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Ricopio dal suo sito le conclusioni de «La destinazione del TFR: un modello di simulazione»: tesi con cui Livio Nervo ha conseguito all'Università di Torino la laurea specialistica in Finanza Aziendale e Mercati Finanziari il 31-3-2011 con 110 e lode
Nella presente ricerca si è potuto constatare come le decisioni in ambito previdenziale peseranno sempre di più sui singoli individui, soprattutto grazie alla riforma del 2005. L’analisi e le simulazioni effettuate tentano di offrire indicazioni riguardo alla destinazione del TFR, in particolare sulla convenienza tra conferirlo ad una forma pensionistica oppure mantenerlo presso il datore. Al termine dello studio è possibile affermare che non esiste una risposta univoca e definitiva, in quanto la convenienza è determinata dalla combinazione di più fattori che possono spostare il giudizio verso una delle due strade percorribili. Il fattore determinante è certamente il rendimento futuro che sarà conseguito dai fondi pensione, ma, indipendentemente da questo, alcuni dei parametri da considerare dipendono dalle caratteristiche dell’individuo. In particolare è emerso come la convenienza massima ad aderire alla previdenza complementare si verifichi per i soggetti con carriere dinamiche e redditi alti, e per i lavoratori maggiormente vicini alla pensione. Altri parametri, invece, sembrano essere esterni alla sfera del singolo individuo, come i costi delle forme pensionistiche, il contributo del datore di lavoro e l’aspetto fiscale. In realtà, per quest’ultimo elemento, le caratteristiche del lavoratore incidono notevolmente. Si è osservato infatti come, a causa dell’assenza di progressività nell’applicazione delle agevolazioni, i benefici fiscali per chi aderisce ad un fondo sono legati alla retribuzione che percepirà negli ultimi anni della vita lavorativa. Oltre a ciò, è rilevante l’età in cui viene compiuta la scelta.
Nel complesso, quindi, la riforma non privilegia l’ottica di lungo periodo che dovrebbe caratterizzare un sistema previdenziale. A conferma di questo, analizzando alcuni fattori che guidano la scelta, si è evidenziato come benefici presenti nel breve termine diminuiscano o scompaiano su orizzonti temporali estesi. E’ quello che succede per i vantaggi fiscali o per il contributo del datore di lavoro. Inoltre si è osservato come, nel lungo periodo, i costi delle forme pensionistiche complementari possano erodere i benefici derivanti da altri elementi. Quindi i consigli degli esperti dovrebbero essere sempre valutati in un’ottica di pianificazione di lungo termine e soprattutto tenendo conto delle peculiarità del singolo individuo.
E’ infine necessario ricordare che il modello di simulazione realizzato include buona parte dei fattori che influenzano la scelta sulla destinazione del TFR. Nonostante ciò, le ipotesi sottostanti sono riferite alla realtà attuale, mentre è possibile che nel futuro vi saranno modifiche alla disciplina della previdenza integrativa e alla normativa fiscale, così come variazioni nell’incidenza dei costi dei fondi pensione. Tutto ciò potrebbe certamente modificare i risultati della ricerca. Inoltre vi sono alcuni elementi di cui non si è tenuto conto, quale ad esempio la difesa del potere d’acquisto ottenibile col TFR, grazie al suo meccanismo di rivalutazione che segue parzialmente l’andamento dell’inflazione. Allo stesso modo non è stato inserito il parametro dell’avversione al rischio, una variabile che porterebbe maggiormente a considerare il TFR come uno strumento con funzione di “cuscinetto”, come un’attività priva di rischio all’interno di un’ottica di allocazione del portafoglio previdenziale.