i russi sono come pugili intontiti

ed ecco il pugile più intontito di tutti,sempre più solo come un cane


L’IMPERATORE È SOLO COME IL SUO IMPERO​


Carta di Laura Canali - 2021

Carta di Laura Canali – 2021

8/02/2023

Putin si identifica con la Russia quale inviato di Dio per salvarla. Il timore per l’unità della Federazione supera quello per la campagna in Ucraina. La rottura con l’Occidente invita a guardare a est, ma la penetrazione cinese in Asia centrale frustra questa aspirazione.

di Mauro De Bonis, Orietta Moscatelli
Pubblicato in: LA GUERRA CONTINUA - n°1 - 2023

Russia, Cina, guerra d'ucraina, Occidente

1. Nella notte del Natale ortodosso al Cremlino è stato celebrato il funerale del «Putin collettivo»: il leader russo si è fatto riprendere mentre assiste alla messa in totale solitudine; con lui nella chiesa dell’Annunciazione lo ieromonaco Iosif dell’eparchia di Sergiev Posad, altri due prelati e un coro di quattro giovani monaci. Putin ostentatamente «singolo», senza corte e senza alleati davanti all’iconostasi. Il messaggio è che «il capo dello Stato assume la responsabilità del destino del paese al cospetto di Dio e di tutto il popolo», dice un consigliere del cosiddetto blocco politico dell’amministrazione presidenziale, responsabile tra l’altro della comunicazione e dell’immagine del potere. Dietro una simbologia di vago sapore mistico traspare l’allontanamento dal cerchio magico che per oltre un ventennio ha rappresentato la dimensione collettiva della leadership putiniana. Quel gruppo che siede nel Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, chiamato il 21 febbraio 2022 a sottoscrivere in diretta televisiva la decisione di invadere l’Ucraina. Pochi giorni dopo, in tv venne trasmesso un incontro al Cremlino con imprenditori e oligarchi a capo delle principali realtà economiche del paese, altra componente della gestione collegiale arrivata al capolinea con la guerra.

L’ostentata solitudine è tattica in vista di mesi durissimi e anche frutto di una crescente insofferenza del capo per compagni di viaggio che non si sono mostrati all’altezza delle sue ambizioni. Gli avevano prospettato un intervento lampo e a distanza di un anno c’è una feroce guerra di logoramento di cui è impossibile prevedere la fine imminente, salvo implosione di una o entrambe le parti belligeranti.

L’IMPERATORE È SOLO COME IL SUO IMPERO - Limes
 
ed ecco il pugile più intontito di tutti,sempre più solo come un cane


L’IMPERATORE È SOLO COME IL SUO IMPERO​


Carta di Laura Canali - 2021

Carta di Laura Canali – 2021

8/02/2023

Putin si identifica con la Russia quale inviato di Dio per salvarla. Il timore per l’unità della Federazione supera quello per la campagna in Ucraina. La rottura con l’Occidente invita a guardare a est, ma la penetrazione cinese in Asia centrale frustra questa aspirazione.

di Mauro De Bonis, Orietta Moscatelli
Pubblicato in: LA GUERRA CONTINUA - n°1 - 2023

Russia, Cina, guerra d'ucraina, Occidente

1. Nella notte del Natale ortodosso al Cremlino è stato celebrato il funerale del «Putin collettivo»: il leader russo si è fatto riprendere mentre assiste alla messa in totale solitudine; con lui nella chiesa dell’Annunciazione lo ieromonaco Iosif dell’eparchia di Sergiev Posad, altri due prelati e un coro di quattro giovani monaci. Putin ostentatamente «singolo», senza corte e senza alleati davanti all’iconostasi. Il messaggio è che «il capo dello Stato assume la responsabilità del destino del paese al cospetto di Dio e di tutto il popolo», dice un consigliere del cosiddetto blocco politico dell’amministrazione presidenziale, responsabile tra l’altro della comunicazione e dell’immagine del potere. Dietro una simbologia di vago sapore mistico traspare l’allontanamento dal cerchio magico che per oltre un ventennio ha rappresentato la dimensione collettiva della leadership putiniana. Quel gruppo che siede nel Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, chiamato il 21 febbraio 2022 a sottoscrivere in diretta televisiva la decisione di invadere l’Ucraina. Pochi giorni dopo, in tv venne trasmesso un incontro al Cremlino con imprenditori e oligarchi a capo delle principali realtà economiche del paese, altra componente della gestione collegiale arrivata al capolinea con la guerra.

L’ostentata solitudine è tattica in vista di mesi durissimi e anche frutto di una crescente insofferenza del capo per compagni di viaggio che non si sono mostrati all’altezza delle sue ambizioni. Gli avevano prospettato un intervento lampo e a distanza di un anno c’è una feroce guerra di logoramento di cui è impossibile prevedere la fine imminente, salvo implosione di una o entrambe le parti belligeranti.

L’IMPERATORE È SOLO COME IL SUO IMPERO - Limes
Eventualmente inviato da Lucifero, non certo da Dio. Offende la religione cristiana un assassino di poveri civili inermi che va a messa. Che poi il bolscevico si sia inventato questa parodia per attirare anche le sub-culture di estrema destra proliferate ormai ovunque d'accordo, però finiamola col paragonarlo a un imperatore devoto a Dio. E' un mediocre malvagio popolano comunista nato nei bassifondi, la polizia segreta bolscevica, dove poteva sfogare la sua cattiveria e odio verso l'umanità, tra l'altro suoi connazionali, gli stessi che oggi manda al massacro in Ucraina, è stata la sua formazione.
 
in effetti si batte con coraggio al contrario del socio letteralmente terrorizzato .
chiassa' se ha portato fuori la pelle .
in qualche modo il filmato è arrivato a noi pertanto non credo che i russi siano riusciti a prendere la posizione, facile quindi che il soldato se la sia cavata.
 
ed ecco il pugile più intontito di tutti,sempre più solo come un cane


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Carta di Laura Canali - 2021

Carta di Laura Canali – 2021

8/02/2023

Putin si identifica con la Russia quale inviato di Dio per salvarla. Il timore per l’unità della Federazione supera quello per la campagna in Ucraina. La rottura con l’Occidente invita a guardare a est, ma la penetrazione cinese in Asia centrale frustra questa aspirazione.

di Mauro De Bonis, Orietta Moscatelli
Pubblicato in: LA GUERRA CONTINUA - n°1 - 2023

Russia, Cina, guerra d'ucraina, Occidente

1. Nella notte del Natale ortodosso al Cremlino è stato celebrato il funerale del «Putin collettivo»: il leader russo si è fatto riprendere mentre assiste alla messa in totale solitudine; con lui nella chiesa dell’Annunciazione lo ieromonaco Iosif dell’eparchia di Sergiev Posad, altri due prelati e un coro di quattro giovani monaci. Putin ostentatamente «singolo», senza corte e senza alleati davanti all’iconostasi. Il messaggio è che «il capo dello Stato assume la responsabilità del destino del paese al cospetto di Dio e di tutto il popolo», dice un consigliere del cosiddetto blocco politico dell’amministrazione presidenziale, responsabile tra l’altro della comunicazione e dell’immagine del potere. Dietro una simbologia di vago sapore mistico traspare l’allontanamento dal cerchio magico che per oltre un ventennio ha rappresentato la dimensione collettiva della leadership putiniana. Quel gruppo che siede nel Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, chiamato il 21 febbraio 2022 a sottoscrivere in diretta televisiva la decisione di invadere l’Ucraina. Pochi giorni dopo, in tv venne trasmesso un incontro al Cremlino con imprenditori e oligarchi a capo delle principali realtà economiche del paese, altra componente della gestione collegiale arrivata al capolinea con la guerra.

L’ostentata solitudine è tattica in vista di mesi durissimi e anche frutto di una crescente insofferenza del capo per compagni di viaggio che non si sono mostrati all’altezza delle sue ambizioni. Gli avevano prospettato un intervento lampo e a distanza di un anno c’è una feroce guerra di logoramento di cui è impossibile prevedere la fine imminente, salvo implosione di una o entrambe le parti belligeranti.

L’IMPERATORE È SOLO COME IL SUO IMPERO - Limes
Comprato proprio oggi il numero 1/23 !!
 
in qualche modo il filmato è arrivato a noi pertanto non credo che i russi siano riusciti a prendere la posizione, facile quindi che il soldato se la sia cavata.
si certo ,intendevo ad ora ,certo uno cosi' non si tira indietro e solo il caso o una ferita non letale gli permettera' di raccontarlo quando tutto sara' finito .
 
ecco l'esercito del criminale putin dio di tutti i filoputinisti di ap descritto da un ufficiale russo

fonte corriere it

Konstantin Yefremov è scappato da Melitopol a fine maggio, dopo tre mesi di guerra. Oggi è in una località segreta: «Soldati sempre ubriachi, violenze atroci»

Testa rasata, occhi di ghiaccio, accende la sigaretta con quella che sta per spegnere. Ne fuma una dietro l’altra Konstantin Yefremov, 33 anni, nei cinquanta minuti in cui ci parla via video. Ufficiale a capo di un’unità di sminamento della 42a divisione fucilieri dell’esercito russo, dice di sentirsi in trappola: «Il mio destino è la morte. Per il mio Paese sono un traditore». Aiutato dal gruppo di attivisti Gulagu.net, è scappato dalla Russia e si trova in una località segreta. Il suo racconto di torture, saccheggiamenti e amici uccisi, stride con il canto degli uccelli in sottofondo.
Per quanto ha combattuto in Ucraina?
«Da fine febbraio a maggio».
Dove si trovava?
«Ero in Crimea, il 27 febbraio mi hanno mandato con la mia squadra di venti persone a Bilmak, vicino a Melitopol. Facevamo la guardia a un quartier generale».
Immaginavate che sarebbe iniziata la guerra?
«No, l’abbiamo capito il 24 febbraio. Pensavamo fossero le solite minacce di Putin. Bombardavano e marchiavano i mezzi con la lettera Z. Ho chiesto di lasciare l’esercito».
Ma poi è rimasto.
«Non ho avuto altra scelta. Sono andato dal mio comandante per comunicargli che volevo partire. Mi ha chiamato traditore. Ho consegnato la pistola e ho provato a lasciare Melitopol, volevo tornare in Russia e dimettermi ufficialmente. Mi hanno fatto sapere che ero ricercato dalla polizia militare e che mi avrebbero arrestato».
Era l’unico contro la guerra dei suoi?
«No, lo eravamo quasi tutti. La maggior parte di noi si è arruolato perché povero. Vengo da un villaggio del Caucaso, nel 2013 sono entrato nell’esercito per aiutare mia madre. Nessuno dei miei voleva uccidere gli ucraini, abbiamo amici e parenti che vengono da lì».
Come si fa a combattere contro un popolo amico?
«È devastante. Sappiamo che stanno solo difendendo le loro case, noi le invadiamo».
I dati dicono che a febbraio sono morti 824 soldati russi al giorno, il numero più alto dall’inizio della guerra. Lei ha perso qualcuno in battaglia?
«Sì, sette persone della mia squadra durante un’esplosione. Erano amici».
Ha mai ucciso?
«No».
Ha mai torturato?
«No, ma ho visto torturare. Ho assistito a quelle di tre uomini, tra cui un cecchino. Il comandante ha preso una mazza di legno e gliela picchiava sulle dita, sulle ginocchia, gli ha rotto il naso e i denti. Quando beveva faceva anche peggio».
Cioè?
«Ha sparato alle mani e ai piedi di un prigioniero».
Dopo il massacro di Bucha si è detto che i soldati russi erano sempre ubriachi.
«Non solo i ragazzini impreparati, i graduati sono perennemente ubriachi. Scorre alcol a fiumi, è una situazione fuori controllo».
Quindi è vero che ci sono molte persone non addestrate alla guerra?
«Sì, la maggior parte sono soldati che non sanno combattere. Ci sono tassisti, panettieri, gente comune».
Ha mai visto saccheggi?
«Decine di volte. I militari entrano nelle case e rubano di tutto: oggetti di valore, televisori, tappeti, cibo. Alcuni addirittura le macchine».
Che cosa è impossibile immaginare da qui?
«La violenza è immaginabile, è difficile capire chi crede alla propaganda di Putin: è il diavolo».
Come è scappato?
«A fine maggio mi trovavo in una zona di campagna e con altri sette compagni abbiamo deciso di andarcene. Avevamo degli amici tra i comandanti che non ci hanno denunciati. Una volta in Cecenia ho scritto una lettera di dimissioni, mi hanno chiamato disertore e sono stato licenziato. Con la mobilitazione parziale di settembre non ero comunque al sicuro: volevano che tornassi a combattere. Mi sono nascosto finché un’associazione mi ha aiutato a espatriare. Per queste parole rischio la morte».
Dove si trova ora?
«In un Paese delle Americhe. Ho chiesto asilo agli Stati Uniti, ma nessuna risposta».
Come sta?
«Sono fisicamente stanco di avere paura. La notte sogno i miei amici uccisi».
Che cosa pensa di Zelensky?
«Questa guerra è la storia di un comico che diventa un presidente e di un presidente diventato un comico».
Come vede il futuro?
«Non so quando, ma l’Ucraina vincerà. Chiedo scusa al popolo ucraino, so che si libereranno del nemico e allo stesso tempo libereranno noi dal dittatore».
 
ecco l'esercito del criminale putin dio di tutti i filoputinisti di ap descritto da un ufficiale russo

fonte corriere it

Konstantin Yefremov è scappato da Melitopol a fine maggio, dopo tre mesi di guerra. Oggi è in una località segreta: «Soldati sempre ubriachi, violenze atroci»

Testa rasata, occhi di ghiaccio, accende la sigaretta con quella che sta per spegnere. Ne fuma una dietro l’altra Konstantin Yefremov, 33 anni, nei cinquanta minuti in cui ci parla via video. Ufficiale a capo di un’unità di sminamento della 42a divisione fucilieri dell’esercito russo, dice di sentirsi in trappola: «Il mio destino è la morte. Per il mio Paese sono un traditore». Aiutato dal gruppo di attivisti Gulagu.net, è scappato dalla Russia e si trova in una località segreta. Il suo racconto di torture, saccheggiamenti e amici uccisi, stride con il canto degli uccelli in sottofondo.
Per quanto ha combattuto in Ucraina?
«Da fine febbraio a maggio».
Dove si trovava?
«Ero in Crimea, il 27 febbraio mi hanno mandato con la mia squadra di venti persone a Bilmak, vicino a Melitopol. Facevamo la guardia a un quartier generale».
Immaginavate che sarebbe iniziata la guerra?
«No, l’abbiamo capito il 24 febbraio. Pensavamo fossero le solite minacce di Putin. Bombardavano e marchiavano i mezzi con la lettera Z. Ho chiesto di lasciare l’esercito».
Ma poi è rimasto.
«Non ho avuto altra scelta. Sono andato dal mio comandante per comunicargli che volevo partire. Mi ha chiamato traditore. Ho consegnato la pistola e ho provato a lasciare Melitopol, volevo tornare in Russia e dimettermi ufficialmente. Mi hanno fatto sapere che ero ricercato dalla polizia militare e che mi avrebbero arrestato».
Era l’unico contro la guerra dei suoi?
«No, lo eravamo quasi tutti. La maggior parte di noi si è arruolato perché povero. Vengo da un villaggio del Caucaso, nel 2013 sono entrato nell’esercito per aiutare mia madre. Nessuno dei miei voleva uccidere gli ucraini, abbiamo amici e parenti che vengono da lì».
Come si fa a combattere contro un popolo amico?
«È devastante. Sappiamo che stanno solo difendendo le loro case, noi le invadiamo».
I dati dicono che a febbraio sono morti 824 soldati russi al giorno, il numero più alto dall’inizio della guerra. Lei ha perso qualcuno in battaglia?
«Sì, sette persone della mia squadra durante un’esplosione. Erano amici».
Ha mai ucciso?
«No».
Ha mai torturato?
«No, ma ho visto torturare. Ho assistito a quelle di tre uomini, tra cui un cecchino. Il comandante ha preso una mazza di legno e gliela picchiava sulle dita, sulle ginocchia, gli ha rotto il naso e i denti. Quando beveva faceva anche peggio».
Cioè?
«Ha sparato alle mani e ai piedi di un prigioniero».
Dopo il massacro di Bucha si è detto che i soldati russi erano sempre ubriachi.
«Non solo i ragazzini impreparati, i graduati sono perennemente ubriachi. Scorre alcol a fiumi, è una situazione fuori controllo».
Quindi è vero che ci sono molte persone non addestrate alla guerra?
«Sì, la maggior parte sono soldati che non sanno combattere. Ci sono tassisti, panettieri, gente comune».
Ha mai visto saccheggi?
«Decine di volte. I militari entrano nelle case e rubano di tutto: oggetti di valore, televisori, tappeti, cibo. Alcuni addirittura le macchine».
Che cosa è impossibile immaginare da qui?
«La violenza è immaginabile, è difficile capire chi crede alla propaganda di Putin: è il diavolo».
Come è scappato?
«A fine maggio mi trovavo in una zona di campagna e con altri sette compagni abbiamo deciso di andarcene. Avevamo degli amici tra i comandanti che non ci hanno denunciati. Una volta in Cecenia ho scritto una lettera di dimissioni, mi hanno chiamato disertore e sono stato licenziato. Con la mobilitazione parziale di settembre non ero comunque al sicuro: volevano che tornassi a combattere. Mi sono nascosto finché un’associazione mi ha aiutato a espatriare. Per queste parole rischio la morte».
Dove si trova ora?
«In un Paese delle Americhe. Ho chiesto asilo agli Stati Uniti, ma nessuna risposta».
Come sta?
«Sono fisicamente stanco di avere paura. La notte sogno i miei amici uccisi».
Che cosa pensa di Zelensky?
«Questa guerra è la storia di un comico che diventa un presidente e di un presidente diventato un comico».
Come vede il futuro?
«Non so quando, ma l’Ucraina vincerà. Chiedo scusa al popolo ucraino, so che si libereranno del nemico e allo stesso tempo libereranno noi dal dittatore».

Peggio dei nazisti, altro che denazificazione...

Intanto bel colpo per gli ucraini

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Grandissimo Joe Biden!!
A sorpresa a Kiev... russi sempre piú intontiti...
:clap:

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Mi viene facile pensare che al momento é vigente una FERREA NOFLY ZONE NATO su tutta l'UCRAINA... magari! :yes: :clap:

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Ultima modifica:
No fly Zone sull'Ucraina sarebbe troppo un commitment Nato, ne dubito. Sarebbe davvero quasi guerra aperta.
 
No fly Zone sull'Ucraina sarebbe troppo un commitment Nato, ne dubito. Sarebbe davvero quasi guerra aperta.

Ma insomma... NFZ in via informale non mi pare cosi improbabile, d'altra parte credo sia prassi normale per gli spostamenti in pubblico dei Presidenti USA
 
ah ma se intendi temporanea è un conto, una NFZ "enforced" sarebbe molto delicata da gestire imho.

Tra l'altro, ma credi veramente che sull'Ucraina non volino giá da tempo jet NATO, magari con identificativi radio spenti e almeno sui cieli della regione di Leopoli ed Odessa.
Sulle linee di confine ucraino occidentale é sicuro, con un''ala sull'Ucraina e l'ombra RADAR decine di chilomentri dentro l'Ucraina... in propedeutica missione di perlustrazione e "ambientamento" ??
 
Tra l'altro, ma credi veramente che sull'Ucraina non volino giá da tempo jet NATO, magari con identificativi radio spenti e almeno sui cieli della regione di Leopoli ed Odessa.
Sulle linee di confine ucraino occidentale é sicuro, con un''ala sull'Ucraina e l'ombra RADAR decine di chilomentri dentro l'Ucraina... in propedeutica missione di perlustrazione e "ambientamento" ??
Mah, sarebbe un problema mica da poco nel caso venissero abbattuti.... No, non penso ci si azzardi così tanto. My 2 cents, eh!
 
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