fondi pensione...rosso trimestrale ma..

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FaGal

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12 maggio 2003
PREVIDENZA I risultati restano negativi. Anche per colpa di supereuro

Fondi pensione, trimestre in rosso

I «chiusi» hanno perso l’1,5%, il Tfr è cresciuto dell’1,1%

Performance ancora in rosso, anche se in leggera ripresa rispetto a un 2002 davvero nero. Ma il Tfr, in ogni caso, resta un concorrente difficile da battere. I Fondi pensione chiusi (quelli di categoria) hanno registrato nei primi tre mesi del 2003 un rendimento negativo dell’1,5%, rispetto al »1,1% offerto dal Tfr che, in base alla legge, si rivaluta in misura pari al 75% del tasso d’inflazione più un punto e mezzo. Oltre alle difficoltà delle Borse, l’andamento negativo è dovuto in alcuni casi al rischio cambio: l’apprezzamento dell’euro ha penalizzato gli investimenti nell’area americana. Il risultato migliore è il »1,1% della linea monetaria di Fondodentisti , una delle poche casse di categoria rivolte ai liberi professionisti. Il peggiore è invece il _5,7% della linea azionaria di Fonchim (chimici), seguita a ruota da quella analoga dello stesso Fondodentisti (-5,4%).
Nel 2002 i 14 fondi chiusi autorizzati all’esercizio dell’attività hanno ottenuto un rendimento medio negativo del 2,8%, mentre il Tfr si è rivalutato del 3,5%. Per gli otto che, già all’inizio del 2002, avevano una gestione finanziaria operativa il rosso è più pesante: -3,4%.
«Le gestioni obbligazionarie pure - sottolinea però Lucio Francario , presidente della Covip , Commissione di vigilanza sui fondi pensione - hanno ottenuto nel 2002 un rendimento del 4,2%, superiore a quello del Tfr». Fra il 1998 e il 2002, Fonchim (il più anziano) ha reso il 15,1% contro il 17% del Tfr.
Nel valutare la convenienza del Fondo pensione il semplice confronto con la rivalutazione della liquidazione è un po’ riduttivo, anche se il Tfr resta la fonte di finanziamento naturale. Considerate le prospettive della previdenza di base, comunque, quella integrativa è una scelta pressoché obbligata. Aderendo alle casse previdenziali, i dipendenti ottengono un contributo da parte dell’azienda, che altrimenti non avrebbero, e un piccolo beneficio fiscale. E il disegno di legge delega in materia previdenziale attualmente in discussione ipotizza di trasferire alle casse l’accantonamento annuale del Tfr, pari a circa 12 miliardi di euro l’anno.
«Senza il Tfr - sostiene Francario - i Fondi pensione non hanno risorse sufficienti e, soprattutto per le fasce più deboli, non si può attingere al risparmio delle famiglie. Bisogna andare verso un sistema di silenzio-assenso in base a cui, a meno che il lavoratore non esprima un’idea contraria, il Tfr viene destinato ai Fondi».
Devolvere il Tfr, però, per i lavoratori significa rinunciare ad un rendimento garantito per legge. Mentre nella previdenza complementare le protezioni sono minori: fra i Fondi chiusi solo Fundum (esercenti di commercio, turismo e servizi) garantisce in certi casi un rendimento minimo del 2% composto.
«Il trasferimento obbligatorio del Tfr ai Fondi esporrebbe il lavoratore ad un rischio finanziario che oggi non ha - sostiene Giacinto Militello , presidente di Cometa dei metalmeccanici, il maggiore fra i chiusi, - e in questa ipotesi dovremmo passare ad un sistema diverso, a prestazione definita, per garantire la pensione integrativa che si vuole ottenere».
«Sono contrario al trasferimento obbligatorio del Tfr - gli fa eco Lorenzo Dore , presidente di Fonchim - perché dev’esserci una scelta consapevole e i gestori dei fondi rischierebbero di inseguire un confronto fuorviante con il Tfr, quando invece bisogna avere un approccio di medio-lungo periodo. I Fondi devono stabilire un’asset allocation strategica, rivederla se del caso, come abbiamo fatto nel 2001, quando abbiamo deciso di coprirci contro il rischio cambio riducendo così le perdite: e, naturalmente, controllare l’operato dei gestori».
La maggioranza dei Fondi chiusi operativi ha un portafoglio di tipo bilanciato, con un solo comparto e rendimenti uguali per tutti gli iscritti. Fondodentisti, Solidarietà Veneto e Fonchim offrono invece la scelta fra varie linee d’investimento, con diverso profilo di rischio, ma senza garanzie. Il passaggio al multicomparto è all’orizzonte per diverse casse previdenziali. Fopen (gruppo Enel) dal 16 giugno avrà quattro linee: monetaria, bilanciata obbligazionaria, bilanciata, prevalentemente azionaria. «Il multicomparto partirà nella seconda metà dell’anno - spiega Rocco Di Paola , presidente di Fondenergia (gruppo Eni) -. Avremo tre linee: la bilanciata sarà affiancata da una interamente obbligazionaria a breve e da un’azionaria».
Entro la fine dell’anno anche Fondo quadri e capi Fiat offrirà tre linee: obbligazionaria, bilanciata obbligazionaria e bilanciata azionaria. Per la metà del 2004 partirà il multicomparto anche per Cometa, il maggiore fra i chiusi. «Le caratteristiche delle linee sono ancora da definire - spiega Militello -. Molto probabilmente, oltre all’attuale bilanciata ci saranno anche una linea garantita e un’azionaria. Il modello di gestione finanziaria dei Fondi pensione è basato sui benchmark, indici che i gestori cercano di battere: è stato concepito quando i mercati andavano bene, e mostra i propri limiti in una fase come l’attuale. Per questo stiamo pensando a nuove tecniche, come meccanismi di stop loss, cioè di limiti massimi per le perdite, anche se in caso di ripresa non permetteranno di sfruttare tutte le potenzialità dei mercati».
corriere della sera 12 maggio 2003
:rolleyes: :rolleyes:

Ferrari (Arca):"I fondi pensione rilanceranno i fondi di fondi"

FERNANDO VACARINI

Quando sono nati l'aspettativa era elevata, i fondi di fondi venivano considerati come il prodotto di risparmio gestito del futuro: con un unico prodotto era possibile effettuare un'asset allocation completa. Ora, a distanza di tre anni dal lancio del primo fondo, Arca Cinquestelle, i risultati non sembrano invece lusinghieri né in termini di performance, né in termini di raccolta. Per fare il punto della situazione Affari & Finanza ha sentito Attilio Ferrari, che di Arca sgr è il direttore generale.
A tre anni dal lancio dei fondi di fondi il quadro non è dei più incoraggianti. Lei cosa ne pensa?
«Sono stati tre anni molto pesanti per i mercati finanziari, quindi non si può dire che i fondi di fondi siano nati sotto una buona stella.
Inoltre la preferenza dei risparmiatori è andata verso i prodotti di liquidità, come ha sottolineato anche nella relazione annuale il presidente della Consob Luigi Spaventa, penalizzando così i prodotti più speculativi».
Quando sono nati alcuni pensavano che avrebbero risolto quasi tutti i problemi dei risparmiatori, ma alla prova dei fatti non è stato proprio così.
«Si è fatta un po' di confusione con gli hedge fund che possono andare anche contro il mercato. In realtà i risultati dei fondi di fondi sono stati molto buoni da un punto di vista tecnico. In altre parole hanno permesso di avere una volatilità molto bassa grazie all'elevato grado di diversificazione permesso dall'ottica multimanager e multistyle di questi prodotti. Inoltre sono riusciti a battere il benchmark di riferimento».
Alla luce di questa situazione, quale futuro ci si può adesso aspettare per i fondi di fondi?
«Molto dipenderà dall'andamento dei mercati. Se dovesse esserci la tanto sospirata inversione di tendenza allora il mercato dei fondi di fondi potrà decollare in maniera definitiva. Anche perché, come è ben noto, performance molto buone generano una raccolta netta elevata. Se questo non dovesse purtroppo accadere, allora il mercato dei fondi di fondi soffrirebbe ancora. Occorre però sottolineare che questo tipo di mercato è destinato a crescere nel corso dei prossimi anni perché gli investitori istituzionali, come ad esempio i fondi pensione, potranno avere interesse ad inserire nei loro portafogli prodotti come i fondi di fondi. Infine, con la crescita dell'offerta multimanager, si creerà uno spazio maggiore per questa tipologia di prodotti».
Repubblica Affari&Finanza 12 maggio 2003
 
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