Il dollaro preme sullo yuan ma....

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Il mondo chiede a Pechino di rivalutare la moneta, ma otterrà solo, forse, un'oscillazione del cambio

Sei anni or sono, all'apice della grave crisi asiatica, la Cina si assunse un ruolo responsabile, rinunciando a svalutare la propria moneta, un evento che le economie dell'area al collasso vedevano come un incubo. Oggi la scena si è ribaltata e tutto il mondo preme su Pechino perché si decida invece a rivalutare lo yuan, moneta non convertibile, aggrappato ormai dal 1994 al dollaro con un tasso di cambio ferreo che dal 1997 oscilla intorno a 1 contro 8,28. Parità che le autorità cinesi sono per ora determinate a non mollare, anche se la moneta americana, che in un anno ha perso il 9,4% del valore rispetto all'euro, dovesse continuare a scendere. Le pressioni alla rivalutazione vengono dagli Stati uniti, che vedono il loro deficit commerciale con la Cina allargarsi come una faglia (103 miliardi di dollari nel 2002), dall'Europa, che non intende accollarsi tutto il peso dell'indebolimento del dollaro, ma anche dall'Asia. L'ultima supplica è venuta dal presidente sud coreano Roh Moo-hyun, fino a ieri in visita ufficiale a Pechino, che chiede apertamente la rivalutazione per arginare il diluvio di merci cinesi a basso costo che invadono il suo paese. La settimana scorsa era stata la Banca per i regolamenti internazionali che, lanciando l'allarme sul deficit corrente degli Usa, ha fatto appello ai paesi asiatici perché intervengano sulle loro monete in nome della stabilità finanziaria globale.

I paesi asiatici potrebbero obiettare che nel 1997 furono abbandonati alla loro sorte, in balia di una fuga di capitali che li lasciò in ginocchio e preda della speculazione. Tuttavia preferiscono non obiettare nulla e continuare a tenere duro. Dalla Cina però arrivano voci sempre più insistenti che qualcosa sarà fatto, quanto a modifica del tasso di cambio, ma solo perché l'economia del paese, che nonostante l'epidemia di Sars continua a correre come nessun' altra al mondo (nei primi tre mesi del 2003 la crescita ha toccato il 9,9% e per l'anno in corso le previsioni parlano di 7-8%), ha cambiato fase e oggi ha bisogno di una politica diversa. Cosa fare, sarà tuttavia deciso da Pechino, nei tempi che più gli converranno.

Di fatto, i problemi cinesi nascono proprio dalla forte crescita, che sta portando al surriscaldamento dell'economia. Sono gli stessi addetti ai lavori cinesi ad ammetterlo. Il problema più cogente del governo è come mantenere il controllo dell'offerta di moneta. Una funzione che la banca centrale non è in grado di assumersi per mancanza di strumenti. Di qui le voci pressanti di una rivalutazione, esclusa tuttavia dallo stesso premier Wen Jiabao prima del 2006, poiché, a suo dire, non ci sono le condizioni di mercato. Soluzione alternativa, più praticabile, potrebbe essere allora l'oscillazione in una banda del 2,5% intorno a una quotazione centrale.

Come sia, anche i problemi della moneta cinese rivelano ancora una volta la centralità globale della Cina. Il renminbi, la moneta del popolo, è una moneta in ascesa con l'economia, e la sua influenza si va estendendo coi legami commerciali sempre più intensi che il paese intreccia con la regione circostante. In Birmania e in Laos è considerata una moneta forte e come tale sta sostituendo le deboli monete locali, il kyat e il kip. Si prevede che, in un futuro non troppo lontano, ben oltre i recessi delle economie marginali, lo yuan diventerà una moneta regionale allo stesso titolo di dollaro, euro e yen. Il dollaro continuerà a dominare per un bel pezzo, grazie alla posizione di debitore netto degli Usa, ma la dialettica sarà certo assai più vivace.
A. P.
 
Bellissimo articolo e grazie per averlo postato.

In effetti la Cina è stata ripetutamente elogiata per il suo comportamento sobrio durante la crisi del sud est asiatico.
Tale comportamento congiunto con il ruolo di responsabilità che assunse durante la crisi a garanzia della stabilità valutaria dell’area, permise il rapido riconoscimento che il paese aveva tutte le carte in mano per chiudere l’annosa vicenda della sua entrata a pieno titolo come membro della WTO.

Mi risulta curioso che ora i ritmi di crescita del paese possano divenire “variabile negativa” quando fino a poco tempo fa l’auspicio e le paure degli economisti si concentravano proprio alle percentuali di crescita, che ai tempi si prevedeva potessero attestarsi intorno al 6%.
Si sottolineava che ritmi di tale livello erano appena sufficienti per sostenere una crescita armonica di quel paese.

Invece mi sfuggiva che esistono pressioni affinché rivaluti la moneta e soprattutto da parte degli USA. Che il deficit delle partite correnti USA con la Cina fossero in aumento lo si sapeva ed era prevista la loro crescita a discapito delle stesse con il Giappone.

Anche quest’anno la Cina è “paese favorito” per gli USA?
Forse con il cambiare dei tempi e degli eventi, mutano anche le valutazioni.

Skepsi.
 
E' probabile che la Cina decida di rivalutare la sua moneta soltanto quando avrà sviluppato un solido mercato interno capace di assorbire la quota di produzione che non potrebbe più esportare, e quando avrà riposizionato le riserve della sua banca centrale su euro ed oro.

Il ridimensionamento del dollaro nei confronti dello yuan porterebbe negli USA inflazione e rialzo dei tassi ... cosa che in economia indebitata fino al collo come quella a stelle e strisce avrebbe sicuramente effetti devastanti.

Il dollaro probabilmente perderebbe il ruolo di reserve-currency globale a favore di euro, yuan e oro (e forse anche il nascente dinaro islamico ?); i più pessimisti arrivano a profetizzare per gli USA un destino tipo Argentina ... chi di spada ferisce ...
 
Stop un attimo.
Sembra che quando si parli di valute e del loro valore le fantasie si scatenano calpestando il terreno del fantastico senza limiti.
Che possa verificarsi fra qualche secolo è possibile.
Che sia alle porte è solo fantasia.
E perché poi le riserve della banca centrale della Cina dovrebbero essere convertite in euro?
Mi dimenticavo. Il suo partner commerciale privilegiato è proprio l’Europa della moneta unica.
Da quando l’euro ha scansato dal trono le altre valute mondiali?
E poi le fantasie sull’oro e lo yuan, quali riserve le supera tutte.
Il primo è stato dimesso perché oltre che non essere liquido aveva necessità di trasporto e…..assicurazione……se no l’assalto all’oro…..dove lo mettiamo.
Le banche centrali ogni tanto si affacciano sui mercati come venditori. Vuoi vedere che i banchieri centrali sbagliano per l’ennesima volta!!!
Il secondo non fa neppure parte delle valute di conto valutario.
Non sarà che gli economisti ogni tanto si divertono alla faccia dei loro lettori?
Skepsi.
 
Per Skepsi. Bella la storia dell'assalto alla diligenza -); Però pare che le cose siano andate diversamente: dal dopoguerra fino al 1971 (accordi Bretton-Woods) il sistema valutario mondiale era basato sulle riserve aurifere USA: in base ad esse la FED emetteva i dollari (con la clausola del riscatto $35 = 1 oz); le banche centrali degli altri paesi tenevano riserve in dollari che però potevano riscattare in qualsiasi momento presso la FED.

Alla fine degli anni 60 la FED, per diversi motivi fra cui finanziamento della guerra in vietnam, aveva cominciato a stampare un po' troppa carta colorata di verde e per tale motivo il gen. de Gaulle minacciò di riscattare in oro le riserve in dollari della banca centrale francese. Siccome gli USA ormai non avrebbero più potuto far fronte a tale obbligazione, Nixon pensò bene di rinnegare la clausola di riscatto (15 agosto 1971): da quel giorno il sistema valutario mondiale si regge su una moneta non convertibile (fiat money) il cui valore non è intrinseco me è dato dalla fiducia che le persone ripongono nel suo emittente. Ora questo sistema sta oggi mostrando evidenti segni di cedimento (la storia economica insegna che TUTTI i regimi di fiat-money presto o tardi sono crollati) e governi e banche centrali cominciano a prendere contromisure.

Mi sembri poco informato anche riguardo agli eventi economici: la scorsa estate le autorità cinesi hanno ANNUNCIATO PUBBLICAMENTE la loro intenzione di diversificare le riserve della loro banca centrale in maniera paritaria fra euro, dollari ed oro (http://www.gold-eagle.com/editorials_03/willie031003.html); è noto che anche i russi, che hanno pure loro un'economia in forte espansione, stanno facendo lo stesso.

Perchè lo fanno ? per gli stessi buoni motivi che aveva de Gaulle trent'anni fa: il dollaro è sopravvalutato, ce ne sono troppi in circolazione, e la FED, se costretta, è pronta a stamparne ancora per monetizzare il gigantesco debito che il sistema economico americano ha accumulato (Barndake, o come si chiama, componente della FED, l'ha detto a chiare lettere poco tempo fa). Il trade-deficit che gli USA hanno con il resto el mondo (soprattutto con la Cina) è il più alto che la storia economica mondiale abbia mai visto; l'indebitamento USA a tutti i lvelli (personale, federale, statale) è a livelli astronomici (perfino su televideo hanno detto che la California è a rischio bancarotta!!); molto interessante per l'argomento è il credit bubble bulletin, sul sito www.prudentbear.com.

Inoltre ti cito alcune righe si un recente articolo (20/06/2003) di un primario economista più "allineato", Stephen Roach (capo economista di Morgan Stanley, http://www.morganstanley.com/GEFdata/digests/20030620-fri.html#anchor0):

... If that were to occur, the current-account deficit could widen sharply further from its record 5.1% of GDP just reported for 1Q03 into the 6.5% to 7.0% range by the end of 2004. Such a massive and ever-widening US current-account deficit could well set the stage for the ultimate post-bubble endgame -- a full-blown dollar crisis that would deal a lethal blow to the global economy and world financial markets.

Sull'oro: fondamento dei principali sistemi valutari dall'inizio della storia umana fino al 1971, è osteggiato in ogni modo da autorità e banche perchè impone una disciplina monetaria che lega le mani a banchieri e politici (sul sito www.gata.org trovi molte informazioni su come il prezzo dell'oro sia stato oggetto di enormi manipolazioni negli ultimi decenni, e del processo in atto contro JPM sull'argomento).
Una sana lettura sull'argomento è un saggio di Alan Greenspan in persona che decanta le lodi del gold-standard: http://kamron.com/gold_and_economic_freedom.htm (predica bene ma razzola male -);
Sulle vendite (e soprattutto prestiti) di oro da parte di banche centrali, l'argomento è lungo e coinvolge le bullion banks, l'hedging dei produttori e vari altri aspetti complessi che sarebbe troppo lungo trattare.

Sull'euro: il 15% delle riserve della BCE sono oro; ed attualmente è l'unico possibile contendente al moribondo biglietto verde, finchè arrivano i cinesi ...

Quindi quelle che tu, con una buona dose di supponenza, chiami fantasie sono sono scenari del tutto plausibili nel giro dei prossimi decenni, che trovano conferme in approfondite analisi fatte da molti economisti seri e preparati e corroborate da "numeri" incontestabili. Dall'altra parte ci sono le analisi e report standard che suonano sempre la stessa musica: va tutto bene, domani c'è la ripresa, bisogna tornare ad investire, magari in asset denominati in dollari, ... tu a quali dai più credito ?

Comunque la prossima volta cerca di rispondere con fatti ed argomentazioni e non con facile ironia.
 
Convengo pienamente che esistono dei rischi intorno al sistema e i meccanismi delle parità valutarie mondiali.
Ed è bene che da parte degli economisti questi rischi siano corroborati dai numeri e dalle analisi ante post che le varie componenti del credito e della finanzarizzazione producono nell’odierno sistema delle transazioni monetarie e valutarie.
E’ compito loro partire dalle variabili che ritengono distorsive nell’odierno sistema e proiettarle nell’immediato futuro, divulgando i loro studi ed incrociando le loro esperienze tematiche.

Ma ancora questo non significa che il sistema sia in procinto di crollo e neppure che le diverse regole del gioco sono in prossimità di abbandono.
Esistono sempre i simposi e le riunioni che possono apportare correttivi al sistema esistente.
Esistono enti sovrannazionali creati a tutela delle odierne regole che relazionano annualmente distorsioni e rischi connessi alle manchevolezze di ogni nazione e del sistema in generale.

Per quanto attiene le riserve valutarie di Cina e soprattutto Russia, tralascio l’argomento in quanto non voglio polemizzare con nessuno, scrivendo che poco meno di un anno fa la comunità europea invitò Putin ad aumentare le riserve della B.C della sua nazione, privilegiando l’euro a discapito del dollaro.
Così come tralascio le relazioni diplomatiche ed economiche dei diversi paesi, che con forza oggi si propongono sul palcoscenico mondiale, che trattengono con gli Stati Uniti e con la Comunità Europea, inclusi gli accordi bilaterali.
E per ultimo tralascio anche il fatto che le due aree ritenute il motore della moneta unica, hanno da diverso tempo surclassato le loro origini, per radicarsi ed espandersi sul territorio americano, ritenuto più fertile e maggiormente flessibile.

Skepsi.
 
Scritto da skepsi

Ed è bene che da parte degli economisti questi rischi siano corroborati dai numeri e dalle analisi ante post che le varie componenti del credito e della finanzarizzazione producono nell’odierno sistema delle transazioni monetarie e valutarie.
E’ compito loro partire dalle variabili che ritengono distorsive nell’odierno sistema e proiettarle nell’immediato futuro, divulgando i loro studi ed incrociando le loro esperienze tematiche.


Che traduttore bisogna usare per comprendere questi discorsi?????? Chi me lo sa spiegare in poche parole chiare vince un premio.
 
Scritto da overthecounter

Sull'euro: il 15% delle riserve della BCE sono oro; ed attualmente è l'unico possibile contendente al moribondo biglietto verde, finchè arrivano i cinesi ...

Ottimo l'intervento di "Overthecounter", come raramente se ne leggono in questa sezione del Forum, sia per chiarezza, che per esaustività e documentazione di quanto sostenuto (interessantissimi i links, anche se in inglese...); mi interessava , a livello personale, sapere la fonte della notizia sul 15% delle riserve della BCE in oro, e, se possibile, come è suddiviso il restante 85%; e, da ultimo, se lo yuan ha attualmente tutti i crismi per essere all'altezza delle altre monete forti.
 
Per rtb: grazie per aver apprezzato il mio intervento, visto che la discussione è di interesse propongo ancora qualche considerazione sull'argomento.

Per quanto riguarda le riserve della BCE il limite del 15% è nello statuto, il rimanente sono asset in valuta estera (dollari ed yen); trovi i dettagli sul sito della BCE stessa (www.ecb.int e cerca "reserves", non è un sito fatto benissimo -);. Interessante notare che se invece si considera l'"eurosistema" (BCE + Banche Centrali Nazionali) la percentuale di riserve in oro aumenta fino ad oltre il 30%; inoltre tali riserve sono "marked to market" ovvero contabilizzate a prezzi di mercato garantendo una correlazione positiva tra euro ed oro (è noto invece che oro e dollaro sono correlati negativamente). Una disussione più dettagliata su: http://www.goldseek.com/cgi-bin/news/AuthenticMoney/1041454311.php

Quanto allo yuan ritengo che attualmente non sia ancora pronto per affiancarsi alle valute forti (il capitalismo cinese è ancora giovane, inoltre dal punto di vista politico hanno ancora parecchia strada da fare), ma l'impressionante ritmo di crescita unito alla determinazione delle autorità a far emergere il loro paese come potenza economica mondiale fanno presumere un notevole rafforzamento del ruolo dello yuan nello scenario valutario globale.

Per Skepsi: certamente ci sono gli organismi internazionali che cercano di intervenire per porre rimedio agli squilibri del sistema economico (un esempio è proprio il monito della BIS alla Cina di cui si fa riferimento nell'articolo che ha originato queste discussioni). Tuttavia gli strumenti di intervento sono piuttosto limitati ed in ultima analisi possono solo esercitare pressioni economico-politiche sugli attori del sistema affinchè contribuiscano volontariamente a riequilibrare le variabili macroeconomiche.

Un sistema tipo il gold-standard, come spiega bene Greenspan (che tristezza, proprio lui! -); nel suo saggio, ha invece delle regole "automatiche" e vincolanti di riequilibrio nel caso qualche governo abbia il credito troppo facile o la moneta troppo svalutata. La richiesta (o minaccia) di de Gaulle relativamente al riscatto delle proprie riserve può essere interpretato come un tentativo di riequilibriare il sistema del dollar-standard che però portò alla fine del sistema stesso.

Il fatto è che le regole dell'economia e quelle della politica spesso sono in contrasto tra loro: la disciplina del gold-standard è sempre stata detestata politici e banchieri perchè pone loro dei limiti "solidi" alla spesa pubblica ed all'erogazione di credito, al contrario della fiat-money con la quale possono inflazionare il sistema a volontà.

Un'analisi approfondita della crisi del 1929, fatta proprio da Greenspan, mostra come essa fu causata, in ultima analisi, dal mancato rispetto della disciplina monetaria: il gold-standard venne momentaneamente "ammorbidito" per cercare di evitare una recessione, la liquidità in eccesso pompata nel sistema si riversò sull'azionario e la speculazione fece il resto.

Ripercorrendo la storia dal 1971 in poi è possibile vedere come l'aumento della massa monetaria USA, svincolata dall'obbligazione di convertibilità, abbia avuto un impennata notevole portando l'oro da $35 a $800 dollari l'oncia in pochi anni. Di seguito l'affermarsi della potenza militare ed economica americana, il mito di una crescita continua ed inarrestabile, il boom dell'azionario USA (più altre vicende meno edificanti raccontate con precisione dal GATA) hanno contribuito a far emergere definitivamente il re-dollaro ed a cacciare nel dimenticatoio il "relitto barbarico" (infelice espressione di Keynes).

Il recente apprezzamento del metallo giallo (quest'anno ha toccato i $380/oz, dai circa $250 all'inizio 2002), subito liquidato dai commentatori convenzionali come fuoco di paglia di un asset ormai da pensionare, fornisce invece un'importante indicazione: i mercati stanno probabilmente cominciando a restituire all'oro il ruolo monetario (e non di semplice commodity quindi!) che gli fu "usurpato" trent'anni or sono dal biglietto verde.

Arrivando ai giorni nostri, è possibile notare come il mondo (soprattutto asiatico) si sia organizzato per produrre beni da vendere agli americani in cambio dei loro dollari (o di asset in essi denominati); i vari paesi asiatici fanno a gara per svalutare le proprie monete e competere per l'agognato biglietto verde.

Il consumatore USA è al centro del sistema economico mondiale (il 75% del GDP USA è costituito da consumi privati) ed un fiume di dollari e TBond comincia fluire verso l'esterno alimentando fondi e riserve di mezzo mondo. E' facile intuire che un tale sistema può reggere solo finchè ci sono soldi da spendere: nel 2000 la bolla dell'equity è scoppiata facendo venir meno l'"effetto ricchezza" sia per i consumatori che per le imprese.

Nell'attesa che queste ultime si risollevino (e quindi riprendano ad investire, assumere, con conseguente aumento dei redditi dei consumatori e della loro capacità di spesa), la FED ha pensato di puntellare i consumi favorendo l'emergere di una enorme bolla immobiliare, grazie alla quale gli insaziabili consumatori americani possono rifinanziare la propria abitazione a tassi bassi ottenendo liquidità per continuare a spendere come prima (un commentatore che non ricordo ha usato la seguente illuminante espressione: "Americans have transformed their houses into ATMs" (Gli Americani hanno trasformato le loro case in Bancomat). Tuttavia questo ha provocato un notevole incremento dell'indebitamento personale e l'emergere di una pericolosa speculazione (Stephen Roach non esita a definirla bolla) sui TBond lunghi, favorita dalle manipolazioni dei tassi al ribasso.

Il governo USA dal canto suo ha varato drastiche misure di sostegno all'economia (tagli di tasse e spesa pubblica) che stanno provocando deficit di bilancio sempre più profondamente rossi.

La situazione attuale è quindi quella di un sistema economico globale dove la valuta di riferimento (dollaro) è gravata da livelli di deficit ed indebitamento non sostenibili a lungo. Buona parte del debito USA è in mano a stranieri (soprattutto Giappone ed ultimamente Cina) per i quali tuttavia non è conveniente liquidarlo (adesso) pena un rafforzamento della propria valuta, meno esportazione, meno produzione, disoccupazione, ecc. E pertanto sopportano le consistenti perdite dovute all'indebolimento del dollaro pur di tenere in piedi il sistema: le sorti dei creditori sono legate in maniera inscindibile a quella del debitore.

Ed è questo il motivo per cui la Cina fa orecchie da mercante alle richieste di fluttuazione dello yuan: attualmente non è per loro conveniente, almeno finchè il loro mercato interno non sarà abbastanza maturo da sostituire almeno parzialmente il consumatore USA, e le loro riserve saranno meno vulnerabili rispetto ad una violenta svalutazione del dollaro. Inoltre non possono assolutamente permettersi turbolenze sociali (ad esempio dovute a eventuale aumento della disoccupazione) in quanto metterebbero in serio pericolo la permanenza al potere dell'attuale dirigenza.

Come evolverà la situazione ? Nessuno lo sa con certezza. Certo è preoccupante vedere come il sistema valutario globale sia così vulnerabile e come le sue variabili macroeconomiche tanto lontane dall'equilibrio.
Nè può rassicurare il fatto che le misure di stampo keynesiano che la FED e governo USA stanno attuando ricordino molto quelle provate dal Giappone per far ripartire l'economia negli anni 80, i cui disastrosi risultati sono sotto gli occhi di tutti.

A mio modesto parere il nodo della questione sta nella ricerca, da parte della politica, di una economia in continua crescita, senza recessioni importanti, dove tutti vivono (e votano) per sempre felici e contenti. Le leggi economiche, che nel lungo periodo non possono essere ingannate, invece indicano che l'andamento è ciclico, e che le recessioni sono dolorose ma necessarie per liquidare il debito accumulato e gli investimenti non produttivi e far ripartire l'economia in maniera sostenibile.

Le misure messe in atto in USA sono tese ad evitare (o quantomeno posticipare il più possibile) la fase recessiva; tuttavia se la situazione delle loro imprese non migliora rapidamente (e sono in molti a pensarlo) si ritroveranno comunque in recessione con in più un mare di debiti.

A tal punto sono ipotizzabili due possibili scenari, e c'è da scommetere che gli USA opteranno per quello che più conviene a loro (e non necessariamente al resto del mondo dollaro-dipendente):

1 decidono di salvare il dollaro ed accettano una fase deflazionistica di liquidazione dei debiti, con tutte le conseguenze che questa porta (fallimenti, licenziamenti, calo generalizzato tenore di vita)

2 decidono di sacrificare il dollaro e monetizzano il debito del sistema (scenario (iper-?)inflazionistico)

Un mix dei precedenti scenari potrebbe portare, secondo alcuni, al "peggio dei due mondi", ovvero alla stagflazione (deflazione dei prezzi asset interni ed inflazione di quelli importati)

Tutto questo ragionamento per sostanziare le grandi preoccupazioni riguardo alla stabilità del sistema valutario globale, che in ulima analisi è in mano alla FED; se ci fosse un stato un sistema più onesto, disciplinato dal gold-standard (o simile), non ci troveremmo in questa brutta situazione.

Forse noi europei, con tutti i nostri limiti, siamo culturalmente più portati ad uno sviluppo economico più moderato e basato su risparmio ed investimenti (e non su credito e consumi come gli USA). Questo unito con l'euro, la disciplina di Maastricht, l'allargamento verso nuovi mercati (est) e con la lodevole gestione della BCE da parte di Duisembreg (che ha resistito alle pressioni verso una "scorciatoia americano-giapponese" fatta di tassi bassi e credito facile) penso ci consentirà di limitare i danni nel caso di "major pains" del dollaro.
 
Scritto da overthecounter


..... E pertanto sopportano le consistenti perdite dovute all'indebolimento del dollaro pur di tenere in piedi il sistema: le sorti dei creditori sono legate in maniera inscindibile a quella del debitore.

...finche' ne hanno una convenienza ma alla fine ci sara' una "resa dei conti".

Complimenti per il post e soprattutto per la chiarezza con cui viene esposto un argomento cosi vasto.
 
overthecounter

molti complimenti per il post

e con le motivazioni espresse è anche difficile non esserne d'accordo.

l'unica nota che mi lascia dubbioso è sulla "lodevole gestione della BCE", visto che dal mio punto di vista Duisemberg non ne ha azzeccata una.

ma sicuramente non me ne intendo più di tanto

complimenti ancora e spero di rileggerti con altrettanti argomenti illuminanti

ciao
 
Scritto da overthecounter
Per rtb: grazie per aver apprezzato il mio intervento, visto che la discussione è di interesse propongo ancora qualche considerazione sull'argomento.

Per quanto riguarda le riserve della BCE il limite del 15% è nello statuto, il rimanente sono asset in valuta estera (dollari ed yen); trovi i dettagli sul sito della BCE stessa (www.ecb.int e cerca "reserves", non è un sito fatto benissimo -);. Interessante notare che se invece si considera l'"eurosistema" (BCE + Banche Centrali Nazionali) la percentuale di riserve in oro aumenta fino ad oltre il 30%; inoltre tali riserve sono "marked to market" ovvero contabilizzate a prezzi di mercato garantendo una correlazione positiva tra euro ed oro (è noto invece che oro e dollaro sono correlati negativamente). Una disussione più dettagliata su: http://www.goldseek.com/cgi-bin/news/AuthenticMoney/1041454311.php

Quanto allo yuan ritengo che attualmente non sia ancora pronto per affiancarsi alle valute forti (il capitalismo cinese è ancora giovane, inoltre dal punto di vista politico hanno ancora parecchia strada da fare), ma l'impressionante ritmo di crescita unito alla determinazione delle autorità a far emergere il loro paese come potenza economica mondiale fanno presumere un notevole rafforzamento del ruolo dello yuan nello scenario valutario globale.

Per Skepsi: certamente ci sono gli organismi internazionali che cercano di intervenire per porre rimedio agli squilibri del sistema economico (un esempio è proprio il monito della BIS alla Cina di cui si fa riferimento nell'articolo che ha originato queste discussioni). Tuttavia gli strumenti di intervento sono piuttosto limitati ed in ultima analisi possono solo esercitare pressioni economico-politiche sugli attori del sistema affinchè contribuiscano volontariamente a riequilibrare le variabili macroeconomiche.

Un sistema tipo il gold-standard, come spiega bene Greenspan (che tristezza, proprio lui! -); nel suo saggio, ha invece delle regole "automatiche" e vincolanti di riequilibrio nel caso qualche governo abbia il credito troppo facile o la moneta troppo svalutata. La richiesta (o minaccia) di de Gaulle relativamente al riscatto delle proprie riserve può essere interpretato come un tentativo di riequilibriare il sistema del dollar-standard che però portò alla fine del sistema stesso.

Il fatto è che le regole dell'economia e quelle della politica spesso sono in contrasto tra loro: la disciplina del gold-standard è sempre stata detestata politici e banchieri perchè pone loro dei limiti "solidi" alla spesa pubblica ed all'erogazione di credito, al contrario della fiat-money con la quale possono inflazionare il sistema a volontà.

Un'analisi approfondita della crisi del 1929, fatta proprio da Greenspan, mostra come essa fu causata, in ultima analisi, dal mancato rispetto della disciplina monetaria: il gold-standard venne momentaneamente "ammorbidito" per cercare di evitare una recessione, la liquidità in eccesso pompata nel sistema si riversò sull'azionario e la speculazione fece il resto.

Ripercorrendo la storia dal 1971 in poi è possibile vedere come l'aumento della massa monetaria USA, svincolata dall'obbligazione di convertibilità, abbia avuto un impennata notevole portando l'oro da $35 a $800 dollari l'oncia in pochi anni. Di seguito l'affermarsi della potenza militare ed economica americana, il mito di una crescita continua ed inarrestabile, il boom dell'azionario USA (più altre vicende meno edificanti raccontate con precisione dal GATA) hanno contribuito a far emergere definitivamente il re-dollaro ed a cacciare nel dimenticatoio il "relitto barbarico" (infelice espressione di Keynes).

Il recente apprezzamento del metallo giallo (quest'anno ha toccato i $380/oz, dai circa $250 all'inizio 2002), subito liquidato dai commentatori convenzionali come fuoco di paglia di un asset ormai da pensionare, fornisce invece un'importante indicazione: i mercati stanno probabilmente cominciando a restituire all'oro il ruolo monetario (e non di semplice commodity quindi!) che gli fu "usurpato" trent'anni or sono dal biglietto verde.

Arrivando ai giorni nostri, è possibile notare come il mondo (soprattutto asiatico) si sia organizzato per produrre beni da vendere agli americani in cambio dei loro dollari (o di asset in essi denominati); i vari paesi asiatici fanno a gara per svalutare le proprie monete e competere per l'agognato biglietto verde.

Il consumatore USA è al centro del sistema economico mondiale (il 75% del GDP USA è costituito da consumi privati) ed un fiume di dollari e TBond comincia fluire verso l'esterno alimentando fondi e riserve di mezzo mondo. E' facile intuire che un tale sistema può reggere solo finchè ci sono soldi da spendere: nel 2000 la bolla dell'equity è scoppiata facendo venir meno l'"effetto ricchezza" sia per i consumatori che per le imprese.

Nell'attesa che queste ultime si risollevino (e quindi riprendano ad investire, assumere, con conseguente aumento dei redditi dei consumatori e della loro capacità di spesa), la FED ha pensato di puntellare i consumi favorendo l'emergere di una enorme bolla immobiliare, grazie alla quale gli insaziabili consumatori americani possono rifinanziare la propria abitazione a tassi bassi ottenendo liquidità per continuare a spendere come prima (un commentatore che non ricordo ha usato la seguente illuminante espressione: "Americans have transformed their houses into ATMs" (Gli Americani hanno trasformato le loro case in Bancomat). Tuttavia questo ha provocato un notevole incremento dell'indebitamento personale e l'emergere di una pericolosa speculazione (Stephen Roach non esita a definirla bolla) sui TBond lunghi, favorita dalle manipolazioni dei tassi al ribasso.

Il governo USA dal canto suo ha varato drastiche misure di sostegno all'economia (tagli di tasse e spesa pubblica) che stanno provocando deficit di bilancio sempre più profondamente rossi.

La situazione attuale è quindi quella di un sistema economico globale dove la valuta di riferimento (dollaro) è gravata da livelli di deficit ed indebitamento non sostenibili a lungo. Buona parte del debito USA è in mano a stranieri (soprattutto Giappone ed ultimamente Cina) per i quali tuttavia non è conveniente liquidarlo (adesso) pena un rafforzamento della propria valuta, meno esportazione, meno produzione, disoccupazione, ecc. E pertanto sopportano le consistenti perdite dovute all'indebolimento del dollaro pur di tenere in piedi il sistema: le sorti dei creditori sono legate in maniera inscindibile a quella del debitore.

Ed è questo il motivo per cui la Cina fa orecchie da mercante alle richieste di fluttuazione dello yuan: attualmente non è per loro conveniente, almeno finchè il loro mercato interno non sarà abbastanza maturo da sostituire almeno parzialmente il consumatore USA, e le loro riserve saranno meno vulnerabili rispetto ad una violenta svalutazione del dollaro. Inoltre non possono assolutamente permettersi turbolenze sociali (ad esempio dovute a eventuale aumento della disoccupazione) in quanto metterebbero in serio pericolo la permanenza al potere dell'attuale dirigenza.

Come evolverà la situazione ? Nessuno lo sa con certezza. Certo è preoccupante vedere come il sistema valutario globale sia così vulnerabile e come le sue variabili macroeconomiche tanto lontane dall'equilibrio.
Nè può rassicurare il fatto che le misure di stampo keynesiano che la FED e governo USA stanno attuando ricordino molto quelle provate dal Giappone per far ripartire l'economia negli anni 80, i cui disastrosi risultati sono sotto gli occhi di tutti.

A mio modesto parere il nodo della questione sta nella ricerca, da parte della politica, di una economia in continua crescita, senza recessioni importanti, dove tutti vivono (e votano) per sempre felici e contenti. Le leggi economiche, che nel lungo periodo non possono essere ingannate, invece indicano che l'andamento è ciclico, e che le recessioni sono dolorose ma necessarie per liquidare il debito accumulato e gli investimenti non produttivi e far ripartire l'economia in maniera sostenibile.

Le misure messe in atto in USA sono tese ad evitare (o quantomeno posticipare il più possibile) la fase recessiva; tuttavia se la situazione delle loro imprese non migliora rapidamente (e sono in molti a pensarlo) si ritroveranno comunque in recessione con in più un mare di debiti.

A tal punto sono ipotizzabili due possibili scenari, e c'è da scommetere che gli USA opteranno per quello che più conviene a loro (e non necessariamente al resto del mondo dollaro-dipendente):

1 decidono di salvare il dollaro ed accettano una fase deflazionistica di liquidazione dei debiti, con tutte le conseguenze che questa porta (fallimenti, licenziamenti, calo generalizzato tenore di vita)

2 decidono di sacrificare il dollaro e monetizzano il debito del sistema (scenario (iper-?)inflazionistico)

Un mix dei precedenti scenari potrebbe portare, secondo alcuni, al "peggio dei due mondi", ovvero alla stagflazione (deflazione dei prezzi asset interni ed inflazione di quelli importati)

Tutto questo ragionamento per sostanziare le grandi preoccupazioni riguardo alla stabilità del sistema valutario globale, che in ulima analisi è in mano alla FED; se ci fosse un stato un sistema più onesto, disciplinato dal gold-standard (o simile), non ci troveremmo in questa brutta situazione.

Forse noi europei, con tutti i nostri limiti, siamo culturalmente più portati ad uno sviluppo economico più moderato e basato su risparmio ed investimenti (e non su credito e consumi come gli USA). Questo unito con l'euro, la disciplina di Maastricht, l'allargamento verso nuovi mercati (est) e con la lodevole gestione della BCE da parte di Duisembreg (che ha resistito alle pressioni verso una "scorciatoia americano-giapponese" fatta di tassi bassi e credito facile) penso ci consentirà di limitare i danni nel caso di "major pains" del dollaro.

complimenti per il post... ;)

sono molto d'accordo sulla buona gestione da parte della bce ( come ho anche detto in questo thread http://www.finanzaonline.com/forum/showthread.php?threadid=356376&perpage=20&pagenumber=1 )
 
Scritto da overthecounter




Il governo USA dal canto suo ha varato drastiche misure di sostegno all'economia (tagli di tasse e spesa pubblica) che stanno provocando deficit di bilancio sempre più profondamente rossi.

A tal punto sono ipotizzabili due possibili scenari, e c'è da scommetere che gli USA opteranno per quello che più conviene a loro (e non necessariamente al resto del mondo dollaro-dipendente):

1 decidono di salvare il dollaro ed accettano una fase deflazionistica di liquidazione dei debiti, con tutte le conseguenze che questa porta (fallimenti, licenziamenti, calo generalizzato tenore di vita)

2 decidono di sacrificare il dollaro e monetizzano il debito del sistema (scenario (iper-?)inflazionistico)


ringrazio Skepsi per i complimenti e li giro a overthecounter che ha fornito a tutti noi una panoramica notevole
A mio modesto parere ci avviamo verso la prima ipotesi ,e neanche in tempi molto lunghi
a questo proposito c'è un post che avevo messo in un altro thread
http://www.finanzaonline.com/forum/showthread.php?threadid=374352

E inoltre fuori di dubbio che il sistema aureoconvertibile si prestava molto meno ad essere distorto, oltre a fornire al cittadino comune certezze sul reale valore delle proprie ricchezze e limitando perdite repentine basate su improvvise svalutazioni decise a tavolino non sempre per il bene comune....
Ma comunque nessuno ha avuto la voglia e la forza per opporsi agli accordi di Bretton Woods....
 
Scritto da ispe

Un thread di livello superiore.
IMHO va mantenuto in cima alla lista e votato.
Grazie.
 
Mi permetto di ricordare che la presunta fermezza della Cina
nella crisi Asiatica del 98 , è figlia della svalutazione competitiva
innescata proprio dalla Cina che decise una svalutazione
unilaterale nel97 , mettendo all'angolo per prima la
Thailandia che con la sua industria non specializzata
ne ha subito risentito , avrebbe dovuto immediatamente
svalutare come le Filippine del resto , ma la storia insegna che i governi
sono campioni di inettitudine (Brasile - Argentina poco dopo ,
quasi in contemporanea, ne è un altro esempio ) , il
coinvolgimento degli altri paesi è la classisca palla di neve in discesa .

Mi riprometto di leggere tutto il thread che mi è stato
cortesemente segnalato :)

Cordiali saluti
 
Ringraziando di cuore per i complimenti, volevo spendere ancora qualche parola sulla diversità di comportamento tra BCE e FED e sul perchè apprezzi l' operato del tanto contestato Duisenberg. La differenza principale tra la banca centrale europea e quella americana è che la prima agisce in maniera piuttosto " conservatrice" e si occupa principalmente di mantenere la stabilità dei prezzi, mentre la seconda è molto più "disinvolta" e persegue l'obiettivo primario di sostenere ad ogni costo l'espansione economica.

Il fatto è che una politica monetaria "moderatatamente" accomodante può favorire la crescita economica o la ripresa durante una fase recessiva ciclica, mentre una politica troppo aggressiva e "manipolatrice" delle variabili macroeconomiche può portare qualche beneficio nel breve periodo e però rivelarsi "cura peggiore del male" nel lungo.

La FED infatti dopo aver di fatto favorito la formazione della bolla sull'equity non ha esitato a manipolare pesantemente i tassi per "trasferirla", una volta scoppiata, sul real-estate e recentemente sui tbond. Tali politiche monetarie "estreme" di sostegno ai consumi attraverso il cosiddetto "effetto ricchezza" inoltre sono spesso messe in atto con la complicità degli ambienti speculativi meno raccomandabili (interessante e divertente in proposito l'articolo di Mauldin sulla "mano di poker" alla FED: http://www.gold-eagle.com/editorials_03/mauldin071303.html ).

Tuttavia sebbene tali "cure" siano riuscite ad evitare fino adesso la recessione, hanno avuto l'effetto collaterale di portare il sistema a livelli di indebitamento ormai non più sostenibili a lungo.
Ecco perchè la FED teme di non riuscire più a reflazionare sistema (ovvero a convincere famiglie ed imprese ad indebitarsi ulteriormente) e di farlo precipitare in una spirale deflazionistica, naturale processo di liquidazione del debito dissennatamente accumulato.

La BCE invece non ha mai esercitato, fortunatamente, manovre analoghe. Anzi Duisenberg ha resistito a notevoli pressioni verso un taglio dei tassi "fuori luogo" che forse avrebbe portato qualche beneficio di breve periodo ma sicuramente avrebbe anche spinto il sistema verso un eccessivo indebitamento con tutte nefaste conseguenze che questo comporta. Emblematica è una recente affermazione del governatore della BCE: "We explicitly do not have an activist short-term oriented policy. We do not want it.".
E ha quindi tutte le ragioni Tommaso Padoa-Schioppa, membro italiano della BCE, quando in un interessante articolo del Corriere di ieri scrive che in Europa non c'è rischio di deflazione: grazie alla fermezza della BCE (ed alla nostra cultura più orientata al risparmio ed alla moderazione) non abbiamo avuto bolle (rilevanti), non è aumentato il livello di indebitamento, perchè mai dovrebbe attivarsi un processo deflazionistico di liquidazione ? Forse pochi sanno inoltre che ci sono diversi commentatori d'oltre-oceano hanno un'ottima opinione di Duisenberg ed una pessima di Greenspan (http://www.safehaven.com/Credit/Credit050903.htm).

Ciao a tutti e grazie.
 
Scritto da overthecounter
Ringraziando di cuore per i complimenti, volevo spendere ancora qualche parola sulla diversità di comportamento tra BCE e FED e sul perchè apprezzi l' operato del tanto contestato Duisenberg. La differenza principale tra la banca centrale europea e quella americana è che la prima agisce in maniera piuttosto " conservatrice" e si occupa principalmente di mantenere la stabilità dei prezzi, mentre la seconda è molto più "disinvolta" e persegue l'obiettivo primario di sostenere ad ogni costo l'espansione economica.

Il fatto è che una politica monetaria "moderatatamente" accomodante può favorire la crescita economica o la ripresa durante una fase recessiva ciclica, mentre una politica troppo aggressiva e "manipolatrice" delle variabili macroeconomiche può portare qualche beneficio nel breve periodo e però rivelarsi "cura peggiore del male" nel lungo.

La FED infatti dopo aver di fatto favorito la formazione della bolla sull'equity non ha esitato a manipolare pesantemente i tassi per "trasferirla", una volta scoppiata, sul real-estate e recentemente sui tbond. Tali politiche monetarie "estreme" di sostegno ai consumi attraverso il cosiddetto "effetto ricchezza" inoltre sono spesso messe in atto con la complicità degli ambienti speculativi meno raccomandabili (interessante e divertente in proposito l'articolo di Mauldin sulla "mano di poker" alla FED: http://www.gold-eagle.com/editorials_03/mauldin071303.html ).

Tuttavia sebbene tali "cure" siano riuscite ad evitare fino adesso la recessione, hanno avuto l'effetto collaterale di portare il sistema a livelli di indebitamento ormai non più sostenibili a lungo.
Ecco perchè la FED teme di non riuscire più a reflazionare sistema (ovvero a convincere famiglie ed imprese ad indebitarsi ulteriormente) e di farlo precipitare in una spirale deflazionistica, naturale processo di liquidazione del debito dissennatamente accumulato.

La BCE invece non ha mai esercitato, fortunatamente, manovre analoghe. Anzi Duisenberg ha resistito a notevoli pressioni verso un taglio dei tassi "fuori luogo" che forse avrebbe portato qualche beneficio di breve periodo ma sicuramente avrebbe anche spinto il sistema verso un eccessivo indebitamento con tutte nefaste conseguenze che questo comporta. Emblematica è una recente affermazione del governatore della BCE: "We explicitly do not have an activist short-term oriented policy. We do not want it.".
E ha quindi tutte le ragioni Tommaso Padoa-Schioppa, membro italiano della BCE, quando in un interessante articolo del Corriere di ieri scrive che in Europa non c'è rischio di deflazione: grazie alla fermezza della BCE (ed alla nostra cultura più orientata al risparmio ed alla moderazione) non abbiamo avuto bolle (rilevanti), non è aumentato il livello di indebitamento, perchè mai dovrebbe attivarsi un processo deflazionistico di liquidazione ? Forse pochi sanno inoltre che ci sono diversi commentatori d'oltre-oceano hanno un'ottima opinione di Duisenberg ed una pessima di Greenspan (http://www.safehaven.com/Credit/Credit050903.htm).

Ciao a tutti e grazie.

Interessante e di facile comprensione.
 
la critica che veniva mossa a duisemberg era quella di preoccuparsi eccesivamente ed unicamente del problema inflazione in un momento che il rischio inflattivo era trascurabile e / o comunque non il problema primario della situazione economica, ad esempio curare il malato per un mal di testa e non accorgersi o non voler accorgersi che invece ha un tumore.

questa era la critica che più gli veniva mossa dagli economisti, penso quasi la maggior parte.

avrebbe potuto essere meno intransigente sui tassi anche se non aggresivo come ha fatto la fed, in pratica un colpo al cerchio ed uno alla botte come si suol dire. ed infatti a giustificazione del suo "non intervento" ricordava il fatto che il suo mandato era solo di controllo sull'inflazione e non sul contesto economico.

ma se overthecounter ha un giudizio diverso, indubbiamente si discosta dalla maggior parte degli economisti da me sentiti o letti.

e le motivazioni che adduce sono sicuramente valide, chiare ed alla portata di tutti, anche di un non troppo competente come me

sarebbe bastato che duisenberg avesse esplicitato come ha fatto overthecounter che tutto sarebbe stato più chiaro e sicuramente più apprezzato dai molti

buona giornata a tutti
 
Ultima modifica:
Il dollaro, lo yuan viene giusto a fagiolo:)
 

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