il libro sul comodino

"Le storie della Malanotte" di Elena Lazzaretto (edizioni I sognatori - anno 2015)
Cinque racconti che hanno il buio (o il chiaroscuro o la luce quale altra faccia della medaglia), quale protagonista.
Mi è molto piaciuto il primo; storia dell'incontro di due "diversità" - l'una diurna, l'altra notturna - in un mondo che in qualche modo ne ha sancito una divisione (non è dato di sapere perchè e percome).
Comunque mi è piaciuto perchè esalta la ragione sopra il fanatismo, la speranza in luogo della rassegnazione, il coraggio in luogo della paura, la purezza - che sia alla luce del sole o nel profondo della notte - piuttosto che la malevolenza.
Non male a mio avviso neppure l'ultimo, che ci porta a conoscere - nelle settimane che sanciscono un temporaneo black out elettrico - un'enigmatica comitiva di girovaghi e una malinconica vecchia ballerina di burlesque.
L'autrice, astronoma Padovana, cadenza bene trame e parole; e anche se spesso molto non viene detto, riesce a non far risultare pesante o stucchevole il non sapere quello che non si conosce.
 
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Come la bomba atomica viene considerata il «peccato originale» della fisica, così l’eugenetica è da sempre giudicata come il «peccato originale» della biologia.
L’umanità ha sempre cercato di migliorare la società allo scopo di ridurre le sofferenze, eliminando le malattie o migliorando in qualche modo le probabilità di sopravvivenza dei propri figli. Tuttavia, questo desiderio va spesso di pari passo con quello di imporre il controllo su chi può sposarsi, chi può procreare e chi può vivere.
In epoca vittoriana, all’ombra delle idee – un po’ distorte – di Darwin sull’evoluzione, iniziò a prendere forma un nuovo tentativo di imporre il controllo sulla nostra stessa struttura biologica. Nacque così un movimento politico che imbastardì la scienza e che per sessant’anni godette di un ampio sostegno popolare e politico, sia tra i progressisti che tra i conservatori. L’eugenetica fu abbracciata con entusiasmo in decine di paesi, arrivando alle sue estreme conseguenze nella Germania nazista, conducendo direttamente alle camere a gas e ai forni crematori di Auschwitz.
Ma non è solo storia passata. L’eredità dell’eugenetica persiste ancora oggi nella lingua, nella letteratura, nelle parole che usiamo inconsapevolmente. E oggi, di nuovo, con le tecniche di editing genetico messe a disposizione dalle più avanzate ricerche – si pensi alle possibilità offerte da CRISPR –, si parla ancora una volta di manipolazione del DNA, per rendere i nascituri più intelligenti, più adatti, più forti. Il sogno distorto della purezza e della perfezione.
Con Controllo Adam Rutherford offre il suo sguardo lucido e competente sui pericoli passati e presenti dell’eugenetica, raccontandone con grande concisione e chiarezza, sia scientifica che morale, la storia non troppa remota, condensa concetti difficili in una prosa intelligente e precisa fino a smascherare, con la sua analisi urgente e necessaria, una delle idee più distruttive del XX secolo.
 
(New York 1903-68) scrittore statunitense. Considerato uno dei maggiori creatori del genere suspense, W. è autore di romanzi polizieschi condotti con grande efficacia di scrittura e caratterizzati da angosciose atmosfere e da un cupo senso della fatalità. Celebre, in particolare, la cosiddetta serie «in nero»: La sposa era in nero (The bride wore black, 1940), L’alibi nero (Black alibi, 1942), L’angelo nero (The black angel, 1943) ecc.Ha scritto romanzi altrettanto accurati con gli pseudonimi di William Irish (Vertigine senza fine, Waltz in the darkness, 1949; Ho sposato un’ombra, I married a dead man, 1948) e di George Hopley (La notte ha mille occhi, Night has a thousand eyes, 1945).
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Per i 70 anni della collana URANIA, nel 22 Mondadori ha dato alle stampe e ristampe 50 opere del variegato panorama della S.F.
Occasione per leggere o rileggere qualche classico o qualcuno dei nuovi autori emergenti.
Il primo volume uscito è stato per l'appunto un classico: "Le sabbie di Marte" di Clarke, pubblicato nel 51. Lettura piacevole, anche se un poco datata, ma che nello stile di Clarke (al grande pubblico noto per la trasposizione cinematografica di 2001 Odissea nello spazio), pur nelle ovvie speculazioni più avveniristiche, non indugia mai nel sensazionalismo.
In questi giorni ho invece terminato "Oltre l'invisibile" di Clifford Simak. Curiosamente altro romanzo del 1951.
Simak unitamente a Bradbury è annoverato tra i principali autori della c.d. "fantascienza umanistica".
Di fatto nelle opere di Simak che mi è capitato di leggere (mi viene in mente "City - Anni senza fine), sono sempre l'uomo e il suo ruolo nell'universo al centro delle tematiche.
In Oltre l'invisibile questo possibile ruolo è in un qualche modo dettato da una sorta di "destino" che si materializza in una forma eterea di simbiosi con il protagonista, un esploratore spaziale che a dispetto dall'essere dato per disperso ritorna sulla Terra dopo 20 anni
Anche in questo romanzo Simak concede molto alla sua prosa pastorale, con ripetute immagini di campi, fiumi che scorrono echi di rumori, suoni animali e gli immancabili paesaggi contadini che peraltro hanno caratterizzato una buona parte della sua vita (si legge che ha passato la giovinezza in una zona rurale)
Anche in questo caso il romanzo appare un poco datato; soprattutto nelle speculazioni tecnologiche future che all'evidenza ancora nei primi anni 50 non parevano consapevoli dei possibili sviluppi delle tecnologie ... per cui, per quanto il romanzo sia ambientato in un lontano 8000 circa, ancora si accenna ai giornali cartacei e all'utilizzo stesso della carta per rapporti o quant'altro.
Ma d'altro canto va ben tenuto presente che le componenti scientifico/tecnologiche non sono mai state al centro delle tematiche di Simak, molto più orientate a storie ad ampio respiro che percorrono intere generazioni dell'uomo.
 
Letto "Guerra al grande nulla" di James Blish (titolo originale "A case of conscienze, 1958 e premio Hugo nel 59).

Forse un po' troppo attratto dall'aurea "mistica" di questo romanzo, sovente decantato quale ottimo esempio di "fanta-religione", ho sperimentato a mie spese la non inconsueta sensazione di aspettative totalmente disattese.
Nel complesso ritengo l'opera sopravvalutato e mi conforta l'aver trovato in rete - a fianco di critiche positive - altrettante considerazioni di tenore opposto che di fatto riprendono e confortano le mie personali impressioni..

La storia, in sintesi, è quella di una spedizione di 4 scienziati su un pianeta alieno abitato da una razza senziente e avanzata, ma in tutto e per tutto "al di là del male". Una società talmente pura da apparire al biologo/gesuita incaricato di co-redigere una relazione sul Mondo visitato, un'utopia simile a un novello giardino dell'Eden e per tale ragione attribuibile all'opera del Maligno.

Si fa sicuramente apprezzare la prima parte ambientata sul Mondo alieno dove si percorre la maturazione del radicale pensiero di padre Raimon Ruiz Sanchez.
Purtroppo a questa prima parte ne fa seguito una seconda ambientata sulla Terra, totalmente avulsa dalle tematiche introdotte precedentemente; ma quel che è peggio è che la fumosa descrizione della società terrestre risulta confusionaria e poco interessante oltre a non essere sorretta da una particolare prosa. Insomma pagine e pagine con comparsate al limite del ridicolo quasi da sembrare un mero riempitivo per allungare il romanzo.

La grossa delusione scaturisce per l'appunto dall'assenza di qualsiasi ripresa di un filo teologico collegato alle iniziali riflessioni del padre gesuita, con il sostegno di un confronto/contraddittorio dello stesso.
A parziale giustificazione - o a maggiore colpa - va detto che la prima parte è la ristesura di un precedente racconto di Blish e la seconda ne costituisce un'aggiunta/ampiamento prodomica a dare alle stampe un romanzo lungo.

In conclusione un'occasione sprecata.
 
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Nil, nell'estate del 1919, è un bambino timido che pensa alla felicità, quando d'un tratto la Guerra civile travolge il suo piccolo mondo.
Rimane solo, diventa uno dei tanti "ragazzini randagi" che nel sud della Russia campano di elemosine, furti e prostituzione. È il suo apprendistato al coraggio - il coraggio di "non essere mai stanco di vivere", nonostante tutto. Nei bassifondi, Nil impara a non voltarsi indietro, a sgattaiolare tra gli orrori e a gioire profondamente delle poche cose importanti: la libertà, l'amicizia, l'amore, nella sua banda di mendicanti armati di coltelli finlandesi.
Impara anche a uccidere. E tutto questo gli servirà, nella vertiginosa carriera che lo attende. Viene reclutato dalla polizia politica e, come informatore dapprima, poi infiltrato, poi agente con incarichi speciali, vede da vicino i lussi e gli orrori del regime sovietico, l'ascesa e la caduta dei grandi del Cremlino, le stanze degli interrogatori e le esecuzioni nei sotterranei. I superiori gli si affezionano, perché Nil è bello, affascinante e spesso innamorato: si confidano con lui, lo guidano tra i molti pericoli di quegli anni feroci. Una qualche strana forza sembra proteggerlo sempre, non solo dalla morte ma dall'abbrutimento, dal fanatismo, dal gelido panico in cui tutti intorno a lui stanno precipitando: i molti maestri di vita ai quali si lega - capi della polizia, contesse, attrici famose, cospiratori, spie, vecchie sapienti - gli svelano, ognuno a suo modo, come affidarsi alla fortuna, all'ispirazione, al futuro che può cominciare in ogni istante, se non ci si lascia frenare dal presente, perché "sei perduto soltanto quando sei ciò che riesci a dire di te stesso". Nil continua a scoprire che la vita è un'ininterrotta rivelazione, anche in guerra, oltreconfine, nella Germania nazista, tra altri capi e altri terrori. Attraverso lo sguardo di un protagonista indimenticabile, con spietato realismo e acume Igor Sibaldi ci conduce nel periodo più oscuro di un popolo, in un'epica ricerca della felicità al di là di ogni ostacolo.
 
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Emerenziano Paronzini è impiegato presso il Ministero delle finanze, per il quale gira Varesotto e Comasco. Alla fine è trasferito in qualità di vice-capufficio a Luino, sul lago Maggiore. Ferito ai glutei da una scheggia di bomba durante la prima guerra mondiale, preciso e metodico sia nella vita privata sia sul lavoro, il Paronzini ha come scopo principale sposarsi con una donna che lo mantenga, possibilmente non bella e che non possa avere figli. Una domenica durante la messa l'uomo vede in chiesa le sorelle Fortunata, Camilla e Tarsilla Tettamanzi, tre donne mature di 36, 38 e 40 anni, con villa, parco e una considerevole fortuna ereditata dal padre Mansueto Tettamanzi, "patrocinatore legale" con la passione per la scienza e la biologia, morto da poco: "Brutte ciascuna a suo modo di una bruttezza singolare, e consapevoli della ripugnanza che ispiravano agli uomini, avevano tacitamente soppresso l'amore, come se l'avessero seppellito in giardino per nascondere una vergogna. In verità, neppure quando andavano a scuola, e Camilla addirittura all'Università, nessun uomo aveva pensato di farle accorte del loro sesso; né poteva essere diversamente, per quei tre frutti malformati di un matrimonio che era stato di puro interesse, tra il loro padre - una specie di pappagallo con le gambe storte - e la loro madre, mal sortito avanzo di una vecchia famiglia".

Un giorno Paronzini incontra fuori dall'ufficio Tarsilla Tettamanzi, che sta entrando per avere chiarimenti su una richiesta economica dell'erario. L'uomo si offre di dare qualche indicazione sul ricorso e la donna lo invita a casa per un caffè. Da qui il Paronzini inizia a frequentare casa Tettamanzi e dopo qualche tempo chiede a Fortunata di sposarlo. La donna tentenna, poi si convince. Tornato dal viaggio di nozze con la moglie che risulterà, a un controllo medico, "vaginalmente infiammata", il Paronzini nel corso dei mesi inizia a intrattenersi anche con le altre due sorelle (Tarsilla e Camilla), intensificando i rapporti e dedicandosi ogni notte a una sorella diversa, sotto gli occhi orripilati della vecchia serva Teresa che non dorme più e si spella le mani a furia di rosari. Il paese naturalmente intuisce, ma non riesce a sapere con certezza: "Se i luinesi avessero saputo cosa bolliva dietro il muro delle sorelle Tettamanzi, sarebbero saliti sui tetti a guardare nel giardino e dentro le finestre di quella casa, pur di non perdere un particolare di una simile capitolazione. Ma tutto avveniva ancora nel segreto, e ne doveva passare del tempo prima che le cose di casa Tettamanzi corressero sulla bocca di tutti, nelle famiglie, nei caffè, per le strade e, con un'eco incredibile, anche fuori del paese"[3]. Paronzini diventa così l'amante di tutte e tre le sorelle, che si dividono le sue attenzioni senza gelosie, fino all'inevitabile crollo fisico dell'attempato amatore. Che muore di infarto e suo malgrado diventa anche un eroe del fascismo.
 
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Il giovane Giorgio Pellegrini è un esponente della lotta armata finito nei guai per un attentato riuscito male in cui perde la vita un metronotte. Costretto a scappare in America Centrale per sfuggire alla giustizia, decide di arruolarsi nella guerriglia rivoluzionaria, e lì che commetterà il suo primo omicidio; l’esecuzione a sangue freddo dell’amico fuggito con lui dall’Italia. Stanco della guerriglia e di ideali politici a cui non crede più, Giorgio vuole tornare in Italia a tutti i costi e per farlo non si fa scrupoli nel diventare collaboratore di giustizia e fare i nomi di tutti i suoi ex compagni. Dopo aver scontato un breve periodo in carcere, cerca di re-inserirsi nella società. La riabilitazione diventa la sua ossessione, così come la bella vita. Per ottenerla, sarà costretto a scontrarsi con i personaggi più diversi del mondo del crimine muovendosi in una società in cui, dietro una maschera fatta di perbenismo e finta onestà, la realtà è fatta di perversione e loschi traffici: un boss della Sacra Corona Unita, malavitosi albanesi e infine un poliziotto corrotto. Tutti i suoi nemici però conosceranno la sconfitta per mano di quello che lui è diventato, un assassino sadico e senza scrupoli. La svolta decisiva per Giorgio avviene con l’incontro di Sante Brianese, un avvocato cinico e scaltro, pronto a trasformare un ex terrorista nell’elegante proprietario di La Nena, il ristorante più raffinato della città. Per completare il quadro del cittadino modello manca solo una cosa, il matrimonio con una donna irreprensibile, Roberta. Qualcosa però va storto e un'ombra oscura dal passato torna a bussare alla porta di Giorgio. Il tragico epilogo si chiude sulle note di una canzone: Arrivederci amore, ciao…

 
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Torri cellulari, Wi-fi, 5G: l'elettricità ha plasmato il mondo moderno. Ma come ha influenzato la nostra salute e l'ambiente?
Negli ultimi 220 anni, la società ha sviluppato la convinzione universale che l'elettricità sia "sicura" per l'umanità e il pianeta. Lo scienziato e giornalista Arthur Firstenberg sconvolge questa convinzione raccontando la storia dell’elettricità in maniera inedita - da un punto di vista ambientale - descrivendo in dettaglio gli effetti che questo elemento fondamentale della società ha avuto sulla nostra salute e sul nostro pianeta.

Con oltre 50.000 copie vendute in Inghilterra, in La tempesta invisibile, Firstenberg ripercorre la storia dell’elettricità dall’inizio del XVII secolo ad oggi, sostenendo che molti problemi ambientali, così come le principali malattie della civiltà industrializzata - malattie cardiache, diabete e cancro - sono legati all’inquinamento elettrico.
 
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