LEGGI QUI IL DIVIDENDO POTREBBE ESSERE FINO AL 10%:
Questo significa che il monte dividendi 2005 potrebbe arrivare a circa 180 milioni (0,80 euro per azione), con un rendimento complessivo pari al 10 per cento circa. Attenzione, però: l’extra dividendo verrà distribuito solo se il gruppo non realizzerà altre acquisizioni. «Stiamo valutando un’opportunità molto interessante - confida Costa a B&F- Se tuttavia entro fine anno non riuscissimo a trovare un giusto equilibrio prezzo-ritorno, adotteremo la politica di sempre: redistribuire la cassa ai nostri azionisti». Costa sta valutando alcuni dossier nel comparto radio, ma anche in piccole case editrici estere. Dopo l’esperienza di successo con la greca Attica, ora Segrate ha un occhio di riguardo per la Spagna. Le potenzialità ci sono: Mondadori, che a fine settembre registrava una posizione finanziaria netta negativa per 20 milioni, a fine anno dovrebbe tornare positiva per circa 20 milioni. Sui risultati del quarto trimestre influiranno due tendenze di segno opposto: da una parte, causa gli scioperi dei giornalisti di questi mesi, ci saranno minori ricavi per la divisione magazine; dall’altra, il business dei libri, come da tradizione, accelera il passo con l’avvicinarsi del Natale.
L’avvio del 2006, però, sembra presentarsi sotto auspici non disprezzabili. Per prima cosa Mondadori non dovrà fronteggiare, a differenza di un anno fa, una nuova concorrenza nei magazine (prova che, peraltro, ha superato positivamente). In secondo luogo, il gruppo continua a sfruttare bene il canale degli «add on sale» (le promozioni) che prosegue nella crescita a due cifre. Infine, ci sarà il lancio di Grazia oltre confine: Portogallo, Croazia, Emirati Arabi più Stati Uniti e Cina. Una strategia destinata a generare consistenti royalty senza costi aggiuntivi. E la formula, sulla base del modello della francese Hachette, potrebbe essere replicata con altre testate. Quanto al settore radio, il break-even è atteso per fine 2007. Ma a Segrate sotto sotto sperano che già nel 2006, 101 possa stupire in positivo: completato il palinsesto e la copertura del territorio (arrivata all’80% lo scorso settembre), ora l’emittente funziona a pieno regime.
IL BOND. Il convertibile da 110 milioni scadrà nell’ottobre 2008. Al servizio di questa emissione c’è un 5% del capitale che Mondadori ha comunque già accantonato (possiede il 7,6% di azioni proprie) ad un prezzo di carico inferiore ai 7 euro, sensibilmente più basso del prezzo di conversione, fissato a 8,4782 euro. E così, con l’avvicinarsi della scadenza dell’obbligazione, Mondadori avrà tutto l’interesse a comprare più azioni proprie fino al prezzo di 8,47 euro. Una manovra due volte conveniente: da una parte, ci sarà un risparmio in termini di dividendi; dall’altra si risparmierà rispetto ai valori di conversione. Del resto, il bond ha un interesse fisso del 2% l’anno mentre il rendimento del titolo - considerando la sola cedola ordinaria (0,39 euro nel 2005) - è di circa il 5%. Per tutti questi motivi, secondo gli analisti, Mondadori è un investimento che abbina un basso profilo di rischio a un rendimento interessante. Tra gli editoriali, per giunta, il gruppo di Segrate è tra i meno sensibili all’andamento della raccolta pubblicitaria, proprio perché molto diversificato (la divisione libri fattura quanto la concessionaria). Così, nelle fasi di bassa congiuntura (come questa), Mondadori può far meglio dei concorrenti. Sicchè i giudizi dei broker sono tutti neutro-positivi con target che vanno da 8 a 9,2 euro per azione e upside potenziale tra il 5% e il 15 per cento.