Il Pdl è sottostimato, Berlusconi si è appena mosso

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CON LE NUOVE FACCE PUÒ RIMONTARE «RAGGIUNGERÀ IL PD AL 30%»


Tommaso Montesano per "Libero"

Rimontare si può. A patto, spiega Alessandro Amadori, amministratore delegato di Coesis Research, «che Silvio Berlusconi, la cui vita politica è tutt'altro che finita, rigeneri il Pdl. Lo trasformi. Gli ridia, con facce nuove, identità, anima e progetto». Il bacino elettorale cui attingere c'è. Secondo Maurizio Pessato, amministratore delegato di Swg, poco meno della metà degli elettori, il 43%, o è indecisa su quale schieramento sostenere, o ha deciso, almeno per il momento, di votare scheda bianca o nulla.

«E in quest'area la quota di coloro che in passato hanno sostenuto il centrodestra è prevalente», avverte il sondaggista. Considerazioni che, a pochi giorni dall'annuncio della nuova discesa in campo, incoraggiano le speranze del Cavaliere. Soprattutto al Senato, dove l'eventuale rinnovo dell'alleanza con la Lega, che i sondaggi danno in ascesa (secondo Nicola Piepoli il Carroccio è tornato al 7%), potrebbe consentire al centrodestra, grazie alla conquista del premio di maggioranza in Lombardia e Veneto, di impedire la vittoria del centrosinistra a Palazzo Madama.


Amadori invita Berlusconi a «non fossilizzarsi sulle alleanze. Senza la rigenerazione del Pdl sono scatole vuote. Il primo obiettivo deve essere quello di ridare vita a un partito in stato di coma. Con l'elettroencefalogramma piatto». Le intenzioni di voto attuali, che accreditano il Pdl, decimale più decimale meno, del 15%, «sono irrealistiche. Perché gran parte dell'elettorato berlusconiano in questo momento è silente. Ma se l'ex premier riuscisse davvero a trasformare il partito, la quota minima del 20% sarebbe raggiungibile».

Minima perché Amadori è tra coloro che credono che il potenziale elettorale di Berlusconi sia ancora intatto: «Storicamente, in Italia almeno un elettore su quattro è di centrodestra. Elettori che non si sono volatilizzati. Sono convinto che, una volta rianimato, il Pdl possa crescere anche fino al 25%». E allora sì che, in caso di recupero del rapporto con la Lega, la vita per il duo Bersani- Vendola diventerebbe più difficile. Soprattutto al Senato, dove i premi di maggioranza (sempre che resti il Porcellum) si assegnano su base regionale.


«La Lega si sta riprendendo», conferma Pessato. Lo scorso 7 dicembre Swg accreditava il Carroccio del 6%. «Roberto Maroni è un leader stimato. Oltretutto in campagna elettorale la Lega potrebbe avere buon gioco nel rivendicare di essere stata l'unica forza politica contro il governo Monti fin dall'inizio. E questo potrà essere sfruttato».

In primis nelle quattro Regioni del nord dove il peso del Carroccio si fa sentire: Lombardia, Veneto, Piemonte e Friuli. «Il vantaggio del centrosinistra, al momento, è evidente. Soprattutto alla Camera. Attenzione, però: rischiamo di fare i conti senza l'oste», avverte Pessato. «Il Pd risente ancora dell'esposizione delle primarie, ma il centrodestra, e anche il centro, di fatto ancora non ci sono». Quindi con la definizione dell'offerta politica bipolare è lecito attendersi, nelle prossime settimane, una diminuzione della percentuale dell'area del non voto, composta in prevalenza dai delusi del centrodestra.

Ecco perché Pessato invita alla cautela: «Il Pdl è sottostimato, Berlusconi si è appena mosso». Anche Nicola Piepoli, presidente dell'omonimo istituto di ricerca, non dà per spacciato Berlusconi: «Se avesse fatto una sua lista, da solo sarebbe partito da una base del 10-12%». Questo significa che il Pdl, attualmente posizionato intorno al 16%, è destinato a risalire: «Tutto dipende dal Cavaliere. Dalle sue carte. Anche nel 1994 sembrava una missione impossibile. E poi...». Insomma, aggiunge provocatorio, «per assurdo Berlusconi potrebbe anche riportare il Pdl al 30%».
 
Lo ripeto, Bersani fosse un minimo furbo metterebbe in moto Renzi che darebbe una connotazione più moderata e centrista alla coalizione.
Con Renzi si aprirebbero praterie inesplorate.

E dovrebbe mettere insoffitta Fassina e Boccia.
 
Lo ripeto, Bersani fosse un minimo furbo metterebbe in moto Renzi che darebbe una connotazione più moderata e centrista alla coalizione.
Con Renzi si aprirebbero praterie inesplorate.

E dovrebbe mettere insoffitta Fassina e Boccia.

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