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26 febbraio 2004
Se allo sportello era tutto in regola
I titoli sotto inchiesta - Come Montepaschi ha venduto MyWay e 4You
DAL NOSTRO INVIATO SIENA Nessun prospetto informativo e nessuna autorizzazione. I prodotti di Banca 121, My Way, 4You e gli strutturati dai nomi più ammiccanti (Btptel, Btpindex, Btponline) sono andati sul mercato senza l'ok preventivo di Via Nazionale o di Consob. Semplicemente perché la normativa di settore non lo prevedeva. Si tratta dunque di prodotti "fatti e confezionati in casa", in questo caso a Lecce, sede della vecchia Banca del Salento (al cui interno si trovava il marchio 121) prima che venisse acquisita dal Monte dei Paschi. Sull'argomento, a Siena vige la consegna del silenzio. L'affare 121 è esploso con una violenza che nessuno si aspettava e la voglia di parlare è uguale a zero. Ma la ricostruzione che il Sole-24Ore ha potuto fare dell'iter tecnico che riguarda i prodotti oggi finiti sotto inchiesta è per certi versi sorprendente, perché rivela l'inadeguatezza dei controlli stabiliti dalla legge. E spiega i motivi dell'azione legale che ha fatto scattare l'indagine della Procura di Trani, sull'ipotesi di reato di omessa vigilanza nei confronti di Banca d'Italia. Il caso degli strutturati. Venduti a circa 12mila risparmiatori per un controvalore di oltre 50 milioni e in buona parte oggi scaduti (con una perdita media del 25% per i sottoscrittori), i vari Btptel, Btpindex e Btponline, si configurano come una doppia operazione per i clienti della 121: da una parte l'acquisto di un Btp e dall'altra la cessione alla banca di un'opzione put su un paniere di titoli azionari prevalentemente dei settori tecnologici, dunque ad alto rischio. Le due operazioni (acquisto di Btp e vendita della put) rientrano nella normale negoziazione bancaria e a giudizio dei legali della banca non richiedevano alcuna autorizzazione, né pubblicazione di prospetto informativo. I casi MyWay e 4You. Si tratta di veri e propri piani finanziari: la banca fa un finanziamento al cliente per acquistare un'obbligazione e quote di fondi d'investimento. Una sorta di prodotto previdenziale, insomma. Il MyWay è stato pensato e commercializzato dalla vecchia 121 targata Salento, il 4You è andato sul mercato in piena epoca Mps. Ancora una volta, le normative non prevedevano nessuna forma di autorizzazione, se non per singole parti dell'operazione, come le obbligazioni (emesse da istituti del gruppo senese o da altre banche, tutte con rating AAA) e i fondi (anche questi del gruppo, come Spazio Finanza e Ducato), che secondo Rocca Salimbeni erano in regola con le normative. I dubbi di Bankitalia. L'acquisizione della Salento (e di 121) diventa operativa nell'aprile del 2000. Un anno dopo, il 7 maggio 2001, Bankitalia invia gli ispettori a Siena e successivamente contesta a Bmps la pericolosità di MyWay e 4You. Sotto la lente degli uomini di Via Nazionale, che restano negli uffici di Rocca Salimbeni per ben cinque mesi, finiscono le possibili «ricadute di lungo periodo nei rapporti con la clientela, i rischi per l'immagine e le implicazioni legali ipotizzabili», come spiega l'esposto di Gaetano Scamarcio che ha innescato l'inchiesta giudiziaria di Trani. Bmps risponde a Bankitalia nel febbraio 2002: Siena prende atto dei pericoli ma assicura che la situazione è sotto controllo. A giugno l'istituto di Via Nazionale chiude la pratica, senza prendere alcun provvedimento. Come mai? Perché nessuno ravvisò la necessità d'intervenire, nonostante i rischi per la clientela riscontrati? È quello che si propone di appurare la magistratura. Ma una cosa è certa: cominciò in quei mesi la fine dell'idillio tra Monte dei Paschi e Vincenzo De Bustis, il direttore generale che un anno fa lasciò clamorosamente Rocca Salimbeni. CESARE PERUZZI
http://www.assinews.it/rassegna/articoli/sole260204fa.html
26 febbraio 2004
Bond strutturati, in circolazione 200 mld
Clienti traditi - Il caso MyWay era solo la punta dell'iceberg - L'Adusbef: in arrivo nuove cause
MILANO - «Risparmio & Famiglia», nell'articolo pubblicato sul Sole-24 Ore dell'11 maggio 2003, aveva già lanciato l'allarme. Il caso MyWay era solo la punta dell'Iceberg: le nuove "pietre dello scandalo" avevano nomi molto simili a quelli dei rassicuranti titoli di Stato: Btp Tel index, BTp option online e addirittura BoT Strike 2001 o CTz option 2001, pur essendo bond strutturati con funzionamenti molto complicati e pericolosi, tant'è che alcuni titoli sono arrivati a perdere anche il 70 per cento. «Le strutture "fantasiose" venivano di fatto vendute con un marchio rassicurante (quello dei titoli governativi) per tranquillizzare i malcapitati risparmiatori». A dirlo era stato, in un'intervista al Sole-24 Ore, l'avvocato Antonio Tanza, vicepresidente dell'Adusbef e legale che ha seguito il caso per l'associazione che aderisce all'Intesa dei Consumatori, e che oggi mette invece in allarme avvisando che potrebbe ritornare in auge a Trani anche la vicenda MyWay e 4You, «visto che al 31 dicembre 2003 sono stati chiusi i tavoli delle trattative per tali prodotti - spiega Tanza - e che tutti i ricorsi presentati successivamente vengono respinti dalla banca, costringendo i consumatori insoddisfatti a rivolgersi alla magistratura». Secondo l'avvocato, infatti, sono giunti al tavolo delle trattative solo poco più di seimila casi sui 97.064 stimati da Moody's in uno studio del 26 settembre 2002. Ma se le emissioni in questione sono finite sotto accusa proprio per il fatto di essere state vendute con un nome molto "rassicurante", i bond strutturati di Mps non sono gli unici ad avere delle carenze sul fronte del meccanismo di funzionamento e a indurre in errore i risparmiatori. I titoli strutturati sono stati venduti negli ultimi anni a piene mani dagli istituti bancari ai propri correntisti: oggi hanno raggiunto quota 200 miliardi di euro, pari a circa la metà dell'ammontare delle obbligazioni bancarie. Molti sottoscrittori negli anni scorsi si sono già scottati le mani con i famigerati "reverse convertible", titoli venduti come bond ma che prevedono alla scadenza la possibilità di rimborsare con delle azioni (di solito fortemente svalutatesi). E anche in questo caso i risparmiatori si sono trovati di fronte a perdite di notevole entità. Ancora oggi qualche emittente fa ricorso a questa formula, nonostante la Consob abbia più volte realizzato una "moral suasion" affinchè gli intermediari non si cimentassero più con queste emissioni. Oggi invece le formule più proposte agli sportelli (bancari e postali) sono quelle che prevedono una cedola superiore ai tassi di mercato nei primi anni di vita e, successivamente, una cedola variabile in funzione dell'andamento di un paniere di titoli. Ma spesso tale premio è previsto solo se tra i titoli che compongono il basket (normalmente una ventina) nessuno perde oltre il 10% del suo valore. Pur trattandosi di azioni solide e conosciute, il fatto di far parte di un paniere molto diversificato si trasforma in un limite, visto che tra i titoli che lo compongono ci saranno, inevitabilmente, dei titoli che andranno molto meglio del mercato e dei titoli che faranno molto peggio: e dunque la cedola premio potrebbe annullarsi del tutto. FEDERICA PEZZATTI
http://www.assinews.it/rassegna/articoli/sole260204fa3.html
26 febbraio 2004
« La magistratura verifichi i raggiri ai clienti »
Il presidente dell’associazione bancaria, Sella: stiamo lavorando per recuperare la fiducia
ROMA — « Le banche lavorano per mantenere la fiducia dei risparmiatori » .
« Gli errori sono casi rari » . E poi sull’ultima clamorosa vicenda dell’iscrizione nel libro degli indagati del governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, « abbiamo la massima fiducia nella Banca d’Italia, nel governatore e nella magistratura.
Per questo auspichiamo una definizione rapida e chiara dei procedimenti in corso » . Il presidente dell’Abi, l’associazione bancaria italiana, Maurizio Sella ha un’unica preoccupazione: « Il sistema bancario, l’economia e il Paese, in un momento delicato come questo, hanno bisogno di un clima sereno » , dice.
Sella torna a difendere le banche, sempre più nella bufera dopo le vicende dei bond Cirio e Parmalat e il ritorno in primo piano dello scandalo My way e 4you. Il vicepremier Gianfranco Fini ha accusato gli istituti di credito di dare l’impressione di voler fregare i clienti e ha invitato al dibattito Sella.
Che risponde con una battuta: « Accetto l’invito. E se proprio non vogliamo vederci in banca perché temiamo fregature, possiamo vederci a Palazzo Chigi » .
Che cosa pensa del caso dei finti fondi previdenziali della Banca 121?
« I prodotti finanziari che le banche offrono sul mercato sono il frutto delle loro libere valutazioni. Non c’è alcuna disposizione che preveda che la Banca d’Italia entri nelle loro scelte di merito. Certo, errori sono possibili. Se può esserci stato qualche raro caso di raggiro spetta alla giustizia verificare e punire. E’ impensabile che il sistema nel suo insieme venga accusato di allontanare, penalizzandoli, i clienti. Bisogna convincersi tutti che un settore bancario solido e stabile è una garanzia per i risparmiatori e per il futuro delle imprese. Metterlo in dubbio non giova a nessuno e non risponde al vero » .
Anche negare che la gente dubiti della correttezza delle banche non è realistico...
« Stiamo lavorando sulla fiducia. Stiamo facendo molto. Ma la crisi di fiducia degli italiani non riguarda solo le banche. Bisogna considerare anche l’andamento dell’economia, dei prezzi e i risultati imprevedibili dell’emissione di bond da parte delle imprese » .
Ma a vendere i bond Cirio e Parmalat ai propri clienti non sono state le banche? « Credo che l’illustrazione dei rischi e la valutazione della propensione al rischio dei clienti sia ormai fatta in modo adeguato. Non per nulla quelle banche che stanno procedendo caso per caso al rimborso dei bond Cirio e Parmalat lo fanno proprio nei casi in cui tale comportamento non c’è stato. Non facciamo un buon servizio al Paese se lasciamo credere che ogniqualvolta l’investimento va male le banche devono rimborsare » .
Resta il fatto che i cittadini si lamentano per gli alti costi dei servizi bancari e per i bassi rendimenti offerti sui depositi. Che cosa risponde?
« Abbiamo 30 milioni di conti correnti su 30 mila sportelli che fanno 3 miliardi di operazioni l’anno che costano meno della media europea.
I prezzi dei servizi vengono di prassi rivisti una volta l’anno a gennaio. Quanto ai tassi passivi sui depositi sono stabili da mesi. Il fatto è che, come nel resto del mondo, anche in Italia si è affermata l’idea che il conto corrente sia uno strumento per usufruire dei servizi bancari e non una scelta di investimento dei risparmi » .
Fini ha accusato le banche di essere generose con le imprese e di lesinare i prestiti alla gente qualsiasi, alle famiglie. E’ vero?
« E’ vero il contrario: ormai gli italiani comprano cose grazie ai soldi ricevuti dalle banche. Un dato? I crediti alle famiglie sono aumentati nel 2003 del 10,2% contro il 9,4% di incremento del 2002 e il 5,7 di dicembre 2001. Senza contare il credito al consumo che a fine 2003 era aumentato del 16% contro una media europea che segnalava una flessione del 7,1%. E i mutui casa a fine 2003 avevano un tasso tendenziale di crescita del 25% contro il 5,5% del dicembre 2002 con una quota in Europa passata dal 4,4% del ’ 98 al 6,5% del 2003 » .
Passiamo alle grandi imprese. Non pensa che le banche dovrebbero essere più attente nel finanziarle?
« Il problema non sono le banche, ma le imprese che in Italia sono sottocapitalizzate. Anche in questo caso ho le cifre: fatto 100 il totale del passivo delle aziende il sistema creditizio ne copre 20 in Italia, 11,30 in Spagna e 9,4 in Francia. Il capitale di rischio è invece pari rispettivamente a 28,5, 43,7 e 36,2 » .
http://www.assinews.it/rassegna/articoli/cor260204ri2.html
26 febbraio 2004
Il procuratore di Trani:
« Nulla di concreto su Fazio
Le indagini saranno brevi »
DAL NOSTRO INVIATO
TRANI ( Bari) — Occorrerebbe dimostrare che la condotta del governatore Antonio Fazio sia stata dolosa, per potergli attribuire, anche nel caso in cui si rivelasse fondata l’ipotesi di omessa o negligente vigilanza da parte di Bankitalia, quel « favo reggiamento reale in truffa aggravata » contestatogli dalla Procura di Trani. Difficile. Dev’essere stato anche per questa ragione che ieri mattina il procuratore Nicola Barbera si è « sostituito » al titolare dell’inchiesta, il pm Antonio Savasta, e ha ritenuto di dover dire due o tre cose. Prima di tutto, che ha già aperto un’inchiesta sulla fuga di notizie relativa all’iscrizione del governatore nel registro degli indagati. E poi che l’indagine si deve concludere presto. « Pretenderò che si concentri in massimo due o tre settimane — ha detto Barbera — , e comunque in tempi brevissimi, perché non si può tenere sulla corda un organo dello Stato, una istituzione importantissima » . Infine, poiché « nulla di concreto è stato finora accertato sul governatore Fazio » , Barbera si riserva di decidere se sentirlo o meno: « Si vedrà se sarà il caso di ascoltare l’indagato » , taglia corto.
Parole accolte con un certo sollievo in Bankitalia, ma che lasciano insoddisfatto l’avvocato Gaetano Scamarcio ( ex senatore socialista e sottosegretario alla Giustizia negli anni ’ 80), difensore di alcuni risparmiatori. Per Scamarcio, « bisogna tirar fuori le lettere di Tremonti e la risposta del governatore Fazio, insieme con la relazione degli ispettori della Banca d’Italia che per cinque mesi sono stati al Monte dei Paschi di Siena ( che ha incorporato la Banca 121 di Lecce, ndr) per controllare l’immissione di questi prodotti finanziari » . Dice Scamarcio che molto utile sarebbe conoscere il contenuto di una lettera che Bankitalia inviò il 3 giugno 2002 al Mps, in cui « si avallava la legittimità anche formale dei prodotti finanziari sui quali indaga la Procura tranese » .
Si vedrà. Per ora, viene confermato in 38 il numero degli indagati. E, Fazio o non Fazio, le posizioni più delicate riguardano Vincenzo De Bustis Figarola, amministratore delegato di Deutsche Bank in Italia ed ex numero uno di Banca 121 e Mps, dove nel 2001 ha percepito un reddito di 654.666 euro per le sue capacità manageriali quale inventore della « banca virtuale » ; Rosanna Venneri, direttore generale di Mps Finance, considerata genio emergente di quella « finanza creativa » che ha partorito My way e 4you, i prodotti finanziari incriminati, che per l’associazione di consumatori Aduc « nessuna persona sana di mente potrebbe consapevolmente sottoscrivere » ; e Lorenzo Gorgoni, ex presidente di Banca 121 nominato cavaliere del Lavoro poco più di un anno fa per meriti legati proprio all’attivismo finanziario della sua banca.
Intanto, altre nubi si addensano all’orizzonte.
A Lecce, epicentro della fu « Bank of Salento » , poi 121, infine Mps, ci sono ben tre inchieste aperte in seguito alle denunce di un migliaio di risparmiatori. E anche a Bari giacciono denunce analoghe, anche se non risultano aver attivato l’obbligatorio esercizio dell’azione penale e gli eventuali, conseguenti « atti dovuti » .
http://www.assinews.it/rassegna/articoli/cor260204ri3.html
26 febbraio 2004
Il governatore fa sapere al pm Savasta di essere pronto a chiarire tutto su Banca 121. La risposta: "Non ce n´è bisogno"
"Per Fazio tutto si chiarirà presto"
Il procuratore capo di Trani minaccia l´indagine sulla fuga di notizie
Fini: è a rischio l´immagine dell´Italia. Bossi sull´indagato: "Un poveraccio "
DAVIDE CARLUCCI
GIULIANO FOSCHINI
BARI - La telefonata è arrivata alle nove e trenta del mattino. La segreteria del governatore della Banca d´Italia annuncia: Fazio è pronto a fornire i chiarimenti richiesti. Dall´altra parte della cornetta c´è Antonio Savasta, il pubblico ministero della procura di Trani che ha iscritto il Governatore nel registro degli indagati per lo scandalo 121. Chiarimenti? Non ce n´è bisogno, avrebbe risposto il magistrato. La posizione del governatore si chiarirà al più presto. In serata, il procuratore capo, Nicola Barbera, conferma a Porta a Porta: «La posizione del governatore si chiarirà entro poche settimane». Già nella prossima, secondo indiscrezioni. E con una probabile archiviazione per il reato che gli viene contestato: "favoreggiamento reale", l´omessa vigilanza nella collocazione dei prodotti finanziari della banca, considerati truffaldini dai giudici.
Ora la piccola procura che ha indagato Bankitalia cerca di correre ai ripari. L´iscrizione del governatore nel registro degli indagati - fino a martedì con una scritta a penna, "Fazio Antonio, persona da identificare" ? ha provocato una bufera politico-giudiziaria che Barbera s´è affrettata a placare ieri mattina con una conferenza stampa. «Ho chiesto una relazione al sostituto procuratore per accertare se e quando c´è stata una fuga di notizie. E sto valutando se aprire un´indagine». La precisazione arriva dopo un lungo e duro faccia a faccia tra Savasta e il suo capo. «L´iscrizione era un atto dovuto», ripete il procuratore. D´altronde, se la procura non l´avesse fatto, dopo le cinque querele presentate dall´avvocato (ed ex sottosegretario socialista) Gaetano Scamarcio, i magistrati avrebbero rischiato la denuncia per "omissione d´atti d´ufficio". «L´atto, però, doveva rimanere assolutamente segreto, vista la sovraesposizione del personaggio, una delle più alte cariche dello Stato».
E se Scamarcio si augura che la Procura «non faccia passi indietro», le reazioni del mondo politico sono diverse. Il presidente della Camera, Pierferdinando Casini, ieri sera ha telefonato al governatore, i Ds denunciano il rischio di strumentalizzazioni politiche. Il vicepremier Gianfranco Fini, considera «una buona notizia» quella sui «tempi brevi» per fare chiarezza sull´indagine che riguarda il governatore e si mostra preoccupato per il «rischio di immagine che corre il sistema Italia». Unica voce fuori dal coro, il ministro delle Riforme, Umberto Bossi, che definisce il numero uno di Via Nazionale «un poveraccio».
Sul fronte delle indagini, rimane il quesito: Bankitalia ha fatto tutto quello che doveva per evitare che gli acquirenti dei prodotti strutturati cadessero nell´inganno? Molti risparmiatori, infatti, hanno acquistato buoni del tesoro senza sapere ? secondo la Procura - che, contemporaneamente, firmavano rischiosissime opzioni azionarie su borse estere. Risultato: perdite sino all´80 per cento dell´investimento. Venerdì "L´Espresso" rivelerà i risultati dell´ultima relazione di Bankitalia sul Monte dei Paschi di Siena, del settembre 2003. A dimostrazione che «gli ispettori, in questi ultimi tre anni non hanno certamente trascurato il gruppo senese».
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