Scende di 143 mila euro lo stipendio del direttore generale Fabrizio Saccomanni e di 126 mila euro quello dei vicedirettori generali. Erano pagati in gran parte dai privati, ma hanno voluto dare una lezione a tutte le altre caste
Ancora una volta è la Banca d'Italia a dare l'esempio, e ad umiliare con uno schiaffo che brucia tutti i politici. Il Governatore di via Nazionale e tutti i membri del direttorio (direttore generale e vicedirettori generali) hanno approvato in due tranche, la prima già in vigore e la seconda partirà dal primo gennaio 2013, un maxi taglio dei loro stipendi per allinearsi alla crisi che vive tutto il Paese.
Quello operato da Ignazio Visco, (noto ormai come il Visco "buono", contrapposto a Vincenzo Visco), sulla propria busta paga è il più robusto taglio volontario che si ricordi in questo Paese. Vero che il suo stipendio era alto, ma di Governatori della Banca d'Italia ce ne è uno solo e la carica è indubbiamente prestigiosa: ammontava a 757.714 euro lordi l'anno. Dal primo gennaio prossimo sarà di 495 mila euro lordi (e già ora è sceso a 550 mila euro lordi), con una riduzione di ben 262.714 euro pari a poco meno del 35% (esattamente 34,67%).
Tanto per fare un esempio, i deputati di Gianfranco Fini e i senatori di Renato Schifani si sentono eroi per avere rinunciato in anni di crisi a ben 1000 euro di rimborsi spesa (550 sulla diaria e 500 sui portaborse) sui circa 12 mila euro netti percepiti ogni mese fra indennità e rimborsi. Bankitalia ha umiliato la casta dei politici, tanto più che insieme a Visco hanno deciso di ridursi lo stipendio anche gli altri membri del direttorio: Taglio di 143.303 euro per il direttore generale, Fabrizio Saccomanni, che da gennaion prenderà 450 mila euro invece dei 593.303 previsti in precedenza. Scure anche sulla busta paga di tutti i vicedirettori generali, che passano da uno stipendio di 441.057 euro a uno di 315 mila euro, con una riduzione assoluta di 126.057 euro annui (-28.58%). Che schiaffo per la casta della politica e per il Quirinale!