P.A.T.
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Salve a tutti.
Colgo l'occasione del fine settimana per un post apparentemente anomalo rispetto alla analisi tecnica, ma che suppongo essere molto vicino al "sentire comune" dei partecipanti al forum.
Rileggendo gli interventi piu' interessanti apparsi ultimamente in questo forum, sono rimasto colpito dal post,
http://www.finanzaonline.com/forum/...did=449669&highlight=contributi+previdenziali
(contiene un intervento di un giovane amico del forum, che comunica di aver fatto il grande passo nel trading professionale licenziandosi dal lavoro sicuro in banca)
che ha riscosso un interesse tra i piu' vividi nella storia dell'intero FOL, testimoniato dal clamoroso numero di accessi che esprimevano apprezzamenti, rallegramenti, ma soprattutto richieste, informazioni di aspetti legati alla sicurezza sociale di una figura professionale ritenuta cosi' precaria.
In questi ultimi 12 mesi sicuramente saremmo stati moltissimi di noi ad aver riscosso degli ottimi successi grazie all'analisi tecnica, arrivando a fare lievitare considerevolmente il nostro capitale. Immagino che non e' difficile che a questo punto qualcuno inizi davvero a cullare l'idea di passare un domani da analista tecnico dilettante a vero e proprio trader professionista, anche se sappiamo che e' difficile poi continuare con successo senza molto studio ed applicazione.
Ho pensato di fornire anch'io il mio primo modesto contributo alla discussione sulla sicurezza sociale nel campo del trading nell'apposita sezione del FOL dedicata all'argomento, di cui vi segnalo il link
http://www.finanzaonline.com/forum/showthread.php?s=&threadid=456264
Purtroppo quella sezione del forum dedicata a questo tipo di problematiche e' poco frequentata, ad eccezione del lodevole Voltaire, ed e' un peccato che molte delle discussioni cosi' interessanti che appaiono in quella sezione coinvolgano pochi.
Ad ogni modo il tema che qui propongo e':
esiste la necessita' od un bisogno di sicurezza sociale nel vostro desiderio (sogno?utopia?) di tramutare un giorno la vostra attuale attivita' di analista tecnico dilettante in un'attivita' assimilabile a quella di un vero e proprio trader professionista?
Sarebbe davvero utile che il nostro legislatore ufficializzasse l'attivita' dell'analista tecnico come un vero professionista iscrivibile ad un albo professionale, cosi' da permettere all'analista tecnico/trader perlomeno di
- percepire un reddito ufficiale
- accumulare dei minimi requisiti contributivi per la pensione
- pagare le tasse dopo aver dedotto le proprie spese vive (luce telefono, computer, giornali)
- uscire da quella zona d'ombra di potenziale stress che vede nella condizione dell'analista tecnico o trader una potenziale condizione di pregiudizio, assimilabile nel giudizio ricorrente allo speculatore di borsa che non incontra un giudizio positivo tra i moralisti.
A prescindere dai giudizi sociali ricorrenti nei tanti moralisti presenti nelle cittadine di provincia italiane
, penso che converrete che un'attivita' di trading socialmente tutelata e' comunque sempre preferibile e piu' rassicurante per l'autostima del trader/analista tecnico stesso rispetto ad un'attivita' di trading non tutelata, sebbene a maggiore rilevanza di introiti.
Se progettate la necessita' di un'adeguata sicurezza sociale per la figura dell'analista tecnico/trader, propongo qui l'occasione di un pacato confronto per la discussione dei temi legati alla sicurezza sociale e alla ricerca degli strumenti legislativi idonei *attualmente disponibili* (es. associazione in partecipazione di capitale od opera intellettuale, costituzione di una societa' di servizi, studio associato, etc.).
Vediamo cosa salta fuori dalla discussione..invito tutti coloro che hanno idee, proposte, commenti, critiche ad esprimersi.
Nel frattempo, auguro buon weekend a tutti
Colgo l'occasione del fine settimana per un post apparentemente anomalo rispetto alla analisi tecnica, ma che suppongo essere molto vicino al "sentire comune" dei partecipanti al forum.
Rileggendo gli interventi piu' interessanti apparsi ultimamente in questo forum, sono rimasto colpito dal post,
http://www.finanzaonline.com/forum/...did=449669&highlight=contributi+previdenziali
(contiene un intervento di un giovane amico del forum, che comunica di aver fatto il grande passo nel trading professionale licenziandosi dal lavoro sicuro in banca)
che ha riscosso un interesse tra i piu' vividi nella storia dell'intero FOL, testimoniato dal clamoroso numero di accessi che esprimevano apprezzamenti, rallegramenti, ma soprattutto richieste, informazioni di aspetti legati alla sicurezza sociale di una figura professionale ritenuta cosi' precaria.
In questi ultimi 12 mesi sicuramente saremmo stati moltissimi di noi ad aver riscosso degli ottimi successi grazie all'analisi tecnica, arrivando a fare lievitare considerevolmente il nostro capitale. Immagino che non e' difficile che a questo punto qualcuno inizi davvero a cullare l'idea di passare un domani da analista tecnico dilettante a vero e proprio trader professionista, anche se sappiamo che e' difficile poi continuare con successo senza molto studio ed applicazione.
Ho pensato di fornire anch'io il mio primo modesto contributo alla discussione sulla sicurezza sociale nel campo del trading nell'apposita sezione del FOL dedicata all'argomento, di cui vi segnalo il link
http://www.finanzaonline.com/forum/showthread.php?s=&threadid=456264
Purtroppo quella sezione del forum dedicata a questo tipo di problematiche e' poco frequentata, ad eccezione del lodevole Voltaire, ed e' un peccato che molte delle discussioni cosi' interessanti che appaiono in quella sezione coinvolgano pochi.
Ad ogni modo il tema che qui propongo e':
esiste la necessita' od un bisogno di sicurezza sociale nel vostro desiderio (sogno?utopia?) di tramutare un giorno la vostra attuale attivita' di analista tecnico dilettante in un'attivita' assimilabile a quella di un vero e proprio trader professionista?
Sarebbe davvero utile che il nostro legislatore ufficializzasse l'attivita' dell'analista tecnico come un vero professionista iscrivibile ad un albo professionale, cosi' da permettere all'analista tecnico/trader perlomeno di
- percepire un reddito ufficiale
- accumulare dei minimi requisiti contributivi per la pensione
- pagare le tasse dopo aver dedotto le proprie spese vive (luce telefono, computer, giornali)
- uscire da quella zona d'ombra di potenziale stress che vede nella condizione dell'analista tecnico o trader una potenziale condizione di pregiudizio, assimilabile nel giudizio ricorrente allo speculatore di borsa che non incontra un giudizio positivo tra i moralisti.
A prescindere dai giudizi sociali ricorrenti nei tanti moralisti presenti nelle cittadine di provincia italiane
Se progettate la necessita' di un'adeguata sicurezza sociale per la figura dell'analista tecnico/trader, propongo qui l'occasione di un pacato confronto per la discussione dei temi legati alla sicurezza sociale e alla ricerca degli strumenti legislativi idonei *attualmente disponibili* (es. associazione in partecipazione di capitale od opera intellettuale, costituzione di una societa' di servizi, studio associato, etc.).
Vediamo cosa salta fuori dalla discussione..invito tutti coloro che hanno idee, proposte, commenti, critiche ad esprimersi.
Nel frattempo, auguro buon weekend a tutti