fondi pensione armonizzazione europea

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Fondi pensione, via alla direttiva
Regole comunitarie - L'Ecofin ha approvato ieri il quadro normativo per il segmento aziendale
e di categoria
ADRIANA CERRETELLI


DAL NOSTRO INVIATO BRUXELLES - «La decisione di oggi fa compiere un grosso passo avanti al mercato europeo. Grazie alla direttiva appena adottata dall'Ecofin - ha dichiarato ieri a Bruxelles Frits Bolkestein, il commissari Ue responsabile del dossier - i fondi pensione potranno operare in un quadro coerente all'interno dell'Unione e offrire prodotti più sicuri e abbordabili. Imprese e cittadini potranno trarre vantaggio da fondi paneuropei più efficienti contribuendo così a disinnescare la bomba a scoppio ritardato dei sistemi pensionistici pubblici». Ci sono voluti 12 anni ma alla fine è andata al suo posto una nuova tessera del mosaico che entro il 2005 dovrà dare vita al mercato unico europeo dei servizi finanziari. Con la nuova direttiva che liberalizza il segmento dei fondi pensione aziendali e di categoria si potranno cogliere finalmente, secondo Bruxelles, tutti i vantaggi del mercato unico e dell'euro: a beneficio dei futuri pensionati. E a beneficio della crescita economica e dell'occupazione, visto che la nuova normativa comunitaria favorirà una migliore allocazione dei capitali in un settore che copre circa il 25% della popolazione attiva europea e gestisce attivi per qualcosa come 2.500 miliardi di euro, pari al 29% del Pil europeo. E veniamo ai contenuti della normativa che entrerà in vigore nel giro di due anni. Quattro gli obiettivi che si propone di raggiungere: garantire prima di tutto la massima tutela di affiliati e beneficiari dei fondi pensione; consentire ai fondi di operare anche a favore di imprese con sede in altri paesi membri dell'Unione gestendone i rispettivi regimi pensionistici; permettere ai fondi di seguire una strategia di investimenti a misura delle caratteristiche dei rispettivi schemi pensionistici; rispettare infine le prerogative esclusive degli Stati membri per quanto riguarda i sistemi di protezione sociale e i regimi pensionistici pubblici. In concreto, dunque, i fondi dovranno attenersi a regole precise per quanto riguarda le informazioni da fornire ai rispettivi affiliati circa i loro diritti, il funzionamento dei regimi pensionistici, la propria situazione finanziaria. Per garantire la massima protezione dei risparmiatori, gli Stati membri dovranno investire di poteri di controllo ad hoc le autorità nazionali di vigilanza. Oggi l'attività dei fondi raramente supera i confini nazionali. Nel giro di due anni potrà invece europeizzarsi con indubbi vantaggi tra l'altro per i gruppi multinazionali. Che, dice Bolkestein, grazie alla nuova direttiva potranno risparmiare qualcosa come 40 milioni di euro all'anno. Proprio in quest'ottica la direttiva prevede il mutuo riconoscimento tra i Quindici dei rispettivi sistemi di vigilanza, premessa indispensabile per consentire a un fondo di gestire i regimi pensionistici di un'impresa con sede in altri Stati membri applicando le regole prudenziali vigenti in quello in cui ha la propria sede. Per quanto riguarda invece legislazione sociale e del lavoro l'impresa continuerà ad applicare quella dello Stato in cui ha sede. Quanto alla strategia di investimento, essa dovrà attenersi al cosiddetto principio del «buon padre di famiglia». Il che significa che gli investimenti dovranno essere diversificati per ottimizzare sicurezza, qualità, liquidità e redditività del portafoglio. Ogni Stato potrà regolamentare in modo dettagliato le attività di investimento dei fondi che cadono sotto la propria giurisdizione ma non potrà comunque impedire loro di investire fino al 70% del portafoglio in azioni e obbligazioni societarie e fino al 30% in valute diverse da quella in cui verranno erogate le pensioni. Nel tentativo di scongiurare il riprodursi di nuovi scandali Enron, la direttiva prevede anche il divieto di investire più del 5% degli attivi in azioni dell'impresa che aderisce al fondo stesso.
Il sole 24 ore
14 maggio 2003
 
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