FIR over 35/100 k che documentazione fornire II

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
se noi piangiamo i colleghi di banca delle marche non ridono

I beffati di Banca Marche: «Risarcimenti a ogni costo». Strada complicata ma c'è un tesoretto da 500 milioni

I beffati di Banca Marche: «Risarcimenti a ogni costo». Strada complicata ma c'è un tesoretto da 500 milioni

Federica Serfilippidi

Mercoledì 25 Gennaio 2023, 02:30 | 3 Minuti di Lettura
ANCONA Una strada in salita. Archiviata la sentenza di condanna per il crac di Banca Marche, con il riconoscimento in primo grado delle responsabilità di 6 imputati, per le 3.200 parti civili costituite si apre un altro capitolo: quello dei risarcimenti. Il collegio penale ha decretato che sarà il giudice civile a quantificare la somma spettante a chi ne ha diritto. Al di là delle provvisionali riconosciute per un massimo di 15mila euro, dovrà essere incardinato un nuovo procedimento.


Gli ostacoli

«Bisognerà avviare una causa civile - afferma l’avvocato Andrea Nocchi, che tutela ex azionisti - ma le possibilità di recuperare qualcosa sono davvero ridotte. È una doppia beffa, anche perché bisognerà spendere altri soldi». E tempo. Le possibilità sono ridotte per due fattori: all’epoca delle indagini non erano scattati sequestri patrimoniali nei confronti dei futuri imputati. E poi, da una ricognizione eseguita dai legali delle parti civili nel corso del processo, non risulterebbero esserci beni immobili in capo alla maggior parte degli imputati condannati. Da dove dovrebbero arrivare allora i risarcimenti, sempre che la sentenza diventi definitiva? «Occorre verificare - afferma l’avvocato dell’Adusbef Paola Formica- l’operatività delle assicurazioni stipulate all’epoca per i dipendenti apicali di Bdm e se ci sono redditi. Avevamo verificato il patrimonio personale, ma non c’erano proprietà immobiliari intestate. Si potrebbe valutare la possibilità di agire nei confronti dei presunti responsabili civili, che non sono entrati nel processo. È un’ulteriore strada in salita, ma ci sono vari percorsi per recuperare i soldi. Uno di questi è il Fir». È il Fondo indennizzo risparmiatori, istituito dal Governo nel 2018 per risarcire azionisti o obbligazionisti delle banche fallite. Ai primi è stato riconosciuto i 95% del costo delle azioni, ai secondi il 30% del costo delle obbligazioni subordinate. Dei 44mila azionisti di Bdm, in 5mila hanno fatto richiesta di indennizzo. E dunque l’Adusbef «chiede la possibilità di poter ripresentare le domande» che in un primo momento non erano state accolte o non formalizzate. «Sarebbe inoltre auspicabile che i fondi venissero messi a disposizione per l’intero pacchetto azionario».


Il tesoretto

Nel Fondo è rimasto un tesoretto di circa 500 milioni di euro. La capacità iniziale era di un miliardo e mezzo, da stanziare dal 2019 al 2022, anno in cui sono scaduti i termini per le domande. «Chiediamo - afferma l’avvocato Corrado Canafoglia dell’Unione Nazionale Consumatori - che i milioni residuali vengano ripartiti anche tra chi ha già ottenuto l’indennizzo. Chi è stato risarcito ha il diritto di ottenere ulteriori somme. In questa direzione, sono in atto interlocuzioni in atto con il Governo». Escludendo il Fondo, la partita dei risarcimenti, seppur complicatissima, è aperta su più fronti. «La possibilità di recuperare qualcosa - continua Canafoglia - è minima ma ci muoveremo in massa per ottenere il maltolto. Il processo ha fatto luce sulla gestione commissariale e su alcuni soggetti che non sono entrati nel procedimento. Questo ci consente di decidere a chi andare a bussare: le assicurazioni di Bdm, i commissari e la società di revisione dei conti. Tutti vogliono i soldi che gli spettano e da qualche parte li andremo a prendere».


Il processo

«Il processo penale - dice l’avvocato Ezio Gabrielli dell’Adiconsum - è stata solo una delle iniziative messe in campo dai nostri associati, che si sono mossi anche in altre sedi». Ovvero, il Fir e le cause civili degli azionisti (che avevano partecipato all’aumento di capitale del 2012) contro la società di revisione, la Price Waterhouse Cooper. «La sentenza delle sei condanne è un primo grado, da parte nostra la vigilanza rimarrà attiva». La partita, dunque, non è finita e l’attenzione deve restare alta fino alla fine.
 
'Risparmio tradito, la politica onori le promesse' | Il Friuli

'Risparmio tradito, la politica onori le promesse'
Le associazioni chiedono al Governo un tavolo tecnico e di distribuire i fondi residui del Fir

25 gennaio 2023

Le associazioni dei consumatori scrivono al Governo, in particolare alla premier Giorgia Meloni e al Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, chiedendo di “tenere fede alle promesse fatte ai risparmiatori traditi dalle banche”.

Le associazioni, inserite nella Cabina di regia istituita al Mef per l’elaborazione della legge sul Fondo Indennizzo Risparmiatori, invitano a convocare con urgenza il tavolo tecnico per affrontare i temi ancora aperti. Tra le richieste, in particolare, c'è la conferma del fatto che i fondi residui di pertinenza del Fir, pari a circa 540 milioni di euro, siano distribuiti, in conformità a quanto previsto dalla legge, a favore degli aventi diritto.
 
Roma: on.li Letizia Giorgianni, Silvio Giovine e Fabrizio Rossi di Fdi chiedono incontro al Mef per sbloccare liquidazione a risparmiatori delle banche poste in liquidazione coatta amministrativa. Tra queste c'è anche Banca Etruria
Banche Politica e sanità
Roma: on.li Letizia Giorgianni, Silvio Giovine e Fabrizio Rossi di Fdi chiedono incontro al Mef per sbloccare liquidazione a risparmiatori delle banche poste in liquidazione coatta amministrativa. Tra queste c’è anche Banca Etruria
26 Gennaio 2023 [CPD_READS_THIS]
Gli onorevoli Letizia Giorgianni (foto), Silvio Giovine e Fabrizio Rossi di Fratelli d’Italia hanno chiesto un incontro al Mef per risolvere il problema dei 540 milioni che, per mezzo di una legge, sono stati messi a disposizione per l’indennizzo dei risparmiatori delle banche poste in liquidazione coatta amministrativa dal 16 novembre 2015 al primo gennaio 2018 . Si tratta di risparmiatori in possesso di titoli indennizzabili delle banche Veneto Banca, Banca Popolare di Vicenza, Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti e Cariferrara. La decisione di chiedere un incontro al Ministero dell’Economia è stata presa dai parlamentari di FdI insieme alle altre associazioni che da anni si battono per la tutela dei risparmiatori (Noi che credevamo nella BPV, Movimento Risparmiatori Traditi, Unione Nazionale Consumatori, Consumatori Attivi, Movimento Difesa del Cittadino, Coordinamento Banche popolari venete):infatti durante questa riunione è stato fatto il punto sui ristori del Fondo Indennizzo Risparmiatori (FIR) rilevando che “permangono (da mesi ormai) diverse criticità nella liquidazione dei rimborsi da parte del Consap ai risparmiatori delle banche poste in liquidazione coatta amministrativa”.
 
Forse mi sono perso qualche passaggio. O forse non ho capito bene io (e quindi prego i forumisti di correggermi).

Leggo questa notizia (Consob, Savona: più misure per la tutela del risparmio - PMI.it) con cui un simpatico ottuagenario (messo dal Governo Conte I a presiedere l'agenzia che dovrebbe tutelare il risparmio) ci dice che i risparmiatori vanno maggiormente tutelati.

Stiamo parlando di quella stessa agenzia che spensieratamente ha approvato i prospetti informativi delle obbligazioni venete che ora ci stanno facendo tanto soffrire. E sulla base di quei prospetti, mai emendati o ritirati, un piccolo risparmiatore ha comprato a prezzi neanche tanto di saldo della obbligazioni subordinate (a 80-90) in tagli da mille (e già la dice lunga come obbligazioni subordinate siano state emesse in tagli da mille, quando di solito sono in tagli da 50 k).

Ma stiamo parlando della stessa pubblica amministrazione che sotto forma di commissione FIR si inventa che "non potevo non sapere" che la banca stava andando alla malora e quindi non dovevo comprare le subordinate (che erano sempre quotate e che Consonb si è ben guardata dal revocare la quotazione)?

Che dire a questo punto?

L'unica cosa che posso fare è offrire a tutti quanti un omaggio musicale

 
Ultima modifica:
E siccome siamo sotto San Remo non può che raddoppiare l'omaggio musicale


Da aggiungere anche "Bilanci truccati",
1f3bc.png
"
1f3bc.png
prospetti truccati"
1f3bc.png
1f3bc.png
1f3bc.png
1f3bc.png
1f3bc.png


e come dice il Vate (Elio): "fammose 'na pizza!!!"
 
Ultima modifica:
Risparmiatori truffati, Giovine (FdI) propone una soluzione

Risparmiatori truffati, Giovine (FdI) propone una soluzione

Le istanze delle associazioni dei risparmiatori truffati dalle banche tornano al centro dell’agenda del Governo. In queste ore, infatti, i Deputati di Fratelli d’Italia Silvio Giovine, Carmen Letizia Giorgianni e Fabrizio Rossi hanno chiesto la convocazione urgente di un tavolo tecnico sul F.I.R.-Fondo Indennizzo Risparmiatori indirizzando una loro nota all’attenzione del Ministro dell’Economia e delle Finanze, On.le Giancarlo Giorgetti, del Presidente del Senato della Repubblica, Sen. Ignazio La Russa, del Presidente della Camera dei Deputati, On.le Lorenzo Fontana, e di tutti i colleghi Parlamentari della Repubblica.

Nella richiesta – conseguente al D.L. 29-12-2022 n. 198, art. 3, c. 7, che stabilisce la proroga al 30/06/2023 dell’operatività della Commissione tecnica per il completamento delle attività del Fondo Indennizzo Risparmiatori – vengono anche sottolineate le richieste che i tre Deputati intendono porre all’attenzione del Dicastero di via XX Settembre.

“Abbiamo chiesto, innanzitutto, che si proceda con sollecitudine alla distribuzione delle disponibilità residue dei fondi di pertinenza del F.I.R., pari a circa 540 milioni di euro: somme che auspichiamo possano presto giungere agli azionisti ed obbligazionisti che ne hanno il diritto” spiega il Deputato Veneto ed Assessore al Commercio alle Attività Produttive di Vicenza Silvio Giovine, tra i promotori della richiesta. “Il tavolo tecnico dovrà poi affrontare, con successivi interventi in via legislativa, due questioni ancora aperte: le domande di accesso al F.I.R. non ammesse per errori in ordine alle dichiarazioni patrimoniali e/o reddituali da parte del richiedente, e le domande rigettate a quei risparmiatori che, all’esito di un procedimento dinanzi al Giurì Bancario o all’Arbitro per le Controversie Finanziarie, avevano già ottenuto un indennizzo a pari a quello che sarebbe stato riconosciuto dal F.I.R.”.

“Si tratta di partite molto importanti, il cui esito è auspicato dai tanti risparmiatori truffati ancora in attesa di giustizia. Il nostro territorio ha pagato a caro prezzo le note vicende legate alle ex Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca di Montebelluna: questo tavolo permetterà di riportare in circolo queste risorse, a beneficio anche di un tessuto economico e produttivo che soffrì duramente a causa del comportamento illecito di pochi” conclude Giovine.
 
VICENZA | FONDO INDENNIZZO RISPARMIATORI, GIOVINE: «IL GOVERNO ATTIVI UN TAVOLO TECNICO» - RETE VENETA | Medianordest

27/01/2023 VICENZA – Problemi per i risparmiatori vittime del crac delle Banche Popolari: dopo aver ottenuto il diritto ad essere indennizzati, ed aver ottenuto una tranche iniziale, adesso rischiano di non vedere ripartita una rimanenza di 540milioni di euro. Il deputato vicentino Silvio Giovine chiede un tavolo tecnico al Governo. || Fir, Fondo Indennizzo Risparmiatori, con riferimento non casuale alle migliaia di famiglie finite nel gorgo del carac delle Banche Popolari. Ma oggi Fir si può leggere anche come “Fondo Ignora Rimanenze”: sì, parliamo di 540milioni di euro che 140mila risparmiatori si aspettavano di vedere ripartiti. E invece no. Non c’è stato alcun riparto delle rimanenze, che adesso potrebbero tornare da dove sono venute.Va detto che i risparmiatori, vittime del crac delle BanchePopolari, sono stati indennizzati con risorse attinte ai fondi dormienti del sistema bancario e non con le risorse fiscali del Paese. Chiudere il Fir senza ripartire i 540milioni di euro residui è un vero colpo per chi, dal 2015 aveva visto azzerati i risparmi di una vita, e che, riconosciuto meritevole, aveva già ricevuto l’indennizzo iniziale.Adesso vedremo come finirà questa partita: il tavolo tecnico dovrà risolvere anche le questioni legate alle domande non ammesse o rigettate. Ma l’obiettivo è distribuire i residui 540milioni di euro che sono un atto di giustizia per chi ha sofferto il crac delle banche popolari. Una ferita aperta che nel vicentino sanguina ancora. – Intervistati SILVIO GIOVINE (Deputato Fratelli d’Italia) (Servizio di Carlo Alberto Inghilleri)
 
VICENZA | FONDO INDENNIZZO RISPARMIATORI, GIOVINE: «IL GOVERNO ATTIVI UN TAVOLO TECNICO» - RETE VENETA | Medianordest

27/01/2023 VICENZA – Problemi per i risparmiatori vittime del crac delle Banche Popolari: dopo aver ottenuto il diritto ad essere indennizzati, ed aver ottenuto una tranche iniziale, adesso rischiano di non vedere ripartita una rimanenza di 540milioni di euro. Il deputato vicentino Silvio Giovine chiede un tavolo tecnico al Governo. || Fir, Fondo Indennizzo Risparmiatori, con riferimento non casuale alle migliaia di famiglie finite nel gorgo del carac delle Banche Popolari. Ma oggi Fir si può leggere anche come “Fondo Ignora Rimanenze”: sì, parliamo di 540milioni di euro che 140mila risparmiatori si aspettavano di vedere ripartiti. E invece no. Non c’è stato alcun riparto delle rimanenze, che adesso potrebbero tornare da dove sono venute.Va detto che i risparmiatori, vittime del crac delle BanchePopolari, sono stati indennizzati con risorse attinte ai fondi dormienti del sistema bancario e non con le risorse fiscali del Paese. Chiudere il Fir senza ripartire i 540milioni di euro residui è un vero colpo per chi, dal 2015 aveva visto azzerati i risparmi di una vita, e che, riconosciuto meritevole, aveva già ricevuto l’indennizzo iniziale.Adesso vedremo come finirà questa partita: il tavolo tecnico dovrà risolvere anche le questioni legate alle domande non ammesse o rigettate. Ma l’obiettivo è distribuire i residui 540milioni di euro che sono un atto di giustizia per chi ha sofferto il crac delle banche popolari. Una ferita aperta che nel vicentino sanguina ancora. – Intervistati SILVIO GIOVINE (Deputato Fratelli d’Italia) (Servizio di Carlo Alberto Inghilleri)
presumo che per i rigettati in quanto fuori da date magiche non vi sia niente ....non esistono....
 
presumo che per i rigettati in quanto fuori da date magiche non vi sia niente ....non esistono....
No, perché non più aventi diritto, avendo avuto la domanda rigettata, a meno che un risparmiatore temerario ottenga tra non meno di 10 anni una sentenza di cassazione che renda illegittime le bocciature per le date
 
il problema al momento è che non sappiamo a che giudice rivolgerci.

Se fosse la giustizia ordinaria farei un salto di gioia alto 10 metri (anche se la sentenza di cassazione arriva tra 10 anni: di tempo ne ho. Ed ho anche eredi. E poi comunque lascio per testamento che una parte degli eventuali proventi vada alla mia parrocchia)
 
dal sempre ottimo V+ (un plauso al direttore Coviello)


BPVi e Veneto Banca: Doppio dissesto, parte III


Doppio dissesto di BPVi e Veneto Banca, parte III: valore azioni non correlato con redditività e con quello di banche quotate
Di Giovanni Coviello - Direttore responsabile -27 Gennaio 2023, 18:111056


Il doppio dissesto di Banca Popolare di Vicenza (BPVi) e Veneto Banca (qui “Banca Popolare di Vicenza. La cronaca del processo”, il libro/documento sul primo grado da noi pubblicato, e su ViPiu.it tutte le udienze di I° e II° grado dei due processi, ndr) ha comportato perdite per circa 13.5 miliardi di euro, a carico di 210.000 azionisti per l’azzeramento del valore delle azioni (11 miliardi), nonostante 4 miliardi di patrimonio immessi negli ultimi tre anni a Vicenza e Treviso e incluso il doppio aumento di capitale per due miliardi e mezzo complessivamente sottoscritto dal fondo Atlante I (le cui quote maggiori erano detenute da Intesa Sanpaolo e Unicredit e, poi, diventato, insieme al quasi gemello Fondo Atlante II, gestore di NPL), dopo aver portato a 10 centesimi il valore dei singoli titoli delle due ex Popolari venete.


Prosegue, con questa terza parte, una serie di articoli (qui tutti, ndr) per ricostruire l’accaduto in maniera sintetica, “qualitativa” ma anche quantitativa, per lasciare una traccia complessiva e comprensibile, anche se non esaustiva perché troppe cose tribunali e Commissione di Inchiesta non hanno forse considerato con la dovuta attenzione oppure sono stati limitati nel farlo dai loro vincoli giuridici e istituzionali.

Riprendiamo la “narrazione” dopo la I parte (“Il doppio dissesto di Banca Popolare di Vicenza (BPVi) e Veneto Banca, un flop ‘diretto’ da 13.5 mld“ e la II parte (“Crediti facili, aumenti di capitale con baciate, controlli inadeguati).

Se, a partire dal 2014 e soprattutto dal 2015 è cresciuto il deterioramento della qualità del credito, per gli effetti della crisi economica sulle imprese affidate e per la volontà delle due banche di sostenere il territorio, il credito esplicitamente in conflitto d’interessi, fenomeno di per sé grave e preoccupante, rappresenta una quota percentuale non elevata del totale.

Ma, come detto nella crisi di BPVI e di VB sono determinanti due aspetti specifici: la determinazione del prezzo delle azioni e le “operazioni baciate”, nate per “gonfiare” il patrimonio dei due istituti, ma particolarmente rilevanti per la Popolare Vicentina.

Sin dalle prime ispezioni emergono per entrambe le banche le prime criticità sul meccanismo di fissazione del prezzo delle azioni – è questo l’argomento di cui ci occupiamo in questa III parte -, basato su un processo non codificato, svincolato da collegamenti con le performance reddituali e privo del parere di esperti indipendenti.

In riferimento a BPVi, nel 2011 la Banca, al fine di conformarsi alle prescrizioni di Banca d’Italia irrogatele in esito ad una ispezione compiuta nel 2009, adottò delle linee guida per la valutazione del valore delle azioni e decise di riservare ad un esperto esterno un parere, sia pure non vincolante, in merito.

Il prezzo delle azioni è costantemente cresciuto nel corso degli anni successivi (arrivando a euro 62,5 euro per BPVi nel 2011 e a 40,75 euro nel 2013 per Veneto Banca, che anch’essa si affidava a valutazioni esterne di riferimento) ma, nell’ambito delle rilevazioni eseguite da BCE nel 2015, verrà constatata non solo una applicazione solo parziale delle linee guida adottate, ma anche e soprattutto la permanenza di un disallineamento tra il rendimento implicito dell’azione BPVi e la redditività ordinaria della Banca, che aveva accresciuto in misura rilevante l’esposizione di quest’ultima a rischi operativi e reputazionali, inerenti, tra l’altro, i reclami degli azionisti aventi ad oggetto la sovrastima del prezzo dell’azione.

Si consideri, tra l’altro, che gli Aumenti di Capitale (“AUCAP”) compiuti dalla Banca nel 2013 e nel 2014, indotti da Banca d’Italia per incrementare il patrimonio di vigilanza, erano stati effettuati in base al medesimo meccanismo di determinazione del valore/prezzo delle azioni.

Con particolare riferimento all’AUCAP 2013 ed all’approvazione del relativo prospetto informativo da parte di Consob, è emerso che quest’ultima non aveva ricevuto notizia da Banca d’Italia delle debolezze patrimoniali della Banca, talché aveva ritenuto che l’informativa fornita ai risparmiatori fosse esaustiva.

Anche per quanto riguarda Veneto Banca, Banca d’Italia effettuava a suo carico alcuni rilievi in ordine al meccanismo di fissazione del prezzo delle azioni nel 2009, invitandola ad adottare apposita normativa interna e ad affidarsi al parere di un esperto esterno, invito a cui Veneto Banca si conforma nel 2010.

Il prezzo dell’azione di VB assunse valore crescente negli anni successivi, risultando “incoerente” con la effettiva redditività aziendale ed anche col contesto economico complessivo, sia in rapporto ai valori riferiti alle banche operanti nel mercato regolamentato (in quanto molto più elevato) che ai valori riferiti a quelle operanti in mercati non regolamentati (in quanto superiore alla media).

Anche in questo caso, la determinazione del prezzo delle azioni ha influenzato gli AUCAP compiuti dalla Banca negli anni 2013, 2014 sollecitati da Banca d’Italia per incrementare il patrimonio di vigilanza ma risultati, in esito ad accertamenti successivi, connotati da diverse criticità.

Con particolare riguardo all’AUCAP 2013, nel corso delle audizioni dei rappresentanti di Banca d’Italia e Consob presso la Commissione d’inchiesta, è emerso che lo scambio di informazioni intercorso tra le due Autorità non ha, sulla base di quanto appurato ex post, consentito l’esaustiva individuazione dei rischi connessi alla situazione della Banca che ha influenzato i provvedimenti approvativi del prospetto informativo.

In conclusione nonostante la Banca d’Italia sia intervenuta più volte sulla determinazione del prezzo delle azioni per ottenere che i due intermediari si dotassero di processi adeguati e di criteri obiettivi di fissazione del prezzo, quest’ultimo è rimasto sovrastimato fino a tutto il 2016.

Segue…

Avv. Fulvio Cavallari, presidente di Adusbef Veneto

Giovanni Coviello, direttore di ViPiu.it
 
E come al solito chi paga le innefficienze e le bizze della pubblica amministrazione sono i poveretti.....
 
Fa specie non tanto la revoca della confisca (tanto chissa' di quanto è il tesoretto di Consoli ma soprattutto dove è) quanto la prescrizione del capo di accusa sui falsi prospetti. In questo modo per colpa delle lentezze dei processi un prospetto farlocco dalla sera alla mattina diventa buono come il pane.

Ed il FIR avrà facilissimo gioco a dire che su di esso non si è accertata una verità processuale.

COME E' BELLO VIVERE IN ITALIA!!!!!!
cetto-la-qualunque-antonio-albanese-800.jpg




Veneto Banca: tre anni a Consoli in Appello ma revoca della confisca 221 mln euro - Il Sole 24 ORE

Radiocor

Veneto Banca: tre anni a Consoli in Appello ma revoca della confisca 221 mln euro
30 gennaio 2023

Protesta di alcuni risparmiatori fuori dall'aula (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Padova, 30 gen - Tre anni di reclusione a Vincenzo Consoli, nel processo d'appello per il crac di Veneto Banca, celebrato nell'aula bunker della Corte d'Appello di Venezia a Mestre. Finisce in prescrizione il secondo capo d'accusa relativo al falso in prospetto.

Revocata anche la confisca di 221 milioni di euro disposta a conclusione del processo di primo grado. In primo grado Consoli era stato condannato a quattro anni di reclusione.

In apertura di udienza alcuni risparmiatori si sono presentati in mutande all'ingresso dell'aula bunker esponendo cartelli per protestare a nome dei risparmiatori che hanno perso consistenti somme di denaro.

"Abbiamo fatto una battaglia per avere un fondo di risarcimento che e' stato dotato di 1,5 miliardi - hanno detto i risparmiatori presenti fuori dall'aula. - Vogliamo che vengano redistribuiti anche i residui 575 milioni ai 140 mila soci gia' indennizzati con un miliardo, secondo la formula del 30% del prezzo d'acquisto, fino a un indennizzo massimo di 100 mila euro. Quei soldi sono nostri e chiediamo ci siano dati fino in fondo".

Col-ric

(RADIOCOR) 30-01-23 15:48:08 (0424) 3 NNNN
 
il problema al momento è che non sappiamo a che giudice rivolgerci.

Se fosse la giustizia ordinaria farei un salto di gioia alto 10 metri (anche se la sentenza di cassazione arriva tra 10 anni: di tempo ne ho. Ed ho anche eredi. E poi comunque lascio per testamento che una parte degli eventuali proventi vada alla mia parrocchia)
hanno scelto le poche persone per bene qui in ITALIA...per farli penare...puniti perchè risparmiatori che hanno creduto ed investito nel nostro sistema Paese/Istituzioni....anzichè trovare una soluzione giusta...hanno introdotto molteplici paletti per non restituire il maltolto.
 
Dal sempre ottimo V+

Deputati FdI chiedono tavolo sul Fondo Indennizzo Risparmiatori

Fondo Indennizzo Risparmiatori (Fir): alcuni deputati di Fratelli d’Italia (FdI) hanno chiesto a Giorgetti un tavolo permanente.

L’iniziativa dei parlamentari trova oggi il consenso del consigliere regionale Tommaso Razzolini del gruppo consiliare Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni.

“Condivido appieno la posizione espressa nella nota dei deputati di FdI – Giorgia Meloni, Carmen Letizia Giorgianni, Silvio Giovine e Fabrizio Rossi, e indirizzata al Ministro dell`Economia e delle Finanze Giorgetti, al Presidente del Senato La Russa, al Presidente della Camera dei Deputati Fontana e a tutti i colleghi parlamentari, che richiede la convocazione urgente di un tavolo tecnico sul Fondo d’indennizzo dei risparmiatori truffati dalle banche popolari venete, dove le provincie di Vicenza e Treviso sono risultate le più colpite, procedendo sollecitamente alla distribuzione dei residui 540 milioni di euro in favore di tutti coloro che ne hanno diritto.

Già nell’aprile 2021 – ricorda il consigliere – avevo presentato una mozione in Consiglio regionale del Veneto raccogliendo le istanze del territorio e di tanti risparmiatori vittime del crac. Ora, grazie a Fratelli d’Italia, l’attenzione si riaccende anche in Parlamento, dove continueremo a far sentire la voce dei nostri territori”, conclude Razzolini.

Del resto, già nelle settimane scorse, le associazioni di risparmiatori delle banche italiane andate in liquidazione nel 2017 erano andate in pressing sul Governo, inviando una lettera agli esponenti del Governo affinché venisse “convocato con urgenza il tavolo tecnico, in precedenza istituito presso il ministero dell’Economia e delle finanze” per affrontare gli argomenti non risolti in tema di indennizzi (leggi qui), incassando in questo senso una assunzione di impegno da parte del senatore vicentino Pierantonio Zanettin di Forza Italia.
 
No, perché non più aventi diritto, avendo avuto la domanda rigettata, a meno che un risparmiatore temerario ottenga tra non meno di 10 anni una sentenza di cassazione che renda illegittime le bocciature per le date
rigettata la domanda perche fuori dalle date si puo almerno recuperare la minusvalenza ?
 
rigettata la domanda perche fuori dalle date si puo almerno recuperare la minusvalenza ?
Tieni conto che i signori Commissari liquidatori non hanno ancora formato lo stato passivo (per nessuna delle due banche venete). E nessuna pietosa mano legislativa ha pensato bene di concedere le minus fiscali per queste perdite

Quindi cerca di essere in forma per il decennio 2030 - 2040 (che forse si chiudono le liquidazioni sotto l'egida di Banca di Italia)

E siccome siamo in vista di San Remo (e chissene se siamo cornuti e mazziati, tanto ci possiamo consolare con la meglio gioventù canterina della Riviera) Vi offro un ulteriore omaggio musicale

 
Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
Indietro