gli italiani

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

su siamo onesti ma dove vogliamo andare? :o

aforismi sugli italiani

Ahi serva Italia, di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran tempesta, / non donna di province, ma bordello!
(Dante, Divina Commedia)


In Italia nulla è stabile, fuorché il provvisorio.
(G. Prezzolini)


Gli italiani sono senza carattere, è il grido di scrittori e politici tra Sette e Ottocento [...]. Infiacchiti dalla lunga servitù politica, disavvezzi all'uso delle armi, esiliati nel sonno rissoso dei borghi, nel policentrismo velleitario delle città, gli italiani vanno risvegliati alla coscienza della patria comune, al ricordo dell'antica grandezza.
(G. Bollati, L'Italiano)


L'Italia è l'antica terra del Dubbio. [...] Il dubbio è un gran scappafatica; lo direi quasi il vero padre del dolce far niente italiano.
(M. d'Azeglio, I miei ricordi)


"L'Italia è fatta, ora facciamo gli affari nostri".
(F. De Roberto, I Vicerè)


In Italia c'è un cinismo che fa paura, altro che storie.
(G. De Rienzo)


Ognuno di noi, con la complicità di un sistema istituzionale in gran parte sbagliato, tende a soddisfare il proprio "particulare", salvo poi indignarsi quando vede l'effetto della sommatoria di tutti gli egoismi individuali.
( G. Miglio)


Mi dicono pignolo, come in Italia chiamano chiunque faccia il proprio dovere.
(P. Jahier)


Lei ha semplicemente scoperto una delle eterne regole italiane: nel settore pubblico tutto è difficile; la buona volontà è sgradita; la correttezza sospetta.
(I. Montanelli)


Capovolgi il tuo metodo di lavoro, considerando che a Mosca nessuno sa cosa succede, ma tutti lo capiscono. A Roma tutti sanno cosa succede, ma non lo capisce nessuno. Non cercare di capirlo tu, e tanto meno di spiegarlo ai tuoi lettori.
(L. Barzini jr a un corrispondente americano)


Gl'Italiani hanno voluto far un'Italia nuova, e loro rimanere gl'Italiani vecchi di prima, colle dappocaggini e le miserie morali che furono ab antico la loro rovina; [...] pensano a riformare l'Italia, e nessuno s'accorge che per riuscirci bisogna, prima, che si riformino loro.
(M. d'Azeglio, I miei ricordi)


Viviamo in un paese dove si verificano sempre le cause e non gli effetti.
(I. Calvino, Il Barone rampante)


Il nostro - diceva Flaiano - è un Paese di giocatori del totocalcio.
(E. Biagi)


È gente impazzita d'automobilismo che usa le strade con inciviltà spaventosa.
(G. Ceronetti, Un viaggio in Italia)


L'Italia è un paese pronto a piegarsi ai peggiori governi. È un paese dove tutto funziona male, come si sa. È un paese dove regna il disordine, il cinismo, l'incompetenza, la confusione. E tuttavia, per le strade, si sente circolare l'intelligenza, come un vivido sangue. È un'intelligenza che, evidentemente, non serve a nulla. Essa non è spesa a beneficio di alcuna istituzione che possa migliorare di un poco la condizione umana. Tuttavia scalda il cuore e lo consola, se pure si tratta d'un ingannevole, e forse insensato, conforto.
(N. Ginzburg, Le piccole virtù)


Gl'italiani non hanno costumi; essi hanno delle usanze.
(G. Leopardi, Zibaldone)


Mangiar bene, comprar qualcosa, mostrarsi molto ed eccitarsi un po': potrebbe essere il motto nazionale.
(B. Severgnini)


Con lodevoli eccezioni, le strutture regionali sono precarie, mal gestite, dominate dal clientelismo. Il merito, i concorsi, le promozioni sulla base di valutazioni comparative ed aperte, la misurazione dell'efficienza, l'attenzione per i bisogni dell'utenza, sono sconosciuti nella maggior parte delle Regioni.
(S. Cassese)


Perché in Italia l'impiego pubblico è un intreccio di diritti acquisiti che nessuno riesce (e per la verità nessuno si propone) di ridimensionare? Perché in Italia gli ordini professionali sono una roccaforte di privilegi corporativi che né la destra né la sinistra hanno mai provato a smantellare? E perché nel nostro Paese quasi tutti coloro che non esercitano un lavoro manuale -dai commercianti ai tassisti - possono agevolmente proteggersi dietro un sistema di licenze, di concessioni e permessi, utili solo a far pagare più cari ai consumatori beni e servizi? In altre parole: perché gli interessi costituiti (tra i quali, dimenticavo, ci sono anche a uno dei primissimi posti le cosiddette pensioni di anzianità) da noi sono sempre vincenti?
La risposta è scontata: perché essi ricevono una tutela costante da parte di tutti gli schieramenti politici e a tutti i livelli, dal più piccolo Comune fino allo Stato centrale. Nessun partito, infatti, è così sciocco da volersi alienare l'appoggio elettorale dei gruppi sociali che stanno dietro quegli interessi e, dunque, che esso sia al governo o all'opposizione, cerca di non inimicarseli.
(E. Galli della Loggia, CdS 24-08-2004)


Per me i partiti sono come i taxi: li utilizzo, pago il dovuto, e scendo.
(E. Mattei)


[Il nostro è] un popolo di santi, poeti, navigatori, nipoti e cognati.
(E. Flaiano)


Ci sono paesi dove il progresso ha cambiato solo i consumi non la mentalità.
(V. Consolo)


"Adda passà 'a nuttata".
(E. De Filippo, Napoli milionaria)


In Italia farsi largo sulla base del talento è diventata un’impresa da alpinisti. Sulla competenza trionfa per lo più l’appartenenza, la tessera di partito, la spintarella di cricche e camarille. Sarà per questo che 9 italiani su 10 pensano che per trovar lavoro serva la raccomandazione giusta (sondaggio Swg diffuso il 26 novembre).
(M. Ainis, "La Stampa", 28.11.07)


Governare gli italiani non è difficile, è inutile.
(B. Mussolini)


In realtà questo Paese è invece il più governabile che esista al mondo: le sue capacità di adattamento e di assuefazione, di pazienza e persino di rassegnazione sono inesauribili. Basta viaggiare in treno o in aereo, entrare in un ospedale, in un qualsiasi ufficio pubblico, avere insomma bisogno di qualcosa che abbia a che fare con il governo dello Stato, con la sua amministrazione, per accorgersi fino a che punto del peggio sia governabile questo Paese, e quanto invece siano ingovernabili coloro che nei governi lo reggono: ingovernabili e ingovernati non dico soltanto nel senso dell'efficienza; intendo soprattutto nel senso di un'idea del governare, di una vita morale del governare.
(L. Sciascia, intervento parlamentare del 5 agosto 1979)


L'italiano chi è? È quello rappresentato da Alberto Sordi: oltre alla sua macchina e alla sua famiglia, non va.
(G. Bassani, Italia da salvare)


Il linguaggio astruso è uno strumento di potere per mantenere il cittadino in stato di inferiorità.
(F. Bassanini)


L'Italia non ha mai avuto una borghesia moderna, che si ponesse come guida e modello di vita e di democrazia. Una classe che fosse maestra di gusto, e insieme attenta all'amministrazione e alla cultura, alla conversazione e all'educazione dei figli.
(G. Bollati)


La società sembrava malata di un cancro che le impedisse di rinnovarsi. Nei torbidi sociali, nella violenza di piazza e nell'arretratezza, avvizziva e moriva. Le costruzioni pubbliche erano uno dei simboli di quello spegnimento e di quell'abbandono. Cadenti e vetuste annerivano nelle piazze. Caserme e tribunali, scuole e ospedali si sgretolavano come il potere che rappresentavano. Tutto quel che era pubblico imputridiva e gli unici segni di grandezza e prosperità rimasti erano quelli indegni del Ventennio. Dilagavano invece il sotterfugio, il provvisorio, la ricchezza sconcia e volgare, l'accaparramento, il secondo mestiere, la prosperità costruita sulla pensione di invalidità di un parente scomparso, le liquidazioni milionarie, il traffico delle licenze commerciali.
(D. Marani, Il compagno di scuola)


Gli italiani sono in Europa il popolo più fedele alla Chiesa e più dedito alle pratiche religiose: ma sono anche il popolo che osserva meno degli altri i doveri e le virtù cristiani. Grazie all'educazione che hanno ricevuto dalla Chiesa, gli italiani sono diventati maestri nell'arte di mettere a tacere la voce della coscienza e di coprire con una superficiale devozione la mancanza di vero senso morale: tutti hanno imparato non a ubbidire alla coscienza, ma ad ingannarla, e tutti sono maestri nell'arte di assecondare le passioni con le indulgenze, le riserve mentali, il proposito di una penitenza e la speranza dell'imminente assoluzione. Il grande fervore religioso degli italiani, in definitiva, non è affatto uno stimolo alla probità; anzi, è bene non fidarsi soprattutto dei più devoti.
(J.C.L. Simonde de Sismondi, Histoire des républiques italiennes du Moyen Age, 1826))


Se in tanti secoli un governo italiano degno del nome non c'è stato, vuol dire che gl'Italiani sono individui straordinari (come dimostrano le arti e il pensiero) ma che l'Italia non esiste. È una brutta invenzione, perché è una illusione. L'Italia è balcanica, è levantina. Per pranzare, andare a letto insieme, far un viaggio nulla di meglio dell'Italiano; ma come compagno di società, come concittadino, meglio gli Zulù.
(G. Prezzolini, lettera ad A. Soffici)



In Italia la predisposizione mentale e psicologica al privilegio è fortissima, direi quasi inestirpabile, e prende le forme più diverse. Tutti sono sempre a caccia di privilegi, individuali e collettivi.
(E. Galli della Loggia, Pensare l'Italia)



ottimismo :o


Inno a Roma - YouTube
 
evidentemente nell'italia così come è fatta c'è qualcosa che non va, altrimenti non si spiega
 
un'ottima lettura di Guerri, per chi davvero vuole approfondire ;)

Qui c'è un riassunto:

nasciamo dalla combinazione di Romani e barbari: su queste due componenti si fondò la nostra nuova anima, celebre “non più per i successi militari e l'efficienza amministrativa ma per le capacità mercantili e artistiche, lo spirito di avventura, la faziosità innata, la disonestà cronica, la caratteristica di privatizzare il pubblico e pubblicizzare il privato” (p. 3): molto più avanti, post Cateau-Cambrésis, avremmo perfezionato “la furbizia meschina, la morale multipla, la vuota apparenza, il fatalismo rassegnato, la falsa religiosità, il servilismo” (p. 169), rinforzando un classico individualismo qualunquista e pressapochista. Il fatalismo cominciammo a svilupparlo di fronte ai disastri del V e VI secolo: è la nostra “caratteristica peculiare”, un atteggiamento “rassegnato e rinunciatario che ancora oggi ci distingue” (p. 34). E tuttavia siamo capaci di grandi atti di eroismo: sappiamo dimostrare “intelligenza, tempismo, inventiva, coraggio, orgoglio, ironia, spirito di indipendenza. Tutte doti magnifiche, rare e preziose in un popolo, ma che prive di un progetto collettivo, di una strategia globale, portano a successi momentanei e irrisori” (p. 83).
e poi qua:
Antistoria degli italiani | Lankelot
 

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un'ottima lettura di Guerri, per chi davvero vuole approfondire ;)

Qui c'è un riassunto:

nasciamo dalla combinazione di Romani e barbari: su queste due componenti si fondò la nostra nuova anima, celebre “non più per i successi militari e l'efficienza amministrativa ma per le capacità mercantili e artistiche, lo spirito di avventura, la faziosità innata, la disonestà cronica, la caratteristica di privatizzare il pubblico e pubblicizzare il privato” (p. 3): molto più avanti, post Cateau-Cambrésis, avremmo perfezionato “la furbizia meschina, la morale multipla, la vuota apparenza, il fatalismo rassegnato, la falsa religiosità, il servilismo” (p. 169), rinforzando un classico individualismo qualunquista e pressapochista. Il fatalismo cominciammo a svilupparlo di fronte ai disastri del V e VI secolo: è la nostra “caratteristica peculiare”, un atteggiamento “rassegnato e rinunciatario che ancora oggi ci distingue” (p. 34). E tuttavia siamo capaci di grandi atti di eroismo: sappiamo dimostrare “intelligenza, tempismo, inventiva, coraggio, orgoglio, ironia, spirito di indipendenza. Tutte doti magnifiche, rare e preziose in un popolo, ma che prive di un progetto collettivo, di una strategia globale, portano a successi momentanei e irrisori” (p. 83).
e poi qua:
Antistoria degli italiani | Lankelot

E' un Grande non c'è dubbio.......:yes:
 
" in italia, di progressivo, c'è solo la paralisi "

G. Salvemini, primi del 1900
 
Alla fine non dovro' mica arrivare alla conclusione che aveva ragione quel piccolino coi baffetti ???
 
mi è venuto in mente che schettino ricorda la fuga del re e del maresciallo badoglio che lasciarono i soldati e i cittadini italiani al loro destino nel momento del maggior bisogno,insomma gli italiani questa gente sanno esprimere nei ruoli di comando,ieri oggi e pure domani,sempre insomma eravamo siamo e saremo per tutto il mondo....

gli italiani :o

perchè quello che è scappato travestito da soldato tedesco te lo sei dimenticato? :rolleyes:
 
Schettino, da buon italiano, è un "protagonista", con colpi di testa, esibizionismi, e in più mancanza del senso del dovere, del ruolo, della funzione, del servizio, della responsabilità che, specie per un comandante di nave, dovrebbero essere valori assoluti. Da protagonisti - io ricordo bene la cosa - si comportavano molti conducenti degli autobus pubblici di Napoli, i quali consideravano il "proprio" autobus come una loro proprietà, la cui principale funzione era di assicurare loro lo stipendio, e quindi semplicemente "tolleravano" che ci fossero dei passeggeri a bordo...

Sia le sue spiegazioni, contradittorie, sull'avvenuto, sia le dichiarazioni ufficiali della società Costa, anch'esse in un primo tempo contraddittorie, mostrano che in Italia si continua ad aver fede nelle virtù creative e taumaturgiche della parola... La stampa della Penisola ha mostrato un grande trasporto hollywoodiano con il suo evocare insistentemente il Titanic e col suo subissare di lodi l'intemerato eroe, da essa subito scovato, ma completamente ignorato dalla stampa straniera: il commissario di bordo, che avrebbe compiuto atti straordinari per salvare i passeggeri. Ma in realtà tutto quello che i giornalisti sanno su quanto è stato compiuto da questo commissario di bordo è basato sulla testimonianza della madre del commissario, rimasta a casa, ma che ha saputo tutto dal figlio, per telefono, dall'ospedale dove quest'ultimo si trovava dopo il naufragio.

Hanno commentato gli esperti: la causa del disastro è un errore umano; e dopo l'"errore" ci sarebbero voluti nervi saldi, che sono completamente mancati al comandante.

Tutte queste prove di "umanità" all'italiana che sono alla base dell'errore e del dopo-errore, tra cui l'inchino agli amici, la cialtroneria, l'incoscienza, le false dichiarazioni, la vigliaccheria, ci disonorano tutti in quanto italiani, soprattutto se viviamo all'estero dove siamo già bersaglio di stereotipi caricaturali. La ciliegina sulla torta: il comandante della Capitaneria di Porto di Livorno, De Falco, è diventato un puro eroe italiano acclamato dalle Alpi alla Sicilia, grazie al suo storico "cazziatone" (da lui accuratamente registrato e diffuso urbi et orbi) inflitto ad un tremante Schettino. Il suo "Salga a bordo, *****!" è il nuovo "Veni, vidi, vici!" italiano, che garantirà a De Falco - è da prevedere - il tappeto rosso nei talk show. E trionferanno le eterne chiacchiere, sull'immancabile sfondo di chiappe, di tette e di visi rifatti... Qualcuno invece si è chiesto: visto che questi mostri da crociera lunghi trecento metri era da tempo che, in barba ai regolamenti, sfioravano l'isola del Giglio, perché la Capitaneria di Porto non era intervenuta prima? Nel caso di navi da crociera con migliaia di passeggeri a bordo, questo tipo di umanità alla Totò e alla Sordi raffigura una vera negligenza criminale. Al posto di queste degenerazioni del carattere nazionale occorrerebbe un po' di spirito austriaco, tedesco, o se vogliamo rimanere nella Penisola, piemontese... Ossia non esibizionismi e pressappochismi, ma disciplina e rispetto delle regole. Per tutti.
Costa Concordia, Un altro naufragio italiano - di Claudio Antonelli
 
...ieri oggi e pure domani,sempre insomma eravamo siamo e saremo per tutto il mondo....

gli italiani :o
Sì esattamente com sono e saranno sempre per il mondo...
tedeschi ... i tedeschi
francesi ... i francesi
inglesi ... gli inglesi
americani ... gli americani
svizzeri ... gli svizzeri
russi ... i russi
cinesi ... i cinesi

con tutti i loro pregi e difetti ... chi la bomba atomica, chi le deportazioni, chi le persecuzioni, chi con le banche che prendono soldi di qualunque provenienza, chi con la finanza ammazza-popoli, chi con il divieto di pensare e chi con la libertà di pensare come viene impartito ... insomma ce n'è per tutti ... basta scegliere un punto di vista.

Io sono orgoglioso di essere italiano ... non mi cambierei mai e poi mai con un tedesco, un francese, un inglese o altro ... ciò non toglie che sono consapevole dei difetti che abbiamo ... ma invece di piangerci addosso (altro italico vizio) non sarebbe il caso di cercare di migliorare ... l'essere italiano ?

Ciao :)
 
certamente il continuo ingresso nel paese di genti provenienti da tanti paesi esteri molto prolifici ci aiuterà a migliorare nel tempo,peggiorare è impossibile
:wall: :wall: :wall: ... mi arrendo ... :D

Ciao :)
 
certamente il continuo ingresso nel paese di genti provenienti da tanti paesi esteri molto prolifici ci aiuterà a migliorare nel tempo,peggiorare è impossibile

Diventerebbero come noi, qualche esempio storico :o


Del resto si tratta di una favola cui nessuno, qui in Italia, ha mai creduto davvero. Così come l’idea stessa dell’unità nazionale è stata il frutto di una moda straniera, similmente gli unici ad averla interpretata con una certa fermezza, e ad aver dunque governato la penisola come se effettivamente si trattasse di uno Stato nazionale, sono stati, a tutti gli effetti, dei non-italiani. L’Italia dei primi anni del Dopoguerra, forse la sola decente dopo il 1870, era retta da stranieri: De Gasperi era stato deputato al Parlamento di Vienna e aveva tra*scorso gli anni migliori della sua vita nelle biblioteche del Vaticano; Togliatti veniva da Mosca e, pur con tutta la geniale flessibilità del personaggio, non se ne era mai veramente allontanato.

Il Partito comunista e la Democrazia cristiana, le due architravi della Prima repubblica, erano in realtà due potenze straniere, come gli Absburgo o i Borbone, e i loro leader sono stati a tutti gli effetti i vicerè peninsulari dell’Unione sovietica e dello Stato pontificio. Quando hanno cominciato ad italianizzarsi, anche il Pci e la Dc sono rapida*mente diventati inservibili e inguardabili, l’uno sprofondando nell’estremismo parolaio antitaliano, l’altra inabissandosi nella corruzione straitaliana: negli anni Ottanta anche i comunisti e i democristiani erano finalmente diventati ita*liani.

Anche Mussolini, che un giorno ebbe a dire con estrema saggezza che governare gli italiani non era difficile, ma inutile, utilizza l’idea di nazione, portandola alle sue più estreme, tragiche, ma non meno coerenti conseguenze, soltanto per scopi essenzialmente politici e di potere. È evidente il suo disprezzo inconsolabile per l’Italia, gli italiani, i preti e il Re (nessuno che prenda sul serio i suoi interlocutori o che li consideri qualcosa di più di scimmie da ammaestrare parlerebbe come parlava il Duce in pubblico). Tutto l’apparato propagandistico-culturale del regime, tuttavia, è subito all’opera per diffondere e promuovere l’italianità in ogni suo aspetto, dalle arti alla toponomastica, dalla Fiat Balilla alla batta*glia del grano. Ma nessuno ci crede davvero, e anche la dittatura finisce rapidamente in burletta (prima che in tragedia).
 
su siamo onesti ma dove vogliamo andare? :o

aforismi sugli italiani

Ahi serva Italia, di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran tempesta, / non donna di province, ma bordello!
(Dante, Divina Commedia)


In Italia nulla è stabile, fuorché il provvisorio.
(G. Prezzolini)


Gli italiani sono senza carattere, è il grido di scrittori e politici tra Sette e Ottocento [...]. Infiacchiti dalla lunga servitù politica, disavvezzi all'uso delle armi, esiliati nel sonno rissoso dei borghi, nel policentrismo velleitario delle città, gli italiani vanno risvegliati alla coscienza della patria comune, al ricordo dell'antica grandezza.
(G. Bollati, L'Italiano)


L'Italia è l'antica terra del Dubbio. [...] Il dubbio è un gran scappafatica; lo direi quasi il vero padre del dolce far niente italiano.
(M. d'Azeglio, I miei ricordi)


"L'Italia è fatta, ora facciamo gli affari nostri".
(F. De Roberto, I Vicerè)


In Italia c'è un cinismo che fa paura, altro che storie.
(G. De Rienzo)


Ognuno di noi, con la complicità di un sistema istituzionale in gran parte sbagliato, tende a soddisfare il proprio "particulare", salvo poi indignarsi quando vede l'effetto della sommatoria di tutti gli egoismi individuali.
( G. Miglio)


Mi dicono pignolo, come in Italia chiamano chiunque faccia il proprio dovere.
(P. Jahier)


Lei ha semplicemente scoperto una delle eterne regole italiane: nel settore pubblico tutto è difficile; la buona volontà è sgradita; la correttezza sospetta.
(I. Montanelli)


Capovolgi il tuo metodo di lavoro, considerando che a Mosca nessuno sa cosa succede, ma tutti lo capiscono. A Roma tutti sanno cosa succede, ma non lo capisce nessuno. Non cercare di capirlo tu, e tanto meno di spiegarlo ai tuoi lettori.
(L. Barzini jr a un corrispondente americano)


Gl'Italiani hanno voluto far un'Italia nuova, e loro rimanere gl'Italiani vecchi di prima, colle dappocaggini e le miserie morali che furono ab antico la loro rovina; [...] pensano a riformare l'Italia, e nessuno s'accorge che per riuscirci bisogna, prima, che si riformino loro.
(M. d'Azeglio, I miei ricordi)


Viviamo in un paese dove si verificano sempre le cause e non gli effetti.
(I. Calvino, Il Barone rampante)


Il nostro - diceva Flaiano - è un Paese di giocatori del totocalcio.
(E. Biagi)


È gente impazzita d'automobilismo che usa le strade con inciviltà spaventosa.
(G. Ceronetti, Un viaggio in Italia)


L'Italia è un paese pronto a piegarsi ai peggiori governi. È un paese dove tutto funziona male, come si sa. È un paese dove regna il disordine, il cinismo, l'incompetenza, la confusione. E tuttavia, per le strade, si sente circolare l'intelligenza, come un vivido sangue. È un'intelligenza che, evidentemente, non serve a nulla. Essa non è spesa a beneficio di alcuna istituzione che possa migliorare di un poco la condizione umana. Tuttavia scalda il cuore e lo consola, se pure si tratta d'un ingannevole, e forse insensato, conforto.
(N. Ginzburg, Le piccole virtù)


Gl'italiani non hanno costumi; essi hanno delle usanze.
(G. Leopardi, Zibaldone)


Mangiar bene, comprar qualcosa, mostrarsi molto ed eccitarsi un po': potrebbe essere il motto nazionale.
(B. Severgnini)


Con lodevoli eccezioni, le strutture regionali sono precarie, mal gestite, dominate dal clientelismo. Il merito, i concorsi, le promozioni sulla base di valutazioni comparative ed aperte, la misurazione dell'efficienza, l'attenzione per i bisogni dell'utenza, sono sconosciuti nella maggior parte delle Regioni.
(S. Cassese)


Perché in Italia l'impiego pubblico è un intreccio di diritti acquisiti che nessuno riesce (e per la verità nessuno si propone) di ridimensionare? Perché in Italia gli ordini professionali sono una roccaforte di privilegi corporativi che né la destra né la sinistra hanno mai provato a smantellare? E perché nel nostro Paese quasi tutti coloro che non esercitano un lavoro manuale -dai commercianti ai tassisti - possono agevolmente proteggersi dietro un sistema di licenze, di concessioni e permessi, utili solo a far pagare più cari ai consumatori beni e servizi? In altre parole: perché gli interessi costituiti (tra i quali, dimenticavo, ci sono anche a uno dei primissimi posti le cosiddette pensioni di anzianità) da noi sono sempre vincenti?
La risposta è scontata: perché essi ricevono una tutela costante da parte di tutti gli schieramenti politici e a tutti i livelli, dal più piccolo Comune fino allo Stato centrale. Nessun partito, infatti, è così sciocco da volersi alienare l'appoggio elettorale dei gruppi sociali che stanno dietro quegli interessi e, dunque, che esso sia al governo o all'opposizione, cerca di non inimicarseli.
(E. Galli della Loggia, CdS 24-08-2004)


Per me i partiti sono come i taxi: li utilizzo, pago il dovuto, e scendo.
(E. Mattei)


[Il nostro è] un popolo di santi, poeti, navigatori, nipoti e cognati.
(E. Flaiano)


Ci sono paesi dove il progresso ha cambiato solo i consumi non la mentalità.
(V. Consolo)


"Adda passà 'a nuttata".
(E. De Filippo, Napoli milionaria)


In Italia farsi largo sulla base del talento è diventata un’impresa da alpinisti. Sulla competenza trionfa per lo più l’appartenenza, la tessera di partito, la spintarella di cricche e camarille. Sarà per questo che 9 italiani su 10 pensano che per trovar lavoro serva la raccomandazione giusta (sondaggio Swg diffuso il 26 novembre).
(M. Ainis, "La Stampa", 28.11.07)


Governare gli italiani non è difficile, è inutile.
(B. Mussolini)


In realtà questo Paese è invece il più governabile che esista al mondo: le sue capacità di adattamento e di assuefazione, di pazienza e persino di rassegnazione sono inesauribili. Basta viaggiare in treno o in aereo, entrare in un ospedale, in un qualsiasi ufficio pubblico, avere insomma bisogno di qualcosa che abbia a che fare con il governo dello Stato, con la sua amministrazione, per accorgersi fino a che punto del peggio sia governabile questo Paese, e quanto invece siano ingovernabili coloro che nei governi lo reggono: ingovernabili e ingovernati non dico soltanto nel senso dell'efficienza; intendo soprattutto nel senso di un'idea del governare, di una vita morale del governare.
(L. Sciascia, intervento parlamentare del 5 agosto 1979)


L'italiano chi è? È quello rappresentato da Alberto Sordi: oltre alla sua macchina e alla sua famiglia, non va.
(G. Bassani, Italia da salvare)


Il linguaggio astruso è uno strumento di potere per mantenere il cittadino in stato di inferiorità.
(F. Bassanini)


L'Italia non ha mai avuto una borghesia moderna, che si ponesse come guida e modello di vita e di democrazia. Una classe che fosse maestra di gusto, e insieme attenta all'amministrazione e alla cultura, alla conversazione e all'educazione dei figli.
(G. Bollati)


La società sembrava malata di un cancro che le impedisse di rinnovarsi. Nei torbidi sociali, nella violenza di piazza e nell'arretratezza, avvizziva e moriva. Le costruzioni pubbliche erano uno dei simboli di quello spegnimento e di quell'abbandono. Cadenti e vetuste annerivano nelle piazze. Caserme e tribunali, scuole e ospedali si sgretolavano come il potere che rappresentavano. Tutto quel che era pubblico imputridiva e gli unici segni di grandezza e prosperità rimasti erano quelli indegni del Ventennio. Dilagavano invece il sotterfugio, il provvisorio, la ricchezza sconcia e volgare, l'accaparramento, il secondo mestiere, la prosperità costruita sulla pensione di invalidità di un parente scomparso, le liquidazioni milionarie, il traffico delle licenze commerciali.
(D. Marani, Il compagno di scuola)


Gli italiani sono in Europa il popolo più fedele alla Chiesa e più dedito alle pratiche religiose: ma sono anche il popolo che osserva meno degli altri i doveri e le virtù cristiani. Grazie all'educazione che hanno ricevuto dalla Chiesa, gli italiani sono diventati maestri nell'arte di mettere a tacere la voce della coscienza e di coprire con una superficiale devozione la mancanza di vero senso morale: tutti hanno imparato non a ubbidire alla coscienza, ma ad ingannarla, e tutti sono maestri nell'arte di assecondare le passioni con le indulgenze, le riserve mentali, il proposito di una penitenza e la speranza dell'imminente assoluzione. Il grande fervore religioso degli italiani, in definitiva, non è affatto uno stimolo alla probità; anzi, è bene non fidarsi soprattutto dei più devoti.
(J.C.L. Simonde de Sismondi, Histoire des républiques italiennes du Moyen Age, 1826))


Se in tanti secoli un governo italiano degno del nome non c'è stato, vuol dire che gl'Italiani sono individui straordinari (come dimostrano le arti e il pensiero) ma che l'Italia non esiste. È una brutta invenzione, perché è una illusione. L'Italia è balcanica, è levantina. Per pranzare, andare a letto insieme, far un viaggio nulla di meglio dell'Italiano; ma come compagno di società, come concittadino, meglio gli Zulù.
(G. Prezzolini, lettera ad A. Soffici)



In Italia la predisposizione mentale e psicologica al privilegio è fortissima, direi quasi inestirpabile, e prende le forme più diverse. Tutti sono sempre a caccia di privilegi, individuali e collettivi.
(E. Galli della Loggia, Pensare l'Italia)



ottimismo :o

L'intelligenza dell'italiano medio è pari a quella di un ragazzo di seconda media, e neanche al primo banco (citazione, ?)
 
Sì esattamente com sono e saranno sempre per il mondo...
tedeschi ... i tedeschi
francesi ... i francesi
inglesi ... gli inglesi
americani ... gli americani
svizzeri ... gli svizzeri
russi ... i russi
cinesi ... i cinesi

con tutti i loro pregi e difetti ... chi la bomba atomica, chi le deportazioni, chi le persecuzioni, chi con le banche che prendono soldi di qualunque provenienza, chi con la finanza ammazza-popoli, chi con il divieto di pensare e chi con la libertà di pensare come viene impartito ... insomma ce n'è per tutti ... basta scegliere un punto di vista.

Io sono orgoglioso di essere italiano ... non mi cambierei mai e poi mai con un tedesco, un francese, un inglese o altro ... ciò non toglie che sono consapevole dei difetti che abbiamo ... ma invece di piangerci addosso (altro italico vizio) non sarebbe il caso di cercare di migliorare ... l'essere italiano ?

Ciao :)

C'è da dire che pensare che una persona di Tolmezzo abbia esattamente la stessa cultura di una persona di Gela è un po' utopico, insomma anche all'interno degli italiani esistono tante realtà culturali diverse con specifici pregi e difetti
 
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