Finpart - Esposto Al Tribunale

  • ANNUNCIO: 46° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Settimana tutto sommato positiva per le principali piazze internazionali che proseguono così il rimbalzo dai minimi di ottobre. Novembre sarà ricordato come uno dei mesi migliori nella storia più o meno recente dei mercati finanziari. Il calo dei rendimenti, con un ulteriore irripidimento delle curve, ha portato gli indici obbligazionari globali a registrare le migliori performance mensili dalla Grande Crisi Finanziaria, ovvero da dicembre 2008. Per l’azionario globale, invece, è stato il miglior rally mensile dal 2020. L’impulso è stato fornito anche dai dati sull’inflazione nell’area euro, che hanno rafforzato la tendenza ad anticipare la tempistica di un primo taglio dei tassi da parte della Bce già a partire dal 2024. Per continuare a leggere visita il link

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FINPART, ESPOSTO AL TRIBUNALE

Sospesa per tutta la giornata a Piazza Affari, ieri la Finpart (holding nel settore del lusso) ha vissuto una giornata particolare. Il collegio sindacale della società, infatti, ha presentato un esposto denuncia alla Procura di Milano in relazione ad una presunta violazione delle legge che regola il trading su acquisto di azioni e warrant propri. L'operazione, avvenuta subito dopo la strage delle Torri Gemelle, quindi in pieno caos finanziario per le Borse internazionali, aveva fruttato "una modesta plusvalenza", dicono i sindaci, senza peraltro precisare le quantità di azioni interessate.
Così, dopo il via libera della Consob, la società ha emesso un comunicato nel quale si precisa che "Fin. part spa comunica che in data odierna i sindaci della società hanno presentato denuncia presso il Tribunale di Milano ai sensi dell’art. 152 del Decreto Legislativo 24.02.1998 n. 58 (Legge Draghi) e dell'art. 2409 C.C.. La denuncia riguarda operazioni di acquisto e di vendita di azioni e warrants Fin.part spa effettuate, a partire dalla seconda metà di settembre 2001, dalle controllate Frette spa e Pepper Industries spa, in presunta violazione dell'art. 2359/bis CC., nonché, in relazione a tali operazioni, finanziamenti accordati in supposta violazione dell'articolo 2358 CC.. La società specifica che tutti i titoli sono stati alienati entro la fine dell'esercizio 2001 realizzando modeste plusvalenze.

Il Sole 24 Ore, 26/3/02

----------

Per completezza:

Art. 2409 Denunzia al tribunale

Se vi è fondato sospetto di gravi irregolarità nell'adempimento dei doveri degli amministratori e dei sindaci, i soci che rappresentano il decimo del capitale sociale possono denunziare i fatti al tribunale.
Il tribunale, sentiti in camera di consiglio gli amministratori e i sindaci, può ordinare (att. 103) l'ispezione dell'amministrazione della società a spese dei soci richiedenti, subordinandola, se del caso, alla prestazione di una cauzione (Cod. Proc. Civ. 119).
Se le irregolarità denunziate sussistono, il tribunale può disporre gli opportuni provvedimenti cautelari e convocare l'assemblea per le conseguenti deliberazioni. Nei casi più gravi può revocare gli amministratori ed i sindaci e nominare un amministratore giudiziario, determinandone i poteri e la durata (2636).
L'amministratore giudiziario può proporre l'azione di responsabilità contro gli amministratori e i sindaci.
Prima della scadenza del suo incarico l'amministratore giudiziario convoca e presiede l'assemblea per la nomina dei nuovi amministratori e sindaci o per proporre, se del caso, la messa in liquidazione della società (2636).
I provvedimenti previsti da questo articolo possono essere adottati anche su richiesta del pubblico ministero, e in questo caso le spese per l'ispezione sono a carico della società (2488; att. 103, 209).

E:

Art. 152
Denunzia al tribunale
1. Il collegio sindacale, se ha fondato sospetto di gravi irregolarità nell'adempimento dei doveri degli amministratori, può denunziare i fatti al tribunale ai sensi dell'articolo 2409 del codice civile. In tale ipotesi le spese per l'ispezione sono a carico della società e il tribunale può revocare anche i soli amministratori.

2. La CONSOB, se ha fondato sospetto di gravi irregolarità nell'adempimento dei doveri dei sindaci, può denunziare i fatti al tribunale ai sensi dell'articolo 2409 del codice civile; le spese per l'ispezione sono a carico della società.

3. Il comma 2 non si applica alle società con azioni quotate solo in mercati regolamentati di altri paesi dell'Unione Europea.

4. Resta fermo quanto previsto dall'articolo 70, comma 7, del T.U. bancario.




CLOROFILLA
 
Ultima modifica:
operazioni sulle proprie azioni (e controllate), regolate dal codice: la violazione può rappresentare grave irregolarità e attivare il controllo giudiziario.
 
Offerte ad alto rischio
dentro le scatole vuote

SCATOLE vuote, anzi da riempire,
cercasi. La Borsa torna ad
attrarre le matricole. E c'è chi,
per guadagnare tempo, punta su
società che possono «cambiar pelle
», magari (ma non sempre) sospese
dal listino . È chiaro che una
società in questa situazione, spesso
in attesa di un cavaliere bianco,
rappresenta un'occasione ghiotta
per la speculazione. Gli esempi?
Finpart e Necchi, ad esempio. La
Finpart, già holding del lusso punta
a trasformarsi in società immobiliare.
In default tecnico da luglio
2004, quando non adempì al rimborso
di oltre 210 milioni di bond,
si gioca il salvataggio in queste
settimane. Il Tribunale ha concesso
fino al 20 ottobre (data della
decisiva udienza fallimentare) per
chiudere la partita con banche e
creditori. Se il piano andrà a buon
fine, Finpart sarà una scatola vuota,
pronta per un restyling del
portafoglio (probabilmente di tipo
immobiliare) già all'inizio del prossimo
anno.Riguardo a Necchi, sembra
perciò prossima la riammissione
alla quotazione (il titolo è sospeso
da fine 2003). La Bpi che ha
salvato l'ex società meccano-tessile
accollandosi debiti e obbligazioni
dell'azienda, ne ha fatto una
finanziaria, la Partecipazioni Italiane
(PI). Lo scorso 3 agosto Bpi ha
ceduto il 5,32% di PI, riportandone
il flottante a circa il 10% del
capitale. Entro dicembre è prevista
l'Offerta pubblica di sottoscrizione
che dovrebbe portare la quota delle
azioni trattate in Borsa al 20-25%.
Nel caso di Perlier, invece, la
metamorfosi è coincisa con la cessione
delle attività di cosmetica
della Kalemata. Lo sganciamento
dalla cosmesi era funzionale all'
Opa della Cem di Alberto Mezzini,
gruppo edile e immobiliare. Dopo
l'Opa il 77% passerà aMezzani, che
quoterà parte del suo patrimonio
immobiliare. Tra chi si sta riposizionando
c'è anche Innotech, la ex
Elios Holding. Da venture capitalist,
specializzata in incubatori hitech,
punta ora a trasformarsi in
una holding di partecipazioni classica.
Tutto dipenderà dall'esito dell'
aumento di capitale (da 17,5 milioni)
che potrebbe salvare un difficile
equilibrio finanziario e ridare fiato
alle acquisizioni.Tra le candidate
al restiling , infine, ci sono la Cit.
(ma prima dell'assemblea del 10
ottobre, si aspetta l'uscita allo scoperto
del cavaliere bianco Benito
Benedini) e l' Algol., sospesa da
inizio settembre perché a "rischio
liquidazione", dopo l'euforia estiva.
[Bloomberg Borsa & Finanza]
la stampa ieri
 
L’operazione era finalizzata a ritirare le obbligazioni emesse

Stop Consob all’Ops Finpart

MILANO - La Consob ha stoppato l’offerta pubblica di scambio della Finpart, la holding della moda entrata in crisi con la gestione di Gianluigi Facchini e diventata insolvente sotto la guida di Gianni Mazzola. La Commissione ha vietato la pubblicazione del documento dell’Ops volontaria promossa da Finpart e dalla controllata Cerruti Finance sulle obbligazioni emesse (e non rimborsate alla scadenza del luglio di un anno fa). Finpart ha appreso «con sorpresa», è detto in una nota, la decisione della Consob e «ha dato incarico ai propri legali di valutare ogni possibile misura e rimedio (...) tra cui l'eventuale impugnazione del provvedimento». L’Ops era un passaggio fondamentale del piano di salvataggio per il cui completamento il Tribunale fallimentare di Milano ha dato tempo all’azienda fino a settembre. Consob ha vietato la pubblicazione del documento d'offerta ritenendo che l'operazione, benché formalmente presentata come un'offerta pubblica di scambio, presenti i presupposti per l'applicazione della normativa in materia di sollecitazione all'investimento. La normativa prevede però che la sollecitazione all'investimento non possa essere effettuata se la società di revisione ha espresso un giudizio negativo oppure si è dichiarata impossibilitata ad esprimere un giudizio. Ciò che è successo in Finpart, che, quindi, non può procedere all’Ops rivolta agli obbligazionisti.
Ora diventerà molto più difficile ottenere ulteriori proroghe dal Tribunale fallimentare e potrebbero aprirsi le porte di una procedura fallimentare con le conseguenze che questa potrebbe avere sull’inchiesta penale in corso. Non solo quella di Milano ma anche quella di Verbania, dove al centro ci sono le triangolazioni con la Banca Popolare di Intra.

M. Ger.
Corriere
 
Finpart, il pm Fusco chiede il fallimento

La procura di Milano, rappresentata dal pm Eugenio Fusco, ha chiesto il fallimento di Finpart. I legali dell’azienda hanno annunciato ricorso contro il no Consob all’Ops ritenuta fondamentale per il salvataggio. corriere
 
Finpart-Popolare Intra, Paolillo volta pagina - di Redazione -


da Milano

Banca Popolare di Intra prova a liberarsi dalla spirale del fallimento di Finpart di cui è una grande creditrice. La via maestra scelta dal gruppo, dopo una riunione fiume del cda, è stata proseguire nella severa pulizia di bilancio accantonando altri 38 milioni. Una decisione con cui il vicepresidente Ernesto Paolillo vuole voltare pagina e lanciare un segnale a Piazza Affari dove il titolo ha continuato a soffrire: meno 3,39 a 10,25 euro in chiusura dopo il ribasso del 15% già accumulato nell'ultima settimana. La Popolare di Intra considera sufficiente la cura e ribadisce «le previsioni di mantenimento di adeguati livelli di patrimonializzazione anche nel secondo semestre». Il 2005 avrà però una perdita «che non si discosta sostanzialmente dal risultato economico della semestrale» che aveva segnato un rosso consolidato di 70,1 milioni.
Il Cda ha inoltre avviato trattative per cedere crediti e mutui ipotecari in sofferenza fino a 120 milioni e ha cooptato come consigliere indipendente Raffaele Bruni. In vista della terza trimestrale, all'esame del Cda il 14 novembre, Intra ha deciso di accantonare nel dettaglio 3,3 milioni riferiti al gruppo Finpart elevando la svalutazione all'80%, 9,6 milioni per il gruppo Facchini (100% il grado di svalutazione), 10,6 milioni per il gruppo Mazzola (85%) e di procedere a un ulteriore accantonamento di 7 milioni sulla posizione di FP Investment (Vela), azionista di minoranza di Finpart, oltre ad altri accantonamenti per 7,5 milioni su posizioni di minore entità

Nel frattempo sono state realizzate plusvalenze per 6 milioni dalla vendita di partecipazioni di minoranza e si stanno per concludere trattative per la cessione di immobili: 4-5 milioni la plusvalenza attesa per fine anno.

Il Giornale
 
Quel bilancio è tutto da rifare



I bilanci hanno sempre avuto una certa dose di "approssimazione"; nella migliore delle ipotesi in quanto mantengono ampia discrezionalità, nella versione meno virtuosa perché possono prestarsi a forzare la realtà. Però, fino al caso Parmalat, non erano ancora arrivati ad essere una vera e propria astrazione dello spirito. Invece, da Tanzi in poi, sembra che l’esercizio più frequente sia la riscrittura di documenti contabili, già regolarmente approvati, perché si rivelano del tutto sballati. La settimana scorsa hanno rifatto i conti Popolare di Intra e Bpi. Nel primo caso è intervenuto il fallimento Fin.Part, che ha spinto gli amministratori a fare ulteriori accantonamenti. Fatto nuovo solo formalmente, perché nella sostanza i problemi erano più che noti e non è escluso che da quel fronte non possano venire altre novità. Quanto poi a Bpi, è probabile che l’opera di riconsiderazione dell’era Fiorani sia appena cominciata. Con buona pace dei tempi in cui ogni semestrale segnava un più 100% degli utili netti. Ovviamente, a perimetro sempre variabile di consolidamento.
Vittoria Puledda
http://www.repubblica.it/supplementi/af/2005/10/31/finanza/036bankir.html
 
Il fallimento FinPart 15/11/2005
di Pierluca Princigalli*

Pochissime le speranze per gli obbligazionisti di recuperare almeno in parte quanto investito, dal momento che quasi tutti gli asset interessanti del gruppo, e cioè i marchi di abbigliamento, sono stati ceduti


E’ notizia delle scorse settimane l’ultimo caso di risparmio tradito.
Lo scorso 25 ottobre il Tribunale di Milano ha dichiarato il fallimento della Fin.Part dopo che per quasi un anno la decisione sulle varie istanze di fallimento presentate era stata di volta in volta rinviata in attesa di un fantomatico piano di salvataggio.
Ai risparmiatori, che attratti dagli “interessanti” rendimenti avevano sottoscritto i bond della stessa società e della sua controllata Cerruti, non resta che tentare la carta della ammissione al passivo del fallimento nel quale per altro saranno considerati quali creditori chirografari e quindi privi di ogni diritto di prelazione nella distribuzione dell’attivo che verrà eventualmente realizzato dal curatore fallimentare Pietro Canavelli.

Insieme con la Fin.Part. sono falliti i tentativi posti in essere dai legali e dai consulenti della società che auspicavano un ulteriore rinvio in vista di arrivare alla definizione del piano di salvataggio, su istanza del Pubblico Ministero Eugenio Fusco infatti il Tribunale di Milano non ha ritenuto di poter concedere ulteriore tempo.
Il piano di salvataggio, che prevedeva per gli obbligazionisti la rinuncia parziale dei crediti, la trasformazione di una parte del credito in capitale ed il rinvio del rimborso del residuo, è stato di fatto affossato dalla Consob che ha interpretato tale proposta come una Offerta Pubblica di Scambio (Ops) e per tanto da assoggettarsi alla normativa prevista per la sollecitazione all’investimento.
Di conseguenza la Commissione ha bocciato il piano di salvataggio dal momento che la società di revisione incaricata si è dichiarata impossibilitata ad esprimere un giudizio sul bilancio d’esercizio di Fin.Part, facendo così venire meno uno degli elementi essenziali di ogni Ops.

Intervenuto il fallimento, sono ormai davvero poche le speranze per gli obbligazionisti di recuperare almeno in parte quanto investito dal momento che quasi tutti gli asset più interessanti del gruppo, e cioè i vari marchi di abbigliamento posseduti, sono stati ceduti nell’ambito del tentativo di salvataggio e le nuove norme in materia lasciano poco spazio al curatore per recuperarli tramite azioni revocatorie.

* di Lombardconsulting

http://www.lamiafinanza.it/vArticolo.aspx?c=14&s=12&a=855
 
*Borsa: Fin.Part revocate da quotazione dall'11 gennaio
 
Fallimento Fin.part: per gli obbligazionisti c’è tempo fino al 20 febbraio 06/02/2006
di redazione

Vorrei sapere quali documenti sono necessari e a chi devo indirizzare la richiesta di ammissione al passivo delle obbligazioni Fin.part, società dichiarata fallita


I titolari di obbligazioni Fin.part e Cerruti finance che intendono chiedere l’ammissione al passivo del fallimento Fin.part devono presentare istanza al Giudice Delgato al fallimento Fin.part, dottor Craveia (n.654/2005 R.G. G.D.), anche per posta, presso la Cancelleria della Sezione Fallimenti del Tribunale di Milano, Corso di Porta Vittoria, 20122 Milano.

La domanda può essere proposta sia in maniera autonoma sia cumulativa, attraverso la banca che ha collocato il prestito, se la banca stessa è disponibile. Il Tribunale raccomanda questa soluzione, perché, più ampia sarà l’adesione all’insinuazione cumulativa, più rapida sarà la verifica del passivo.

Chi vuole fare da sé (non è necessario il patrocinio di un legale) deve completare la domanda indicando i suoi dati personali, il codice ISIN e il valore dei titoli posseduti. Alla domanda occorre allegare la documentazione che attesta la titolarità delle obbligazioni e la certificazione della banca depositaria che ne attesta il blocco.

L’udienza per la verifica dello stato passivo si terrà presso il Tribunale di Milano il 20 febbraio 2006 alle 9,30.

Per informazioni o chiarimenti, sono a disposizione due numeri di telefax: quello degli Uffici del fallimento Fin.part, 02-72550202, e quello del curatore, 02-76028037.

http://www.lamiafinanza.it/vArticolo.aspx?c=14&s=33&a=1247
 
Osservatorio bond - Fin.Part, un'inchiesta del Sole 24 Ore
12:32:57 - 17/03/2006


Il Sole 24 ore ritorna sulla vicenda Fin.Part con un’inchiesta. Secondo quanto riportato sul quotidiano, la galassia Fin.Part di Gianluigi Facchini (ex amministratore delegato) nel 2002 sarebbe esposta, verso la Popolare di Intra, per 136 milioni di debito. Tre mesi dopo, l’esposizione sarebbe balzata a 258 milioni. Nel frattempo Facchini si è avvicendato alla direzione con l’immobiliarista Gianni Mazzola, prima debitore poi socio di maggioranza ed infine numero uno operativo del gruppo Fin.Part. In questo modo, Intra riesce a mascherare alla Banca d’Italia il reale livello di esposizione verso la società. Nel 2005 l’esposizione della banca nei confronti di Fin.Part avrebbe superato i 300 milioni di euro
 
Come insinuarsi nel passivo Cerruti
Finpart Nel 2002 ho comprato 25 mila euro di obbligazioni Cerruti, scadute senza che abbiano rimborsato il capitale e nemmeno l' ultima cedola. So che sono coinvolte nel fallimento Fin.Part. Come posso recuperare l' investimento ? lettera firmata, via e mail Risponde l' Associazione dei consumatori Aduc

Il lettore può agire su due fronti: insinuarsi al passivo e valutare eventuali responsabilità della banca che ha venduto il bond. I portatori di obbligazioni Fin.Part e Cerruti sono già tutti insinuati al passivo della prima (che è anche garante del prestito della seconda). Per quanto riguarda l' emissione Cerruti finance il trustee (rappresentante degli obbligazionisti), Law Debenture trust corp. plc, ha provveduto lo scorso 9 febbraio a presentare al Tribunale la domanda di insinuazione per l' intero prestito. Discorso analogo per i titoli obbligazionari Fin. Part., che sono stati insinuati dal rappresentante degli obbligazionisti, Marcello Gualtieri. Le operazioni di verifica dello stato passivo hanno avuto inizio il 20 febbraio. L' insinuazione al passivo lascia aperte tutte le strade per potersi eventualmente rivalere sull' intermediario che ha venduto o negoziato i titoli, se non ha rispettato le norme in materia. Ci sono diversi gruppi bancari che potevano avere un conflitto di interessi nel vendere o negoziare le obbligazioni Fin.Part. e Cerruti, in quanto creditori del gruppo stesso. Gli otto istituti creditori sono Banca di Legnano, Banca Intesa, Antonveneta, Popolare di Intra, Capitalia, Unicredito, Mps e Sanpaolo Imi. Tutte le banche appartenenti ai gruppi di questi istituti, infatti, erano tenute a segnalare ai clienti il potenziale conflitto di interessi al momento dell' acquisto. Oltre a ciò, tutti gli intermediari (anche se non creditori) dovevano comunicare ai loro clienti se le obbligazioni cedute provenivano dal proprio portafoglio (operazione tecnicamente definita come contropartita diretta). Ancora, tutti dovevano valutare l' adeguatezza dell' investimento in base al profilo di rischio del cliente e, in caso di inadeguatezza, procedere solo dopo aver raccolto il suo assenso. Infine, poiché il titolo Cerruti in questione non aveva un prospetto informativo in italiano approvato dalla Consob, non poteva essere oggetto di sollecitazione di pubblico risparmio in fase di collocamento. Pertanto la banca avrebbe potuto venderlo solo se fosse stato il cliente a richiederlo espressamente. In ogni caso il lettore può trovare informazioni sul sito dell' associazione, cui può chiedere un parere gratuito sulla possibilità di reclamare nei confronti della banca. Sul sito web http://investire.aduc.it è rintracciabile un articolo con le istruzioni complete e anche il fac simile di domanda da inviare alle banche per ricevere copia della documentazione relativa all' acquisto.
ilmondo3marzo
 
Crack Finpart, arrestato ex ad Facchini e altri tre
domenica, 14 maggio 2006 2.04

MILANO, 14 maggio (Reuters) - La Guardia di Finanza di Milano ha arrestato nel corso della notte l'ex presidente ed ex ad della Finpart <FNAI.MI> Gianluigi Facchini, l'ex direttore generale di Banca Popolare di Intra <PINI.MI> Giovanni Brumana e altre due persone nell'ambito dell'inchiesta sul crack della holding milanese della moda, dichiarata fallita lo scorso 25 ottobre.

Lo riferisce la Gdf in una nota, aggiungendo che gli arresti per, a vario titolo, bancarotta fraudolenta e aggiotaggio, eseguiti dal nucleo regionale e dal nucleo provinciale di polizia tributaria sono stati disposti dal gip milanese Piero Gamacchio su richiesta del pm Luigi Orsi.

Oltre a Facchini e Brumana, sono finiti in carcere stanotte Gianni Mazzola, immobiliarista trentino e successore di Facchini alla guida della holding dal 2004, e Michele Paoloni, industriale tessile marchigiano che, dice la nota, ha di recente acquisito la Cerruti Holding nell'ambito di una procedura fallimentare.

A Facchini, Mazzola e Brumana (indicato come "responsabile dell'enorme esposizione della banca piemontese verso Finpart, dice la Gdf) viene contestato il reato di bancarotta fraudolenta aggravata, mentre Paoloni è indagato, in concorso con Mazzola, per "aggiotaggio... per aver attuato fino a pochi giorni orsono una spregiudicata manovra di manipolazione borsistica sul prezzo del titolo Schiapparelli 1824 <SCHI.MI>, società farmaceutica... di cui Mazzola è amministratore delegato".

Facchini il 5 aprile scorso, nell'ambito di una inchiesta del pm Eugenio Fusco, aveva già patteggiato una pena a tre mesi di reclusione per insider trading, poi convertiti in pena pecuniaria.

Ancora, per Fachini e per il banchiere Ulbaldo Livolsi, anch'egli ex presidente del gruppo tessile, si aprirà il 20 giugno prossimo una udienza preliminare con l'imputazione di aggiotaggio, nell'ambito di una inchiesta conclusa dal pm Fusco.

L'indagine su Finpart partì dopo che la società tessile non riuscì a rimborsare nel 2004 un bond per 211 milioni di euro.
 
Speriamo che ora indaghino anche su Frette visto che tante persone stanno rischiando il posto di lavoro anche li'per una bella speculazione immobiliare :rolleyes:
 
MILANO - Al telefono, che evidentemente sapeva intercettato, ...

MILANO - Al telefono, che evidentemente sapeva intercettato, Gianluigi Facchini, azionista di riferimento della Fin.part fallita nell’ottobre 2005, aveva detto a un interlocutore che stava andando alla cresima del figlio. Invece chi lo pedinava l’ha visto partire per Malpensa e imbarcarsi su un volo per Hong Kong. Per fare in tempo ad arrestarlo, i militari della Gdf hanno dovuto fermare l’aereo già in pista pronto per il decollo.

IL CRAC - Dopo Parmalat, Cirio, Bipop, l’hit parade dei crac italiani registra un’altra entrata di peso con Fin.part, bancarotta da oltre 500 milioni di euro di una società quotata in Borsa, per la quale sabato notte il giudice milanese Piero Gamacchio (lo stesso del crac Ambrosiano) ha ordinato, su richiesta del pm Luigi Orsi, l’arresto di Facchini; dell’imprenditore della Nord Ovest srl, Gianni Mazzola; dell’ex direttore generale della Banca Popolare di Intra, Giovanni Brumana, riuscita a nascondere a Banca d’Italia la propria spaventosa esposizione verso Fin.part (260 milioni di euro) nonostante due ispezioni dell’organo di vigilanza; e l’industriale Michele Paoloni, «ascoltato» in diretta due mesi fa dalle intercettazioni mentre con Mazzola organizzava l’artificioso rialzo del titolo «Schiapparelli», parrebbe (sempre dalle conversazioni) in vista del possibile ingresso nel consiglio di amministrazione di Fabio Roversi Monaco (estraneo all’inchiesta), presidente della Cassa di Risparmio di Bologna. Una ventina gli altri indagati tra i quali il banchiere d’affari (e già consigliere d’amministrazione di Fin.part) Ubaldo Livolsi, che ora è indagato anche per l’ipotesi di concorso nella bancarotta dopo essere appena stato oggetto già di una richiesta di rinvio a giudizio per aggiotaggio sul titolo Fin.part nel 2004.
Fin.part è l’holding creata dieci anni fa dal commercialista lecchese Facchini e dallo scomparso avvocato d’affari Giancarlo Arnaboldi, passati dagli hotel a una serie di acquisizioni nel mondo della moda (Pepper, Frette, Cerruti, Olcese, Frisby). Che però sommergono di debiti il gruppo di Facchini, in breve pesantemente esposto con le banche, soprattutto con la Banca Popolare di Intra, e poi con la massa degli obbligazionisti del bond Cerruti/Fin.part.


I DEBITI CON LE BANCHE - Presto la galassia Fin.part è in mano al suo maggior creditore, la Banca di Intra. Che però continua a finanziarla fino a raggiungere il 31 marzo 2003 i 260 milioni di euro, che nasconde alla Banca d’Italia. Come? Il debito della galassia Facchini viene ridotto solo in apparenza, facendo sì che venga spalmato e intestato ad una serie di soggetti (soprattutto Mazzola) che consentono la cosmesi delle comunicazioni agli organi di vigilanza.
Le indagini passano da un buco all’altro: 80 miliardi di lire con Pepper; 108 milioni di euro nella «gestione» della partecipazione in Frette; il bond Cerruti e garantito da Fin.part per 200 milioni di euro è la più rilevante passività; altri 4,5 milioni di euro spariscono in operazioni su una società quotata al Nasdaq americano, la Frisby Tecnologies; e 14 milioni s’involano verso la libica Lafico, come pedaggio che Fin.part accetta di pagare (aiutando i libici a disfarsi di una partecipazione negativa in Olcese) in cambio dell’«immagine» che la società di Tripoli poteva apportare a Fin.part nel momento in cui ai mercati si profilava quale socio forte che entrava nel capitale del gruppo di Facchini.
Nelle macerie creditizie, si salva Banca Intesa che denuncia una serie di operazioni di Mazzola (con la sponda di due prezzolati funzionari di Intesa) costate 110 milioni di euro di debito inadempiuto, dei quali 24 già persi. Ma le carte delle indagini non sono benevole con quasi tutti i controllori. Dei revisori Kpmg, ad esempio, gli inquirenti rilevano che non si sarebbero accorti delle artificiali plusvalenze in una operazione tra Fin.part e la Banca Commerciale di Lugano, per le quali (secondo il pm) sarebbe bastato uno sguardo alla documentazione bancaria. Mentre nelle operazioni Pepper e Frette, la Procura ritiene che, nella relazione di stima redatta dal professor Luigi Guatri, la determinazione dei valori sarebbe stata fatta senza alcun tipo di controllo, su base esclusivamente prospettica e su notizie non verificate fornite dalla stessa «Frette».

lferrarella@corriere.it

Luigi Ferrarella

Fonte: Corriere della Sera di oggi
 
MILANO - E adesso per gli inquirenti c’è da capire se ...

MILANO - E adesso per gli inquirenti c’è da capire se davvero in procura esiste un magistrato che, agli indagati del crac Fin.part, consigliava come «dirottare» l’attenzione dell’autorità giudiziaria. Il 6 marzo 2006, infatti, una intercettazione ambientale capta Mazzola in ufficio mentre il suo collaboratore Augusto Zeppi gli riferisce: «Per la facilità con cui è stata permeabile la cosa, secondo me se ti dico da che parte l’ho presa, ti spaventi un po’... mercoledì vado a cena con questo pm... una cena a quattr’occhi...». Il 9 marzo Zeppi aggiorna Mazzola sul colloquio con «il pm», asseritamente incontrato nella sauna di una palestra, «guardandoci negli specchietti laterali... Lui dice che questo meccanismo di fare emergere colpevoli i bancari deve essere fatto prima possibile per lasciare la scelta se colpirli prima delle elezioni o no. Perché se colpiscono fanno i botti... perché prima di andare a colpire Modiano ( direttore generale del San Paolo, in realtà estraneo alle indagini, ndr) che ha la moglie deputato di Rifondazione... e allora dice dategli una scelta e dategliela subito perché devono avere i compiti da fare».
Vera o falsa che sia l’identità del «consulente», Zeppi traduce poi così il messaggio a Mazzola: «Bisogna dar qualcosa perché loro hanno bisogno di carne da sfamare, perché se no si inventano la carne e la mangiano... loro hanno solo bisogno di carne da mangiare (...) allora se gli diamo Modiano, Livolsi ( indagato davvero, ndr) su di quelli fanno un salto così, perché se la colpa è stata qui in banca, dopo ( i tuoi, ndr) saranno peccati veniali». E Mazzola: «Cioè l’unico peccato che ho io è di avere fatto tutte le operazioni di Facchini».

Fonte: Corriere della Sera di oggi
 
L’INCHIESTA Scatta un sequestro, indagato il direttore della Intra
MILANO -Sequestro preventivo della Inimm 2000 (valore almeno 30 milioni di euro): l’ha ordinato il gip Gamacchio nell’inchiesta che il pm Orsi conduce sul crac Finpart. Domani interrogatori in carcere per gli imprenditori Facchini e Mazzola, e l’ex vicedirettore della Banca Popolare di Intra, Brumana. Indagati, nei vari filoni, anche il direttore in carica di Intra, Claudio Ferrari; il vicepresidente dell’Ordine dei Commercialisti di Milano, Michele Carpaneda; e il suo collega Marco Lori, spesso nominato commissario in procedure giudiziarie. (l. fer.)


Finpart, il crac Facchini-Mazzola a colpi di debiti, cene e champagne Colazione da 25 mila euro a Parigi con Eva Herzigova per far colpo sul banchiere Livolsi
Moda
Era un brillante Gianluigi Facchini. La sua società, la Finpart, cadeva a pezzi e lui faceva «sponsorizzare» il mega yacht di famiglia da uno dei marchi del gruppo. Le aziende non pagavano i fornitori ma lui saldava le salatissime consulenze di una professionista del calibro di Paola Del Curto, nel cui curriculum spiccava una voce: «moglie di Facchini». Era stracarico di debiti (soprattutto con la compiacente Popolare Intra) ma si attribuiva uno stipendio superiore a quello di Vittorio Mincato dell’Eni o di Marco Tronchetti Provera. Gli piaceva pensare in grande, era un patito di Napoleone di cui aveva una gigantografia in ufficio. Era un brillante internazionale perché la moda (Cerruti, Pepper, Moncler, Marina Yachting) lo portava sulle passerelle di Milano, Parigi, New York. E fu a Parigi, si racconta, che in piena ebbrezza da sfilate il commercialista di Lecco, oggi in carcere, organizzò una cena di quelle da arabi in vacanza, radunando solo bella gente intorno a un tavolo e ingaggiando Eva Herzigova. Il budget? Venticinquemila euro. Voleva «impressionare» il banchiere Ubaldo Livolsi al quale stava chiedendo di affiancarlo nella gestione. Livolsi accettò (e oggi è tra gli indagati) ma non fu impressionato. Era un brillante Facchini, ma con i soldi degli altri. Chissà se l’eco degli arresti per il crac Finpart è arrivata anche in Spagna. Perché è lì, a Madrid, che il geniale Felipe Sanchez Fuertes, analista del Santander Central Hispano, sfornò il 9 ottobre 2002 un leggendario report dal titolo «Finpart - To Be or Not to Be», con un categorico consiglio: «Strong Buy». Ma è tutto un po’ tragicomico in questa vicenda. Come si può definire, se no, l’operazione con i libici della Lafico? Loro entrano in Finpart e Olcese, prendono schiaffi in entrambe e poi, non si sa come, la Finpart presta 14 milioni a Lafico (non è un errore: la Finpart presta soldi ai libici) e non li rivede più. Regolamento di conti? A un certo punto, poi, nell’Olcese gestione Finpart compare con il 15% l’improbabile Société Togolaise du Coton. La Consob l’ha cercata per multarla (20 mila euro), ha trovato la casella postale 219 ad Atakpamè, Togo (Africa). Quando Facchini molla nella primavera del 2004 gli subentra Gianni Mazzola che era già in affari con lui. Insieme a Mazzola anche Carlo Pagani, banchiere svizzero. Strana coppia. Mazzola, immobiliarista, già sotto inchiesta a Trento, si veste da cavaliere bianco. Pagani se ne sta defilato (e da poco ha chiuso la finanziaria lussemburghese utilizzata per entrare in Finpart). Nel luglio 2004 un bond va in default, si vende il vendibile, spunta anche Massimo Canavesio tra i compratori di un’azienda del gruppo. Tutto inutile. A ottobre 2005 la procura di Milano chiede il fallimento. Una Waterloo per Facchini.
Mario Gerevini mgerevini@corriere.it


Le indagini della magistratura milanese sul crac del gruppo ...
Le indagini della magistratura milanese sul crac del gruppo Finpart hanno portato finora all’arresto di quattro persone. Domani scatteranno gli interrogatori. Anche in questo caso sono rimasti coinvolti migliaia di risparmiatori che avevano sottoscritto
i corporate bond.
 
n. 114 del 16-05-06 pagina 23

Il giudice scrive alla Consob: «Aggiotaggio su Schiapparelli»
di Redazione
Il titolo perde il 3,5%. Domani gli interrogatori dell’ad Mazzola e degli altri manager arrestati

da Milano

Nella girandola di manovre borsistiche che hanno portato al crac Finpart, per il quale sono già stati arrestati l’ex amministratore delegato Gianluigi Facchini e altri tre manager, viene alla ribalta anche l’ipotesi di aggiotaggio su titoli della farmaceutica Schiapparelli. Il trait d’union fra le due società è rappresentato da uno degli arrestati: Gianni Mazzola, già numero uno di Finpart dopo l’uscita di Facchini, e attualmente azionista di riferimento e amministratore delegato di Schiapparelli.
Insieme all’industriale tessile Michele Paoloni, attuale proprietario di Cerruti Holding - già controllata da Finpart - Mazzola avrebbe messo in atto, nelle scorse settimane, una spericolata operazione di aggiotaggio sulle azioni Schiapparelli, secondo la lettera inviata ieri al presidente della Consob Lamberto Cardia dal pm milanese Luigi Orsi, che indaga sul crac Finpart. Una vicenda che ha portato agli arresti, oltre che di Mazzola, Paoloni e Facchini, anche dell’ex direttore generale della Popolare di Intra, Giovanni Brumana, indicato come responsabile dell'enorme esposizione dell'istituto di Verbania verso la Finpart. Domani i quattro manager saranno interrogati dal gip milanese Piero Gamacchio.
L’arresto dell’amministratore delegato e la lettera del pm alla Consob hanno scatenato a Piazza Affari la bufera sul titolo Schiapparelli, che ha perso il 3,5% a 0,04 euro. Da parte sua, la società farmaceutica ha confermato Mazzola nell’incarico di ad, annunciando però che sarà sostituito in consiglio da un altro membro con «limitati poteri di ordinaria amministrazione», per assicurare «una regolare continuità nelle attività aziendali».
Dalle intercettazioni a carico di Mazzola è emerso anche il nome della banca francese Société Génerale, i cui uffici milanesi sono stati perquisiti ieri dalla Guardia di Finanza. Gli uomini delle Fiamme Gialle hanno passato al setaccio anche l’abitazione di Marco Lori, ex consigliere di Finpart, indagato a sua volta per bancarotta, e del commercialista Marco Leonardi, che gestiva la documentazione di Facchini.
La procura di Milano ha disposto infine il sequestro preventivo di tutte le azioni Inimm 2000, ritenute corpo del reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale, che fanno capo per il 50% alla fiduciaria Intrafid. Dal 2002, quando era controllata da Finpart, Inimm 2000 aveva dato il via a una girandola di operazioni con società dello stesso Facchini e di Gianni Mazzola, ultimo azionista di riferimento di Finpart.
Intanto, la Popolare di Intra, che da oggi inizia l’esame della short list per la scelta del partner bancario, ha affidato a Pricewaterhousecoopers la valutazione della situazione, dopo la notizia dell’avviso di garanzia al direttore generale Claudio Ferrari.ilgiornale
 
Pm chiede interdizione dg Pop.Intra
Claudio Ferrari indagato in ambito inchiesta su crac Finpart (ANSA)-MILANO 16 MAG-Il pm Orsi ha chiesto al gip di Milano l'interdizione dalla carica societaria per 2 mesi del dg della Banca Popolare di Intra, Claudio Ferrari. Ferrari e' indagato nell'inchiesta sul crac di Finpart. Il gip Gamacchio dovrebbe decidere se interdire Ferrari dopo aver sentito i 4 arrestati nell'ambito dell'inchiesta. L'ex ad di Finpart, Gianluigi Facchini, il suo successore Gianni Mazzola, l'ex dg di Popolare di Intra Giovanni Brumana e l'imprenditore Michele Paoloni saranno interrogati domani.
 
FaGal ha scritto:
L’INCHIESTA Scatta un sequestro, indagato il direttore della Intra
MILANO -Sequestro preventivo della Inimm 2000 (valore almeno 30 milioni di euro): l’ha ordinato il gip Gamacchio nell’inchiesta che il pm Orsi conduce sul crac Finpart. Domani interrogatori in carcere per gli imprenditori Facchini e Mazzola, e l’ex vicedirettore della Banca Popolare di Intra, Brumana. Indagati, nei vari filoni, anche il direttore in carica di Intra, Claudio Ferrari; il vicepresidente dell’Ordine dei Commercialisti di Milano, Michele Carpaneda; e il suo collega Marco Lori, spesso nominato commissario in procedure giudiziarie. (l. fer.)

Hai qualche info su questa Inimm 2000?
Grazie FaGal.
 
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