maf@lda
il bello, il buono, il giusto
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MAGGIE: Ma tu senti, come urlano!… Ma dove avranno le corde vocali quei mostriciattoli senza collo? Stasera a tavola ero talmente fuori della grazia di Dio, guarda, stavo per urlare! Un urlo da sentire da qui all’Ohio! Ho detto alla tua deliziosa cognata: « Perché non li fai mangiare in cucina, su una tavola cerata, i tuoi adorabili figlioletti? Non vedi che sporcano tutto?» Avessi visto la divinità offesa! « Come? – mi fa, – il giorno del compleanno di papa? Non me lo perdonerebbe mai!».
Figurati, papa appena s’è seduto a tavola con tutti quei senza collo che s’ingozzavano e sbrodolavano, ha messo giù la forchetta e ha detto: « Santo Dio, Gooper, mandali in cucina, questi porci, mettili a un truogolo!» Io morivo, guarda…. Cinque, ne hanno, hai capito? E il sesto è in viaggio. Se li sono portati dietro in massa, pure i gemelli nella carrozzina, come una mandria da vendere alla fiera. Non stanno fermi un minuto.
« Tesoro, fa’ vedere al nonno come sei bravo. Mostra le fossette. Di’ la poesia. Fa’ le capriole. E fa’ questo e fa’ quello». Una continuazione. Il tutto naturalmente, condito da allusioni velenose a noi due: esseri senza figli, sterili, inutili e da mandare al macero. Divertente, eh? Se non fosse disgustoso.
È talmente chiaro dove vogliono arrivare… Vogliono soffiarti la parte d’eredità che ti spetta, ormai che tutti sanno che tuo padre ha il cancro. È arrivata l’analisi, oggi. L’ho appena vista. E non ti dirò che m’abbia sorpresa. Da questa primavera, quando siamo arrivati, avevo riconosciuto i sintomi. E figurati se non hanno mangiato la foglia il fratello e la cognata. Per questo hanno rinunciato alle fresche arie dei monti, quest’anno, e se ne sono venuti qui al caldo a fare i bagni di fiume, loro e tutte le scimmie!
Dico che hai ancora una grossa carta da giocare. Tuo padre ti adora, e non può soffrire tuo fratello e tua cognata. Basta vedere che faccia fa alle dissertazioni dell’incubatrice, quando lei si vanta di aver rifiutato l’anestesia alla nascita dei due gemelli, perché la maternità è un avvenimento che una donna deve vivere in tutta la sua pienezza per assaporarne tutta la prodigiosa bellezza, per cui si è trascinata dietro anche il marito nella sala parto. Ad assaporarsi anche lui tutta questa prodigiosa bellezza, della venuta al mondo dei mostri senza collo!
Papa, sulla cara coppia, la pensa come me! Io – io lo diverto, lo faccio ridere, gli piaccio.
“Zia, Ian è vegetariano. Lui non mangia carne.
Lui non mangia carne?!
No, lui non mangia carne.
Come sarebbe a dire che non mangia carne? Oh, non fa niente: ti faccio l’agnello!”
Cit. Il mio Grasso Grosso Matrimonio Greco
Non mancano nel film i riferimenti alla cucina, specialmente quella greca.
La famiglia è proprietaria del ristorante Dancing Zorba’s e tutti cucinano in maniera ossessiva. Dalla moussaka che la piccola Toula è costretta a portare a scuola nel suo contenitore mentre le amichette addentano tipici sandwich americani escludendola dal loro tavolo, fino alle grigliate di carne d’agnello nel giardino di casa, nella famiglia Portokalos il cibo non manca mai.
In una scena del film, i genitori di Ian vengono invitati dalla famiglia di Toula per conoscersi e dargli il benvenuto. Dopo l’ennesimo bicchiere di Ouzo (tipico liquore greco all’anice) gridando “OPA!”ad ogni bevuta, i due (ormai sbronzi) genitori non riescono più a mettere a fuoco le persone intorno a loro e soprattutto non riescono più ad accettare le continue offerte gastronomiche della famiglia Portokalos, suscitando sospetto tra i familiari.
Tra le varie gustose specialità greche viene offerta le Spanakopita, buonissima torta salata di pasta filo riempita di spianaci e feta,
Anche se, forse, la migliore scena di Natale dell’intera saga di Harry Potter rimarrà sempre la volta in cui di Sirius, andando a trovare il suo Ippogrifo, canta a squarciagola «Tu scendi dalle stelle, o Fierobe-e-ecco”»«Un pranzo di Natale come quello, Harry non l’aveva mai visto in vita sua. Un centinaio di grassi tacchini arrosto, montagne di patate arrosto e bollite, vassoi di oleose salsicce alla cipolla, zuppiere di piselli al burro, salsiere d’argento con salse dense e saporite alla carne e al mirtillo, e montagne di petardi magici disposte a intervalli lungo la tavola. Quei fantastici petardi non avevano niente a che fare con quelli insignificanti, da Babbani, che compravano i Dursley, e che tutt’al più contenevano giocattolini di plastica e insulsi cappellini di carta. Quando Harry, con l’aiuto di Ron, fece scoppiare un petardo magico, quello non si limitò a fare bum!, ma sparò come un cannone avvolgendoli in una nuvola di fumo blu, mentre da dentro schizzavano fuori un tricorno da Contrammiragli, e una miriade di topolini bianchi vivi. Intanto, alla Tavola delle autorità, Silente aveva barattato il suo cappello a punta da mago con una cuffia a fiori e stava ridendo a crepapelle di una storiella che il professor Vitious gli aveva appena letto».
La Moka è un’invenzione italiana degli anni ’30. Il nome rimanda alla città di Moka, nello Yemen, famosa per la qualità del caffè.
È composta da un bollitore (parte inferiore), un filtro a forma di imbuto, un raccoglitore (parte superiore) dotato di un secondo filtro estraibile, tenuto fermo da una guarnizione di gomma. Guarnizione e filtro estraibile vanno cambiati periodicamente
COME PREPARARE UNA MOKA ALLA PERFEZIONE:
- Riempire la base con acqua fredda fino al livello della valvola e non oltre. Inserire il filtro
- Riempire completamente il filtro di caffè macinato per moka, ma senza pressare la polvere
- Assicurarsi che filtro e guarnizione di gomma siano al loro posto. Avvitare strettamente le due parti della moka
- Mettere la moka sul fornello. Attenzione: tenere il fuoco basso
- Togliere la moka dal fuoco subito, non appena il caffè sale. In questo modo si estraggono solo le parti più nobili del caffè
- Mescolare il caffè con un cucchiaino prima di versarlo nelle tazzine
- Sciacquare la moka con acqua calda e lasciarla asciugare perfettamente prima di riavvitarla.
La commedia di Carlo Goldoni, “La Bottega del caffè”, che si svolge a Venezia, nella bottega del caffettiere Ridolfo. Un luogo attorno al quale ruotano numerosi personaggi della borghesia del 1700. Una borghesia in ascesa della quale, attraverso il caffè e la sua diffusione, Goldoni racconta vizi e virtù.