Franco Francese

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Vorrei aprire una discussione su questo artista secondo me molto molto interessante ma assolutamente dimenticato.

Pensavo che con l'uscita del Catalogo Ragionato nel 2011 potesse essere riscoperto ma niente da fare.

Cosa ne pensate?
 
Vorrei aprire una discussione su questo artista secondo me molto molto interessante ma assolutamente dimenticato.

Pensavo che con l'uscita del Catalogo Ragionato nel 2011 potesse essere riscoperto ma niente da fare.

Cosa ne pensate?

Un gigante di quel genere..il problema è che tutto il realismo esistenziale lombardo (migliore per me di quello romano con Vespignani e altri ) è rimasto a quel tempo schiacciato tra il realismo sociale di Guttuso, Migneco & C. e dall'informale puro dei veneziani che avevano sponde internazionali.
Se quardi la Biennale del 60, Francese e Vaglieri avevano rispettivamente 2 sale personali .... come Afro e Vedova
Oggi il treno di quella pittura è un po' passato ( vedi anche il declino di Vedova) e molte delle loro opere sono in mano o a collezionisti ottuagenari o a a gallerie che hanno poca spinta propositiva...
 
Un gigante di quel genere..il problema è che tutto il realismo esistenziale lombardo (migliore per me di quello romano con Vespignani e altri ) è rimasto a quel tempo schiacciato tra il realismo sociale di Guttuso, Migneco & C. e dall'informale puro dei veneziani che avevano sponde internazionali.
Se quardi la Biennale del 60, Francese e Vaglieri avevano rispettivamente 2 sale personali .... come Afro e Vedova
Oggi il treno di quella pittura è un po' passato ( vedi anche il declino di Vedova) e molte delle loro opere sono in mano o a collezionisti ottuagenari o a a gallerie che hanno poca spinta propositiva...

Condivido tutto tranne il "gigante". Veramente eccessivo.
 
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il realismo esistenziale mi ha sempre affascinato

Pure il periodo di Aricò (che oggi per assurdo "tirano" pure le opere di quel suo ciclo primordiale:wall:).
Ma non dimentichiamoci di Giuseppe Banchieri, Gianfranco Ferroni, Floriano Bodini,Giuseppe Martinelli, Mino Ceretti, Tino Vaglieri, ma anche Adolfo Borgognoni, Giovanni Cappelli, Giancarlo Cazzaniga e Giovanni Giannini.

Quelli sapevano riportare l’attenzione sull’uomo, sulla sua quotidianità, sulle emozioni e sentimenti di fronte alle alienazioni dovute ai sistemi sociali dominanti, al montare delle mode e degli opportunismi culturali...

Ottima corrente, ma mai cavalcata dai mercanti.
 
Pagina 41
(27 dicembre 1997) - Corriere della Sera


Il realismo esistenziale tra denuncia e rabbia

Tra la fine degli anni '50 e l'inizio dei '60 a Milano c'erano bar e trattorie dove si discuteva sino a notte avanzata. Ciascuno andava misurando la nuova societa' e soprattutto gli artisti: i piu' giovani dovevano fare i conti con la politica e trovare un modo di collocarsi fra avanguardia e tradizione.

Un gruppo di pittori, pieno di passione, animato da vero spirito di ricerca, trova allora la propria strada a cavallo fra denuncia politica e rabbia metropolitana. Si tratta di Giuseppe Banchieri, Floriano Bodini (unico scultore), Nino Ceretti, Gianfranco Ferroni, Giuseppe Guerreschi, Bepi Romagnoli e Pino Vaglieri. Sono giovani nati alla fine degli anni '20, che s'accompagnano con due artisti di poco maggiori: Franco Francese e Giansisto Gasparini. I nomi contano, anche perche' poi ognuno ha avuto una storia, con evoluzioni divergenti. Ma in quegli anni si son trovati a condividere qualcosa che fu inteso come un movimento e denominato "realismo esistenziale".

Di realistico c'e' davvero molto nelle 63 opere esposte a Monza (dove, in altra galleria, s'e' tenuta di recente la retrospettiva d'uno dei protagonisti del gruppo, Bepi Romagnoni). Tutti insieme quegli artisti permettono di avere uno sguardo sull'intero movimento, fortunatamente in via di rivalorizzazione. L'effetto e' di sicuro impatto, grazie soprattutto all'essenzialita' e alla semplicita' che si respira in questi lavori. La pubblicita' e il design non avevano ancora steso il loro velo di normalizzazione sulle citta' e la vita quotidiana. Ed era ancora possibile rappresentare il disagio delle periferie con semplici simbologie: un filo spinato, un cielo molto grigio o alcune biciclette abbandonate nella neve. O alludere alla miseria dei minatori e alla violenza degli eserciti con tratti decisi e colori marcati. E' proprio questo che sorprende oggi: il fatto che allora un pensiero, un programma, poteva esprimersi direttamente nell'opera, senza troppe mediazioni.

Krumm Ermanno
 
Libro consigliato:


Enzo Fabiani Claudio Malberti

Milano 1956 - 1966 dal Realismo al Realismo Esistenziale Giuseppe Banchieri - Floriano Bodini - Mino Ceretti - Gianfranco Ferroni - Franco Francese - Giansisto Gasparini - Giuseppe Guerreschi - Bepi Romagnoni - Tino Vaglieri


Anno pubblicazione: 1997
Editore: Galleria Marieschi
 
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il realismo esistenziale mi ha sempre affascinato

Pure il periodo di Aricò (che oggi per assurdo "tirano" pure le opere di quel suo ciclo primordiale:wall:).
Ma non dimentichiamoci di Giuseppe Banchieri, Gianfranco Ferroni, Floriano Bodini,Giuseppe Martinelli, Mino Ceretti, Tino Vaglieri, ma anche Adolfo Borgognoni, Giovanni Cappelli, Giancarlo Cazzaniga e Giovanni Giannini.

Quelli sapevano riportare l’attenzione sull’uomo, sulla sua quotidianità, sulle emozioni e sentimenti di fronte alle alienazioni dovute ai sistemi sociali dominanti, al montare delle mode e degli opportunismi culturali...

Ottima corrente, ma mai cavalcata dai mercanti.

Mah ... alla fine il tutto potrebbe ridursi all'esprimere lo spiacevole della vita con la spiacevolezza delle o nelle opere. Una via anartistica, sbagliata. Ben diversa da quella che seguirono a loro tempo gli Orozco e i Siqueiros.
Il fatto è che c'era riuscito Bacon, e la scorciatoia sembrava percorribile, un po' come gli astrattisti dopo Kandinskij o i postimpressionisti dopo Monet.
E invece non lo era.
Rifare Bacon (o Giacometti) esponeva a dei rischi in cui praticamente tutti son caduti. Credo che la causa risieda nel fatto che il clima politico dava giustificazione a qualsiasi cosa esprimesse una protesta. Tanto che classici pittori per niente protestatari han voluto provarci pure loro. Per esempio Zancanaro, o Music (a modo suo): solo che erano ormai così consolidati nel proprio operare che lo sbandamento non ebbe particolari effetti negativi.
 
Ultima modifica di un moderatore:
per chi ama il realismo esistenziale segnalo i due lotti in Meeting
576 e 752.

A parte Francese anche due lotti di Mino Ceretti
 
A me piacerebbe averlo in collezione. Lo vidi per la prima volta alla casa museo Boschi - Di Stefano. Mi ha molto colpito!
 
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