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17/11/2012
Il presidente della Francia, François Hollande, ha perso, nei suoi primi sei mesi di presidenza il 33% dei consensi. Per dare un'idea del tracollo da lui subito basti ricordare che il suo predecessore, Sarkozy, nello stesso periodo di tempo, aveva perso il 13% dei suoi sostenitori e che mai nessun presidente nella storia della Francia aveva mai subito un ridimensionamento così grave, in così poco tempo. Il motivo di questa débâcle si deve al fatto che Hollande è stato eletto sulla base delle sue irrealistiche promesse che, cozzando poi contro la realtà, non sono state mantenute. L'impressione è che Hollande, una volta salito all'Eliseo, non sapesse che cosa fare. Hollande infatti è presidente di un paese che è vissuto splendidamente al di sopra dei suoi mezzi: in Francia si va in pensione a 60 anni e la settimana lavorativa è di 35 ore alla settimana, la più corta tra tutti i 27 paesi della Ue. Hollande è stato eletto anche perché prometteva l'immediata assunzione di 70 mila dipendenti pubblici, il diritto di voto agli immigrati (che adesso ha rinviato sine die) nonché l'aumento spropositato e demagogico della pressione fiscale sulle grandes fortunes (le grandi ricchezze) che però sono già nei paradisi fiscali o ci stanno andando, a seguito di queste minacce.
Anche se la Francia ha un rapporto debito/pil al 90% (cioè 30 punti percentuali più basso di quello italiano) tale rapporto si sta degradando più rapidamente anche perché il peso della spesa pubblica complessiva francese sul pil nazionale è al 57%, la più alta fra i paesi della Ue.
Non a caso il quotidiano tedesco Bild (due milioni e mezzo di copie), del 31 ottobre scorso, ha scritto: «Il problema più serio della zona euro, in questo momento, non sono più la Grecia, la Spagna, i Paesi Bassi o l'Italia ma la Francia perché essa non ha ancora fatto nulla per migliorare la produttività del suo sistema». Ecco perché, a soli sei mesi dall'insediamento, Hollande ha dovuto cambiare percorso. Mitterrand aveva cambiato programmi nel 1983, due anni dopo la sua elezione, non dopo sei mesi di surplace, di inazione. Adesso, Hollande, lo ha detto questa settimana nella sua conferenza stampa ufficiale, ammetta che «non si può fare i keynesiani in un solo paese», che la situazione economica francese è «grave». Il suo partito lo aiuta dicendo che Hollande «si è adattato alla realtà». Parla di tournant (curva) ed esclude il pur evidente tournage (sterzata brusca). A questa interpretazione lenitiva non ci sta il Bertinotti d'Oltralpe, Jean-Luc Mèlenchon, che invece parla di una «capitolazione senza condizioni davanti al capitalismo». ...
La popolarità di Hollande sta precipitando in Francia - I COMMENTI - Italiaoggi
Ma cosa credevano di ottenere i francesi che avevano votato il leader socialista, con la sua demagogia di sinistra?
Il presidente della Francia, François Hollande, ha perso, nei suoi primi sei mesi di presidenza il 33% dei consensi. Per dare un'idea del tracollo da lui subito basti ricordare che il suo predecessore, Sarkozy, nello stesso periodo di tempo, aveva perso il 13% dei suoi sostenitori e che mai nessun presidente nella storia della Francia aveva mai subito un ridimensionamento così grave, in così poco tempo. Il motivo di questa débâcle si deve al fatto che Hollande è stato eletto sulla base delle sue irrealistiche promesse che, cozzando poi contro la realtà, non sono state mantenute. L'impressione è che Hollande, una volta salito all'Eliseo, non sapesse che cosa fare. Hollande infatti è presidente di un paese che è vissuto splendidamente al di sopra dei suoi mezzi: in Francia si va in pensione a 60 anni e la settimana lavorativa è di 35 ore alla settimana, la più corta tra tutti i 27 paesi della Ue. Hollande è stato eletto anche perché prometteva l'immediata assunzione di 70 mila dipendenti pubblici, il diritto di voto agli immigrati (che adesso ha rinviato sine die) nonché l'aumento spropositato e demagogico della pressione fiscale sulle grandes fortunes (le grandi ricchezze) che però sono già nei paradisi fiscali o ci stanno andando, a seguito di queste minacce.
Anche se la Francia ha un rapporto debito/pil al 90% (cioè 30 punti percentuali più basso di quello italiano) tale rapporto si sta degradando più rapidamente anche perché il peso della spesa pubblica complessiva francese sul pil nazionale è al 57%, la più alta fra i paesi della Ue.
Non a caso il quotidiano tedesco Bild (due milioni e mezzo di copie), del 31 ottobre scorso, ha scritto: «Il problema più serio della zona euro, in questo momento, non sono più la Grecia, la Spagna, i Paesi Bassi o l'Italia ma la Francia perché essa non ha ancora fatto nulla per migliorare la produttività del suo sistema». Ecco perché, a soli sei mesi dall'insediamento, Hollande ha dovuto cambiare percorso. Mitterrand aveva cambiato programmi nel 1983, due anni dopo la sua elezione, non dopo sei mesi di surplace, di inazione. Adesso, Hollande, lo ha detto questa settimana nella sua conferenza stampa ufficiale, ammetta che «non si può fare i keynesiani in un solo paese», che la situazione economica francese è «grave». Il suo partito lo aiuta dicendo che Hollande «si è adattato alla realtà». Parla di tournant (curva) ed esclude il pur evidente tournage (sterzata brusca). A questa interpretazione lenitiva non ci sta il Bertinotti d'Oltralpe, Jean-Luc Mèlenchon, che invece parla di una «capitolazione senza condizioni davanti al capitalismo». ...
La popolarità di Hollande sta precipitando in Francia - I COMMENTI - Italiaoggi
Ma cosa credevano di ottenere i francesi che avevano votato il leader socialista, con la sua demagogia di sinistra?