Gatto "Technoking" & Volpe "Master of Coin"

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
A differenza di chi straparla sui forum, la Tesla io l'ho avuta e l'ho guidata a lungo: finiture uguali alla Fiat Tipo. Tutto l'interno in ecopelle. Modello tra i piu' vecchi del mercato.
Prezzo tra i piu' alti.

Ma per l'amor del cielo...... con la Lexus c'e' un abisso di qualita' costruttiva, per non parlare nemmeno delle tedesche.
Che modello Tesla hai avuto? e quando?
 
La base.
Plastica dappertutto all'interno come fosse plastica della Fiat Tipo, un padellone centrale fastidiosissimo che distrae dalla guida, poi la pelle che uno si aspetterebbe da una macchina di quel prezzo era ecopelle, cioe' sky sintetico.

L'unica cosa eccezionale della Tesla e' il motore, che ha dell'incredibile.
 
L'unica cosa eccezionale della Tesla e' il motore, che ha dell'incredibile.
beh non è proprio l'ultimo dei dettagli per un auto... :-)
comunque dipende dai modelli. Una model S (che sicuramente costa una paccata di schei) ha una linea a mio parere bellissima e anche interni adeguati.
 
Nucleare: Descalzi, crediamo fermamente versione industriale gia' in 2030
Oggi 17:55 - MF-DJ
ROMA (MF-DJ)--"Il risultato rivoluzionario di questa settimana di Lawrence Livermore attraverso la fusione a confinamento inerziale conferma la nostra capacita'' di far progredire la tecnologia nella corsa verso la fusione. Siamo impegnati in una traiettoria tecnologica che crediamo fermamente ci portera'' a realizzare una prima versione industriale gia'' all''inizio del prossimo decennio". Lo scrive in un post su LinkedIn l''ad di Eni, Claudio Descalzi, aggiungendo: "siamo estremamente fiduciosi che il percorso intrapreso con CFS (Commonwealth Fusion Systems, di cui Eni e'' l''azionista di maggioranza, ndr), ci accompagnera'' verso innovation importanti, rivoluzionari e molto rapidi".
 
Sui benefici del superbonus è appena uscito uno studio della Fondazione dei commercialisti.
In allegato per chi volesse farsi un'idea :).
 

Allegati

  • 2022_12_22_L'impatto economico del Superbonus 110.pdf
    711,5 KB · Visite: 10
Sui benefici del superbonus è appena uscito uno studio della Fondazione dei commercialisti.
In allegato per chi volesse farsi un'idea :).
Dalla relazione di cui sopra:
"È tuttavia necessario precisare che le frodi si sono concentrate sui bonus diversi da quelli ammessi a detrazione del 110% (principalmente facciate e, in misura minore, ecobonus ordinario) e ciò perché per il superbonus il d.l. n. 34/2020 ha previsto, fin dall’origine, un “kit” di controlli decisamente rigoroso (asseverazione tecnica con copertura assicurativa e visto di conformità attestante la presenta della documentazione e dei requisiti richiesti per fruire della detrazione)."
Ed ancora:
"All’inizio del 2022, però, di fronte a numeri sempre più allarmanti sul versante delle presunte frodi già perpetrate e all’attenzione delle competenti autorità, con tanto di sequestri di crediti di imposta per miliardi di euro, il Governo Draghi è tornato sulla materia con un tasso di lucidità decisamente inferiore a quello di poche settimane prima soltanto, trascinando in uno stato di significativa incertezza operativa anche tutti quegli attori della filiera (privati, imprese e intermediari finanziari) che con le frodi non avevano avuto nulla a che fare e avrebbero voluto semplicemente continuare a comportarsi nei corretti termini in cui si erano sino ad allora comportati. "
 
mi sembra che qui c'è chi segue anche ...

Exor ha annunciato ieri la cancellazione di circa il 3% del capitale relativo alle azioni proprie acquistate nel contesto dei piani di buyback realizzati a partire dal novembre 2018 e con la prima tranche del nuovo piano di buyback completata il 20 giugno 2022. Il numero di azioni in circolazione passa a 233.992.532.
 
"All’inizio del 2022, però, di fronte a numeri sempre più allarmanti sul versante delle presunte frodi già perpetrate e all’attenzione delle competenti autorità, con tanto di sequestri di crediti di imposta per miliardi di euro, il Governo Draghi è tornato sulla materia con un tasso di lucidità decisamente inferiore a quello di poche settimane prima soltanto, trascinando in uno stato di significativa incertezza operativa anche tutti quegli attori della filiera (privati, imprese e intermediari finanziari) che con le frodi non avevano avuto nulla a che fare e avrebbero voluto semplicemente continuare a comportarsi nei corretti termini in cui si erano sino ad allora comportati. "
Vero che il governo Draghi e' rimasto passivo sul tema superbonus 110%, lasciando la patata bollente al governo successivo.
Ma dove sbaglia l'analisi dei commercialisti e' sul punto
"trascinando in uno stato di significativa incertezza operativa anche tutti quegli attori della filiera (privati, imprese e intermediari finanziari)"

Ora, diciamocelo chiaro: nessuna pieta' va accordata alle imprese e ai privati che si sono imbarcati in una simile avventura senza avere la certezza assoluta del rimborso fiscale.

Un'impresa sottocapitalizzata che si fosse impegnata a concedere i lavori sulla speranza che poi il credito fiscale venisse monetizzato, e' un'impresa che merita di fallire.

Sarebbe se come io, trader privato, acquistassi 1 milione di azioni Zeiss accendendo debiti che non sono in grado di ripagare.

Le imprese che hanno preso dei lavori avevano mille alternative da parte dei committenti, e dovevano prendere i lavori solo dove i committenti stessi anticipavano o erano in grado di anticipare i pagamenti.

Ad esempio, se a me impresa chiedessero di preparare il 110% alla casa di un vagabondo oppure alla casa di Berlusconi io dovrei scegliere obbligatoriamente Berlusconi, farmi pagare da lui e che poi Berlusconi se la veda con le banche. Non sono io impresa che debbo correre il rischio di vedermela con le banche, deve essere il committente.

Chiaro il principio per cui e' giusto che le imprese falliscano se non hanno rispettato queste norma elementare di prudenza ?
 
Mi sbagliero', ma quest'anno non ci sara' il rallye di Natale per ragioni squisitamente legate ai bonus dei gestori.
Che interesse avrebbero - e i motivi sicuramente per il rallye ci sono, gas a 80, Putin chiede tregua, inflazione in ribasso, etc. - se poi i gestori non raggiungerebbero egualmente gli obiettivi di fine anno che permetterebbero loro di distribuire ricche prebende e bonus ?
Razionalmente, i gestori dovrebbero cercare di far partire i benchmark molo bassi per il 2023, per poi realizzare gli obiettivi con piu' facilita' a dicembre 2023
 
Ho visto su Class TV le solite interviste cialtronesche per il 2023.
Tutti i gestori indicano i loro cavalli preferiti per il 2023, siano essi aziende o settori.
Ma poi, chi controllera' questi ciarlatani tra un anno se avranno azzeccato o sbagliato le loro previsioni?

Vabbe', visto che il mainstream dominante e' sparare ******* che nessuno verifichera', anch'io ne faccio una godendo dell'impunita' accordata ai gestori: a fine anno 2023 Carl Zeiss tocchera' i 200. Hanno indicato per il 2023 una guidance come al solito estremamente conservativa e soprattutto vaga.

Ma con tutto il denaro che c'e' in giro nessuno pensa di opare un'azienda che tecnologicamente e' il meglio a livello mondiale nei laser chirurgici e nei microscopi chirurgici ?

Se penso a quanto ha speso Musk per Twitter, con 1/10 dei soldi impiegati o poco piu' si comprava Zeiss
 
Mi sbagliero', ma quest'anno non ci sara' il rallye di Natale per ragioni squisitamente legate ai bonus dei gestori.
Che interesse avrebbero - e i motivi sicuramente per il rallye ci sono, gas a 80, Putin chiede tregua, inflazione in ribasso, etc. - se poi i gestori non raggiungerebbero egualmente gli obiettivi di fine anno che permetterebbero loro di distribuire ricche prebende e bonus ?
Razionalmente, i gestori dovrebbero cercare di far partire i benchmark molo bassi per il 2023, per poi realizzare gli obiettivi con piu' facilita' a dicembre 2023
Ho indovinato.
Molti ingenuotti credono che a dicembre i mercati finanziari seguano, o meglio anticipino il comportamento, dell'economia.
Altri ingenuotti credono all'effetto Babbo Natale, perche' le statistiche che ci vengono riportate dai soloni che praticano la "numerologia" dicono che e' probabile che si verifichi un rialzo a dicembre.
In realta' i mercati finanziari a dicembre vivono in buona parte dalle aspettative di bonus a fine anno dei grandi gestori professionisti.
Piuttosto che un uovo incerto essi preferiscono la gallina sicura l'anno prossimo.
 
Ho indovinato.
Molti ingenuotti credono che a dicembre i mercati finanziari seguano, o meglio anticipino il comportamento, dell'economia.
Altri ingenuotti credono all'effetto Babbo Natale, perche' le statistiche che ci vengono riportate dai soloni che praticano la "numerologia" dicono che e' probabile che si verifichi un rialzo a dicembre.
In realta' i mercati finanziari a dicembre vivono in buona parte dalle aspettative di bonus a fine anno dei grandi gestori professionisti.
Piuttosto che un uovo incerto essi preferiscono la gallina sicura l'anno prossimo.
Dopo Fed e BCE era evidente che i mercati non potevano più salire. Adesso vediamo quando si fermano...
 

28/12/2022 20:25 - Morningstar​

Perché mancano i farmaci: un'analisi economico-finanziaria​

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Foto di Myriam Zilles - Unsplash
L’influenza “australiana” sta colpendo molti italiani, con febbre alta, tosse, mal di testa, debolezza e dolori muscolari. Secondo l’ultimo rapporto InfluNet dell’Istituto superiore di sanità, l’incidenza è pari a 15 casi ogni mille assistiti, che coincide con una “fascia di intensità alta” (al 18 dicembre).
Quest’anno, per i malati c’è un problema in più: trovare i medicinali. L’ultimo bollettino dell’AIFA (Agenzia italiana del farmaco) riporta la carenza di oltre 3 mila farmaci, di cui 554 per problemi produttivi e distributivi, elevata richiesta, discontinuità nelle forniture e ridotta disponibilità (al 23 dicembre 2022).
Naturalmente non tutti questi farmaci servono per curare l’influenza, tuttavia il campanello d’allarme per la mancanza di medicinali è già suonato. Non solo in Italia.
Secondo DBRS Morningstar, alla fine di settembre 2022, solo negli Stati Uniti c'erano 260 carenze di farmaci. Allo stesso modo in Canada, la scarsa disponibilità si è estesa a quelli per il dolore e la febbre dei bambini. La situazione è simile in Europa, con il governo del Regno Unito che ha emesso diverse notifiche di carenza di farmaci, tra cui alcuni trattamenti per il cancro alla prostata. In Irlanda, Medicines for Ireland, organizzazione sanitaria nazionale, ha recentemente elencato 186 medicinali come scarseggianti a causa dei crescenti problemi della catena di approvvigionamento globale. In Romania, più di 2.000 medicinali sono scomparsi dal mercato e in Belgio uno su cinque farmaci disponibili l'anno scorso non lo è più.
Perché mancano i farmaci
I problemi alle catene di approvvigionamento, che interessano anche altri settori come l’energetico, i semiconduttori e l’auto, stanno pesando sull’industria farmaceutica e potrebbero perdurare nel 2023 e oltre.
L’attuale quadro macroeconomico, le tensioni geopolitiche, le nuove ondate di Covid-19 e le misure in Cina per contenerle, l’influenza stagionale a livelli record, le sanzioni commerciali contro la Russia e i prezzi elevati dell'energia hanno messo a dura prova le catene di approvvigionamento dell'industria farmaceutica a livello globale.
I ricercatori di DBRS Morningstar hanno individuato quattro grandi criticità nel settore:
1) I colli di bottiglia nelle materie prime
2) La pesante dipendenza dall’estero
3) I costi e le difficoltà a riportare in patria le produzioni
4) L’esitazione dei produttori di farmaci ad intraprendere i necessari investimenti
1) I colli di bottiglia nelle materie prime
“I produttori di principi attivi farmaceutici (API), ossia delle materie prime farmacologicamente attive alla base dei medicinali, stanno affrontando un aumento dei costi a causa dei loro impianti di produzione ad alta intensità energetica”, dice Vikas Munjal, Vice President del team di ricerca su retail, beni di consumo e comunicazioni di DBRS Morningstar. “Ciò ha costretto alcune aziende a ridurre le attività, amplificando i problemi di approvvigionamento. Un rapporto del produttore di farmaci, Teva Pharmaceutical Industries Limited (Teva), spiega che la recente carenza del farmaco contro il cancro al seno, il tamoxifene, in Europa era dovuta alla chiusura di un impianto, poiché la struttura era diventata economicamente non redditizia. Inoltre, le spese energetiche elevate hanno portato molti produttori di farmaci generici europei a basso margine a cercare località alternative dopo l'invasione russa dell'Ucraina”.
2) La pesante dipendenza dall’estero
Molti ricorderanno la difficoltà a trovare le mascherine quando è scoppiata la pandemia in Italia, perché dipendevamo largamente dall’estero. Ma le mascherine sono solo uno degli esempi dei rischi associati alla forte dipendenza dall’estero per i prodotti di cura della salute. “Nel corso degli anni, la maggior parte delle aziende farmaceutiche ha esternalizzato la produzione di medicine e API in regioni a basso costo di produzione, principalmente in India e Cina. Inoltre, i big del pharma, tra cui Johnson & Johnson, AstraZeneca, Pfizer, Novartis e GSK, hanno ceduto asset non strategici per concentrarsi sul loro portafoglio di prodotti core”, si legge nel report di DBRS Morningstar. Il risultato è che blocchi e chiusure in queste regioni possono compromettere le forniture nei paesi occidentali.
“In Europa, ci sono attualmente 93 API, per le quali, però, nessuna azienda europea detiene le autorizzazioni normative per la produzione”, esemplifica Munjal.
La mappa delle forniture di medicine
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3) I costi e le difficoltà a riportare in patria le produzioni

Proprio come sta accadendo in Europa per l’approvvigionamento energetico, anche nel settore farmaceutico i governi in tutto il globo vorrebbero rendersi più indipendenti. Ma la strada è in salita, perché costruire nuovi stabilimenti in loco richiede investimenti, tempi lunghi, infrastrutture e cambiamenti lungo la catena di fornitura che non avvengono dall’oggi al domani. Poi c’è il problema della mancanza di personale, che sta già mettendo in difficoltà i produttori dell’Eurozona. Infine, i processi autorizzativi sono rigorosi e complessi in molte parti del mondo.
4) L’esitazione dei produttori di farmaci ad intraprendere i necessari investimenti
L’industria farmaceutica ragiona come tutte le altre: con tassi di interesse in rialzo e l’inflazione alle stelle esita a fare nuovi investimenti.
“Il settore richiede investimenti cospicui sia nella ricerca sia nelle infrastrutture. Tuttavia, oggi i rischi sono significativi e dissuadono dal farli”, si legge nel report di DBRS Morningstar. “Anche per quelle aziende che non si fanno spaventare dall’alto costo del capitale causato dagli elevati tassi di interesse, significativi investimenti a leva nelle catene di approvvigionamento, che non riescano a generare i rendimenti attesi, potrebbero comportare un aumento dell’indebitamento con conseguenze sulla solidità finanziaria”.
L’inflazione rappresenta un altro freno. Al di fuori degli Stati Uniti, i prezzi sono soggetti a meccanismi di controllo governativo, per cui c'è una capacità limitata di trasferire i costi più elevati sui consumatori finali e le autorità internazionali sono lente nell’adeguare i prezzi. “Se da un lato, la carenza globale di farmaci-chiave ha comportato aumenti di prezzo significativi per alcuni di essi, dall’altro, il controllo pubblico su questo settore ha solitamente rallentato il tasso medio di aumento dei prezzi di listino per diverse aree terapeutiche. Pertanto, l'aumento complessivo dei prezzi dei farmaci è in ritardo rispetto agli attuali tassi di inflazione nei principali mercati”, afferma Munjal.
Cosa significa per gli investitori
Secondo i ricercatori di DBRS Morningstar, questa situazione durerà nel tempo e potrebbe incidere negativamente sui margini operativi delle aziende e sul loro profilo di rischio creditizio. Questo vale soprattutto per i produttori di piccole e medie dimensioni.
Nel 2022, il settore farmaceutico ha avuto un andamento negativo in Borsa, ma migliore del mercato nel suo complesso. L’indice Morningstar global healthcare ha perso poco più del 2% in euro, contro il -12,4% del paniere azionario globale (per effetto del rapporto di cambio, le performance in dollari sono molto più negative).


“Pensiamo che la natura difensiva e relativamente sicura dei titoli dell’healthcare spieghi le minori perdite del settore”, si legge nell’ultimo report degli analisti azionari di Morningstar (fine settembre 2022). “Per quanto riguarda i pericoli di recessione, è bene ricordare che la domanda di medicinali è relativamente anaelastica e quindi risente meno delle battute d’arresto dell’economia”.
“Consideriamo i titoli leggermente sottovalutati in base alla nostra metodologia, con un rapporto prezzo/fair value di 0,94”, continuano i ricercatori di Morningstar. “Il segmento biofarmaceutico è quello più a sconto e con il maggior potenziale di crescita”.
 
Grazie per il contributo.
Io rimango interdetto su quanto poco valga Garofalo Health Care in borsa, ma deve esserci qualche problematica grossa a livello di rimborso di accrediti per prestazioni sanitarie oppure un coinvolgimento serio nella vicenda incresciosa del pay back.
Per questa incertezza non incremento le posizioni.
Ho incrementato invece Diasorin, che potrebbe essere coinvolta nel riacutizzarsi del Covid dalla Cina.
 
Grazie per il contributo.
Io rimango interdetto su quanto poco valga Garofalo Health Care in borsa, ma deve esserci qualche problematica grossa a livello di rimborso di accrediti per prestazioni sanitarie oppure un coinvolgimento serio nella vicenda incresciosa del pay back.
Per questa incertezza non incremento le posizioni.
Ho incrementato invece Diasorin, che potrebbe essere coinvolta nel riacutizzarsi del Covid dalla Cina.
La proprietaria fino a qualche mese fa acquistava azioni ogni settimana.
 
Mentre tutti gli anni in cui praticavo il Turn of Year (ed e' almeno una ventina d'anni che pratico una strategia di fine anno) spesso mi trovavo a dover sopportare la volatilita' del 31, in cui l'Italia era chiusa e gli Usa aperti, quest'anno accadra' il contrario: il 2 gennaio noi saremmo aperti, mentre gli Usa chiusi. Quindi provo un TOY pesante (per modo di dire...) in direzione LONG
 
:clap:

Seguite voi i consigli a pagamento di Zibardi & Ungher ... :D
 
:clap:

Seguite voi i consigli a pagamento di Zibardi & Ungher ... :D
La domanda adesso però è: favorendo corruzione ed evasione ( in questi 3 mesi ho visto: rialzo tetto contante, norma pos poi bocciata, 12 condoni in finanziaria, cancellazione tra i reati ostativi quelli commessi contro la PA, stanno iniziando a demolire la spazzacorrotti, già parlano di depotenziare le intercettazioni ) tra quanto tempo inizierà il crollo?
 
Secondo me in caso di scenari politici catastrofici i mercati apprezzerebbero il sicuro ritorno di Draghi
 
Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
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