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Delusione: è la parola chiave degli eventi delle ultime ore. In particolare, per quanto ci riguarda più da vicino, il vertice di Doha ha sancito un nulla di fatto circa la produzione OPEC di petrolio, che svetterà ancora oltre i 32 milioni di barili al giorno. Visto il legame instauratosi fra greggio e borse mondiali (0.50 essendo il coefficiente di correlazione dal 2015 in poi), gli investitori guarderanno con ansia all'apertura odierna.
Un altro fattore degno di nota è rappresentato dalla ritrovata pendenza negativa da parte del CESI Usd: l'indicatore delle "sorprese" macroeconomiche negli Stati Uniti. La misura fornita da Citi si attesta sotto la linea dello zero dall'inizio dello scorso anno; sebbene di recente avesse inaugurato una promettente traiettoria ascendente che segnalava l'avvicinamento fra dati conseguiti e dati attesi. Ma nelle ultime quattro settimane il CESI Usd ha impostato un'inversione di tendenza che trova il mercato azionario USA minacciosamente sbilanciato in avanti.
Dal punto di vista ciclico il top atteso è in teoria ancora lontano, ma le quotazioni dello S&P risultano ora distanti dal percorso ideale. È questo anche il responso del modello previsionale basato su una eccezionale combinazione di fattori stagionali negativi: Santa Claus Rally, primi cinque giorni dell'anno e mese di gennaio negativi, seguiti dalla violazione del minimo di dicembre da parte di Wall Street. Questa rara combinazione - sette casi dal 1950, inclusi 2000 e 2008 - ha prodotto una proiezione che il mercato a grandi linee ha rispettato, pur oscillando come un pendolo ora sotto, ora sopra il sentiero ottimale. Non sarebbe un oltraggio, a livello teorico, se il margine di vantaggio conseguito si assottigliasse nelle prossime sedute.