ceck78
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Ursula von der Leyen - 'Disoccupazione? Fate come noi'
"In Germania un giovane su due impara anche un mestiere. È così che si sono creati nuovi posti di lavoro: mandando i nostri studenti in fabbrica". Intervista esclusiva al ministro tedesco Ursula von der Leyen
Solo insieme possiamo dar vita in Europa a una vera crescita e ridare impulso alla nostra economia». Il messaggio che Ursula von der Leyen lancia dal suo mastodontico Bundesministerium für Arbeit, il ministero del Lavoro, sulla Wilhelm Strasse, è chiaro: siamo tutti sulla stessa barca. E a scanso di equivoci la donna più potente del governo di Berlino subito dopo la cancelliera Angela Merkel ci tiene a specificare quello che in Germania ogni imprenditore o operaio sa: «Noi tedeschi siamo forti solo in un'Europa forte».
In questa intervista esclusiva concessa a "l'Espresso", la 55enne von der Leyen, medico di professione, sposata e con cinque figli, spiega non solo le ragioni del successo (e le difficoltà) del modello tedesco, ma anche come i responsabili del governo di Berlino intendono affrontare la crisi del Vecchio Continente. E perché, il prossimo 22 settembre, sarà ancora la cancelliera Merkel, «con il suo stile così pacato, meravigliosamente pragmatico di fare politica», dice Ursula von der Leyen che la conosce bene, a vincere le elezioni.
Partiamo dalla disoccupazione giovanile, che in Germania è al 7,7 per cento, tra le più basse in Europa: a che cosa si deve questo successo?
«Al fatto che dieci anni fa la Germania era considerato il malato d'Europa, affetto da una disoccupazione giovanile molto alta. Insieme ad altre riforme del mercato del lavoro, abbiamo allora concordato un "patto per la formazione" tra imprese e sindacato».
In che cosa consisteva questo patto?
«Si trattava di sviluppare il cosiddetto sistema duale, che consente ai giovani d'imparare il mestiere direttamente nelle imprese. Oggi ne raccogliamo i frutti: un ragazzo su due segue questo percorso di formazione. E le imprese hanno così un serbatoio di personale specializzato che rende forte l'Azienda Germania, visto che le più grandi innovazioni del "made in Germany" è in genere il personale qualificato a crearle».
Più che la politica è quindi la famosa cogestione ad aver creato nuovi posti di lavoro e rilanciato il "made in Germany"?
«Certo: la politica non crea posti di lavoro, questo è compito delle imprese! Qui la gente si aspetta che datori di lavoro e sindacati si assumano le loro responsabilità. Lo Stato non deve immischiarsi troppo nel mercato, ma creare il quadro, cioè le condizioni formali, per sviluppare lavoro».
Insomma, i giovani vanno a scuola con l'obiettivo di apprendere un lavoro...
«Il successo del sistema duale sta nel fatto che la formazione professionale non pregiudica l'accesso all'università. Il ragazzo che ha appreso un mestiere ha sempre la porta aperta per un titolo superiore o per far carriera nell'impresa. Ma l'aspetto più importante è forse un altro».
Quale?
«Sono le imprese che offrono i corsi ai più giovani e quindi la loro qualifica resta legata alle necessità del mercato».
In Germania, paese delle idee, il lavoro manuale è più stimato che altrove?
«Siamo sempre stati un paese di poeti e di artigiani creativi. E' importante che l'arte delle innovazioni artigianali sia curata. Le faccio un esempio: sa quanti mestieri offriamo ai giovani nel sistema duale?».
Ce lo dica lei...
«Un ragazzo oggi in Germania può scegliere tra 340 diversi mestieri. Logico che a una tale diversificazione professionale corrisponda un panorama industriale molto articolato. Non è un caso se il "made in Germany" vanti oltre 1.300 imprese all'avanguardia mondiale nei più vari settori. E il bello è che in Germania abbiamo tante medie imprese, dai 50 ai 500 dipendenti, che non finiscono mai di crescere nel proprio settore di nicchia ispirandosi a vicenda».
Ma di recente uno studio ha rilevato che avete un sistema scolastico "di classe": i figli dei ricchi vanno avanti negli studi, gli altri no. Le risulta?
«Senza dubbio non possiamo che migliorare in Germania. Ma da quando sono in politica ho sempre ribadito l'importanza delle scuole a tempo pieno. La realta è che i ragazzi che non vengono da famiglie abbienti spesso non hanno nessuno che di pomeriggio li segua. Per i ragazzi la scuola a tempo pieno è una chance in più, come per le madri che vogliono combinare famiglia e carriera».
'Disoccupazione? Fate come noi' - l’Espresso
La cosa bella è che questi discorsi invece che provenire dai politici italiani per gli italiani, provengono da un politico estero ad un giornale italiano di un paese che ha la disoccupazione più bassa d'Europa.
Sarà mica un problema dell'Italia e dei politici italiani no?