il fallimento di più di 20 anni di politiche keynesiane in Giappone part 2

ma che vuoi comprare un bot che quota negativo? ma che dici? adesso la differenza la fanno i retail ahah.
per rendere un debito pubblico sostenibile in valuta propria deve comprare solo la banca centrale. infatti da quando ha ricominciato a comprare Cristina lo spread è crollato, strano eh?! quella giapponese ha tipo metà del debito pubblico nippo.

:bow:
 
che poi il debito pubblico delle BC è annullabile in ogni momento, leggete De Grauwe
 
che poi il debito pubblico delle BC è annullabile in ogni momento, leggete De Grauwe

Ma non è concretamente fattibile.
E comunque i giapponesi li comprano davvero i loro bot, e fino all'anno scorso alcune formazioni politiche italiane parlavano di ritornare a quei tempi lì anche da noi grazie ad un innalzamento dell'inflazione. Secondo me è masochismo. Per tutto quello che comporta il contorno.
 
è fattibilissimo. leggi de grauwe.

quei tempi li stiamo già vivendo, la bce compra e un giorno annullerà tutto.
 
Giappone: inflazione a -1% in dicembre, mai cosi male da dieci anni | WSI

Accelera la deflazione in Giappone. Nel mese di dicembre, i prezzi al consumo (esclusi i prodotti freschi) sono diminuiti dell’1% in un anno, il calo mensile più elevato degli ultimi dieci anni. Complessivamente il 2020 si è chiuso con i prezzi al consumo (esclusi i prodotti freschi) in diminuzione dello 0,2% nel 2020.


:sbonk:
 
Giappone: inflazione a -1% in dicembre, mai cosi male da dieci anni | WSI

Accelera la deflazione in Giappone. Nel mese di dicembre, i prezzi al consumo (esclusi i prodotti freschi) sono diminuiti dell’1% in un anno, il calo mensile più elevato degli ultimi dieci anni. Complessivamente il 2020 si è chiuso con i prezzi al consumo (esclusi i prodotti freschi) in diminuzione dello 0,2% nel 2020.


:sbonk:

Ovviamente il fatto che il cibo costi meno rispetto a un anno fa è un male! :o
 
Ovviamente il fatto che il cibo costi meno rispetto a un anno fa è un male! :o

dipende, ma il punto è un altro.A leggere alcuni geni con la stampa del Giappone doveva schizzare l'inflazione :D
 
dipende, ma il punto è un altro.A leggere alcuni geni con la stampa del Giappone doveva schizzare l'inflazione :D

E perché mai? Sono in surplus commerciale e quindi non consumano le riserve in valuta estera e hanno una popolazione anziana che accumula invece di spendere.

Prova a fare le stesse follie finanziarie altrove... Ah se solo ci fosse un esempio reale...


Eccolo: Turchia
 
dipende, ma il punto è un altro.A leggere alcuni geni con la stampa del Giappone doveva schizzare l'inflazione :D

Il fatto che l'inflazione non salga nonostante stampino a tutta randa da quasi 30 anni è proprio il loro problema. Trappola della liquidità
 
pil.jpg
 
Nuova terminologia finanziaria

"quantitative easing" = print money
"asset purchases" = print money
"expanding balance sheet" = print money
"monetary financing" = print money
"inflation targeting" = print money
"credit easing" = print money

“debase currency” = print money
 
Giappone, patrimoni famiglie salgono a cifra record

Roma, 18 mar. (askanews) – I patrimoni delle famiglie giapponesi hanno raggiunto nel 2020 la cifra record di 1,95 milioni di miliardi di yen (14.979 miliardi di euro), con un incremento su base annua del 2,9 per cento. L’ha comunicato la Banca del Giappone, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Kyodo.
 
Giappone, patrimoni famiglie salgono a cifra record

Roma, 18 mar. (askanews) – I patrimoni delle famiglie giapponesi hanno raggiunto nel 2020 la cifra record di 1,95 milioni di miliardi di yen (14.979 miliardi di euro), con un incremento su base annua del 2,9 per cento. L’ha comunicato la Banca del Giappone, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Kyodo.

<<Morto per il troppo lavoro>>, la sentenza storica condanna la Sony al maxi-risarcimento

Nel lungo periodo siamo tutti morti, alcuni nel breve periodo invece :o
 
A chi è più esperto chiedo: un paese per essere forte economicamente, in base alle teorie passate, dovrebbe avere un leggero e costante surplus commerciale (o per lo meno positivo nella media degli ultimi 3 anni).
Altri dicono il contrario. Secondo voi?
Io ho sempre saputo che una nazione che ha forti consumi interni di prodotti di prima necessità (quindi per lo più beni ed energia) ed esporta molto invece servizi o cmq beni ad alto valore aggiunto.
E' così secondo voi? Chi è oggi che si trova in questo stato però? A me viene in mente solo la Germania.
 
Gli USA presentano da tempo un saldo negativo ,anche rilevante,eppure sono ancora una delle economie più forti ,mentre l’Italia ,almeno negli ultimi cinque anni ,presenta un surplus commerciale eppure non si può dire che l’economia cresca ; purtroppo l’economia è un sistema complesso che non si basa su una sola variabile,nel caso specifico il saldo tra esportazioni e importazioni ,ma in primis su consumi interni poi su crescita del lavoro e dei redditi,investimenti quindi cercare di individuare in un solo fattore la forza economica di una nazione rischia di non permettere di individuare la migliore politica economica da seguire
Sempre considerando il surplus commerciale spesso si dice che se avessimo una valuta che si svaluta le esportazioni ne beneficerebbero ma il nostro surplus è cresciuto in valore grazie a una valuta quantomeno stabile
 
Ultima modifica:
Quasi 30 anni fa, profetico


1992, LUCIO MAGRI: I 3 NO DI RIFONDAZIONE COMUNISTA AL TRATTATO DI MAASTRICHT

"Signor Presidente, i deputati del gruppo di rifondazione comunista voteranno contro il disegno di legge di ratifica del trattato di Maastricht...

Quali sono dunque, in sintesi, le ragioni del nostro «no»?

1)
Innanzi tutto, il rifiuto di una Europa che nasca con un segno marcatamente autoritario. L’unità nazionale è nata in connessione con i primi passi della democrazia moderna; non vogliamo che l’unità continentale corrisponda al suo declino...

E mi pare incomprensibile, anzi patetico, il discorso di chi vota il trattato augurandosi che si possa presto completarlo con istituzioni politiche democratiche: Maastricht va esattamente nella direzione contraria...

2)
La seconda ragione del nostro voto non è meno importante.... Il trattato... fissa un indirizzo... una radicale e sistematica riduzione... di tutti quegli strumenti attraverso i quali le democrazie europee nell’epoca keynesiana, cioè dopo gli anni trenta e soprattutto dopo il 1945, avevano appreso a governare gli eccessi del gioco cieco del mercato.

Così è esplicitamente [e rigorosamente stabilito che le banche centrali non possono finanziare il debito pubblico; che è vietato stabilire prezzi e tariffe privilegiate per imprese o amministrazioni pubbliche; infine, che si istituisce una moneta unica emessa da una banca centrale indipendente dalle istanze democratiche, così come lo erano prima della grande depressione o come lo è oggi la banca tedesca, di cui pure si critica l’ottusità deflazionistica...

...con la perdita dell’autonomia monetaria restano allo Stato nazionale gli strumenti della politica di bilancio, ma solo in parte ed apparentemente, perché le politiche fiscali non unificate sono vincolate, anzi, dalla circolazione libera dei capitali a farsi concorrenza nel senso di essere più permissive per attirare risorse. Vincoli monetari e vincoli fiscali si sommano così nell’imporre la via obbligata del contenimento strutturale e non congiunturale della spesa pubblica, degli investimenti sociali o comunque a lungo termine...

Non è allora esagerato dire che disoccupazione e taglio dello Stato sociale sono inerenti al contenuto del trattato; il prezzo scontato della linea di politica economica in esso implicita ma molto rigorosa...

3)
Vengo così alla terza ed ultima ragione del nostro «no». Nella logica di questo tipo di unificazione europea (ecco il punto che si dimentica) è non solo prevedibile, ma fatale, la prospettiva dell’aggregazione selettiva delle aree forti e dell’emarginazione ed esclusione delle periferie e semiperiferie... in assenza di politiche attive di sviluppo, le aree più deboli, financo all’interno dello stesso paese, regrediscono.

E così, mentre si solidifica un centro forte che tende ad attrarre ed integrare regioni limitrofe anche fuori dalla Comunità, si emarginano interi paesi più deboli.

La linea di confine — lo sottolineo — tra i due processi attraversa nel profondo la realtà italiana, il nord e il sud.

Cosicché, se da un lato è probabile che l’Italia nel suo insieme non sia in grado di rispettare gli esorbitanti vincoli posti da Maastricht per il 1997, e sarà dunque costretta ad una rincorsa insieme affannosa e perdente, dall’altro lato in questa prospettiva dell’Europa a due velocità troviamo una chiave di lettura ed un moltiplicatore travolgente delle spinte secessioniste nell’Italia, nel prossimo futuro.

Maastricht non promette allora l’unità dell’Europa, ma in compenso promuove la divisione dell’Italia e, più in generale, una moltiplicazione, che già si registra ovunque, di spinte, passioni, interessi localistici e di subculture nazionali. Non è un passo imperfetto e parziale verso l’unità europea, ma il rischio della sua crisi."

Dalla bacheca di Lorenzo D'Onofrio



IL NO DI RIFONDAZIONE COMUNISTA A MAASTRICHT - 1992 - YouTube
 
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