti presso gli istituti sono stati già firmati e i finanzieri del Nucleo provinciale di Roma hanno cominciato nei giorni scorsi i sopralluoghi presso le sedi degli istituti di credito in tutta Italia. È il secondo ramo d'indagine sul crack Parmalat affidato al procuratore aggiunto Francesco Verusio, che sta indagando anche sulle Authority nella medesima vicenda. L'approdo alla procura di Roma del filone d'inchiesta sul ruolo delle banche nelle emissioni dei bond Parmalat scaturisce da una pre-intesa di massima raggiunta nelle scorse settimane tra le procure che stanno indagando sul crack di Collecchio. Più che altro una divisione della gran mole di lavoro che vede la procura di Milano concentrarsi sul sistema dei controlli interni, come le società di revisione, di rating e in parte i collegi sindacali. Parma dedicarsi ai complicatissimi risvolti aziendali della bancarotta fraudolenta. Roma puntare sulle eventuali responsabilità della vigilanza e della eventuale consapevolezza delle banche coinvolte nelle emissioni e al tempo stesso creditrici dell'impero di Calisto Tanzi. Sono almeno 11 gli istituti che hanno partecipato negli anni, soprattutto tra il '94 e il 2002, ai collocamenti di obbligazioni Parmalat e che risultano essere esposte. Sette le italiane: Capitalia, Intesa, San Paolo-Imi, Unicredit, Mps, Popolare di Lodi, Bnl. Quattro tra le grandi banche internazionali: Citigroup, Deutsche Bank, Bank of America, Jp Morgan. Una prima informativa della Guardia di Finanza è stata consegnata al magistrato martedì scorso. Anche in questo caso, come sul ruolo delle Authority, i primi, sommari, elementi per dare corpo all'inchiesta stanno emergendo. Il filone che i finanzieri stanno seguendo ricalca un copione già visto per il crack Cirio e questo forse spiega lo stesso coordinamento delle indagini tra Verusio e il pool romano guidato dal procuratore aggiunto, Achille Toro, che indaga sull'impero di Sergio Cragnotti. Domani Toro ascolterà l'a.d. di Capitalia, Matteo Arpe, in qualità di persona informata sui fatti. Le Fiamme Gialle hanno cercato elementi che provassero che le banche esposte con il gruppo di Collecchio fossero consapevoli - se non della sistematica falsificazione dei bilanci - quantomeno della situazione di difficoltà in cui versava il gruppo e per questo motivo abbiano partecipato al collocamento dei bond (e venduto le obbligazioni tramite la loro rete) per rientrare almeno in parte dell'esposizione. Quali siano gli istituti e quali siano i documenti - e in che misura - che abbiano portato le Fiamme Gialle a individuare i primi riscontri alla loro ipotesi sono informazioni coperte dal massimo riserbo. E del resto i militari, e lo stesso Pm, vogliono approfondire le indagini prima di trarre qualsiasi conclusione. Quello che è probabile, però, è che se l'ipotesi accusatoria si rivelasse fondata il fascicolo contro ignoti, aperto con l'ipotesi di reato di truffa ai danni dei risparmiatori, sarebbe integrato con il concorso in bancarotta fraudolenta preferenziale da parte degli istituti, così come avvenuto per il caso Cirio. L.SER.

http://www.assinews.it/rassegna/articoli/sole270204fa2.html


27 febbraio 2004

I pm di Roma acquisiscono le audizioni del Governatore


Il premier: un’istituzione che va preservata

ROMA - Anche la Procura di Roma accende il faro sul caso dei bond Parmalat e sul ruoli di vigilanza di Consob e Banca d’Italia. Il nucleo valutario della Guardia di Finanza ha infatti presentato ieri ai due procuratori aggiunti Achille Toro e Franco Verusio i resoconti sugli accertamenti fatti. Nel dossier delle Fiamme Gialle raccolto durante le « visite » delle scorse settimane in Bankitalia e Consob sono state inserite le audizioni in Parlamento del governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio e del presidente della Consob Lambert o C a r d i a . A quanto si è appreso l’ipotesi di reato perseguita nell’indagine che si affianca a quelle delle procure di Parma e Milano sarebbe di truffa aggravata.
E in una giornata che ha preannunciato nuove difficoltà, a difendere l’istituto di via Nazionale è sceso in campo il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: « La Banca d’Italia va preservata » . Il timore del premier riguarda gli effetti degli ultimi scandali ( da Cirio a Parmalat a Myway- 4you) sui mercati dove il sistema Italia rischia di perdere quota. « In questo momento la preoccupazione del governo, afferma il presidente del Consiglio, è di dare il maggior sostegno possibile all’economia e a un settore importante come quello bancario » .
Non abbiamo bisogno, aggiunge Berlusconi, « di debolezze o di crisi dell’economia e di un settore fondamentale come quello creditizio » .
Tutto il resto « sono sciocchezze » . Il riferimento è alla presunta intenzione, riferita da un quotidiano, di liberarsi di Antonio Fazio, prevedendo il mandato a termine del governatore.
Un tema che per il momento non sembra appassionare Alleanza nazionale, che ieri per bocca del coordinatore del partito Ignazio La Russa, lo ha giudicato « non decisivo » . Il ruolo dell’istituto di via Nazionale resta comunque al centro del dibattito che si sta per aprire in Parlamento sul disegno di legge varato dal governo per riformare le autorità di controllo sul risparmio. Ieri i capigruppo della Camera hanno deciso di dare l’urgenza al provvedimento che comincerà così il suo iter la prossima settimana.
Ma c’è una novità assoluta: il relatore del disegno di legge sarà un esponente della minoranza, il diessino Sergio Gambini indicato dal presidente della Commissione Attività produttive della Camera, Bruno Tabacci. « C’è la volontà di perseguire sul delicato tema della tutela del risparmio un’ampia convergenza parlamentare » ha spiegato Tabacci. E su questa scelta che riafferma il clima di accordo bipartisan sul provvedimento avrebbe espresso grande soddisfazione il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini.
Sul provvedimento affila le armi An che vuole fare del risparmio uno dei temi della sua campagna elettorale per le europee. Così con lo slogan « Dalla parte delle formiche » il partito guidato da Gianfranco Fini girerà l’Italia organizzando 100 manifestazioni la prima delle quali si svolgerà a Parma domani. L’obiettivo è di sostenere le proposte di An sulla tutela del risparmio e quindi, in sostanza, i correttivi da apportare in Parlamento al relativo disegno di legge. All’ordine del giorno il rafforzamento delle sanzioni, lo scioglimento degli intrecci perversi banche- imprese, la presenza dei lavoratori negli organi di controllo delle aziende, l’istituzione del garante del risparmiatore e dello statuto del risparmiatore » .

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27 febbraio 2004
BANCA 121
Possibile trasferimento a Roma dell´inchiesta sul governatore



ROMA - Alcuni funzionari di Bankitalia arriveranno questa mattina al tribunale di Trani per consegnare l´ultima tranche di documenti richiesti dalla Procura sulla vicenda della sospetta truffa compiuta da Banca 121. In questa maniera si potrà dunque delineare definitivamente la posizione del governatore Fazio. Si dice che già la prossima settimana il fascicolo possa essere archiviato. Sulla vicenda pesa però il rischio di un trasferimento a Roma. Sembra infatti che la Procura romana voglia chiedere il trasferimento del "fascicolo Fazio": secondo i magistrati romani, se omissioni ci sono state, sarebbero comunque state compiute in una zona di propria competenza. Il resto dell´inchiesta resterebbe invece a Trani. Ieri pomeriggio, il pm Antonio Savasta ha proseguito gli interrogatori sentendo alcuni promotori finanziari che lavoravano all´epoca dei fatti nell´area intorno a Bari.



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27 febbraio 2004
Mps: niente ispezioni su MyWay e 4You






FIRENZE - Per i prodotti di Banca 121 finiti nel mirino della magistratura è il giorno delle puntualizzazioni. Banca Mps da una parte e Vincenzo De Bustis dall'altra mettono nero su bianco la loro verità, e contestano le ricostruzioni (e le interpretazioni) di queste settimane. In particolare, Rocca Salimbeni dice ufficialmente di non aver mai ricevuto contestazioni sui prodotti incriminati da parte di Banca d'Italia. «Gli accertamenti ispettivi condotti nel 2001 presso Mps Finance e presso Bmps avevano per oggetto l'attività dell'area finanza e le constatazioni formulate non hanno riguardato né i piani finanziari 4You e MyWay, né i prodotti strutturati tipo Btptel - spiega una nota del gruppo senese -. Tali accertamenti si sono chiusi senza l'adozione di alcun tipo di provvedimento. Quindi, l'attività di vigilanza di Banca d'Italia nei confronti dell'area finanza del gruppo Mps è proseguita secondo le normali prassi... e di tutto ciò dà evidenza la lettera di Banca d'Italia del 3 settembre 2003, che prende atto dell'impegno del gruppo in termini di efficientamento dell'architettura del sistema di controlli interni». La ricostruzione di Rocca Salimbeni si conclude dicendo che Banca d'Italia ha monitorato anche in seguito l'area finanza del gruppo e in particolare il comparto di risk management, chiedendo informazioni a cui Bmps «ha dato esauriente risposta con la lettera approvata dal consiglio d'amministrazione il 22 gennaio scorso». L'ex direttore generale De Bustis (fino al 2000 alla Banca del Salento-121) affida invece la puntualizzazione all'avvocato Domenico Di Terlizzi. «I prodotti finanziari venduti dalla 121 non hanno in alcun modo inciso sulla valutazione della Banca in occasione della sua collocazione sul mercato - spiega De Bustis -. Il prezzo fu determinato sulla base del conto economico chiuso al giugno 1999, mentre i prodotti finanziari, concepiti nel rispetto della legge vigente, sono stati venduti nella grande maggioranza in data successiva, in particolare a partire dalla fine del 1999». L'offerta irrevocabile di acquisto da parte di Mps è del 23 dicembre 1999, ancora una volta - aggiunge la memoria - senza possibilità che il prezzo sia stato influenzato dalla commercializzazione dei prodotti oggi sotto inchiesta. «Un prezzo che fu congruo», sottolinea l'ex direttore generale di Banca 121 e Bmps. C.PER.

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