fondi pensione resa dei più risalenti

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marzo 2004


Fondi pensione, quanto hanno reso i pionieri



Performance in ripresa e una gamma più ampia di linee d'investimento per soddisfare le diverse esigenze degli iscritti. Anche i vecchi fondi pensione, preesistenti cioè alla riforma del 1993, hanno beneficiato del ritorno del Toro sui mercati finanziari: i dodici più grandi, un campione molto rappresentativo del settore, hanno ottenuto nel 2003 un rendimento medio netto del 4,4%, rispetto al 2,1 del 2002. Questi dati si confrontano con il 5% offerto dai fondi pensione chiusi e con il 3,2% del Tfr. Il risultato migliore è il 12,7% della linea azionaria del Fondo Sanpaolo Imi, il peggiore lo 0,8% della monetaria di Previbank, il maggiore nel settore del credito. I fondi pensione preesistenti alla riforma del 1993 rappresentano una quota molto consistente della previdenza complementare. Gli iscritti sono circa 680mila su un totale di 2.067.000 e il patrimonio è di 29,4 miliardi di euro rispetto a uno complessivo di 35 miliardi. Il settore è fortemente eterogeneo: esistono fondi autonomi o posti a bilancio delle imprese che li hanno costituiti (soprattutto banche e assicurazioni), regimi a prestazione definita (l’ammontare della pensione di scorta è predeterminato) o, all'opposto, a contribuzione definita, in cui il risultato finale varia secondo l'andamento della gestione.
Ma come investono i vecchi fondi? «Le obbligazioni rappresentano circa la metà del patrimonio - spiega Lucio Francario, presidente della Covip, la Commissione di vigilanza sul settore - mentre oltre il 20% è costituito da immobili, investimento che in forma diretta non è consentito nei fondi di nuova istituzione. La quota di azioni, il 6% circa, è molto inferiore a quella delle altre casse». Un fondo aveva investito in bond Cirio per un importo pari allo 0,8% del patrimonio.
Fra le vecchie casse di previdenza integrativa sono molto diffuse le gestioni assicurative tradizionali: garantiscono un rendimento minimo e il consolidamento dei risultati (le performance acquisite sono definitivamente riconosciute). Una soluzione, questa, che può rivelarsi adatta all'utilizzo del Tfr, previsto dalla riforma attualmente in discussione. In parallelo però, alcune di esse hanno già introdotto o stanno per lanciare linee d'investimento con diverso profilo di rischio. È il caso di Previndai (dirigenti di aziende industriali), la più grande con oltre 71.000 iscritti e un attivo di 2,1 miliardi di euro. «Anche negli anni di crisi dei mercati la soluzione assicurativa ha offerto rendimenti netti di tutto rispetto - spiega Enzo Boghetich, vicepresidente di Previndai - ma per gli aderenti più giovani sono adatte formule maggiormente aggressive: a metà anno partiranno due linee bilanciate, con differenti componenti azionarie. Gli aderenti, ad esempio, potranno destinare il Tfr alla gestione assicurativa, che offre un rendimento garantito, e gli ulteriori versamenti alle altre linee».
Dal primo gennaio si è ampliata la scelta di Previgen, la cassa destinata ai dipendenti delle aziende convenzionate con le Generali, che nel 2003 ha ottenuto un rendimento netto del 3,8%. «Alla gestione rivalutabile con un minimo garantito del 2,5% - spiega Alessandro Zanon, presidente del fondo - sono state affiancate tre linee unit linked, agganciate cioè a fondi comuni e sicav: obbligazionaria senza garanzia di rendimento, bilanciata e azionaria».
Una gamma di soluzioni d'investimento è offerta anche da Previbank e dal Fondo di previdenza complementare dei giornalisti. Il primo prevede una gestione separata, con rendimento annuo garantito del 3%, e quattro comparti unit linked (monetario, obbligazionario, bilanciato e azionario): nel 2003 la prima ha ottenuto una performance stimata fra il 4,3 e il 4,5%, gli altri compresi fra lo 0,8 del monetario e il 4,6% dell'azionario. «All'inizio dell'anno scorso sono partite tre linee d'investimento - dice Marina Cosi, presidente del fondo pensione dei giornalisti -. Una interamente obbligazionaria, una prevalentemente obbligazionaria e una bilanciata, che nel 2003 hanno ottenuto rendimenti netti rispettivamente dell'1,3%, del 3,6% e del 6,4%. Siamo favorevoli all'utilizzo del Tfr su base volontaria, e in questa prospettiva stiamo studiando soluzioni assicurative che possano garantire un rendimento minimo».
Il Fondo per i dipendenti del Banco di Napoli ha puntato invece su un advisor esterno, Gesfid Sa. «Ci ha aiutato a stabilire l'asset allocation - spiega il presidente Sergio Corbello - individuare i gestori anche a livello internazionale e monitorare i loro risultati. In prospettiva puntiamo ad ottenere un rendimento medio annuo del 5%».
Completamente diversa, invece, la formula adottata dal Fondo pensione Unicredit, uno dei più antichi, che nel 2003 ha offerto una performance netta del 6%. «Il risultato è dovuto al buon rendimento offerto dal comparto immobiliare che rappresenta circa il 65% del patrimonio - spiega il direttore Fabrizio Montelatici - e, soprattutto, all'8% che, attraverso fondi di fondi, è stato investito in hedge fund. Nel 2004 partiranno varie linee d'investimento, mentre la quota degli immobili si ridurrà gradualmente sino al 40-50%».
«I risultati 2003 sono buoni, ma bisogna migliorare le norme su corporate governance e investimenti - spiega Lucio Francario - allineandole a quelle molto più rigide delle nuove casse previdenziali. Una spinta decisiva in questa direzione verrà da un decreto che il ministero dell’Economia sta completando».
«Anche se esistono alcune realtà marginali e al limite del commissariamento - sostiene dal canto suo Sergio Corbello, che è anche presidente di Assoprevidenza - quasi tutte le vecchie casse sono solide e ben gestite. Molte si sono affidate a gestori finanziari esterni rispetto al soggetto promotore, e continuano a fare nuove adesioni anche fra i giovani, meno presenti invece nei nuovi fondi».

http://www.assinews.it/rassegna/articoli/ce080304pa7.html
 
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