Stefano Perrini
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Ciao Loryred. Sono felice di dialogare con te e che tu abbia di nuovo voglia di intervenire qui.Il saggio di Menna ammettiamolo risulta già ostico e poco digeribile per chi è interessato o appassionato di Pittura Analitica. Tra l'altro lo stesso Griffa, ripescando alcune interviste perchè cerco sempre di andare alla fonte quindi al dichiarato dagli stessi artisti più che fidarmi del giudizio dei critici, a proposito di influenze afferma:
Ho avuto la fortuna di imparare molto da molti. Nell’area analitica, da Filiberto Menna, che pur mi avrebbe voluto più vicino al suo pensiero, a vari pittori, Claudio Verna, Carlo Battaglia, Claudio Olivieri e altri. Penso di aver imparato da loro a mettere la memoria della pittura davanti alla memoria mia... Poi parla di Arte Povera e Support-Surface, minimalismo e chiude con Oggi a 84 anni credo, o mi illudo, di non aver ancora smesso di imparare.
E a proposito di Pittura Analitica: È stato un fenomeno dal quale ho sempre preso un po’ le distanze, anche se mi ha consentito di fare mostre da tutte le parti. In qualche modo era molto riduttivo rispetto alle capacità della pittura, perché – a parte le analisi molto alte di Filiberto Menna – nel lavoro dei singoli – a parte i pittori a tutto campo come Claudio Verna, Claudio Olivieri, Riccardo Guarneri – c’è stato anche un avvilimento delle capacità della pittura. Perché quell’aspetto concettuale è stato sovrapposto alle qualità stesse della pittura.
Confermo tutte le tue fonti, ovviamente. Forse un malinteso nasce dal fatto che Menna ha scritto quel saggio con il titolo che sembra alludere alla Pittura Analitica, poi ha organizzato mostre con artisti che sarebbero successivamente stati etichettati “Pittura Analitica”. Ma sono cose separate. Il rapporto è analogo a quello di un professore universitario che scrive un libro, “Fisica generale”, e poi organizza il Dipartimento di Fisica della propria università, riunendo quelli che ritiene i migliori ricercatori. Il fatto che Tizio fosse tra i migliori ricercatori e venisse citato nel libro, non implica che debba risiedere nel nuovo Dipartimento. Griffa persegue la “linea analitica dell’arte moderna” (come Paolini, per Menna; mica Paolini è nella Pittura Analitica!), ma sono d’accordo con lui che non abbia mai fatto parte di un “gruppo”. Ha qualche punto di contatto giusto con Gastini e Verna, per quanto già ricordato. E le vicinanze che rivendica, Arte Povera e Supports/Surfaces, confermano proprio l’adesione a dei modelli che all’epoca si dicevano marxisti e strutturalisti. Poi se oggi anche Arte Povera e Supports/Surfaces diventano movimenti apolitici, ne prendo atto.