Nel 2006 crescerà solo dell'1,2%
Per il futuro dell'economia italiana il Fondo Monetario internazionale disegna un quadro a tinte fosche e invita, ancora una volta, il nostro Paese ad accelerare sulla strada delle riforme strutturali per rilanciare la competitività. Dopo le cupe previsioni del Financial Times, con lo scenario di un'Italia fuori dall'euro entro il 2015, ora a rincarare la dose è l'Fmi che rivede al ribasso le nostre stime di crescita.
Il Pil quest'anno dovrebbe salire solo dell'1,2%, lo 0,2% in meno di quanto previsto nelle stime dello scorso settembre, mentre nel 2007 dovrebbe segnare un +1,4%, lo 0,3% in meno.
Gli economisti di Washington ipotizzano poi un rapporto deficit/Pil al 4% per il 2006 e al 4,3% per il 2007. Riguardo al debito pubblico, invece, stimano un trend ancora in salita. Dopo l'inversione di rotta del 2005 con un rialzo al 106,3% del prodotto interno lorodo, toccherà nel 2006 il 106,9%, per salire fino al 107,6% nel 2007.
Dati che mettono l'Italia in coda ai paesi industrializzati. In Eurolandia la crescita dell'economia nel 2006 sarà del 2%, contro un +3,4% degli Usa e un +9,5% della Cina.
Il Belpaese deve prendere misure correttive urgenti sul fronte dei conti pubblici, ha detto il capoeconomista dell'Fmi Raghuram Rajan. L'Italia "ha di fronte sfide tremende, con debito e deficit elevati", ha sottolineato, ricordando che il Paese "ha perso competitivitaà negli ultimi anni". 'Spero che il nuovo governo comprenda la gravità della situazione", ha aggiunto. "Sono necessarie riforme macroeconomiche e strutturali, come, ad esempio, nei servizi finanziari. Aspettiamo e vediamo".
Insomma, Raghuram Rajan non nasconde le sue preoccupazioni per lo stato di salute dell'economia italiana, anche se definisce "pura speculazione" le voci su una possibile uscita dall'euro. E i numeri del Rapporto economico di primavera dell'organizzazione di Washington lasciano pero' spazio a poche illusioni. Per ricondurre i conti al 2,8% previsto dal programma di stabilita' sarebbe necessaria una Finanziaria da un punto e mezzo di Pil, oltre 18-20 miliardi di euro.
Anche Rajan si sbilancia sulla necessita' di una manovra bis, sebbene senza quantificarne l'entità.
"Si', ci sono misure urgenti da prendere", osserva l'economista.
E mentre l'Italia arranca, l'economia mondiale continua a correre oltre ogni previsione, sebbene sempre piu' forte sia l'allarme per i prezzi del petrolio che potrebbero sfondare quota 80 dollari al barile gia' a meta' 2006. Per ora comunque, segnala il Rapporto economico di primavera del Fondo monetario internazionale, il surriscaldamento dell'oro nero ha avuto effetti limitati sulla crescita globale, prevista in aumento del 4,9% quest'anno e del 4,7% il prossimo. Gli Stati Uniti "rimangono il principale motore della crescita", con una stima pari a +3,4% nel 2006 e a +3,3% nel 2007. Ma anche dall'Europa arrivano segnali positivi. Eurolandia potrebbe mettere a segno un aumento medio del Pil pari rispettivamente al 2% e all'1,9%. Bene anche il Giappone (+2,8% e +2,1%). Brillanti le nazioni emergenti: Cina (+9,5% e +9,0%), India (+7,3% e +7,0%) e Russia (+6,0% e +5,8%).
Per il futuro dell'economia italiana il Fondo Monetario internazionale disegna un quadro a tinte fosche e invita, ancora una volta, il nostro Paese ad accelerare sulla strada delle riforme strutturali per rilanciare la competitività. Dopo le cupe previsioni del Financial Times, con lo scenario di un'Italia fuori dall'euro entro il 2015, ora a rincarare la dose è l'Fmi che rivede al ribasso le nostre stime di crescita.
Il Pil quest'anno dovrebbe salire solo dell'1,2%, lo 0,2% in meno di quanto previsto nelle stime dello scorso settembre, mentre nel 2007 dovrebbe segnare un +1,4%, lo 0,3% in meno.
Gli economisti di Washington ipotizzano poi un rapporto deficit/Pil al 4% per il 2006 e al 4,3% per il 2007. Riguardo al debito pubblico, invece, stimano un trend ancora in salita. Dopo l'inversione di rotta del 2005 con un rialzo al 106,3% del prodotto interno lorodo, toccherà nel 2006 il 106,9%, per salire fino al 107,6% nel 2007.
Dati che mettono l'Italia in coda ai paesi industrializzati. In Eurolandia la crescita dell'economia nel 2006 sarà del 2%, contro un +3,4% degli Usa e un +9,5% della Cina.
Il Belpaese deve prendere misure correttive urgenti sul fronte dei conti pubblici, ha detto il capoeconomista dell'Fmi Raghuram Rajan. L'Italia "ha di fronte sfide tremende, con debito e deficit elevati", ha sottolineato, ricordando che il Paese "ha perso competitivitaà negli ultimi anni". 'Spero che il nuovo governo comprenda la gravità della situazione", ha aggiunto. "Sono necessarie riforme macroeconomiche e strutturali, come, ad esempio, nei servizi finanziari. Aspettiamo e vediamo".
Insomma, Raghuram Rajan non nasconde le sue preoccupazioni per lo stato di salute dell'economia italiana, anche se definisce "pura speculazione" le voci su una possibile uscita dall'euro. E i numeri del Rapporto economico di primavera dell'organizzazione di Washington lasciano pero' spazio a poche illusioni. Per ricondurre i conti al 2,8% previsto dal programma di stabilita' sarebbe necessaria una Finanziaria da un punto e mezzo di Pil, oltre 18-20 miliardi di euro.
Anche Rajan si sbilancia sulla necessita' di una manovra bis, sebbene senza quantificarne l'entità.
"Si', ci sono misure urgenti da prendere", osserva l'economista.
E mentre l'Italia arranca, l'economia mondiale continua a correre oltre ogni previsione, sebbene sempre piu' forte sia l'allarme per i prezzi del petrolio che potrebbero sfondare quota 80 dollari al barile gia' a meta' 2006. Per ora comunque, segnala il Rapporto economico di primavera del Fondo monetario internazionale, il surriscaldamento dell'oro nero ha avuto effetti limitati sulla crescita globale, prevista in aumento del 4,9% quest'anno e del 4,7% il prossimo. Gli Stati Uniti "rimangono il principale motore della crescita", con una stima pari a +3,4% nel 2006 e a +3,3% nel 2007. Ma anche dall'Europa arrivano segnali positivi. Eurolandia potrebbe mettere a segno un aumento medio del Pil pari rispettivamente al 2% e all'1,9%. Bene anche il Giappone (+2,8% e +2,1%). Brillanti le nazioni emergenti: Cina (+9,5% e +9,0%), India (+7,3% e +7,0%) e Russia (+6,0% e +5,8%).