FIR over 35/100 k che documentazione fornire II

Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
Un lettore di V+ scrive al direttore pregandolo di inoltrare la sua missiva al dottor Schiavon. A parte che non si capisce perché il lettore non l'abbia fatto direttamente. Ah saperlo!

Ecco il testo della lettera. Peraltro piena di aspetti formali sulla faccenda del collegamento telematico con l'Ade. Si può aver un bel dire che ci sono decreti ed intese: ma se poi non escono i tecnici informatici hai voglia ad invocare le intese.

Sul discorso delle autocertificazioni il problema è l'abuso. Ormai si autocertifica tutto. Rammento solo a me stesso che con l'autocertificazione attesto sotto pena di sanzione penale alla pubblica amministrazione notizie di mia conoscenza e già in possesso alla P.A. (tanto è che nel processo civile le autocerficiazione valgono come il due di picche briscola cuori). E quindi talvolta non ha senso autocertificare cose completamente ignote alla P.A..

Nel merito del caso specifico non ho dubbi che posso attestare alla P.A. il mio reddito fiscale: ho inviato a suo tempo alla A.d.E. la dichiarazione dei redditi e quindi questa (e solo questa) ha il dato di quanto ho dichiarato (sempre a prescindere dal criterio di calcolo del reddito, dubbio per il quale il tributarista Mazzon ha inviato una specifica richiesta di interpello).

Ho il dubbio sui dati che possa avere l'A.d.e. in ordine al mio patrimonio mobiliare. Banalmente ho trovato la norma che impone alla mia banca di comunicare automaticamente l'ammontare del mio dossier titoli all'anagrafe tributaria (cmq chi volesse saperne di più: Schede - Archivio dei rapporti con operatori finanziari - Agenzia delle Entrate). Temo però che questi dati siano molto grezzi. Vale a dire che mi aspetto di trovare, intestato a dottor Dulcamara, i saldi dei miei dossier. Ma non ne sarei così sicuro, considerando l'enorme numero di intermediari operanti in Italia (e poi ci sono quelli all'estero: e qui il dato lo fornisco io all'ade compilando il quadro RW). E poi c'è sempre da capire come le banche valorizzino i titoli. Banalmente ho avuto delle obbligazioni sopaf (fallita da quel dì) e per lungo tempo la mia banca le ha tenute in dossier al prezzo di carico (ora invece le ha indicate per promemoria al valore simbolico di 1 cent).
Tanto per dire le prime cose che mi vengono in mente.

Quindi mi pare di capire che la suonata sarà ancora lunga ed i sogni di ulteriori ristori di Gigione Ugone mi sembrano un po' prematuri.

E quindi alla fine vale sempre la stessa cosa: l'unica semplificazione possibile è l'eliminazione della distinzione tra I e II binario!

*************

Gentile Dott.re Schiavon, la nostra lunga e costante frequentazione nell’ambito della Associazione Azionisti Veneto Banca e la sua amicizia che mi onoro di avere, mi consentono di richiamare la sua cortese attenzione su dichiarazioni non vere riportate sul Corriere del Veneto di oggi e che allego (qui è in copertina, ndr).

Il commissario del FIR dott. Gianfranco Servello, in commissione d’inchiesta sulle banche, ha dichiarato che le disposizioni di legge, ad oggi, non consentono una sollecita distribuzione dei fondi FIR a chi ne ha diritto. Al contrario invece se i documenti inviati e postati sul portale Consap sono stati controllati, le ultime disposizioni legislative consentono un immediato bonifico a ciascun azionista danneggiato che rientri nella categoria con requisiti per il binario forfettario che, com’è noto, sono due: il primo, redditi inferiori ad euro 35.000,00, il secondo per azionisti, a loro volta, con patrimonio mobiliare al di sotto di euro 100.000,00: quest’ultimo è il mio caso e di mia moglie.

Premesso che con la presentazione delle domande è stato necessario allegare sottoscritta la consapevole dichiarazione di atto notorio circa le sanzioni penali in caso di dichiarazioni mendaci; per questo specifico aspetto il Dott Servello vuole sapere e indagare se ciascuno ha detto e dichiarato la verità: lascio a lei ogni valutazione.

Continuo: il garante per la protezione dei dati personali con provvedimento n. 44 del 11/2/21 ha espresso parere favorevole circa le modalità di legge messe in atto per la trasmissione dei dati all’Agenzie delle Entrate per gli opportuni controlli (documento facilmente reperibile su internet).

In data 2 marzo 21 il Direttore Generale del tesoro ha emanato un provvedimento pubblicato in Gazzetta Ufficiale con il n.ro 87 del 14/4/21, dove all’articolo 3, circa le modalità di controllo così recita:….. la Consap può effettuare anche successivamente alle erogazioni degli indennizzi i riscontri necessari per verificare la sussistenza del requisito relativo alla proprietà mobiliare del risparmiatore al di sotto di euro 100.000,00.

Quanto sopra contraddice, a mio parere, l’affermazione del Dott Servello che si approccia con modalità molto più realistiche rispetto alla legge (una volta si diceva rispetto al RE) e nel frattempo si lamenta che ciascun commissario non è stato ancora pagato.

Infine, Dott Schiavon, a fronte di mie precise e circostanziate richieste, le risposte della Consap/FIR sono sempre state inconferenti: mai una risposta sul punto. Mi sento degradato a suddito con tutto il rispetto dei sudditi Britannici.

Ringraziamenti per l’attenzione e per quanto vorrà e potrà fare, essendo lei stesso stato convocato dalla medesima commissione d’inchiesta sulle banche, dove il senatore Pierantonio Zanettin (mio sodale nel partito Forza Italia) mi sembra abbia ben recepito le sue considerazioni e conclusioni sul default di Veneto Banca.

Cordiali saluti.

XX
 
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La determinazione💪💪🙋*♀️🙋*♂️🙋 ci ha portato fin qui ed è linfa per andare avanti con ancora più forza!
➡️➡️Entro ottobre gli indennizzi forfettari dovrebbero essere pagati, secondo le previsioni di Consap. Poi sarà la volta delle massive.
Diversi delle migliaia di risparmiatori che seguiamo hanno ricevuto l'indennizzo ed in molti casi si tratta di soldi che stanno facendo la differenza perché permettono di chiudere posizioni debitorie, di far fronte a spese di salute e assistenza importanti o comunque sono indispensabili per ricostruire quel patrimonio perduto che in caso di necessità e per le esigenze di vita quotidiane è più che mai indispensabile.
⚠️⚠️Necessario risulta anche definire la situazione di coloro che si vedono ancora esposti finanziariamente nei confronti di Amco e Intesa. Lo chiediamo ormai da 6 anni ma al momento solo mutismo da parte di chi può intervenire anche normativamente!!! MUOVETEVI CHE È TARDI!!!⚠️⚠️
Non perdetevi il Messaggero Veneto di oggi con l'articolo a firma del giornalista Maurizio Cescon
 
l'altro giorno c'è stata una videoriunione consap associazioni.

In giro ho trovato solo questo bell'articolo sul sempre ottimo V+

Fir, Cavallari e Consapi: deliberate 77.900 domande forfettarie

Fir, Cavallari su incontro fra Consap e associazioni risparmiatori: deliberate 77.900 domande forfettarie, ultime 49.000 a ottobre ma legge è sbagliata
Di Fulvio Cavallari -17 Giugno 2021, 19:37


Oggi, nella mattinata del 17.06.2021. alle ore dieci circa si è svolto l’atteso incontro fra la Consap e le associazioni dei risparmiatori su piattaforma Web.

Erano presenti per la segreteria tecnica i funzionari dr. D’Andrea, dr. D’Alleva , dr.ssa Ioli , oltre all’organizzatrice dell’incontro la Dr.ssa Farinelli.

Molte le associazioni di risparmiatori presenti all’incontro, le principali.

Nel suo intervento d’esordio il Dr. D’Andrea ha fatto un quadro di sintesi secondo il quale al momento risulta soddisfatto il 50 % degli aventi diritto, vengono fatte due riunioni a settimana, ad ogni riunione si deliberano circa 2000 domande per un totale di 4.000 a settimana e quindi 16.000 al mese.

Attualmente le pratiche deliberate sono 75.942 corrispondenti al 60% di quelle in regime forfettario.

Per la precisione entro stasera, 17.06.2021, saranno deliberate 77.900 domande e si arriverà a 80.000 domande nel mese di giugno.

L’ordine con il quale vengano evase le domande è legato al criterio principalmente adottato, cioè quello cronologico, perché assicura imparzialità. Tuttavia una domanda proposta dopo, se completa, viene evasa e deliberata prima, di una proposta anzitempo ma incompleta e che necessita di integrazioni.

Le pratiche da evadere per il regime forfettario sono ancora circa 49.000. di queste 20.000 in attesa del vaglio da farsi alla luce del Decreto Patrimonio.

Il Decreto Patrimonio è in Gazzetta dal 12.04.2021 e grazie all’Agenza Entrate verranno fatti controlli su circa 20.000 posizioni entro il mese di luglio.

In sostanza chi per errore o altro ha sforato il tetto dei 35.000 euro di reddito potrà, se soddisfa il requisito patrimoniale rientrare nel cosiddetto primo binario, ossia le domande liquidabili con il sistema forfettario.

Quasi tutte le richieste di integrazione sono state evase, entro la fine di ottobre i funzionari prevedono che verranno smaltite tutte le domande del forfettario [quindi fine ottobre nasce da questo semplice conteggio: 49 mila da evadere a 16 mila mese sono tre mesi: luglio, settembre ed ottobre, tolto agosto feriale]

Accade, però, che vi siano richieste doppie di integrazioni documentali, alcune volte a causa del fatto che a giudizio della Commissione occorre acquisire ulteriori integrazioni documentali, perché nell’ambito della prima emergono elementi nuovi (ad esempio l’affrancamento), altre volte si tratta di veri e propri doppioni di richiesta, secondo qualche associazione di risparmiatori.

Vi sono, poi, posizioni problematiche legate alla mancata consegna della documentazione. In questo caso si dovrà rappresentare alla Commissione il vano tentativo fatto con la banca, tramite copia della richiesta avanzata, e sarà poi la Commissione che valuterà caso per caso.

Persiste ancora il problema delle mail che finiscono nella spam, per cui molti non vedono le richieste di integrazione documentale con il rischio di vedersi recapitare direttamente il preavviso di rigetto.

Il problema maggiore, però, parrebbe rappresentato dai pagamenti che sono il punto debole del sistema: le delibere di autorizzazione al pagamento delle domande escono dalla Commissione, poi vengono inoltrate alla Ragioneria dello Stato e successivamente mandate in Banca d’Italia.

Chiaramente la ragioneria deve vagliare tutti i pagamenti da fare da parte della Pubblica Amministrazione, non solo quelli legati al FIR, il che dilata le tempistiche, stimate dalla Commissione in circa dieci giorni dalla delibera. C’è da dire però che ora dopo una prima fase iniziale a valle della delibera si paga il 100% ovviamente del 30% [per essere chiari: se qualcuno ha debito con lo Stato non prende nulla: cfr. art. 48 bis DPR 602/1972]

Il risultato è che attualmente sono stati deliberati in pagamento circa 370 milioni di Euro di cui effettivamente pagati 300 milioni di euro a fine del mese di maggio.

Il dato collima sostanzialmente all’incirca con l’analisi compiuta dal dr. Gianfranco Servello, presidente della Commissione tecnica Consap, ieri nella sua relazione presso la Commissione d’Inchiesta sul sistema bancario e finanziario presieduta dall’on.le Ruocco.

La riunione si è, quindi, conclusa con qualche nota polemica su presunte relazioni preferenziali di Consap con qualche associazione, subito seccamente smentita dai funzionari presenti e che devo dire non ha destato alcun interesse fra le associazioni più interessate, giustamente, alla tutela dei risparmiatori che a diatribe oramai datate. [i nomi delle associazioni immaginateli Voi cari lettori, anche se questo fatto sposta poco]

Dove invece le posizioni non collimano è nelle previsioni fatte oggi dalla Consap sul termine di fine lavori, la prospettiva di terminare a fine ottobre le domande del forfettario stride con la richiesta fatta ieri dal presidente Servello di una proroga di quattro mesi della durata del mandato della Commissione tecnica, salvo che il Presidente non volesse riferirsi al tempo necessario ad esaminare le domande da cosiddette “violazioni massive”.

Ma il quadro dipinto oggi dai tecnici, pur valenti e da ringraziare sia chiaro, sconta necessariamente i rilievi mossi proprio ieri dal presidente della Commissione Servello che, a più riprese ieri sollecitato dall’on.le Pierantonio Zanettin di Forza Italia e da altri parlamentari, ha dipinto un quadro non lineare nei rapporti fra istituzioni in questa vicenda, rivolgendosi ora all’Agenzia delle entrate, ora alla Ragioneria dello stato, ora addirittura al Parlamento.

Insomma qualcosa ancora non torna, non convince, se l’on.le Ruocco al termine della seduta ha tuonato addirittura chiedendo a gran voce di indicare cosa non funzioni, cosa non vada in questa legge e perché a distanza di anni si sia ancora qui a cincischiare sui pagamenti, esigui , su 1 miliardo e mezzo di euro a disposizione.

Per la verità cosa non funzionasse in questa legge mi sono permesso di dirlo e l’ho detto a più riprese da questa testata che coraggiosamente mi ha ospitato molte volte.

Si è impostato un meccanismo burocratico che sconta tutte le pecche di una macchina scalcinata, ingessata da rigidità procedurali tutte italiche e oramai da riparare, ma non con pezze fatte da emendamenti al rattoppo, bensì con una revisione profonda.

Il tutto però a sua volta cozza con la difficoltà di voler ammettere da parte di molti di aver fatto un grossolano errore.

In altre parole, se oggi avessimo avuto una legge non emergenziale, ma di ampio respiro, con un giudizio di natura arbitrale, non burocratico amministrativo, che avesse attinto i suoi fondi senza soluzione di continuità dai conti o dalle polizze dormienti avremmo risolto molti problemi.

Però ci vorrebbe nell’ordine:

a) il coraggio di riconoscere che il cammino fatto ci ha insegnato molto perché fatto di sbagli;
b) la volontà quasi rivoluzionaria nella prospettiva di fare il “salto di qualità” che molti auspicano;
c) una o più forze politiche dotate del coraggio e della volontà necessarie e sufficienti per farlo… ora.
Staremo a vedere.

Avv. Fulvio Cavallari (presidente di Adusbef Veneto)
 
Ed ecco un altro articolo dal pregevole V+

Siccome so che l'onorevole Zanettin è un assiduo lettore di questo forum gli mando un messaggio:

"Toni! non perderti in queste piccolezze! Sei in maggioranza e non all'opposizione! Pensa piuttosto alla faccenda che ad ottobre il Fir deve chiudere la clerc e chi restano fregati sono i 20 mila over 35/100: la Tua naturale base elettorale!"


Truffati banche, interrogazione Zanettin (FI) a ministro economia Franco: "mancati compensi e rimborsi a commissari Fir"


Truffati banche, interrogazione Zanettin (FI) a ministro economia Franco: “mancati compensi e rimborsi a commissari Fir”
Di Redazione VicenzaPiu -16 Giugno 2021, 16:04

“Nel corso dell’audizione del presidente della commissione tecnica del Fir presso la commissione parlamentare di inchiesta sulle banche e sul sistema finanziario, è emerso che ai commissari non sono stati ancora liquidati i compensi e i gettoni di presenza per l’attività svolta negli anni 2020 e 2021, né i rimborsi per le spese sostenute per viaggio, vitto e alloggio fin dal 2019. Si tratta di una situazione imbarazzante che rischia di compromettere la funzionalità di un organismo che ha il delicatissimo compito di vagliare le domande di indennizzo dei risparmiatori truffati dalle banche. Ho dunque presentato un’interrogazione al ministro dell’Economia e delle finanze chiedendo di sapere il perché di questo ritardo e quale tempistica è prevista per erogare i pagamenti in questioni”. Così, in una nota, il deputato vicentino di Forza Italia e componente della commissione parlamentare di inchiesta sulle banche e sul sistema finanziario, Pierantonio Zanettin.
 
AVVISO IMPORTATE: SONO STATE DEPOSITATE LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA BPVI.

SPERO DI TROVARLE E POSTARLE A BREVE!
 
I giudici di Bpvi «Zonin monarca ma il Cda fu superficiale»
Le motivazioni delle condanne (e delle assoluzioni) del processo all’ex popolare

Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)19 Jun 2021Andrea Priante Benedetta Centin

VICENZA Gianni Zonin si comportava da «monarca assoluto» in Bpvi. È un passo delle motivazioni per le quali i giudici hanno condannato l’ex presidente.

VICENZA Il processo sul crac della Banca Popolare di Vicenza ha dimostrato che il presidente Gianni Zonin aveva un ruolo «dominante e pervasivo nell’organizzazione dell’attività dell’istituto di credito». Sapeva tutto, orchestrava ogni operazione. Comprese quelle illecite, a cominciare dalle famigerate «baciate», cioè i finanziamenti finalizzati all’acquisto di azioni che avrebbero «dopato» le reali capacità di Bpvi.

È la convinzione del collegio dei giudici, presieduto da Deborah De Stefano, che il 19 marzo – dopo due anni di dibattimento e 116 udienze - ha condannato (a sei anni e mezzo di reclusione) l’ex numero uno della banca, e tre ex vicedirettori generali: Emanuele Giustini (6 anni e tre mesi), Paolo Marin e Andrea Piazzetta (entrambi a 6 anni).

Ieri sono state depositate le motivazioni della sentenza: 1.111 pagine che ricostruiscono prove, omissioni e responsabilità di ciascuno nel crollo che ha mandato in fumo i risparmi di 117mila soci. Zonin è stato presidente Bpvi dal 1996 al novembre del 2015 e in quegli anni le ispezioni degli organi di controllo hanno dimostrato che condizionava «le delibere del cda e l’azione dell’esecutivo – scrivono i giudici - disegnando un assetto di potere verticistico, in cui il collegio sindacale non è in grado di svolgere un incisivo vaglio critico».

Si è sempre difeso negando di essere stato a conoscenza delle «baciate» e scaricando le colpe soprattutto sul suo ex braccio destro, il dg Samuele Sorato, il cui processo è tuttora in corso. Ma i giudici che l’hanno condannato, ricordano come lo stesso Sorato gli attribuisse «piena conoscenza delle operazioni di capitale finanziato e un ruolo attivo nella gestione delle stesse». Non solo, il processo ha restituito l’immagine di un presidente che «ha instaurato un marcato accentramento di potere (...) operando come un “monarca assoluto”». Perfino la strategia di espansione della banca era costruita sulla base degli interessi imprenditoriali di Zonin, al quale faceva capo una lunga lista di imprese – specie nel mondo vitivinicolo – sparse per l’italia. E così le acquisizioni dell’istituto venivano «sistematicamente indirizzate verso quelle aree in cui aveva i suoi insediamenti imprenditoriali (…) Zonin si è personalmente interessato allo sviluppo della popolare nelle zone ove erano insediate le sue tenute, ha sostenuto l’apertura di sportelli finanche nelle località di vacanza da lui frequentate», come a Cortina d’ampezzo. Insomma, gestiva Bpvi «come fosse un’azienda di sua proprietà» mentre Sorato – lo dice anche la Vigilanza – era un soggetto «privo di esperienza nel settore, che scontava scarsa autonomia dal presidente» e che quindi agiva «sempre in piena condivisione di intenti» con lui. Infine, quando fu costretto ad allontanare il manager, Zonin si premurò di assicurargli «un accordo multimilionario» che prevedeva una «clausola di riservatezza» così da garantirsi «il suo silenzio».

La conseguenza, per i giudici, è ovvia: l’ex numero uno di Popvicenza aveva «la piena conoscenza del fenomeno del capitale finanziato» e ha «consapevolmente concorso nell’attuazione delle operazioni e nel loro occultamento». Se i tre vicedirettori generali sono stati condannati perché il processo ha dimostrato la loro piena consapevolezza e partecipazione alle operazioni illecite, l’ex manager Massimiliano Pellegrini (per il quale i pm avevano chiesto otto anni e due mesi) è stato assolto per insufficienza di prove: il dirigente potrebbe aver semplicemente «sottovalutato la portata del fenomeno» delle operazioni baciate, anche perché «non erano a lui attribuiti doveri di verifica».

A marzo fu assolto - «per difetto dell’elemento psicologico del reato», si scopre ora anche Giuseppe Zigliotto, componente del cda della banca (oltre che ex presidente di Confindustria Vicenza), il quale fu lui stesso protagonista di alcune operazioni baciate: non l’ha mai negato, sostenendo di averlo fatto per «dare una mano alla banca». I giudici scrivono che la sua vicenda dimostra quanto fossero diffusi gli acquisti finanziati ma soprattutto - ed è forse uno dei tanti aspetti inquietanti del crac Bpvi - la «sconcertante superficialità dell’approccio al ruolo rivestito, da parte dei componenti del cda della banca». La manipolazione del mercato - sostengono i giudici - è stata il frutto dell’azione di Zonin e dei suoi top manager, mentre i consiglieri davano un contributo «meramente subalterno e servente» rispetto al presidente: approvavano, ma senza sapere con precisione che cosa e senza mai intervenire nella gestione. In sostanza, è vero che Zigliotto fece le baciate attraverso la sua azienda però non aveva la minima idea di ciò che stava accadendo per gonfiare il fenomeno. Il suo non fu un atteggiamento doloso concludono i giudici - ma «di estrema superficialità (che pare aver connotato l’operato dell’intero cda) dovuta in parte alla mancanza di specifica professionalità e preparazione culturale (...) in parte riconducibile a una mal riposta fiducia nei confronti delle capacità del management e del presidente».
 
<<Zonin, monarca assoluto di BpVi. Gestiva tutto lui>> | G. di Vicenza

«Zonin, monarca assoluto di BpVi. Gestiva tutto lui»
19 giugno 2021


Gianni Zonin non era un “primus inter pares (primo tra uguali, ndr), un presidente prevalentemente dedito a incrementare il patrimonio artistico della banca, ad assolvere funzioni di rappresentanza e a dirigere in modo imparziale la dialettica consiliare”. L’ex presidente della Banca popolare di Vicenza era invece “un monarca assoluto” che decideva ogni cosa: dalle operazioni “baciate” al capitale finanziato, agli investimenti nei fondi esteri. A sostenerlo è il collegio del tribunale, presieduto dal giudice Deborah De Stefano, nelle 1.111 pagine di motivazioni della sentenza del processo per il crac dell’istituto che si era concluso a fine marzo con quattro condanne in primo grado. La pena più alta, 6 anni e mezzo, era stata inflitta proprio a Zonin. Emanuele Giustini, ex vice direttore generale responsabile dell’area mercati, era stato condannato a 6 anni e tre mesi. Sei anni ciascuno erano stati inflitti agli altri due ex vice direttori generali, Paolo Marin, responsabile dell’area crediti, e Andrea Piazzetta, a capo del settore finanza. Erano invece stati assolti l’ex consigliere di amministrazione Giuseppe Zigliotto e l’ex dipendente Massimiliano Pellegrini. Il tribunale aveva inoltre ordinato la confisca di 963 milioni di euro.

Le motivazioni sono state depositate ieri. Secondo il collegio, il processo ha fatto emergere una figura di Zonin radicalmente diversa da quella che l’imputato si sarebbe cucito addosso: «L’immagine di un presidente che ha esercitato per circa un ventennio una posizione di dominio incontrastato all’interno della banca» che «ha instaurato un marcato accentramento di potere nell’assoluta acquiescenza dei manager e degli organi sociali», scrivono i giudici. Da qui la definizione di “monarca assoluto” utilizzata dal collegio, che ha fatto propria un’espressione intercettata durante le indagini.


Valentino Gonzato
 
ti posso dire quello che ho fatto io (in base a quello che il FIR ha sempre ripetuto) vanno inserite TUTTE le tranche d'acquisto di un titolo e documentate le vendite...ho una situazione uguale alla tua (una vendita andava ad azzerare la posizione e poi ho ricomprato), ma ho inserito tutti gli acquisti anche quelli azzerati.

La richiesta del FIR è chiara, anche nella richiesta di integrazione che ti è arrivata, poi ognuno fa come meglio crede.

alla fine ho dovuto fare così in quanto fineco non mi ha sottomesso una movimentazione dei titoli sintetica (dall'azzeramento della posizione in poi). Ergo avendo un pdf con tutte le movimentazioni di acquisto in pdf, inserito nella domanda specularmente tutte le tranche di acquisto.
 
Fondo Indennizzo Risparmiatori, incontro tra Consap e le associazioni a tutela dei cittadini: prosegue senza sosta la liquidazione delle istanze | Consap S.p.A.

Fondo Indennizzo Risparmiatori, incontro tra Consap e le associazioni a tutela dei cittadini: prosegue senza sosta la liquidazione delle istanze
venerdì 18 giugno 2021
Si è svolto ieri, giovedì 17 giugno 2021, il programmato incontro tra Consap e le Associazioni a tutela dei risparmiatori per fare il punto sullo stato dell’arte delle liquidazioni del FIR.

Consap ha tenuto a precisare che l’attività è proseguita senza sosta anche durante tutto il periodo di pandemia grazie all’adozione del procedimento di accesso e di gestione del FIR completamente telematico che ad oggi, può essere considerata l’arma vincente dell’iniziativa.

A partire dal mese di marzo, la Commissione Tecnica ha ulteriormente incrementato le proprie attività valutando oltre 16 mila pratiche al mese con un ritmo di circa 4 mila istanze ogni settimana.

Ad oggi, sono state deliberate 77.788 pratiche che costituiscono oltre il 50% dell’intero ammontare delle istanze pervenute (in totale 144.245) e oltre il 60% riferite a quelle riguardanti il regime forfettario (125.085), per un totale di € 390.432 mln di euro di indennizzi liquidati.

Procedendo con questo passo, è prevedibile ipotizzare che nel mese di ottobre possano essere completate le liquidazioni delle pratiche afferenti al regime forfettario.

Circa le posizioni per le quali sono state inviate nuove richieste di integrazione, i responsabili delle attività del FIR hanno ribadito la totale disponibilità di Consap nel trattare specifiche richieste di assistenza avanzate dalle Associazioni dei consumatori.
 
(ANSA) - VICENZA, 26 GIU - Quasi 600 ex soci della Banca Popolare di Vicenza si sono radunati questa mattina allo stadio comunale di Dueville (Vicenza) per discutere di come stanno procedendo i rimborsi del Fondo indennizzo risparmiatori.

Da oltre un anno i risparmiatori non si riunivano, a causa dello stop legato all'emergenza sanitaria.

Un incontro quindi che si è tenuto tra maschere, gel igienizzante e distanze in un impianto sportivo della provincia berica riempito in tutti gli spalti.
E nonostante il caldo, gli ex soci hanno ascoltato i relatori dell'associazione "Noi che credevamo nella BpVi". Ad oggi, stando ai dati raccolti, delle oltre 144 mila domande inviate dagli associati per il ristoro del 30% dei risparmi persi 77 mila sono già vagliate e di queste l'80% è stato rimborsato, per circa 400 milioni di euro. La metà delle domande invece, circa 67 mila, rimangono ancora inevase e a queste si somma quel 20% di richieste analizzate ma non ancora rimborsate. Da qui la richiesta delle associazioni di fare presto per garantire a tutti gli ex soci azzerati almeno il ristoro promesso. (ANSA).
 
Crac BpVi: ora è caccia ai beni dei condannati
Ieri assemblea a Dueville. L’associazione: «Rimborsi Fir, puntiamo a più del 30 per cento fin qui erogato»
Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)27 Jun 2021Bendetta Centin

Allo stadio I truffati della Popolare di Vicenza riuniti ieri sugli spalti dello stadio comunale di Due Ville

DUEVILLE (VICENZA) Beni dell’ex presidente Bpvi Gianni Zonin (e non solo) da scovare anche oltreconfine, in vista dei risarcimenti stabiliti dalla sentenza di condanna di primo grado, ma pure indennizzi da incamerare, anche oltre il 30 per cento già erogato. Erano in circa seicento, ieri mattina, nonostante la canicola, allo stadio comunale di Dueville, Vicenza, per l’assemblea organizzata, ad oltre un anno di distanza dall’ultima, dall’associazione «Noi che credevamo nella Banca Popolare di Vicenza», per gli ultimi aggiornamenti. Non solo sul fronte del processo penale sul crac dello storico istituto di credito - chiuso a fine marzo, con quattro condanne e due assoluzioni - ma anche sui rimborsi del Fondo indennizzo risparmiatori (Fir).

Stando ai numeri snocciolati dal presidente dell’associazione, Luigi Ugone, a soci e risparmiatori disposti sugli spalti e non solo, delle oltre 144 mila domande inviate «77 mila sono già state visionate e in parte bonificate: di queste infatti l’80 per cento è stato rimborsato, per un controvalore di circa 400 milioni di euro». Un quinto quindi del miliardo e mezzo di Fir stanziato per risarcire i risparmiatori e soci rimasti con un pugno di mosche in mano, e non solo quelli di Bpvi e Veneto Banca, che rappresentano comunque l’80 per cento del totale. «Domande al momento inevase ne rimangono 67 mila, e a queste si somma quel 20 per cento di richieste analizzate ma non ancora rimborsate» continua Ugone. Da qui la richiesta di fare presto per garantire a tutti gli ex soci azzerati almeno il ristoro promesso. Ma anche a far sì che quanto rimarrà sul piatto vada sempre a loro.

«E’ fondamentale non mollare, anche per quegli azionisti che hanno già ricevuto l’indennizzo pari al 30 per cento del costo d’acquisto, c’è una buona possibilità di arrivare oltre, anche al 40 per cento, visto che ci sarà un avanzo del Fir - le parole di Ugone alla platea - quel residuo deve essere ridistribuito, non devono essere assecondati gli appetiti romani che vogliono indirizzare altrove l’avanzo, che non è possibile ancora quantificare». Per il referente dell’associazione «è giusto che il residuo del Fir vada agli aventi diritto: chi ha già ricevuto il 30 per cento stringa i denti perchè c’è la possibilità di ottenere anche il 40. Non abbiamo fame di soldi ma di dignità, non ci è mai stato regalato nulla» affonda Ugone. Che fa sapere anche: «I nostri avvocati hanno dato mandato a due società di vagliare i beni presenti in Italia ma anche all’estero degli imputati condannati nel processo Bpvi, in vista dei risarcimenti stabiliti per le parti civili». Quindi non solo dell’ex presidente Zonin (sei anni e mezzo di reclusione la pena inflitta), ma anche dei tre vicedirettori generali Emanuele Giustini, Paolo Marin e Andrea Piazzetta.
 
Il 40 in aggiunta al 30....no,eh
 
Fondo Indennizzi Risparmiatori: accelerano i rimborsi | Adiconsum

Fondo Indennizzi Risparmiatori: accelerano i rimborsi
30 Giugno 2021

Come vi avevamo preannunciato nella notizia pubblicata lo scorso 19 marzo, si è tenuto nei giorni scorsi il previsto incontro con Consap, la Concessionaria dei servizi pubblici assicurativi, per fare il punto sui ristori del Fondo Indennizzo Risparmiatori (FIR). Ecco le novità.

Nell’incontro dello scorso marzo avevamo fatto emergere due criticità: la lentezza dei rimborsi (su 1.125 milioni di euro messi a disposizione ne era stata ristorata solo una minima parte) e il problema delle integrazioni documentali, chiedendo l’allungamento dei tempi, causa Covid, per la loro presentazione.

Nell’ultimo incontro, Consap ha comunicato, accogliendo le nostre richieste, di aver accelerato l’erogazione dei rimborsi, mettendoci a conoscenza anche dei numeri:

16 mila pratiche al mese
4 mila istanze a settimana
totale pratiche a metà giugno: 77.788
importo: 390.432 mln di euro.
È presumibile che a questo ritmo, ad ottobre tutte le domande saranno liquidate.

Sui tempi per il deposito di ulteriori documenti ad integrazione dell’istanza, Consap si è detta disponibile a trattare specifiche richieste che si dovessero presentare, con Adiconsum e le altre Associazioni. Invitiamo, pertanto, tutti i risparmiatori interessati, a contattare le sedi territoriali Adiconsum.

A chi spettano i rimborsi
I rimborsi del Fondo Indennizzo Risparmiatori spettano ai risparmiatori delle banche poste in liquidazione coatta amministrativa dal 16 novembre 2015 e 1° gennaio 2018, in possesso di titoli indennizzabili (azioni e obbligazioni) delle seguenti banche: Veneto Banca, Banca Popolare di Vicenza, Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti, Cariferrara, Bcc Crediveneto e Bcc Padovana.
 
Tutto fermo, tutto tace, speriamo che dopo questa pausa estiva ci sia qualche positiva novità per noi...
 
Popolari venete, i lenti ristori ai soci
L'Economia5 Jul 2021S. Rig.
Si sono trovati in 500 allo stadio calcistico di Dueville, in provincia di Vicenza. Sono gli ex soci della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, che hanno visto i loro risparmi andare in fumo nel 2015 per pagare le ambizioni ventennali di Gianni Zonin da una parte e di Vincenzo Consoli dall’altra. Due crac che hanno lasciato profondissime ferite a Nordest e un buco di svariati miliardi di euro nelle tasche di chi si era fidato. A fare il punto della situazione è stato Luigi Ugone, dell’associazione Noi che credavamo alla Bpvi. Complessivamente sono state 144 mila le domande presentate per ottenere un ristoro pari al 30 per cento di quanto investito: 77 mila domande sono già state vagliate e l’80 per cento è stato rimborsato, per un totale di circa 400 milioni di euro. Ma molto resta ancora da fare per chiudere una delle pagine più vergognose della finanza italiana degli anni recenti. Le organizzazioni dei soci si stanno battendo perché venga alla fine distribuito anche il probabile residuo di cassa che, secondo alcune stime, dovrebbe aumentare a circa 300 milioni di euro sul miliardo e mezzo complessivamente destinato dal governo per sanare gli effetti dei crac. Oltre alle due popolari venete sono infatti coinvolti gli ex soci di Etruria, Cariferrara, Carichieti e Banca delle Marche.
 
Il problema è il solito: Banca d'Italia ha come obiettivo la tutela della stabilità del sistema bancario. Troppe banche da controllare (sulla qualità dei servizi ispettivi non esprimo giudizi per non rischiare una querela per diffamazione). E per porre rimedio alle sue manchevolezze (a Vicenza ne combinavano di cotte e crude anche con gli ispettori) l'unica cosa che era in grado di fare era invitare le banche a fondersi e crescere (con una visione miope, perché comunque i problemi aumentavano a dismisura).

In tutta questa poco edificante storia ne traggo un auspicio e una considerazione.

L'auspicio è che venga liquidata Banca d'Italia: con l'Euro e la vigilanza europea non serve più a nulla.

La considerazione è che fare i belli con i soldi degli altri (i nostri) sono tutti capaci.



Trinca testimonia in aula: «Fusione, quante pressioni»
L’ex presidente: «Bankitalia spingeva per l’unione tra Veneto Banca e Bpvi»
Corriere di Verona6 Jul 2021Denis Barea


Fosse una partita di calcio, si potrebbe dire che la difesa di Vincenzo Consoli ha chiuso tutte le linee di passaggio e ha portato a casa un pareggio. La strategia della Procura, cioè «sfondare» la linea sull’assunto che l’ex amministratore delegato e poi direttore generale fosse un uomo solo al comando, circondato da un consiglio di amministrazione e da un collegio di sindaci «molle e allineato», non passa alla verifica delle quattro deposizioni di ieri nel processo in cui, unico imputato, Consoli deve rispondere dei reati di aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza e falso in prospetto.

Sul banco dei testimoni salgono l’ex presidente Flavio Trinca, l’ex presidente del collegio sindacale Marcello Condemi, l’ex responsabile degli Affari Societari Flavio Marcolin e il vicepresidente, dall’aprile del 2014 all’autunno del 2015, Alessandro Vardanega. Solo dall’ex presidente degli industriali trevigiani, Vardanega, viene una blanda concessione alle «difformità di vedute» con Consoli, a proposito della policy che avrebbe dovuto determinare il valore delle azioni. «Mi sentii isolato dal resto del Cda - testimonia -, non ci fu nessuno scontro con Consoli ma percepivo la distanza dagli altri membri, quindi diedi le dimissioni».

Per il resto è un coro che, sui punti più battuti dall’accusa - le decisioni finali e i tempi di consegna degli argomenti dei consigli di amministrazione, su tutti - depone in favore dell’ex Ad. È Flavio Trinca, numero uno delle banca fino all’aprile del 2014, un passato in politica come deputato nelle fila del Ccd di Pierferdinando Casini e Clemente Mastella, che mette a segno il contropiede che rischia di mandare in gol le tesi di Consoli. «Io ero senza deleghe - spiega l’ex presidente, che la Procura di Treviso ha prosciolto dalle accuse, al contrario di quello che hanno fatti i magistrati di Vicenza, che per gli stessi reati hanno condannato il suo omologo della Popolare di Vicenza, Gianni Zonin, a 6 anni e 6 mesi di reclusione -, le notizie alla banca erano secretate per non fare uscire nulla all’esterno. Io venivo a conoscenza delle cose quando erano portate all’attenzione del Consiglio di amministrazione, in genere tre o cinque giorni prima della seduta, un tempo ritenuto congruo da tutti i membri. Chi sottoponeva gli argomenti all’ordine del giorno? Erano i dirigenti dei vari settori e qualche volta Consoli si lamentava dei tempi, diceva che non c’era abbastanza tempo per affrontare i dossier».

«Mi dimisi - torna a dire Trinca - nella primavera del 2014. Certo, c’era stata la raccomandazione di Banca d’Italia per un profondo ricambio del management, lo chiamavano “segno di discontinuità con il passato”. Ma a quel punto Veneto Banca non esisteva più: dovevamo stare ai diktat della vigilanza e da via XX Settembre venivano forti pressioni affinché l’istituto si fondesse con un banca di pari o più elevato standard». Trinca allora racconta delle «pressioni» ricevute dal capo della vigilanza di Bankitalia, Carmelo Barbagallo, finalizzate all’unione con la Popolare di Vicenza: «Ebbi quattro incontri con lui - rievoca -, tutti improntati al desiderio che ci unissimo. Ma io ero contrario, e con me tutto il Cda. Era un’operazione che avrebbe fatto del bene soltanto a Vicenza».
 
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