"
Ti amo come se mangiassi il pane
spruzzandolo di sale,
come se alzandomi la notte bruciante di febbre
bevessi l’acqua con le labbra sul rubinetto,
ti amo come guardo il pesante sacco della posta
non so che cosa contenga e da chi,
pieno di gioia, pieno di sospetto agitato,
ti amo come se sorvolassi il mare per la prima volta in aereo,
ti amo come qualche cosa che si muove in me
quando il crepuscolo scende su Istanbul poco a poco,
ti amo come se dicessi Dio sia lodato, son vivo."
(
N. Hikmet, 1959)
Se
il Mediterraneo dovesse essere simboleggiato da aromi e profumi, questi sarebbero anzitutto quelli del
pane, dell'olio e del vino.
Dal primo pane degli antichi Egizi, privo di lievito, la tradizione si è conservata e sviluppata sino ai giorni nostri. Nelle cascine del nostro Paese fare il pane
era considerato un rito che tutte le settimane, al venerdì, si svolgeva nel forno comune. Ad accenderlo, a turno, era la famiglia che doveva provvedere anche alla fornitura di legna. Il lievito naturale si conservava, da una settimana all'altra, e veniva rigenerato con un po' d'acqua calda, rovesciandolo in mezzo alla farina. Le forme venivano impastate, coperte con un panno e, una volta lievitate, messe in forno.
Nel Meridione d'Italia la
farina di grano duro è tradizionalmente usata anche per la pasta. In Sicilia il pane di semola di grano duro è
aromatizzata con i semi di cumino, sesamo o anice. La varietà di forme e sapori del pane
è simile ad un'orchestra che con sole sette note offre al pubblico delle opere musicali di indicibile bellezza ed armonia all'udito. Con soli due tipi di farina, semola e di grano duro, l'abilità del fornaio, con più tipi di lavorazione, crea le moltissime qualità e varietà di forme e di sapori che noi apprezziamo ogni giorno.
(
dal web)