Giorgio Griffa 3.0

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Comunque in totale disaccordo personalmente guardo altrove. Giulio Paolini ad esempio ma tanti altri italiani di altro spessore rispetto a Griffa e che costano al pari di Griffa ( ovviamente non a parametro illusorio 30).
Visto che parlate di futuro vedremo se è meglio un Griffa o un Paolini o tanti altri Artisti italiani internazionali consolidati per storia che di rado si vedono in vendita nei posti più assurdi( aste di quinta fascia, piattaforme on line etc….).
Saluti
 
Permettetemi di aggiungere un altro tassello alla discussione.

Io credo che l' aumento repentino dei listini stia portando ad avere (purtroppo) troppe opere sul mercato, è fuori discussione che chi ha acquistato anni fa adesso stia cercando di realizzare.
Il sistema quindi così com'è non reggerebbe a meno che non si decida di ampliare il bacino di potenziali acquirenti attraverso un operazione di internazionalizzazione e storicizzazione dell'artista, cosa che mi sembra stia avvenendo.
Ci troviamo quindi, a mio avviso, all'interno di una fase di transizione che sta causando indubbie discrepanze tra i paramentri da "urlo" e i risultati nelle aste ma che serve a creare quantomeno quel trend di crescita che, dal 2010 ad oggi, è sicuramente sotto gli occhi di tutti.

Dopodichè concordo con Stefano, non credo che i prezzi di Griffa cambieranno la vita di tutti noi da qui ai prossimi anni, ma è innegabile che il lavoro che si sta facendo sull'artista è quello di una grande galleria che sa come muoversi.
 
Comunque in totale disaccordo personalmente guardo altrove. Giulio Paolini ad esempio ma tanti altri italiani di altro spessore rispetto a Griffa e che costano al pari di Griffa ( ovviamente non a parametro illusorio 30).
Visto che parlate di futuro vedremo se è meglio un Griffa o un Paolini o tanti altri Artisti italiani internazionali consolidati per storia che di rado si vedono in vendita nei posti più assurdi( aste di quinta fascia, piattaforme on line etc….).
Saluti

Ho già avuto modo di esprimermi, citando a supporto dei testi internazionali: Giulio Paolini è imprescindibile per la storia dell’arte globale. È presente in numerosissime collezioni museali. Non è scontato che il mercato lo premi come merita, perché è artista raffinato e difficile, che richiede allo spettatore un grande sforzo culturale e intellettuale.

Griffa è un grande artista nell’ambito italiano che sta cercando di affermarsi, grazie al suo mercante, anche in un contesto internazionale. Comincia ad avere mostre importanti e presenze museali di tutto rispetto, ma dal punto di vista del valore storico non c’è paragone.
 
No non ti sbagli, se è per questo le opere sono lontane anche dal parametro 24 valido fino all’altro ieri. Ma si sa che lo sguardo va rivolto al futuro, quindi all’estro e non certo in Italia, perché il mercato vero lo fanno fuori confine e di esempi ne abbiamo a non finire. Ci vorrà ancora un po' e poi sarà finita la cuccagna!

Parametro 24, parametro 30.
Ma l'opera è bella?
Di che anno? 60/70/80/90/00?
Il parametro va bene per il primo mercato.
 
Vengono inaugurate oggi a Torino le "Luci d'Artista", con una nuova opera di Griffa, AzzurroGiallo, con i colori della città e dell'Ucraina.
Le luci resteranno visibili fino all'8 gennaio.

Luci d'artista a Torino
 
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Fonte: Torinoggi.it


Luci d'Artista, a Torino un cielo stellato dedicato all'Ucraina
 
pavimento dello studio di Griffa:
 

Allegati

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Molto bello il pavimento dello Studio.
Anche se, non sarebbe stato male vederlo indossare le scarpette di Ontani vendute in una nota televendita una decina di giorni fa circa.
 
sarebbe stato bellissimo!
 
Ad Artissima la Galleria Lorcan O'Neill ha dedicato il suo intero booth a Griffa. Ecco alcune immagini.


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Griffa era presente anche a Flashback, portato dalla galleria Andrea Ingenito Contemporary Art:


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La Locarn ha venduto diverse opere a prezzo pieno Ciò è un bene per il mercato primario ( e magari anche secondario)di Griffa. Artista di gran valore
 
Domanda forse stupida (perdonerete l'ingenuità di uno poco addentro a certi meccanismi). Perché visto che da tutte le parti si sente dire che Griffa all'estero si paga ai fantomatici coefficienti, che crescono più in fretta delle nostre bollette, "svende" le proprie opere in Italia a forse un terzo? non mi si dica che è questione di qualità, perché non ci credo e non concordo. Capisco che l'america può essere lontana, ma l'europa no .. Mi si dirà che a quelle cifre comunque chi vende ci guadagna comunque bene perché le ha prese a molto meno, ma perché non provare a guadagnare il doppio o più?
Il discorso può valere anche al contrario, perché chi le compra dalle gallerie a quei prezzi non le prende nel mercato secondario italiano a molto meno? Forse per chi le compra da quelle gallerie si tratta di cifre ancora troppo piccole per darsi il disturbo di cercarle altrove.
Poi se Griffa è destinato a costare cifre con almeno uno 0 in più, la riserva (di asta italiana) di una tela enorme a una cifra che moltissimi in questo mondo si possono permettere dovrebbe durare 1 minuto e invece ... forse si darà per scontato che faranno molta gara o forse in Italia ancora in molti non riescono ad innamorarsi delle sue opere?
 
Domanda forse stupida (perdonerete l'ingenuità di uno poco addentro a certi meccanismi). Perché visto che da tutte le parti si sente dire che Griffa all'estero si paga ai fantomatici coefficienti, che crescono più in fretta delle nostre bollette, "svende" le proprie opere in Italia a forse un terzo? non mi si dica che è questione di qualità, perché non ci credo e non concordo. Capisco che l'america può essere lontana, ma l'europa no .. Mi si dirà che a quelle cifre comunque chi vende ci guadagna comunque bene perché le ha prese a molto meno, ma perché non provare a guadagnare il doppio o più?
Il discorso può valere anche al contrario, perché chi le compra dalle gallerie a quei prezzi non le prende nel mercato secondario italiano a molto meno? Forse per chi le compra da quelle gallerie si tratta di cifre ancora troppo piccole per darsi il disturbo di cercarle altrove.
Poi se Griffa è destinato a costare cifre con almeno uno 0 in più, la riserva (di asta italiana) di una tela enorme a una cifra che moltissimi in questo mondo si possono permettere dovrebbe durare 1 minuto e invece ... forse si darà per scontato che faranno molta gara o forse in Italia ancora in molti non riescono ad innamorarsi delle sue opere?

Provo a risponderti io, poi altri magari diranno la loro e mi correggeranno.

Non bisogna confondere quello che chiede (e magari ottiene) una galleria con quello che puoi realizzare tu. Non c’è “l’America” o “l’Europa”, ma singole case d’asta alle quali dovresti proporre le tue opere. Ammesso che accettino di mettere all’incanto la tua opera, non c’è alcuna garanzia che possa realizzare più di quello che farebbe in Italia (anzi, è probabile il contrario: in Italia tutti sanno chi è Griffa, ma non tutti gli italiani seguono le aste estere).

Kaplan e gallerie collegate hanno un coefficiente (il famoso 30) e lo applicano alla produzione nuova dell’artista, che puoi trovare solo da loro. Kaplan, secondo me giustamente, si disinteressa del mercato secondario, dove è ancora possibile comprare a molto meno, sia in galleria, sia all’asta. Ma non è solo il caso di Griffa: moltissimi artisti italiani hanno prezzi in galleria molto diversi dai prezzi all’asta. Per non parlare delle televendite. Gallerie e case d’asta offrono servizi diversi a pubblici diversi. Un conto è una mostra personale da Kaplan a New York, con il vernissage e la recensione sul New York Times, un conto è un lotto sperduto in un catalogo di 100 o più opere. Inoltre, il numero di collezionisti che seguono le aste è aumentato negli ultimi anni, grazie a internet, ma è ancora un fenomeno limitato rispetto al numero totale di chi compra quadri.

Quanto all’ultima affermazione: c’è un numero infinito di artisti che, a sentire chi li vende, è “destinato a costare cifre con almeno uno 0 in più”. A quanto pare non basta dirlo perché il mercato ci creda.
 
Ultima modifica:
Provo a risponderti io, poi altri magari diranno la loro e mi correggeranno.

Non bisogna confondere quello che chiede (e magari ottiene) una galleria con quello che puoi realizzare tu. Non c’è “l’America” o “l’Europa”, ma singole case d’asta alle quali dovresti proporre le tue opere. Ammesso che accettino di mettere all’incanto la tua opera, non c’è alcuna garanzia che possa realizzare più di quello che farebbe in Italia (anzi, è probabile il contrario: in Italia tutti sanno chi è Griffa, ma non tutti gli italiani seguono le aste estere).

Kaplan e gallerie collegate hanno un coefficiente (il famoso 30) e lo applicano alla produzione nuova dell’artista, che puoi trovare solo da loro. Kaplan, secondo me giustamente, si disinteressa del mercato primario, dove è ancora possibile comprare a molto meno, sia in galleria, sia all’asta. Ma non è solo il caso di Griffa: moltissimi artisti italiani hanno prezzi in galleria molto diversi dai prezzi all’asta. Per non parlare delle televendite. Gallerie e case d’asta offrono servizi diversi a pubblici diversi. Un conto è una mostra personale da Kaplan a New York, con il vernissage e la recensione sul New York Times, un conto è un lotto sperduto in un catalogo di 100 o più opere. Inoltre, il numero di collezionisti che seguono le aste è aumentato negli ultimi anni, grazie a internet, ma è ancora un fenomeno limitato rispetto al numero totale di chi compra quadri.

Quanto all’ultima affermazione: c’è un numero infinito di artisti che, a sentire chi li vende, è “destinato a costare cifre con almeno uno 0 in più”. A quanto pare non basta dirlo perché il mercato ci creda.

Grazie per il tuo contributo. In effetti che il mercato primario e quello secondario siano due mondi a volte distanti ho imparato a capirlo e devo dire che nell'ultimo anno (il mio primo acquisto d'arte risale al 2016) ho comprato quasi esclusivamente in galleria, mentre fino allo scorso anno avevo comprato solo in asta. Diciamo che il caso Griffa lo comprendo meno di altri perché se il valore storico dell'artista deve essere ricondotto agli anni '70, fatico a comprendere che il suo valore commerciale debba essere trainato dalle opere recenti. Io sono tra quelli che contesta l'idea che per tutti gli artisti i cicli più storici siano necessariamente i più significativi, forse (come dice un noto televenditore) qui in Italia pesa la tendenza a pensare che più vecchio equivalga sempre a "più prezioso", ma nel caso di Griffa, sarà un mio limite, fatico a vedere come quel che produce oggi per Kaplan sia destinato a lasciare un solco maggiore di ciò che ha fatto negli anni '70 nella storia dell'arte.
 
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Grazie per il tuo contributo. In effetti che il mercato primario e quello secondario siano due mondi a volte distanti ho imparato a capirlo e devo dire che nell'ultimo anno (il mio primo acquisto d'arte risale al 2016) ho comprato quasi esclusivamente in galleria, mentre fino allo scorso anno avevo comprato solo in asta. Diciamo che il caso Griffa lo comprendo meno di altri perché se il valore storico dell'artista deve essere ricondotto agli anni '70, fatico a comprendere che il suo valore commerciale debba essere trainato dalle opere recenti. Io sono tra quelli che contesta l'idea che per tutti gli artisti i cicli più storici siano necessariamente i più significativi, forse (come dice un noto televenditore) qui in Italia pesa la tendenza a pensare che più vecchio equivalga sempre a "più prezioso", ma nel caso di Griffa, sarà un mio limite, fatico a vedere come quel che produce oggi per Kaplan sia destinato a lasciare un solco maggiore di ciò che ha fatto negli anni '70 nella storia dell'arte.

Grazie a te per la discussione.

Mi pare che in Europa, in generale, e in Italia, in particolare, ci sia un po’ la tendenza a credere che ci siano motivi nobili e altri meno nobili per comprare arte. Se compro un’opera per la storia dell’arte bene, se compro perché mi piace o perché voglio solo arredare la casa malissimo. Alla fine, però, il mercato non fa distinzioni ed una vendita è una vendita.

Anche io penso che Griffa resterà nella storia dell’arte per gli anni ’70, ma le persone non vivono in un museo. Se gli americani preferiscono opere grandi, colorate e piacevoli non ci vedo nulla di male. (Obiettivamente, gli anni ’70 di Griffa sono molto più comprensibili per noi che per loro).
Se, data la potenza commerciale americana, le opere recenti saranno quelle preferite dal mercato ce ne dobbiamo fare una ragione. Non possiamo preferire opere “meno commerciali” e stupirci che quelle “più commerciali” attirino più compratori.
 
Ci tengo ad aggiungere un punto al ragionamento:cosa acquistano i musei?
GAM, Museo del 900, Gallerie d'Italia, TATE,Pompidou presentano principalmente tutte opere degli anni '70.
Questo mi porta a pensare che probabilmente alla fine prevarrà la storia alla moda.
 
Ci tengo ad aggiungere un punto al ragionamento:cosa acquistano i musei?
GAM, Museo del 900, Gallerie d'Italia, TATE,Pompidou presentano principalmente tutte opere degli anni '70.
Questo mi porta a pensare che probabilmente alla fine prevarrà la storia alla moda.

È giusto quello che sottolinei, Davy81. Ciò conferma che le opere storicamente più importanti di Griffa siano quelle degli anni ’70. Mi pare che tutti quelli intervenuti qui convengano su questo. Dire se saranno in futuro anche le opere più richieste e pagate è difficile. Probabilmente, come dici tu, se fra cent’anni a qualcuno importerà ancora di Griffa, sarà più per le opere storiche. Ma, come diceva Keynes, “Nel lungo periodo saremo tutti morti”.
Al di là del caso di Griffa, che nel breve/medio periodo ci sia una stretta corrispondenza tra importanza storica delle opere e quotazioni mi sembra non si possa sostenere con validità generale. Per esempio, se penso a Salvo le opere più importanti non sono certo quelle realizzate negli ultimi venticinque anni della carriera, ma credo che le opere più contese resteranno per lungo tempo i paesaggi con la chiesetta, la neve o le nuvolette al tramonto.
 
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