Good news

Clinigen: distribuira' trattamento per leucemia in Ue
Ora: 22/09/2021 19:14


MILANO (MF-DJ)--Clinigen ha firmato un accordo esclusivo con Secura Bio
per la fornitura e la distribuzione di un trattamento per la leucemia,
Copiktra, nell'Unione europea.

Il farmaco e' stato approvato per l'immissione in commercio dall'Agenzia
europea per i medicinali a maggio di quest'anno.

In base all'accordo, Clinigen commercializzera', fornira' e distribuira'
il trattamento in 39 paesi in Europa, tra cui Francia, Italia, Svizzera e
Svezia, mentre Secure Bio lo promuovera' e distribuira' in Germania e nel
Regno Unito.

"Questo nuovo accordo esclusivo aiutera' a rispondere a un notevole
vuoto farmaceutico per i pazienti con tumori del sangue a cellule B in
tutta Europa", ha affermato il direttore operativo Sam Herbert.

 
L’OMS ha approvato il primo vaccino contro la malaria
Si chiama Mosquirix, è prodotto da GlaxoSmithKline ed è già stato somministrato a oltre 800mila bambini tra Kenya, Malawi e Ghana

vaccino-malaria-oms.jpg.webp


L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha approvato il primo vaccino per la prevenzione della malaria, una delle malattie infettive più letali, che ogni anno causa la morte di circa 400mila persone, principalmente nell’Africa subsahariana.

Il vaccino approvato dall’OMS si chiama Mosquirix (o RTS,S/AS01) ed è prodotto dall’azienda farmaceutica GlaxoSmithKline. Ha effetto su tutte le malattie parassitarie: nel caso della malaria agisce contrastando il Plasmodium falciparum, il più mortale e diffuso dei suoi cinque agenti patogeni.

Gli studi condotti negli ultimi anni hanno evidenziato come il vaccino «abbia il potenziale per dare un contributo sostanziale al controllo della malaria se usato in combinazione con altre misure di controllo efficaci, specialmente nelle aree ad alta trasmissione». L’OMS ne ha raccomandato la più ampia diffusione possibile.


L'OMS ha approvato il primo vaccino contro la malaria - Il Post

Questa è una news davvero importante e fantastica:clap::clap::clap:OK!
 
DJ Pfizer And AstraZeneca Vaccines Were Effective As Prior Infection, U.K. Study Finds -- MarketWatch
Ora: 18/10/2021 11:14


Two doses of either the vaccine made by Pfizer (PFE) and BioNTech [s:bntx] or Oxford-AstraZeneca (AZN.LN) vaccines provided a similar level of protection to prior natural infection when the Delta variant was dominant, the U.K. Office of National Statistics said Monday. Vaccination significantly reduced the risk of people testing positive during both the Alpha-dominant period and the Delta-dominant period, but effectiveness was reduced in the Delta-dominant period compared with the Alpha-dominant period. The ONS added that two doses of either vaccine provided significantly greater protection than one dose across all analyses.
-Steve Goldstein
For more from MarketWatch: Latest News - News Viewer - MarketWatch
(END) Dow Jones Newswires
18-10-21 0914GMT
Copyright (c) 2021 Dow Jones & Company, Inc.
 
ciao jolie :)

20/10/2021 10:22
A Napoli la terapia genica restituisce vista a 10 bambini: è la prima volta in Italia
Napoli diventa così un punto di riferimento a livello nazionale per il trattamento di malattie rare della retina

Dieci bambini hanno ritrovato la vista all’Azienda ospedaliera dell’Ateneo Vanvitelli di Napoli grazie a una terapia genica, la voretigene neparvovec di Novartis, per distrofie retiniche ereditarie. E’ il primo luogo in Italia dove si applica questa terapia che affronta una rara forma di distrofia retinica ereditaria, legata a mutazioni in entrambe le copie del gene RPE65 e che viene sperimentata da circa 15 anni dalla Vanvitelli con la Fondazione Telethon e il Children Hospital di Philadelphia. I bambini provenivano da Piemonte, Lombardia, da tante altre Regioni, Napoli diventa così un punto di riferimento a livello nazionale per il trattamento di malattie rare della retina.

“I dieci pazienti trattati - spiega Francesca Simonelli, professore ordinario di Oftalmologia e direttrice della Clinica Oculistica dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli - oggi possono scrivere, leggere e muoversi in autonomia. I risultati che abbiamo ottenuto di allargamento del campo visivo, aumento della capacità visiva da vicino, da lontano e in condizione di scarsa luminosità, hanno un profondo valore scientifico e clinico oltre a testimoniare che, in una patologia degenerativa, la via del trattamento precoce è quella vincente”.

Un successo celebrato anche dal governatore della Campania, Vincenzo De Luca che ha visto anche i contributi regionali: “Essere la prima realtà d’Europa - ha detto - sulla clinica oculistica rivolta all’età pediatrica deve riempirci di orgoglio e di grande soddisfazione, immagino in primo luogo per il team ma per tutti quanti noi perché questo davvero è un risultato straordinario. Fra i pazienti curati alla Vanvitelli non c’era nessun campano, erano provenienti da Piemonte e Lombardia, Regioni presentate come le eccellenze del nostro paese: stiamo riducendo drasticamente i flussi di mobilità passiva e più amplieremo la comunicazione e l’informazione sulle cose che abbiamo in Campania più questi flussi sono destinati a ridursi fino ad azzerarsi. Le famiglie che si sono fermate un mese a Napoli per seguire i bambini non saranno più obbligati ad andare a Parigi o in Germania e siamo orgogliosi di questo lavoro, merito dei professionisti, dei ricercatori, dei clinici e dei chirurghi impegnati in questa attività davvero straordinaria”.

Il successo è frutto di anni di ricerca: “Un risultato - afferma il rettore dell’Ateneo Vanvitelli, Gianfranco Nicoletti - straordinario. Dieci bambini ipovedenti hanno riacquistato la vista, devo ringraziare la Regione Campania che ha investito nella terapia genica e la nostra Oculistica per l’eccellente lavoro svolto che ci pone tra i primi centri in Europa per il trattamento in età pediatrica”.

Il trattamento, sottolinea Simonelli, evidenzia che “il nostro Centro in Europa ha la maggiore casistica di pazienti in età pediatrica trattati con Luxturna. Fino ad inizio anno non avevamo terapie approvate per il trattamento delle distrofie retiniche ereditarie, mentre ora abbiamo a disposizione una terapia una tantum che ci permette di offrire una speranza reale ai pazienti”.

A Napoli la terapia genica restituisce vista a 10 bambini: e la prima volta in Italia | L'HuffPost
 
ciao jolie :)

20/10/2021 10:22
A Napoli la terapia genica restituisce vista a 10 bambini: è la prima volta in Italia
Napoli diventa così un punto di riferimento a livello nazionale per il trattamento di malattie rare della retina

Dieci bambini hanno ritrovato la vista all’Azienda ospedaliera dell’Ateneo Vanvitelli di Napoli grazie a una terapia genica, la voretigene neparvovec di Novartis, per distrofie retiniche ereditarie. E’ il primo luogo in Italia dove si applica questa terapia che affronta una rara forma di distrofia retinica ereditaria, legata a mutazioni in entrambe le copie del gene RPE65 e che viene sperimentata da circa 15 anni dalla Vanvitelli con la Fondazione Telethon e il Children Hospital di Philadelphia. I bambini provenivano da Piemonte, Lombardia, da tante altre Regioni, Napoli diventa così un punto di riferimento a livello nazionale per il trattamento di malattie rare della retina.

“I dieci pazienti trattati - spiega Francesca Simonelli, professore ordinario di Oftalmologia e direttrice della Clinica Oculistica dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli - oggi possono scrivere, leggere e muoversi in autonomia. I risultati che abbiamo ottenuto di allargamento del campo visivo, aumento della capacità visiva da vicino, da lontano e in condizione di scarsa luminosità, hanno un profondo valore scientifico e clinico oltre a testimoniare che, in una patologia degenerativa, la via del trattamento precoce è quella vincente”.

Un successo celebrato anche dal governatore della Campania, Vincenzo De Luca che ha visto anche i contributi regionali: “Essere la prima realtà d’Europa - ha detto - sulla clinica oculistica rivolta all’età pediatrica deve riempirci di orgoglio e di grande soddisfazione, immagino in primo luogo per il team ma per tutti quanti noi perché questo davvero è un risultato straordinario. Fra i pazienti curati alla Vanvitelli non c’era nessun campano, erano provenienti da Piemonte e Lombardia, Regioni presentate come le eccellenze del nostro paese: stiamo riducendo drasticamente i flussi di mobilità passiva e più amplieremo la comunicazione e l’informazione sulle cose che abbiamo in Campania più questi flussi sono destinati a ridursi fino ad azzerarsi. Le famiglie che si sono fermate un mese a Napoli per seguire i bambini non saranno più obbligati ad andare a Parigi o in Germania e siamo orgogliosi di questo lavoro, merito dei professionisti, dei ricercatori, dei clinici e dei chirurghi impegnati in questa attività davvero straordinaria”.

Il successo è frutto di anni di ricerca: “Un risultato - afferma il rettore dell’Ateneo Vanvitelli, Gianfranco Nicoletti - straordinario. Dieci bambini ipovedenti hanno riacquistato la vista, devo ringraziare la Regione Campania che ha investito nella terapia genica e la nostra Oculistica per l’eccellente lavoro svolto che ci pone tra i primi centri in Europa per il trattamento in età pediatrica”.

Il trattamento, sottolinea Simonelli, evidenzia che “il nostro Centro in Europa ha la maggiore casistica di pazienti in età pediatrica trattati con Luxturna. Fino ad inizio anno non avevamo terapie approvate per il trattamento delle distrofie retiniche ereditarie, mentre ora abbiamo a disposizione una terapia una tantum che ci permette di offrire una speranza reale ai pazienti”.

A Napoli la terapia genica restituisce vista a 10 bambini: e la prima volta in Italia | L'HuffPost

Ciao Bombus:) è una good news bellissima questa:clap::clap::clap:OK!
 
Titolo: Prodotti medicali antivirali canadesi disattivano oltre il 99,9% del COVID-19 in
Ora: 26/10/2021 21:31


Testo: (Antimicrobial Medical Adhesive Tape & Masks | TrioMed - I3 Biomedical) raggiunge la "velocità di uccisione" del virus
SARS-CoV-2 più rapida ed efficiente in assoluto. La tecnologia TrioMed
rappresenta uno standard di superiorità senza eguali in tutto il mondo nel
campo della protezione attiva. Test virologici indipendenti condotti presso
l'Università di Toronto hanno confermato che la tecnologia virucida sviluppata
da i3 BioMedical Inc. consente di disattivare in 5 minuti oltre il 99,9% del
virus SARS-CoV-2, causa del COVID-19, presente sulla superficie esterna dei
prodotti TrioMed Active Medical (mascherina compresa) dopo 8 ore di utilizzo
simulato. Gli scienziati, guidati dal Professor Scott Gray-Owen del
Dipartimento di Genetica molecolare presso la Temerty Faculty of Medicine
dell'Università diToronto, hanno utilizzato il laboratorio high-tech di
contenimento livello tre (CL3) della facoltà per testare l'efficacia dello
strato protettivo dei prodotti TrioMed Active Medical. "I nostri test hanno
confermato che, nella rilevazione di test attuale più rapida, ovvero 5 minuti
dopo l'applicazione del virus dopo 8 ore di utilizzo della mascherina, la
tecnologia TrioMed Active è in grado di disattivare oltre il 99,9% del virus
SARS-CoV-2", afferma Gray-Owen, che non ha alcuna affiliazione con l'azienda o
i suoi dipendenti. "Prima di essere inviato all'Università, il materiale
TrioMed Active è stato sottoposto a un protocollo particolarmente rigido per
un periodo di 8 ore presso i nostri laboratori, simulando condizioni di
utilizzo estreme di mascherine, camici e prodotti medicali simili", ha
dichiarato Mohammed Belhaj, presidente di Atlas Pharma Inc. (registrazione
Health Canada n. 102041-A). "Da oltre un decennio la tecnologia TrioMed offre
agli utilizzatori di tutto il mondo il massimo livello di protezione contro
numerosi microrganismi. Per i prodotti medicali antimicrobici, la "velocità di
uccisione" è un parametro fondamentale per garantire una reale protezione: una
"velocità di uccisione" da 30 minuti fino a diverse ore non protegge a
sufficienza l'utilizzatore, poichè i virus rimangono infettivi per tutto
questo periodo di tempo. Solo una "velocità di uccisione" antimicrobica
massima di 5 minuti assicura una protezione REALE ed EFFICACE", ha affermato
Pierre Jean Messier, Executive Chairman di i3 BioMedical Inc. Da oltre 10 anni
i prodotti TrioMed Active sono utilizzati e analizzati sistematicamente contro
numerosi batteri e virus patogeni e hanno dimostrato di essere in grado di
uccidere (disattivare) nell'arco di 5 minuti e in modo costante oltre il 99,9%
di tutti i microbi testati. TrioMed Active rappresenta un punto di riferimento
senza eguali nelcampo dell'efficienza della tecnologia di protezione attiva
antibatterica e antivirale. Tecnologia TrioMed Active; visitare il
sitowww.triomed.com inviare un'e-mail all'indirizzo triomed@triomed.com Una
foto a corredo di questo annuncio è disponibile
su:Attachment
 
Ad Amsterdam una barriera di bolle sta catturando tonnellate di plastica dai fiumi, prima che inquinino i mari
amsterdam plastica
22 OTTOBRE 2021


Ad Amsterdam una barriera di bolle sta catturando tonnellate di plastica dai fiumi, prima che inquinino i mari
Ogni anno, fino all’80% degli 8 milioni di tonnellate di plastica che raggiungono l’oceano passa prima per la prima lungo i nostri fiumi e canali. Saskia Studer, Francis Zoet, Anne Marieke Eveleens e Philip Ehrhorn hanno deciso che i nostri corsi d’acqua non devono più essere “autostrade di plastica”.

Così, il quartetto ha inventato la Great Bubble Barrier, una soluzione che intercetta la plastica lasciando passare pesci e navi. La start-up olandese ha sviluppato un modo ingegnoso per intercettare i rifiuti, creando una cortina di bolle che spinge la plastica al lato del corso d’acqua, il potere di migliaia di minuscole bolle d’aria viene sfruttato per rimuovere l’inquinamento da plastica e rifiuti dai fiumi europei prima che raggiungano i mari.

Le bolle riescono a catturare l’86 per cento del materiale inquinante che si trova nell’acqua di fiumi e canali, già un ottimo risultato per questa barriera che è stata installata in modo permanente nel Westerdok, un canale ad Amsterdam e che dal 2019 aiuta a raccoglie 42mila chili di rifiuti dai corsi d’acqua prima che raggiungano il Mare del Nord.

Ora visto il successo del primo impianto, il team di ricercatori fautori del progetto sta esportano per la prima volta la propria tecnologia fuori dai Paesi Bassi, con una nuova Bubble Barrier che verrà messa in funzione in Portogallo, precisamente nella ragione di Porto, nell’estate 2022, l’annuncio di questa nuova installazione è stato dato pochi giorni fa durante il World Clean Up Day.

Secondo un recente studio sulla rivista britannica Nature, la regione di Porto ospita due dei fiumi con i più alti livelli di inquinamento da plastica in Portogallo.

Il co-fondatore di The Great Bubble Barrier e Direttore tecnico Philip Ehrhorn spiega:

“C’è un urgente bisogno di misure che impediscano alla plastica di fluire nei nostri oceani. Con l’installazione di una Bubble Barrier nella regione di Porto, saremo in grado di affrontare il problema vicino alla fonte. Allo stesso tempo, miriamo a sensibilizzare sia i residenti che i visitatori sul problema dell’inquinamento da plastica, rendendo l’impatto del progetto più grande che solo regionale”.

Come funziona la tecnologia il Great Bubble Barrier
L’idea è semplice: pompare aria attraverso un tubo forato installato sul letto del fiume. Il muro di bolle spinge la plastica in superficie, pronta per essere raccolta. L’aumento dei livelli di ossigeno stimola anche l’ecosistema fluviale e arresta la crescita di alghe blu tossiche

Il macchinario crea una cortina di bolle pompando aria attraverso un tubo perforato sul fondo del corso d’acqua. La cortina di bolle crea una corrente verso l’alto che dirige la plastica verso la superficie. Posizionando la Bubble Barrier in diagonale sul fiume, il flusso naturale dell’acqua spinge i rifiuti di plastica di lato e nel sistema di raccolta. Il sistema di raccolta è progettato per funzionare in armonia con la cortina di bolle per raccogliere e trattenere la plastica. Dopo la raccolta, i rifiuti vengono rimossi e il più possibile differenziati per un successivo riciclo.


5616.jpg


Amsterdam la barriera di bolle per raccoglie plastica

Bravi gli olandesi:clap:OK!
 
Così la terza dose riduce ospedalizzazioni e forme gravi di Covid. L’uso di farmaci immunomodulatori e antiiffiammatori
Nel report settimanale Università Cattolica-La Stampa le ultime scoperte scientifiche sulla lotta alla pandemia

ROBERTO CAUDA


11 Novembre 2021
Modificato il: 11 Novembre 2021


105822940-df275022-2bda-47a5-ac97-5f73a2aba4c2.jpg


(ansa)
ROMA. Di pari passo alle conferme scientifiche sulla necessità della terza dose anti-Covid per diminuire i ricoveri in ospedale e le forme gravi della malattia, procedono gli studi internazionali sulle terapie con nuovi farmaci. Nel report di questa settimana ho identificato, come di maggiore interesse, i seguenti articoli pubblicati nelle diverse aree di studio e ricerca di Covid-19. Tra gli studi virologici, segnalo un interessante ricerca (Uddin MKM e altri) che analizza in 596 soggetti la validità del tampone molecolare su saliva comparandolo al tampone classico naso-faringeo. Da questa analisi, si evince che il tampone salivare è dotato di una buona sensibilità (80,3%) e di una ottima specificità (99,4%), il che rafforza ulteriormente l’idea che la saliva sia un campione biologico di facile accessibilità e di grande affidabilità per la diagnosi dell’infezione da SARS-CoV-2. E’ d’altro canto innegabile che, rispetto al tampone naso-faringeo, si tratta di un prelievo non invasivo e che non richiede la presenza di operatori dedicati, il che potrebbe essere molto importante per la gestione di questa fase della pandemia COVID-19.

Tamponi
In linea con questa ricerca, si segnala lo studio (Laferl H e altri) che mette a confronto la rilevazione molecolare di SARS-CoV-2 in due campioni biologici: il risciacquo della cavità orale ed il tampone bucale con il tampone naso-faringeo, che è attualmente lo standard diagnostico. I risultati ottenuti indicano chiaramente che queste due modalità, a confronto con lo standard, hanno una sensibilità molto più bassa: rispettivamente del 65,4% e del 42,4%. Per questo motivo, seppur si tratta di procedure di facile accessibilità, sono necessari ulteriori affinamenti della metodica per migliorarne la capacità diagnostica. Nell’ambito degli studi di terapia intensiva, un’indagine condotta su 342 soggetti ricoverati per insufficienza respiratoria (Declerq J e altri) ha indicato che l’impiego di farmaci ad attività antiinfiammatoria, come anti-interleukina 1 (anakinra) o anti-interleuchina 6 (siltuximab o tocilizumab) non sortiva alcun beneficio particolare in termini di miglioramento clinico e di mortalità intraospedaliera di questi pazienti. Il risultato negativo riportato da questo studio probabilmente deriva dal fatto che la popolazione arruolata era rappresentata da soggetti con minore gravità clinica e minore insufficienza d’organo. Infatti, altri studi condotti utilizzando le stesse molecole in soggetti più gravi hanno confermato la loro validità nel migliorare la prognosi della malattia.

Terapie
Uno dei quesiti che più spesso sono emersi in corso del trattamento con farmaci immunomodulatori, è il potenziale rischio che questi avrebbero nel favorire lo sviluppo di gravi infezioni durante il periodo del ricovero ospedaliero. Uno studio (Aljuhani O e altri), di tipo retrospettivo condotto su 262 pazienti ricoverati in terapia intensiva e trattati con tocilizumab, ha invece dimostrato che l’impiego di questo farmaco non si associava all’isolamento più frequente di batteri negli esami colturali e questi, se isolati, non risultavano essere particolarmente resistenti agli antibiotici. Questa è certamente un’importante segnalazione, anche se ha il limite di derivare da uno studio retrospettivo, non randomizzato e non controllato. Per quanto attiene gli aspetti legati alla vaccinazione, si segnala un importante studio osservazionale (Naam Barda e altri) condotto in Israele per valutare l’efficacia della 3° dose di vaccino (Pfizer) nel prevenire le forme più gravi di Covid-19. I risultati di questo studio, il cui valore è estremamente importante, dimostrano che la 3° dose del vaccino rialzava il livello di protezione sia nei confronti dell’ospedalizzazione sia nei confronti della malattia grave. Poiché si tratta di uno studio molto importante anche per le ricadute sull’eventuale somministrazione della 3° dose, si rimanda per un approfondimento al commento presente nel report. Qui si segnala unicamente che è importante valutare le differenze spesso non piccole, in termini di protezione dei soggetti vaccinati, quando vengono raggruppati secondo il sesso e le fasce di età.
Fasce d’età
E’ interessante notare che nella fascia di età tra 16 e 39 anni, non si apprezzano differenze di rischio di ospedalizzazione e di malattia grave tra chi ha ricevuto due dosi e chi ha effettuato anche la 3° dose. Fin dagli inizi della pandemia si è cercato di identificare delle popolazioni particolari, nelle quali COVID-19 poteva avere un decorso differente e che per questo motivo necessitavano di particolare attenzione. Nell’ambito degli studi di fisiopatologia e terapia, un’indagine retrospettiva multicentrica (Pinato DJ altri) basata sul Registro Europeo OnCovid, ha analizzato, a distanza dall’evento malattia COVID-19, 2634 pazienti con storia di neoplasia, sia da organo solido che ematologica, sono stati rivalutati a distanza. E’ interessante notare che il 15% di sequele COVID relate, rappresentate da sintomi respiratori e astenia, sono percentualmente non differenti da quelli della popolazione generale. Queste sequele non sono state associate ad un rischio di mortalità più elevata. Significativo è il rilievo che un numero importante di pazienti in terapia antineoplastica (466), ha sospeso nel 15% in maniera definitiva il trattamento, mentre nel 38% ha avuto la necessità di un aggiustamento della dose o di un cambio del regime terapeutico. Da questi dati emerge che una quota parte di pazienti affetti da tumore o patologia neoplastica ematologica presentano una prognosi più grave a seguito dell’infezione da SARS-CoV-2.

Vaccini a mRNA
Lo studio di Tenforde MW e altri ha confermato, su un numero significativo di soggetti sottoposti a vaccinazione con vaccino a mRNA (sia Moderna che Pfizer), che il rischio di ospedalizzazione per infezione da varianti Alfa e Delta è molto maggiore nei soggetti non vaccinati rispetto a quelli vaccinati, anche se questi ultimi possono essere non indenni dall’infezione. Questi risultati confermano, sia quelli di altri studi sia quanto emerge nella pratica corrente, vale a dire che la vaccinazione è molto efficace nel proteggere dalle forme più gravi di malattia. Lo studio di Kukla M e altri, seppur preliminare, ha ipotizzato che la concentrazione di due apodichine, in particolare chemerina e omentina, siano significativamente ridotte in pazienti con COVID-19. Questo dato fa ipotizzare che la deplezione di queste due molecole possa giocare un ruolo nella patogenesi in termini di predittività delle forme più gravi di malattia (presenza di polmonite grave, ricovero in terapia intensiva e danno epatico). Si sottolinea però che nello studio il basso livello di adipodichine non si associava ad una maggiore frequenza di sintomi clinici o di gravità di malattia. Per questo il risultato, seppur interessante, necessita di ulteriori conferme.

Sos obesità
L’obesità fin da subito è stata considerata un fattore di rischio importante che influenza negativamente l’infezione da SARS-CoV-2 sia in termini di presenza di sintomi che di gravità clinica. Lo studio di Nilles EJ e altri, ha indicato che la sintomatologia valutata come numero di sintomi riferiti è maggiormente influenzata dalla presenza di obesità nei pazienti più giovani, ma non in quelli più anziani. E’ altresì importante segnalare l’osservazione che l’obesità non si correla al rischio di infettarsi con SARS-CoV-2 e che l’attivazione del sistema immunitario negli obesi è sostanzialmente la stessa dei soggetti non obesi. Nell’ambito degli studi pediatrici, una indagine retrospettiva condotta negli Stati Uniti (Supriya S Jain e altri) ha analizzato la frequenza di miocardite associata alle vaccinazioni in 63 soggetti pediatrici. I risultati ottenuti hanno indicato che si è avuta la risoluzione dei sintomi legata alla miocardite, delle aritmie e delle disfunzioni ventricolari in media dopo 35 giorni dall’insorgenza. Il problema delle miocarditi dei giovani adulti vaccinati, così come degli adolescenti, è stato oggetto di particolare attenzione da parte degli organismi regolatori dopo che nel giugno 2021 i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) americani hanno segnalato un tasso di miocardite post- vaccinale più alto dell’atteso in questa fascia d’età.

Monitoraggio
Al momento attuale, anche nell’ottica di estendere la vaccinazione alla fascia di età pediatrica 5-11 anni, sarà fondamentale mantenere un alto livello di attenzione e di monitoraggio a distanza dei soggetti giovani vaccinati, in modo tale da poter stabilire un giusto equilibrio tra rischio e beneficio della vaccinazione per orientare le decisioni in merito all’accesso ai vaccinati in età pediatrica. Uno studio prospettico di coorte condotto in Italia (Conti MG e altri) in 21 madri positive a SARS-CoV-2 al momento del parto e sui loro 22 neonati, allattati durante i primi due mesi di vita, ha analizzato la produzione di anticorpi sistemici e mucosali nei bambini. Si è osservato che i neonati che avevano ricevuto durante i primi 2 mesi di vita, latte materno presentavano livelli di anticorpi salivari (IgA) significativamente più elevati rispetto ai neonati alimentati con latte artificiale ed inoltre la presenza di elevati livelli di immunocomplessi (IgA-spike) nel latte materno. I risultati ottenuti contribuiscono a spiegare la ben nota resistenza dei neonati all’infezione ed alla malattia da SARS-CoV-2 e, nel contempo, sottolineano la necessità di ulteriori studi per spiegare la resistenza all’infezione dei bambini.

Antivirale
Nell’ambito degli studi di terapia, si segnala la decisione dell’agenzia regolatoria inglese MHRA all’immissione in commercio di molnupiravir quale farmaco antivirale indicato per il trattamento delle forme lievi/moderate di COVID-19 e che hanno almeno un fattore di rischio per malattia grave. La somministrazione del farmaco deve essere la più precoce possibile, e comunque entro 5 giorni dall’inizio dei sintomi. La dose raccomandata è di 4 capsule ogni 12 ore per 5 giorni. L’azienda Pfizer ha a sua volta effettuato una press-release (per i dettagli si rimanda al report) nella quale si i comunica che un farmaco antivirale orale paxlovid (inibitore delle proteasi), riduce significativamente il rischio di ospedalizzazione e morte dell’89%. L’azienda a breve chiederà l’autorizzazione a Food and Drug Administration (FDA). In entrambi i casi si tratta di due importanti comunicazione che permettono in prospettiva di migliorare l’armamentario terapeutico per contrastare ancor più efficacemente la malattia COVID-19. Uno studio condotto in laboratorio (Dong-Hwi Kim e altri) ha valutato l’effetto antivirale nei confronti di SARS-CoV-2 dell’emina, un induttore efficace e sicuro dell’eme-ossigenasi che è un enzima che riduce la risposta infiammatoria e lo stress ossidativo. Dai risultati che sono emersi dalla sperimentazione in vitro risulta che il trattamento con emina sopprime in maniera efficace la replicazione di SARS-CoV-2, il che rende questa molecola un potenziale candidato terapeutico per COVID-19. Naturalmente perché questo avvenga saranno necessari ulteriori studi che ne dimostrino sia l’efficace che la sicurezza nell’uomo.


Cosi la terza dose riduce ospedalizzazioni e forme gravi di Covid. L’uso di farmaci immunomodulatori e antiiffiammatori - La Stampa
 
DIASORIN – LANCIA IL TEST LIAISON MEMED BV NEI PAESI CHE ACCETTANO LA MARCATURA CE
23/11/2021 8:07


Diasorin e MeMed annunciano il lancio del nuovo LIAISON MeMed BV, signature test delle proteine basato sulla risposta immunitaria del paziente in grado di differenziare tra infezioni di origine batterica e virale.

Il test è disponibile in tutti i paesi che accettano la marcatura CE.

Il lancio del LIAISON MeMed BV si inserisce nell’ambito dell’accordo di licenza firmato con MeMed annunciato nel settembre 2020, con il quale Diasorin ha ottenuto i diritti alla produzione e commercializzazione dell’esistente test MeMed BV sull’ampia base installata di piattaforme LIAISON XL e LIAISON XS.

Il test LIAISON MeMed BV è la prima soluzione completamente automatizzata che utilizza dati relativi alla risposta immunitaria del paziente e che permette ai medici di differenziare in modo preciso le infezioni virali e batteriche.

Il test si configura come un supporto utile nel contesto della minaccia globale dell’antibiotico-resistenza (Antimicrobial Resistance – AMR).

Secondo i dati dell’OMS, infatti, l’AMR è una delle 10 principali minacce alla salute pubblica per l’umanità e si stima che ogni anno sia causa di 700.000 decessi, di cui 33.000 solo in Europa.

Analizzando la risposta immunitaria di quest’ultimo ed evitando quindi la ricerca diretta dell’agente patogeno, il test LIAISON MeMed BV offre informazioni utili per la gestione del percorso clinico, portando ad una somministrazione più oculata di farmaci antibiotici e antivirali e a una diagnosi più rapida e completa della patologia che ha provocato l’infezione.

L’approvazione del test da parte della Food and Drug Administration è attesa nel 2022.


Diasorin - Lancia il test Liaison MeMed BV nei Paesi che accettano la marcatura CE | Market Insight
 
Roche: da Commissione Ue ok a Actemra/RoActemra per Covid grave
Ora: 07/12/2021 11:44


MILANO (MF-DJ)--L'Unione Europea ha approvato un potenziale farmaco
sviluppato da Roche per il trattamento delle persone affette da Covid-19
grave.

La major farmaceutica svizzera ha precisato che la Commissione europea,
l'organo esecutivo dell'Ue, ha esteso l'autorizzazione all'immissione in
commercio di Actemra/RoActemra per includere il trattamento del Covid-19
negli adulti che ricevono corticosteroidi sistemici e richiedono ossigeno
supplementare o ventilazione meccanica.

"Actemra/RoActemra e' il secondo medicinale di Roche ad aver ricevuto la
rapida approvazione della Commissione europea per il Covid-19 nelle ultime
settimane", ha affermato Levi Garraway, chief medical officer di Roche e
responsabile dello sviluppo globale del prodotto. "La totalita' delle
evidenze mostra cheActemra/RoActemra puo' essere di beneficio a coloro
che soffrono di Covid-19 in forma grave", ha aggiunto Garraway.

La decisione arriva dopo che il Comitato per i medicinali per uso umano
dell'Ema ha esaminato i risultati di quattro studi sul farmaco condotti in
oltre 5.500 pazienti con Covid-19 grave o in condizioni critiche.


L'Organizzazione mondiale della sanita' ha raccomandato
Actemra/RoActemra per il trattamento del Covid-19, prevedendo che il
medicinale sara' efficace nonostante l'emergere della nuova variante
Omicron.


Il farmaco ha anche ricevuto l'approvazione provvisoria in Australia ed
e' autorizzato per l'uso di emergenza negli Stati Uniti e in Ghana.


 
UPDATE: Pfizer, terza dose vaccino neutralizza Omicron
Ora: 08/12/2021 14:36


MILANO (MF-DJ)--La terza dose del vaccino anti-Covid-19 di Pfizer e
BioNTech e' stata in grado di neutralizzare la variante Omicron nei test
di laboratorio, ma il regime a due dosi e' risultato molto meno efficace
nel bloccare il virus.

quanto hanno riferito le due societa' oggi, precisando che la terza
dose ha innescato un aumento degli anticorpi 25 volte superiore rispetto
al regime a due dosi, che invece ha mostrato un'efficacia nettamente
inferiore contro la variante scoperta di recente.

Tuttavia, hanno precisato le aziende, le due dosi potrebbero comunque
essere in grado di prevenire un decorso grave della malattia causata dal
coronavirus, perche' le cellule immunitarie sono ancora in grado di
riconoscere l'80% delle parti della proteina spike che il vaccino prende
di mira.

"Sebbene due dosi del vaccino possano ancora offrire protezione contro
le malattie gravi causate dal ceppo Omicron, e' chiaro da questi dati
preliminari che la protezione e' migliorata con una terza dose del nostro
vaccino", ha affermato l'amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla.

Nel frattempo, Pfizer e BioNTech stanno lavorando a un vaccino specifico
per Omicron che sperano di avere a disposizione entro marzo. I ricercatori
hanno iniziato a lavorare sul nuovo vaccino il giorno del Ringraziamento,
il 25 novembre, poco dopo l'identificazione di Omicron.

I primi risultati delle due societa' arrivano un giorno dopo che gli
scienziati in Sudafrica hanno presentato i risultati dei primi test di
laboratorio che indicano che il vaccino Pfizer-BioNTech ha generato un
quarantesimo degli anticorpi anti-infezione contro Omicron rispetto alla
versione originale del virus.

Omicron e' stato identificato per la prima volta da scienziati in
Sudafrica il mese scorso. Da allora l'Organizzazione mondiale della
sanita' l'ha considerata una "variante di preoccupazione" ed e' stata
rilevata in tutto il mondo, anche negli Usa.

I ricercatori stanno cercando di capire quanto sia contagioso il nuovo
ceppo, se possa essere in grado di eludere i vaccini Covid-19 e se provoca
malattie gravi. Alcuni dati preliminari suggeriscono che la variante e'
piu' contagiosa, ma puo' causare malattie piu' lievi, anche se e' troppo
presto per saperlo.
zag

(fine)

MF-DJ NEWS
0814:35 dic 202
 
BioNTech: con Regeneron per studiare terapia combinata per tumore polmoni
Ora: 08/03/2022 19:23


MILANO (MF-DJ)--BioNTech e Regeneron Pharmaceuticals stanno progettando
uno studio clinico di fase iniziale su una terapia oncologica per il
carcinoma polmonare non a piccole cellule.

Lo studio indaghera' l'efficacia di un vaccino sperimentale contro il
cancro sviluppato da BioNTech in combinazione con Libtayo di Regeneron, un
farmaco approvato negli Stati Uniti per trattare il carcinoma
basocellulare avanzato.

Le due aziende hanno gia' accordi per studiare la combinazione dei due
trattamenti nella cura del melanoma avanzato.
vsi

(fine)

MF-DJ NEWS
0819:23 mar 2022
 
Indietro