Invictus25
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Note dell'Art precedente.
Note:
1. «NATO’s ongoing enlargement process poses no threat to any country. It is aimed at promoting stability and cooperation, at building a Europe whole and free, united in peace, democracy, and common values», Nato.int, 6/7/2022.
2. D. Polansky, L’impero che non c’è. Geopolitica degli Stati Uniti d’America, Milano 2005, Guerini e Associati, p. 219.
3. C. Schmitt, La tirannia dei valori, Milano 2008, Adelphi, p. 51. Le sconclusionate avventure occidentali in Medio e Vicino Oriente, che hanno lasciato dietro di sé distruzione e morte, non certo stabilità e pace, né tantomeno giustizia e democrazia, dovrebbero averci messo in guardia dai pericoli di applicare alla geopolitica categorie morali assolute.
4. Il principio di autodeterminazione dei popoli è un concetto limite, che va maneggiato con cura. Imposto semplicisticamente da Wilson all’Europa dopo la prima guerra mondiale, esso ha destabilizzato il continente, smembrando imperi multietnici ed evocando le devastanti forze che avrebbero condotto alla seconda guerra mondiale.
5. Cfr. G.W. Hegel, Lineamenti di filosofia del diritto, Roma-Bari 1999, Laterza, § 124 (aggiunta), p. 320.
6. La massima greca (Strabone) secondo cui «la geografia è un destino», motivo per cui la storia non si può fare a tavolino, coglie dunque un aspetto del vero. Per dirla con Napoleone, «la storia di un popolo risiede nella sua geografia». Cfr. T. Marshall, Prisoners of Geography: Ten Maps That Tell You Everything You Need to Know About Global Politics, New York 2016, Scribner.
7. Questa in nuce l’acquisizione fondamentale emersa dalla pace di Vestfalia e lo scopo della ricerca dell’equilibrio di potere, il cui fine primario è anzitutto la preservazione del sistema di Stati, garantendo la coesistenza di entità sovrane.
8. Sforzo cui è esentato chi, ricorrendo al potere semplificatorio dell’ideologia, si assolve dall’esercizio del logos (ovvero dalla fatica del concetto).
9. J.M. Goldgeier, «A complex man with a simple idea», in M. Kimmage, M. Rojansky (a cura di), A Kennan for our times: Revisiting America’s Greatest 20th Century Diplomat in the 21st Century, Kennan Institute, Washington 2009, Wilson Center, p. 28.
10. G.H.W. Bush, B. Scowcroft, A World Transformed, Vintage, 1999, citato in A. de’ Robertis, «La Nato e la sfida della Russia», Quaderni del Dipartimento di Scienze Politiche, Università Cattolica del Sacro Cuore, n. 8/2015, p. 66.
11. H. Kissinger, «Reversing Yalta», The Washington Post, 16/4/1989.
12. Cfr. A. de’ Robertis, «La Nato e la sfida della Russia», Quaderni del Dipartimento di Scienze Politiche, Università Cattolica del Sacro Cuore, n. 8/2015, p. 67.
13. H. Kissinger, Ordine Mondiale, Milano 2015, Mondadori 2015. Si veda ad esempio cosa disse Baker a Gorbačëv durante il loro incontro a Mosca nel febbraio del 1990: «Neither the President nor I intend to extract any unilateral advantages from the processes that are taking place».
14. «If we maintain a presence in a Germany that is a part of NATO, there would be no extension of NATO’s jurisdiction for forces of NATO one inch to the east». Così si legge, inter alia, nel Memorandum della conversazione tra Gorbačëv e Baker del 9 febbraio del 1990, recentemente declassificato dal dipartimento di Stato Usa: Memorandum of conversation between Mikhail Gorbachev and James Baker in Moscow, February 9, 1990. Analoga formulazione si legge nella trascrizione sovietica dello stesso incontro: bit.ly/3lxSLmA
15. Il 12 dicembre 2017 il National Security Archive presso la George Washington University ha declassificato e pubblicato 30 documenti statunitensi, sovietici, tedeschi, britannici e francesi che rivelano le assicurazioni relative alla sicurezza sovietica e al non allargamento a est della Nato fornite dai leader occidentali a Gorbačëv (e altri funzionari sovietici) durante il processo di unificazione tedesca, tra il 1990 e il 1991, bit.ly/2N7t2KO
16. A. Puškov, Da Gorbačëv a Putin. Geopolitica della Russia, Milano 2022, Sandro Teti Editore, p. 36.
17. Ivi, p. 37. Benché del commento del ministro sovietico, che assistette all’incontro, non vi sia traccia nei documenti disponibili , si può comunque notare dalle trascrizioni americane e sovietiche (si prenda ad esempio quella del 9 febbraio 1990) come le risposte di Gorbačëv alle reiterate proposte di Baker di non espansione della Nato siano per lo più sbrigative e superficiali («Condivido la tua linea di pensiero», «L’approccio che hai delineato è altamente plausibile»), senza mai ribattere alludendo alla stipula di qualche forma di garanzia o accordo scritto.
18. A de’ Robertis, «Il ruolo di stabilizzazione della Nato dai Balcani ai confini dell’Europa», in M. De leonardis , G. Pastori (a cura di), Le nuove sfide per la forza militare e la diplomazia. Il ruolo della Nato, Milano 2014, Monguzzi, pp. 168-70.
19. Avrebbe dovuto sapere che, fra Stati, i rapporti di forza contano molto più delle dichiarazioni di principio e che compiere passi unilaterali in favore dell’avversario in nome delle buone intenzioni può far guadagnare riconoscimenti morali e perfino simpatie personali, ma a costo di far scivolare il proprio paese nella spirale dell’impotenza.
20. La registrazione del discorso è disponibile all’indirizzo: bit.ly/3Xq1Nzh
21. La violazione sistematica della grammatica della potenza era stata la cifra della parabola politica di Gorbačëv, che aveva condotto l’Unione Sovietica sulla tragica strada dell’auto-toglimento non dialettico.
22. 1992 Defence Planning Guidance, Department of Defense for Fiscal Year 1994-1999, 16/4/1992, p. 15.
23. C. Krauthammer, «The Unipolar Moment», Foreign Affairs, vol. 70, n. 1, 1990-91, pp. 23-33.
24. R. Kagan, Paradiso e potere. America ed Europa nel nuovo ordine mondiale, Milano 2008, Mondadori, p. 97. «La storia dell’America, al di là di ogni mito isolazionista, è una storia di espansione territoriale e di influenza tutt’altro che inconsapevoli. L’ambizione a svolgere un ruolo da protagonista sulla scena mondiale è profondamente radicata nel carattere americano», ibidem.
25. Cfr. 1992 Defence Planning Guidance, cit.
26. Per usare le parole di Baker: «The mechanism by which we have a US military presence in Europe is NATO. If you abolish NATO, there will be no more US presence», Memorandum of conversation between Mikhail Gorbachev and James Baker in Moscow, cit., p. 6.
27. J.L. Gaddis, Surprise, Security, and the American Experience, Cambridge MA 2004, Harvard University Press, p. 77.
28. Memo declassificato del dipartimento di Stato Usa, «Strategy for NATO’s Expansion and Transformation», 7/9/1993, bit.ly/3Z0XRWX
29. «Il nostro scopo primario deve essere espandere e rafforzare la comunità mondiale delle democrazie basate sul mercato», «Confronting the Challenges of a Broader World», discorso di Clinton all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, New York, 27/9/1993, in Department of State Dispatch, IV, 39, 27/9/1997.
30. Cfr. D. Polansky, op. cit.; S. Wertheim, Tomorrow, the World: The Birth of U.S. Global Supremacy, Cambridge MA 2020, Harvard University Press.
31. J,M. Goldgeier, «The U.S. Decision to Enlarge NATO», Brookings Review, Summer 1999, p. 19.
32. M. Albright, Madam Secretary: A Memoir, New York City 2005, Miramax p. 324.
33. Your October 21-23 visit to Moscow – Key foreign policy issues, U.S. Department of State, 20/10/1993, p. 4, bit.ly/3xdusg8. Nelle sue memorie, Christopher affermerà più tardi che El’cin fraintese – «forse perché ubriaco» – che lo strumento della Partnership per la Pace (un programma di cooperazione militare concepito nell’ottobre del 1993 come compromesso risultante dalle divergenze tra il Pentagono e l’amministrazione Clinton su come rispondere alle richieste dei paesi del Centro e dell’Est Europa di aderire all’Alleanza) non era alternativo, ma precursore dell’espansione della Nato, come Clinton confermerà ai leader di Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria e Slovacchia in occasione del suo viaggio a Praga, nel gennaio del 1994 («The question is no longer whether Nato will take on new members, but when and how»).
34. G.F. Kennan, «A Fateful Error», The New York Times, 5/2/1997. Naturalmente, ricordava, «i russi non avrebbero altra scelta che accettare l’espansione come un fatto militare compiuto». E come tale essi infatti lo inquadrarono, benché il loro dissenso non avesse allora la forza per impedirne l’accadimento.
35. Tanto che durante il suo incontro con i sostenitori di El’cin, prima delle elezioni russe del giugno 1991, il segretario generale della Nato, Manfred Wörner, dovette assicurare che non sarebbe avvenuta alcuna espansione dell’Alleanza. Cfr. NATO Expansion: What Yeltsin Heard, National Security Archive.
36. Lettera del 15 settembre del presidente El’cin al presidente Clinton, corsivo nostro.
37. Lettera del presidente El’cin al presidente Clinton, 29/11/1994.
38. «Yeltsin Says NATO Is Trying to Split Continent Again», The New York Times, 6/12/1994.
39. Fr. December 21 1994 – NAC: Guidance for Discussion of the Vice President’s Visit to Russia, U.S. Department of State, bit.ly/3lkjL8K. Dai documenti declassificati russi degli anni Novanta, inclusi quelli delle sessioni a porte chiuse della Duma, si evince come le ragioni russe dell’opposizione all’espansione della Nato vertessero su tre preoccupazioni fondamentali: che l’espansione minacciasse la sicurezza russa; che minasse l’ideale di una sicurezza europea inclusiva; e infine che tracciasse una nuova linea divisoria in Europa.
40. Summary report on One-on-One meeting between Presidents Clinton and Yeltsin, Kremlin, May 10, 1995.
41. E. Di Rienzo, Il conflitto russo-ucraino. Geopolitica del nuovo (dis)ordine mondiale, Soveria Mannelli 2015, Rubbettino, p. 18.
42. M. De Leonardis, «Da Erodoto a Kissinger: l’eredità della storia e il peso della geopolitica», p. 15, in G. Cella, Storia e geopolitica della crisi ucraina. Dalla Rus’ di Kiev a oggi, Roma 2021, Carocci.
43. R. Kagan, op. cit., p. 98.
44. L’aggressività è intrinseca alla struttura tetico-ponente del valore (sostenere un valore vuol dire farlo valere, cioè imporlo, dando vita a una guerra tra visioni del mondo che travolge, per definizione, ogni valore).
45. Politica racchiusa nella battuta «Vogliamo andare verso l’Ovest, ma il modo migliore di farlo è con il gas dell’Est». All’Onu, nel settembre del 2013, Janukovyč ribadì che le «aspirazioni europeiste dell’Ucraina sono il pilastro dello sviluppo del nostro paese» insistendo però sulla prospettiva trilaterale dei rapporti tra Ucraina, Ue e Russia. «L’Ucraina è un ponte tra Russia e Ue, ed è molto importante assicurare che questo ponte rimanga saldo e affidabile. Il dialogo tra Ucraina, Russia e Ue sulle questioni commerciali è possibile nel prossimo futuro», «Between two stools: Ukraine says EU trade deal certain, Russia – led union also an option», Reuters, 25/9/2013.
46. G. Colonna, Ucraina tra Russia e Occidente. Un’identità contesa, Milano 2022, Edilibri, p. 84.
47. L’Ucraina (che nella sua configurazione unitaria ha cessato di esistere il 24 febbraio 2022) è notoriamente una terra dalla storia complessa, in cui convivono popolazioni vissute per secoli (dal XVIII secolo fino al 1918) sotto l’impero austro-ungarico (Leopoli e la Galizia) e altre sotto gli zar (le regioni orientali, meridionali, la Crimea e Kiev). Cfr. H. Kissinger, «To settle the Ukraine crisis, start at the end», The Washington Post, 5/3/2014.
48. «Leaked audio reveals embarrassing U.S. exchange on Ukraine, EU», Reuters, 7/2/2014. Victoria Nuland è la moglie di Robert Kagan, teorico neocon che ha teorizzato il destino manifesto degli Usa a espandersi nel mondo.
49. E. Di Rienzo, op. cit., p. 31. Internamente, infatti, la classe dirigente post-Majdan si dedicava internamente a una spensierata opera di pulizia culturale e linguistica, perseguendo oltre all’obiettivo di ingresso nella Nato (che Zelens’kyj nel 2019 inserì in costituzione, nonostante l’ampia opposizione popolare), quello di una forzata politica di omogeneizzazione (vietando quindi l’uso e l’insegnamento del russo nelle scuole). Una politica che alla vigilia della guerra aveva portato la popolarità di Zelens’kyj, eletto per ricucire i rapporti con la Russia, ai minimi storici.
50. Ibidem.
51. H. Kissinger, «To settle the Ukraine crisis», cit.; J. Mearsheimer, «Why the Ukraine Crisis Is the West’s Fault», Foreign Affairs, settembre-ottobre 2014; R. Merry, «The Demonization of Putin by American Intelligentsia», The National Interest, settembre-ottobre 2017.
52. J. Florio, «L’ombra di un sogno. Perché l’europeismo è antieuropeo» Limes, «Il muro portante», n. 10/2019.
53. Cfr. l’eccellente studio di G. Colonna, op. cit., in particolare pp. 125-133.
54. H. Bull, «La società anarchica. L’ordine nella politica mondiale», Vita e Pensiero, 2005, p. 114.
55. O. Hintze, Deutschland und der Weltkrieg, Leipzig-Berlin 1916, Teubner, cit. in D. Groh, La Russia e l’autocoscienza d’Europa. Saggio sulla storia intellettuale d’Europa, Torino 1980, Einaudi, p. 382.
Note:
1. «NATO’s ongoing enlargement process poses no threat to any country. It is aimed at promoting stability and cooperation, at building a Europe whole and free, united in peace, democracy, and common values», Nato.int, 6/7/2022.
2. D. Polansky, L’impero che non c’è. Geopolitica degli Stati Uniti d’America, Milano 2005, Guerini e Associati, p. 219.
3. C. Schmitt, La tirannia dei valori, Milano 2008, Adelphi, p. 51. Le sconclusionate avventure occidentali in Medio e Vicino Oriente, che hanno lasciato dietro di sé distruzione e morte, non certo stabilità e pace, né tantomeno giustizia e democrazia, dovrebbero averci messo in guardia dai pericoli di applicare alla geopolitica categorie morali assolute.
4. Il principio di autodeterminazione dei popoli è un concetto limite, che va maneggiato con cura. Imposto semplicisticamente da Wilson all’Europa dopo la prima guerra mondiale, esso ha destabilizzato il continente, smembrando imperi multietnici ed evocando le devastanti forze che avrebbero condotto alla seconda guerra mondiale.
5. Cfr. G.W. Hegel, Lineamenti di filosofia del diritto, Roma-Bari 1999, Laterza, § 124 (aggiunta), p. 320.
6. La massima greca (Strabone) secondo cui «la geografia è un destino», motivo per cui la storia non si può fare a tavolino, coglie dunque un aspetto del vero. Per dirla con Napoleone, «la storia di un popolo risiede nella sua geografia». Cfr. T. Marshall, Prisoners of Geography: Ten Maps That Tell You Everything You Need to Know About Global Politics, New York 2016, Scribner.
7. Questa in nuce l’acquisizione fondamentale emersa dalla pace di Vestfalia e lo scopo della ricerca dell’equilibrio di potere, il cui fine primario è anzitutto la preservazione del sistema di Stati, garantendo la coesistenza di entità sovrane.
8. Sforzo cui è esentato chi, ricorrendo al potere semplificatorio dell’ideologia, si assolve dall’esercizio del logos (ovvero dalla fatica del concetto).
9. J.M. Goldgeier, «A complex man with a simple idea», in M. Kimmage, M. Rojansky (a cura di), A Kennan for our times: Revisiting America’s Greatest 20th Century Diplomat in the 21st Century, Kennan Institute, Washington 2009, Wilson Center, p. 28.
10. G.H.W. Bush, B. Scowcroft, A World Transformed, Vintage, 1999, citato in A. de’ Robertis, «La Nato e la sfida della Russia», Quaderni del Dipartimento di Scienze Politiche, Università Cattolica del Sacro Cuore, n. 8/2015, p. 66.
11. H. Kissinger, «Reversing Yalta», The Washington Post, 16/4/1989.
12. Cfr. A. de’ Robertis, «La Nato e la sfida della Russia», Quaderni del Dipartimento di Scienze Politiche, Università Cattolica del Sacro Cuore, n. 8/2015, p. 67.
13. H. Kissinger, Ordine Mondiale, Milano 2015, Mondadori 2015. Si veda ad esempio cosa disse Baker a Gorbačëv durante il loro incontro a Mosca nel febbraio del 1990: «Neither the President nor I intend to extract any unilateral advantages from the processes that are taking place».
14. «If we maintain a presence in a Germany that is a part of NATO, there would be no extension of NATO’s jurisdiction for forces of NATO one inch to the east». Così si legge, inter alia, nel Memorandum della conversazione tra Gorbačëv e Baker del 9 febbraio del 1990, recentemente declassificato dal dipartimento di Stato Usa: Memorandum of conversation between Mikhail Gorbachev and James Baker in Moscow, February 9, 1990. Analoga formulazione si legge nella trascrizione sovietica dello stesso incontro: bit.ly/3lxSLmA
15. Il 12 dicembre 2017 il National Security Archive presso la George Washington University ha declassificato e pubblicato 30 documenti statunitensi, sovietici, tedeschi, britannici e francesi che rivelano le assicurazioni relative alla sicurezza sovietica e al non allargamento a est della Nato fornite dai leader occidentali a Gorbačëv (e altri funzionari sovietici) durante il processo di unificazione tedesca, tra il 1990 e il 1991, bit.ly/2N7t2KO
16. A. Puškov, Da Gorbačëv a Putin. Geopolitica della Russia, Milano 2022, Sandro Teti Editore, p. 36.
17. Ivi, p. 37. Benché del commento del ministro sovietico, che assistette all’incontro, non vi sia traccia nei documenti disponibili , si può comunque notare dalle trascrizioni americane e sovietiche (si prenda ad esempio quella del 9 febbraio 1990) come le risposte di Gorbačëv alle reiterate proposte di Baker di non espansione della Nato siano per lo più sbrigative e superficiali («Condivido la tua linea di pensiero», «L’approccio che hai delineato è altamente plausibile»), senza mai ribattere alludendo alla stipula di qualche forma di garanzia o accordo scritto.
18. A de’ Robertis, «Il ruolo di stabilizzazione della Nato dai Balcani ai confini dell’Europa», in M. De leonardis , G. Pastori (a cura di), Le nuove sfide per la forza militare e la diplomazia. Il ruolo della Nato, Milano 2014, Monguzzi, pp. 168-70.
19. Avrebbe dovuto sapere che, fra Stati, i rapporti di forza contano molto più delle dichiarazioni di principio e che compiere passi unilaterali in favore dell’avversario in nome delle buone intenzioni può far guadagnare riconoscimenti morali e perfino simpatie personali, ma a costo di far scivolare il proprio paese nella spirale dell’impotenza.
20. La registrazione del discorso è disponibile all’indirizzo: bit.ly/3Xq1Nzh
21. La violazione sistematica della grammatica della potenza era stata la cifra della parabola politica di Gorbačëv, che aveva condotto l’Unione Sovietica sulla tragica strada dell’auto-toglimento non dialettico.
22. 1992 Defence Planning Guidance, Department of Defense for Fiscal Year 1994-1999, 16/4/1992, p. 15.
23. C. Krauthammer, «The Unipolar Moment», Foreign Affairs, vol. 70, n. 1, 1990-91, pp. 23-33.
24. R. Kagan, Paradiso e potere. America ed Europa nel nuovo ordine mondiale, Milano 2008, Mondadori, p. 97. «La storia dell’America, al di là di ogni mito isolazionista, è una storia di espansione territoriale e di influenza tutt’altro che inconsapevoli. L’ambizione a svolgere un ruolo da protagonista sulla scena mondiale è profondamente radicata nel carattere americano», ibidem.
25. Cfr. 1992 Defence Planning Guidance, cit.
26. Per usare le parole di Baker: «The mechanism by which we have a US military presence in Europe is NATO. If you abolish NATO, there will be no more US presence», Memorandum of conversation between Mikhail Gorbachev and James Baker in Moscow, cit., p. 6.
27. J.L. Gaddis, Surprise, Security, and the American Experience, Cambridge MA 2004, Harvard University Press, p. 77.
28. Memo declassificato del dipartimento di Stato Usa, «Strategy for NATO’s Expansion and Transformation», 7/9/1993, bit.ly/3Z0XRWX
29. «Il nostro scopo primario deve essere espandere e rafforzare la comunità mondiale delle democrazie basate sul mercato», «Confronting the Challenges of a Broader World», discorso di Clinton all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, New York, 27/9/1993, in Department of State Dispatch, IV, 39, 27/9/1997.
30. Cfr. D. Polansky, op. cit.; S. Wertheim, Tomorrow, the World: The Birth of U.S. Global Supremacy, Cambridge MA 2020, Harvard University Press.
31. J,M. Goldgeier, «The U.S. Decision to Enlarge NATO», Brookings Review, Summer 1999, p. 19.
32. M. Albright, Madam Secretary: A Memoir, New York City 2005, Miramax p. 324.
33. Your October 21-23 visit to Moscow – Key foreign policy issues, U.S. Department of State, 20/10/1993, p. 4, bit.ly/3xdusg8. Nelle sue memorie, Christopher affermerà più tardi che El’cin fraintese – «forse perché ubriaco» – che lo strumento della Partnership per la Pace (un programma di cooperazione militare concepito nell’ottobre del 1993 come compromesso risultante dalle divergenze tra il Pentagono e l’amministrazione Clinton su come rispondere alle richieste dei paesi del Centro e dell’Est Europa di aderire all’Alleanza) non era alternativo, ma precursore dell’espansione della Nato, come Clinton confermerà ai leader di Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria e Slovacchia in occasione del suo viaggio a Praga, nel gennaio del 1994 («The question is no longer whether Nato will take on new members, but when and how»).
34. G.F. Kennan, «A Fateful Error», The New York Times, 5/2/1997. Naturalmente, ricordava, «i russi non avrebbero altra scelta che accettare l’espansione come un fatto militare compiuto». E come tale essi infatti lo inquadrarono, benché il loro dissenso non avesse allora la forza per impedirne l’accadimento.
35. Tanto che durante il suo incontro con i sostenitori di El’cin, prima delle elezioni russe del giugno 1991, il segretario generale della Nato, Manfred Wörner, dovette assicurare che non sarebbe avvenuta alcuna espansione dell’Alleanza. Cfr. NATO Expansion: What Yeltsin Heard, National Security Archive.
36. Lettera del 15 settembre del presidente El’cin al presidente Clinton, corsivo nostro.
37. Lettera del presidente El’cin al presidente Clinton, 29/11/1994.
38. «Yeltsin Says NATO Is Trying to Split Continent Again», The New York Times, 6/12/1994.
39. Fr. December 21 1994 – NAC: Guidance for Discussion of the Vice President’s Visit to Russia, U.S. Department of State, bit.ly/3lkjL8K. Dai documenti declassificati russi degli anni Novanta, inclusi quelli delle sessioni a porte chiuse della Duma, si evince come le ragioni russe dell’opposizione all’espansione della Nato vertessero su tre preoccupazioni fondamentali: che l’espansione minacciasse la sicurezza russa; che minasse l’ideale di una sicurezza europea inclusiva; e infine che tracciasse una nuova linea divisoria in Europa.
40. Summary report on One-on-One meeting between Presidents Clinton and Yeltsin, Kremlin, May 10, 1995.
41. E. Di Rienzo, Il conflitto russo-ucraino. Geopolitica del nuovo (dis)ordine mondiale, Soveria Mannelli 2015, Rubbettino, p. 18.
42. M. De Leonardis, «Da Erodoto a Kissinger: l’eredità della storia e il peso della geopolitica», p. 15, in G. Cella, Storia e geopolitica della crisi ucraina. Dalla Rus’ di Kiev a oggi, Roma 2021, Carocci.
43. R. Kagan, op. cit., p. 98.
44. L’aggressività è intrinseca alla struttura tetico-ponente del valore (sostenere un valore vuol dire farlo valere, cioè imporlo, dando vita a una guerra tra visioni del mondo che travolge, per definizione, ogni valore).
45. Politica racchiusa nella battuta «Vogliamo andare verso l’Ovest, ma il modo migliore di farlo è con il gas dell’Est». All’Onu, nel settembre del 2013, Janukovyč ribadì che le «aspirazioni europeiste dell’Ucraina sono il pilastro dello sviluppo del nostro paese» insistendo però sulla prospettiva trilaterale dei rapporti tra Ucraina, Ue e Russia. «L’Ucraina è un ponte tra Russia e Ue, ed è molto importante assicurare che questo ponte rimanga saldo e affidabile. Il dialogo tra Ucraina, Russia e Ue sulle questioni commerciali è possibile nel prossimo futuro», «Between two stools: Ukraine says EU trade deal certain, Russia – led union also an option», Reuters, 25/9/2013.
46. G. Colonna, Ucraina tra Russia e Occidente. Un’identità contesa, Milano 2022, Edilibri, p. 84.
47. L’Ucraina (che nella sua configurazione unitaria ha cessato di esistere il 24 febbraio 2022) è notoriamente una terra dalla storia complessa, in cui convivono popolazioni vissute per secoli (dal XVIII secolo fino al 1918) sotto l’impero austro-ungarico (Leopoli e la Galizia) e altre sotto gli zar (le regioni orientali, meridionali, la Crimea e Kiev). Cfr. H. Kissinger, «To settle the Ukraine crisis, start at the end», The Washington Post, 5/3/2014.
48. «Leaked audio reveals embarrassing U.S. exchange on Ukraine, EU», Reuters, 7/2/2014. Victoria Nuland è la moglie di Robert Kagan, teorico neocon che ha teorizzato il destino manifesto degli Usa a espandersi nel mondo.
49. E. Di Rienzo, op. cit., p. 31. Internamente, infatti, la classe dirigente post-Majdan si dedicava internamente a una spensierata opera di pulizia culturale e linguistica, perseguendo oltre all’obiettivo di ingresso nella Nato (che Zelens’kyj nel 2019 inserì in costituzione, nonostante l’ampia opposizione popolare), quello di una forzata politica di omogeneizzazione (vietando quindi l’uso e l’insegnamento del russo nelle scuole). Una politica che alla vigilia della guerra aveva portato la popolarità di Zelens’kyj, eletto per ricucire i rapporti con la Russia, ai minimi storici.
50. Ibidem.
51. H. Kissinger, «To settle the Ukraine crisis», cit.; J. Mearsheimer, «Why the Ukraine Crisis Is the West’s Fault», Foreign Affairs, settembre-ottobre 2014; R. Merry, «The Demonization of Putin by American Intelligentsia», The National Interest, settembre-ottobre 2017.
52. J. Florio, «L’ombra di un sogno. Perché l’europeismo è antieuropeo» Limes, «Il muro portante», n. 10/2019.
53. Cfr. l’eccellente studio di G. Colonna, op. cit., in particolare pp. 125-133.
54. H. Bull, «La società anarchica. L’ordine nella politica mondiale», Vita e Pensiero, 2005, p. 114.
55. O. Hintze, Deutschland und der Weltkrieg, Leipzig-Berlin 1916, Teubner, cit. in D. Groh, La Russia e l’autocoscienza d’Europa. Saggio sulla storia intellettuale d’Europa, Torino 1980, Einaudi, p. 382.