Il made in Italy di Farinetti: operai romeni a tre euro l'ora

  • ANNUNCIO: Segui le NewsLetter di Borse.it.

    Al via la Newsletter di Borse, con tutte le notizie quotidiane sui mercati finanziari. Iscriviti per rimanere aggiornato con le ultime News di settore, quotazioni e titoli del momento.
    Per iscriverti visita questo link.

Self Made Man 78

Nuovo Utente
Registrato
30/12/08
Messaggi
64.475
Punti reazioni
2.135
Denuncia Cisl sulla ristrutturazione del teatro Smeraldo che ospiterà lo store di Eataly a Milano: "Lavori a una ditta di Suceatra. Stipendi da meno di 200 euro a settimana"

Milano - «Eataly» di nome. Oscar Farinetti apre martedì a Milano un nuovo tempio del gusto. A sentir lui, addirittura «un luogo dei miracoli».
1391525491-farinetti-ansa.jpg



Prenderà il nome dello storico Teatro Smeraldo che sorgeva nello stesso stabile di piazza XXV Aprile e l'inaugurazione è fissata (non a caso) il 18 marzo, inizio delle Cinque Giornate di Milano e del Risorgimento. «Non saremo noi a far risorgere l'Italia ma è un piccolo passo», ripete da giorni Farinetti, dispensa in tv e sui giornali l'elogio del made in Italy e le ricette per il rilancio del Belpaese. I sindacati leggono, ascoltano. E «fumano».

«Viene il nervoso a sentirlo professare l'eccellenza italiana e la cura del dettaglio...» protesta senza mezzi termini Fabio Del Carro, segretario generale della Filca Cisl di Milano. Ha seguito dall'inizio la trasformazione dell'ex teatro in polo del gusto. E puntualizza che a occuparsi della ristrutturazione non è stata un'impresa edile locale (benché il patron di Eataly professi un'«adorazione per i lombardi» e abbia persino fatto pace con il governatore leghista Roberto Maroni) ma la Cobetra Power di Suceatra, in Romania. Capitale sociale dichiarato: 500 ron, che equivalgono a circa 110,2 euro. Anche Farinetti ha raccolto l'occasione, sempre più diffusa tra le grandi aziende italiane, dei «distacchi». Si fa ricorso con i subappalti a imprese bulgare, romene, polacche che hanno filiali sul territorio. Per la legge, i contributi non vengono versati in Italia ma nel Paese d'origine. «Ma vengono versati?» è il grande punto interrogativo del sindacato, che sul caso Eataly ha interessato gli ispettori della Cassa Edile. Ma «a Milano sono una cinquantina, riescono a malapena verificare i contratti che hanno inizio e fine sul territorio figuriamoci avviare controlli in Romania».

Dei 25 lavoratori edili che fanno capo a Cobetra e si sono occupati di demolire e ricostruire l'interno dell'ex teatro, come si legge sui contratti trasmessi alla Cassa edile, 23 sono «operai non specializzati in costruzioni», uno solo è esperto in restauri. C'è poi un addetto che nel 2012 ha firmato la «promozione» da amministratore della società a «operaio non specializzato». La legge europea recepita anche in Italia stabilisce che i lavoratori romeni in distacco debbano avere una busta paga non inferiore ai minimi contrattuali italiani. Ma è quello che la Cisl definisce un «grande buco nero». Perché «dietro al sistema dei distacchi si nascondono forme di sfruttamento, ed è quasi impossibile che gli operai stranieri facciano denuncia, c'è un'omertà assoluta». I contratti che hanno firmato i 25 operai con Cobetra mediamente si aggirano tra i 500 e gli 800 ron di stipendio base lordo (dunque tra i 110 e i 176 euro) per 40 ore settimanali di lavoro. Tradotto: tra i 2,75 e i 4,4 euro all'ora. Sul Libro unico del lavoro però, quella che possiamo equiparare a una normale busta paga, nella parte bassa dedicata ai contributi la cifra schizza a 2.100 euro. «Che non sarebbero male per un manovale non specializzato - rimarca il segretario Cisl - Anzi, se fossero davvero corrisposti verrebbe da chiedersi come mai non vengono assunti operai italiani, visto che sarebbero più economici dei romeni. Ma è proprio la parte “extra” che sfugge ai controlli italiani. Abbiamo il forte dubbio che al manovale straniero rimanga in tasca quanto ha firmato sul contratto».

Il modello di lavoro «Eataly» d'altra parte alimenta i sospetti. Di recente diversi precari che lavorano negli store del gusto già sparsi tra Torino, Roma, Firenze o Napoli hanno denunciato stipendi da fame, 800 euro al mese per quaranta ore settimanali, domeniche comprese. E si aggiunge la pratica delle perquisizioni a fine turno, raccontata nei negozi del Centro-Sud. I dipendenti vengono controllati prima di uscire, sai mai che abbiano infilato in borsa qualche conserva «doc».

La maggior parte dei dipendenti che da martedì prossimo serviranno i clienti in panetteria, macelleria, salumeria, formaggeria, pescheria, all'ortofrutta, nel bistrot e nella serie di ristoranti sparsi tra i tre piani di «Eataly Smeraldo» ha un contratto a tempo determinato. Ma «dopo due anni l'ottanta per cento verrà stabilizzato - garantisce Farinetti - Se un imprenditore ha i conti in ordine e non lo fa, è un bastardo». Da Milano partirà una svolta?


__________________________________
Il made in Italy di Farinetti: operai romeni a tre euro l'ora - IlGiornale.it
 
Beh ,ma di che ti meravigli se ci son reati vanno perseguiti...diversamente e' solo speculazione.Speculazione che presumo nel nostro piccolo facciamo anche noi visto che siamo in un forum finanziario:l'etica e' una cosa diversa...a meno che non ne facciamo un discorso politico...ciao.
 
1) non mi meraviglio, qui nessuno si è meravigliato.
2) l'etica la fa Farinetti quando va a pontificare in TV l'eccellenza italiana e poi non sa riconoscere la sua mortadella da un'altra industriale.
3) il soggetto è riconosciuto essere il solito scaltro imprenditore preso a modello da questo Governo in base ad una italianità inesistente sia come mentalità sia come prodotti sia come aziende indotte.

Un teatro deprimente, in sostanza.

Per questo Renzo ci va culo e camicia.
 
Farinetti per me rappresenta il peggio di questo paese.
 
Indietro