Il potere finanzario

puntomega

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21/1/02
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Il potere finanziario nasce con l'invenzione della moneta cartacea che da allora costituisce il suo principale nutrimento. Morirà per asfissia, un giorno, credo ormai non molto lontano. Ma procediamo con ordine. Anticamente il denaro era una merce come un'altra. Si usava l'oro o l'argento o il rame, perché in una piccola quantità di metallo era contenuto un grande "valore". Metto il termine tra virgolette poiché considero la teoria del valore una distorsione ottica. Nelle cose non c'è alcun "valore" intrinseco. Tutte le merci hanno un prezzo relativo alle altre merci. Di fatto tutte le merci erano allora moneta (questo è il fondamento della teoria degli equivalenti monetari). Solo che data la scarsità dell'oro e la fatica per estrarlo, il suo prezzo era molto elevato. In un pezzo d'oro erano contenute molte capre o cammelli o moggi di grano. I romani usavano come moneta il rame, che era prezioso ed utile. Le prime monete romane erano in realtà lingotti di rame da un terzo di chilo. L'"aes rude" era appunto un lingotto che si distingueva dall'"aes signatum" perché quest'ultimo aveva il marchio dello Stato che garantiva il peso e la composizione del lingotto. Ovviamente, anche gli stati baravano: l'asse, all'epoca di Cicerone, era fatto da circa trenta grammi di rame, mentre all'epoca di Caligola conteneva pochissimi grammi pur portando lo stesso nome. Questa era l'inflazione di allora, ovvero al costante diminuzione del potere di acquisto della moneta per effetto della riduzione di metallo in essa contenuto. Mille e cinquecento anni più tardi la Spagna di Filippo secondo conobbe un'altra specie di inflazione, dovuta all'enorme quantità di oro che veniva importato dalle colonie americane e che cagionò un devastante aumento di prezzi e lo spopolamento delle campagne.La scarsità dell'oro e degli altri preziosi, tranne appunto il periodo appena successivo la conquista dell'america, cagionava numerosi problemi negli scambi commerciali. Il fatto è che è necessario che la quantità di moneta sia sempre adeguata alla quantità degli scambi ed il migliore strumento per regolare i flussi della moneta necessaria è proprio il sistema bancario che, finanziando le imprese ed il consumo adegua la quantità di moneta alle necessità mutevoli del sistema economico. Il meccanismo così faticosamente messo in piedi dalle esperienze, a volte drammatiche dei secolo scorsi, ha però alcuni punti deboli.
Dobbiamo capire, anzitutto, come funziona il meccanismo di creazione di denaro. La moneta cartacea nasce come perfetto corrispettivo della moneta metallica. Ad un certificato della banca che si riferiva ad una determinata misura (esempio cento pounds), corrispondeva originariamente un equivalente deposito di monete. Quando cominciarono a crescer i depositi, ci si accorse che c'era una quantità media di depositi che restava sempre nei forzieri delle banche, nono stante i depositanti fossero liberi di prelevare il proprio deposito in qualunque momento. Non solo, ma se la banca remunerava il deposito con un interesse, invece di prendere un aggio per la custodia, la quantità media depositata aumentava. Questo consentiva alla banca di effettuare dei prestiti emettendo dei certificati di credito che in realtà duplicavano i certificati di deposito emessi sul metallo presso i loro forzieri. La statistica insegnò a quei primi banchieri, che una riserva del 20% era più che sufficiente per fare fronte ai prelievi correnti, ed oltretutto molti depositanti preferivano avere i certificati (o banco-note) piuttosto che prelevare il metallo, ingombrante e pericoloso da portare in giro. I certificati erano all'origine nominativi, ma qualcuno pensò che certificati di più piccolo taglio potessero essere emessi anche al portatore per evitare il fastidio della serie infinita di girate in calce al titolo. In altri termini, attraverso questo meccanismo le banche creavano denaro. Una riserva del 20% comportava la moltiplicazione per cinque dei depositi effettivi, una del 10%, li decuplicava. Il significato di "riserva obbligatoria" per le banche è tutt'ora questo. Oggi, la riserva in Italia è del 3% e tra breve scomparirà del tutto. Lo creavano dal nulla, e tutto si fondava sulla fiducia nella solidità della banca. Quando questa fiducia veniva meno, per le ragioni più disparate, scoppiavano le crisi di panico e i depositanti si precipitavano tutti assieme a pretendere la conversione del proprio deposito in metallo. Ovviamente la banca non poteva che soddisfare al massimo il 20% dei depositanti, poiché per il resto il denaro creato da quella banca era inesistente finché non fosse ritornato dagli investimenti effettuati. Le crisi di panico caratterizzarono in maniera sempre più marcata tutto l'ottocento ed i primi decenni del novecento, finché, dopo la c risi del '29, ed il conseguente fallimento nei soli Stati Uniti di oltre 10.000 banche, vale a dire la metà dell'intero sistema di credito, non fu imposto il divieto di conversione, che venne assunto praticamente in tutto il mondo tra il 1931 ed il 1934. Negli USA ci furono molte proteste, alcuni si fecero arrestare poiché si rifiutavano di portare il proprio oro in banca. Il sentimento popolare fu mirabilmente interpretato da Walt Disney che creò il personaggio di Paperon de' Paperoni, ricco mercante carico di proprio depositi in oro, perennemente in conflitto con Rockerduck, emblema dei banchieri alla Rockfeller. Ma, a parte l'iniziale sentiment popolare, il sistema funzionava. Le banche avevano perduto il potere di emettere banconote, ma continuavano a creare denaro sui depositi in banconote emesse dallo stato. Una banca centrale (risale a quell'epoca la creazione della Banca d'Italia e delle altre banche centrali nel mondo), vigilava attraverso propri strumenti che le banche rispettassero la riserva e le altre norme di comportamento bancario e, allo stesso tempo, regolava l'afflusso di denaro nel sistema con il doppio meccanismo del livello del tasso di interesse primario e del livello di riserva. Con gli accordi di Bretton Woods del 1944, il sistema di emissione monetaria venne esteso a tutto il mondo e soprattutto si pose termine alla cronica carenza di oro, principale causa della crisi del '29. Il sistema ideato a Bretton Woods, prevedeva che solo il dollaro potesse essere convertito in oro, e tutte le altre monete nel dollaro. Venne costituito il FMI con il compito di mantenere l'equilibrio tra i cambi delle monete fissati d'intesa tra i paesi aderenti all'accordo. Un'altra istituzione, la Banca Mondiale, interveniva finanziando le opere infrastrutturali necessarie allo sviluppo dell'economia operando in concerto con il FMI per controllare i costi delle opere e la loro redditività relativa. La maggior parte delle banche centrali costituì le proprie riserve in dollari (Galbraith riferisce che agli inizi degli anni settanta l'80% delle riserve dei paesi del mondo consistessero, appunto, da dollari) e gli americani stamparono più dollari di giornalini pornografici. Il sistema saltò il 15 agosto 1971, quando Nixon comunicò al mondo l'abrogazione unilaterale degli accordi relativamente alla conversine in oro. D'altra parte già allora sarebbe occorsa una quantità pari a 200 volte tutto l'oro del mondo per fare fronte ad una ipotetica conversione totale dei debiti, e le pressioni dei paesi importatori di petroli di fronte alla pretesa dell'Opec di ottenere il pagamento il oro e non in dollari erano divenute intollerabili per gli USA. Dopo un periodo di sbandamento e di esperimenti di ingegneria finanziaria, ci si accorse che l'abrogazione della conversione non produceva alcun disastro. Il vero oro del sistema era dato dalla fiducia degli operatori in esso e dalla sostanziale indifferenza della gente per i problemi relativi alla creazione della moneta. La conseguenza fu che si cominciò ad usare il concetto (del tutto ascientifico) di PIL per determinare a livello macroeconomico la quantità di moneta da necessaria in un sistema, e che si moltiplicarono gli esperimenti finanziari che si risolvevano in genere nella scoperta di un ulteriore meccanismo di creazione di moneta. Per farla breve, facciamo due cifre. A fronte di circa 100.000 miliardi di lire alla data del dicembre 1999 i depositi bancari a vista e a breve, erano oltre 2,6 milioni di miliardi. Se solo il 4% dei depositanti, presi dal panico, avesse prelevato banconote, le banche avrebbero dovuto chiudere gli sportelli (è proprio quello che è successo in Argentina, poche settimane fa). Ergo le banche creano denaro, semplicemente annotandolo sui propri conti. Lo creano ogni volta che concedono un prestito a qualcuno. In questa maniera è nata l'economia del "debito", che è costituita dal debito dello stato, delle famiglie e delle imprese. Concedendo un prestito, la banca crea la quantità di moneta che la costituzione di quella impresa determina nel sistema. Se l'impresa cresce, l'ulteriore moneta viene creata da nuovi prestiti o dalla crescita di valore delle azioni di quella impresa (le azioni sono uno strumento finanziario che si risolve in emissione monetaria), e se l'impresa fallisce, il congelamento del prestito sottrae al sistema la quantità di moneta giustificata da quella attività. Il tutto è regolato dal livello del tasso di interesse che a sua volta funge da regolatore a livello macroeconomico delle variabili monetarie. L'emissione di titoli di debito da parte degli stati, si risolve di fatto in una delega di potere sull'emissione monetaria al sistema bancario. Non c'è dubbio sul fatto che i titolo di stato siano strumenti monetari, sia perché vengono comunemente utilizzati in quel senso, sia perché la loro emissione corrisponde alla massa monetaria necessaria per le attività dello stato. Lo stesso discorso vale per il debito delle famiglie, che è in genere un debito per il consumo che supporta sul versante della domanda di beni le necessità monetarie delle attività economiche.
La conseguenza di questo sistema è che il risparmio non è più da tempo il motore della finanza e delle attività economiche (negli USA il risparmio è negativo da cinque anni) e che la crescita del debito è divenuta esponenziale. Sotto questo profilo vi invito a riflettere sul noto paradigma del fiore di loto in un lago. I fiori di loto raddoppiano di numero ogni anno: l'ultimo anno, prima della copertura totale del lago, questo è mezzo vuoto. Ebbene per il sistema finanziario il problema è lo stesso: la crescita esponenziale comporta che non avremo preavviso prima del disastro. In che cosa consiste il disastro? Nel fatto che raggiunto il tetto massimo di crescita il lago muore soffocato dai fiori. Allo stesso modo, la crescita esponenziale della massa finanziaria soffoca l'economia.
Il debito infatti, ha un limite di crescita, dato dalla capacità di indebitamento degli operatori nel sistema, che è arrivata pressoché al limite. Gli stati non si possono più indebitare, le imprese nemmeno se l'economia non cresce, e la crescita del debito è maggiore di quella dell'economia, e per le famiglie vale lo stesso discorso, con l'aggiunta che il loro limite all'indebitamento è aggravato dalla durata della vita umana, più limitata di quella degli stati o delle imprese.
Poi, il debito è uno strumento di potere. Il debitore dipende per la propria sopravvivenza dal creditore. E a maggior ragione vi dipende se per la crescita della sua attività è necessario che il suo debito aumenti. Questo è un presupposto del sistema a livello macroeconomico. Infatti, poiché la massa monetaria deve crescere con la crescita delle attività economiche, e la moneta viene creata con il debito, ne consegue che gli operatori del sistema sono sempre più indebitati nei confronti del sistema finanziario e che per crescere o mantenersi devono incrementare o mantenere il proprio livello di indebitamento. La capacità di indebitamento dipende dalla "fiducia" degli operatori finanziari nei confronti dei debitori, fiducia che ha in sé una valenza "politica". Nel senso che le scelte imprenditoriali, istituzionali e di consumo dipendono sempre di più dal sistema finanziario e dalla sua necessità di produrre utili. Gli stati, i cittadini, le imprese sono sempre più assoggettati a questo potere che penetra sempre più a fondo nella società. Gli stati del terzo mondo sono da anni assoggettati al potere delle istituzioni finanziarie come il FMI e la BM che dettano loro le norme di comportamento in materia economica e finanziaria. Quelle che un tempo erano scelte politiche, da anni sono diventati la prerogativa del potere finanziario. L'autonomia finanziaria degli stati, e la loro capacità di scelta è oggi ridottissima rispetto solo a trent'anni fa. Il "pensiero unico" del FMI, che non è molto distante dal pensiero unico del profitto, è divenuto il filo conduttore di tutte le scelte politiche. Sotto questo profilo, non c'è alcuna distinzione tra destra e sinistra: ormai sono tutti monetaristi e liberisti.
Dal punto di vista esistenziale questo sistema è terrificante. La crescita necessaria del debito pubblico comporta una crescita costante della pressione fiscale per consentire il pagamento degli interessi sul debito e l'emissione di nuovi titoli, id est di nuovi strumenti finanziari. Il tentativo dell'Europa di arrivare al pareggio di bilancio degli stati membri è un'operazione di puro belletto. La fiscalità viene infatti trasferita agli enti locali ed all'imposizione indiretta. E la conseguenza del rallentamento dell'indebitamento è il rallentamento dell'economia. L'esperienza del Giappone, sotto questo profilo è significativa. Il crollo del sistema finanziario avverrà quando il lago sarà completamente riempito, ovvero quando la massa degli strumenti finanziari non potrà più crescere in maniera tale da garantire la redditività che essa stessa presuppone per la propria esistenza.
C'è solo una maniera per uscire dalla trappola del debito e dal potere finanziario. Dobbiamo creare un sistema in cui il prelievo fiscale sia effettuato sulla ricchezza finanziaria. L'obiezione degli equivalenti monetari non ha più senso in un sistema il cui gli strumenti finanziari dominano il mercato degli scambi. Negli anni trenta la quantità di scambi era minima e riguarda essenzialmente una minoranza della popolazione. La maggior parte viveva ancora di un'economia di sussistenza ed usava il denaro solo raramente. In quella situazione, un'imposta sul denaro avrebbe incontrato difficoltà notevoli, perché in luogo delle banconote si sarebbero potute usare altre merci. Nella Virginia del dopo rivoluzione americana, l'inflazione estrema del dollaro di carta portò all'uso del tabacco come moneta. Oggi, un sostituto del denaro è introvabile. Non esiste merce che per quantità o qualità possa competere nemmeno lontanamente con il denaro. Un'imposta sul denaro e sugli strumenti finanziari (tutti) determina queste conseguenze:
1) rallenta la creazione di denaro poiché ne aumenta la velocità di circolazione;
2) consente di colpire la ricchezza effettiva e non quella presunta, e sotto questo aspetto è uno strumento di democrazia;
obbliga il sistema bancario a tornare a fare il proprio mestiere di supporto dell'economia, per garantire una redditività ai capitali che vengono depositati. Le banche dovranno partecipare alle imprese assumendosene i rischi relativi.
3) consente l'accumulazione del capitale nelle mani di chi è in grado di farlo fruttare effettivamente. In altri termini è un colpo mortale alla rendita finanziaria, che però esalta il meccanismo di accumulazione e non lo distrugge;
4) smonta il meccanismo di creazione del potere finanziario. La fiscalizzazione dei capitali consente agli stati di riappropriarsi del potere di emettere moneta, di ridurre fino a zero la tassazione su produzione, consumo e lavoro, e eliminare il problema del debito pubblico. Ho calcolato che un'imposta del 4% all'anno sugli strumenti finanziari attualmente esistenti in Italia, oltre ad un'imposta dello 0,1% sulla circolazione degli strumenti finanziari genererebbe un gettito pari a quello di tutta la tassazione attuale;
5) Sgonfia la bolla speculativa finanziaria e ne impedisce il riprodursi innescando un meccanismo di ritorno del finanziario a fare da supporto dell'economia e non a crescere su se stesso. Attualmente su cento cambi, oltre 96 sono puramente finanziari e meno di 4 sono destinati all'economia reale.
6) consentirebbe di finanziare l'istituzione del reddito di cittadinanza universale, che con la tassazione sul lavoro è impossibile. Quest'ultimo argomento necessita di ulteriori specificazioni che non è possibile dare qui. Voglio solo sottolineare che il reddito di cittadinanza universale ha indubbi effetti benefici sul piano della stabilità della domanda di beni di consumo.

Bene, spero di esser stato chiaro, anche se un po' troppo prolisso. Ma l'argomento necessita di ben maggiori approfondimenti.
puntomega
 
il fatto che alcuni punti non mi siano pefettamente comprensibili non è dovuto alla tua non chiarezza, quanto alla mia incompetenza. ............comunque sicuramente sei stato interessante, e non è poco........................
 
Attualmente su cento cambi, oltre 96 sono puramente finanziari e meno di 4 sono destinati all'economia reale.

Ho apprezzato moltissimo il tuo intervento e mi permetto solo di farti una piccola annotazione.

Il mercato delle valute (Spot) e quello dei derivati (oltre l'80% degli scambi mondiali) non genera plusvalenze al di fuori del sistema.

Ci sono dei giocatori ma i profitti e le perdite vengono completamente ridistribuite tra i partecipanti. Ogni Future aperto dovrà venire chiuso con una operazione di segno opposto così come ogni operazione SPOT.
Per ogni gain c'e' una perdita corrispondente per la controparte, che é a sua volta un giocatore.

Quello che dunque prendi da un giocatore dovrai restituirlo ad un altro, a meno che questo non si ritiri permanentemente dal game.

La tassazione di queste operazioni, considerando detraibili le minusvalenze se applicata globalmente avrà un valore finare nullo. Rimarrà dunque solo il costo di esazione :(

Seegue qualche numero (vecchiotti)

intervento del Governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio

Roma, 25 novembre 1999

Tra il 1985 e il 1998 la consistenza delle obbligazioni pubbliche e private nelle prime dieci economie industriali è passata dal 90 al 130 per cento del prodotto complessivo degli stessi paesi; la capitalizzazione delle borse dal 30 al 100 per cento. Il ricorso a strumenti derivati è cresciuto a ritmi ancora maggiori: tra il 1990 e il 1997 il valore nozionale dei derivati scambiati su mercati organizzati è salito dal 40 al 200 per cento del prodotto.

http://www.axia.org/resources/discorsi_Fazio/fazio3.htm

http://www.borsaitalia.it/opsmedia/pdf/2856.pdf
 
Scritto da roberto


Ho apprezzato moltissimo il tuo intervento e mi permetto solo di farti una piccola annotazione.

Il mercato delle valute (Spot) e quello dei derivati (oltre l'80% degli scambi mondiali) non genera plusvalenze al di fuori del sistema.

La tassazione di queste operazioni, considerando detraibili le minusvalenze se applicata globalmente avrà un valore finare nullo. Rimarrà dunque solo il costo di esazione


Caro Roberto,
anzitutto grazie per l'apprezzamento. So bene che i derivati sono in teoria un giochino a somma zero. Ma ci sono delle eccezioni, come in tutte le regole. Volevo però precisare che l'idea della tassazione dei capitali finanziari non si fonda sulla tassazione delle plusvalenze (che peraltro è già prevista nell'attuale sistema fiscale anche se in misura più ridotta rispetto alla tassazione del lavoro, della produzione e del consumo), ma sul possesso dei mezzi finanziari e sulla loro circolazione. L'imposta sulla circolazione delle valute, com'è noto, è l'essenza della Tobin tax, che grava di un'imposta dallo 0,01 allo 0,1% tutte le operazioni di cambio di valuta. Anzi parliamo della ex Tobin tax, poiché James Tobin recentemente l'ha ripudiata per non farsi accomunare al movimento no-global. Il testimone di questa proposta è stato preso da P. B. Spahn, che ha pubblicamente acconsentito a prestare il proprio nome alla proposta. Ho criticato aspramente la Spahn tax, perché nella sua formulazione originale è sostanzialmente inapplicabile. Essa dovrebbe essere applicata in tutti gli stati del mondo e soprattutto dovrebbe essere estesa alle operazioni sui derivati, altrimenti sarebbe facilmente evadibile. Ciò che è interessante, però, del dibattito che ha seguito la proposta di Tobin, è che si è dimostrata la fattibilità dell'imposizione sui capitali. Ora, affinché l'imposta non produca una fuga di capitali dal paese che l'applicasse, anzi riducesse l'effetto opposto di attirare capitali, per ipotizzare un'imposta sul possesso e sulla circolazione dei capitali è necessario fornire ai possessori di capitale un vantaggio. Il vantaggio consiste nel fatto che una piccola imposta sul capitale consente una grande riduzione delle imposte sul lavoro, produzione e consumo. Di conseguenza, gli investitori possono avere una redditività maggiore del capitale investito, anche se questa maggiore redditività è soggetta ad un lieve incremento del rischio. (su questo, peraltro, ci sarebbe da discutere e disegnare dei modelli. Se ci sono operazioni a rischio, sono proprio quelle sui derivati).
Facciamo un po' di numeri. Un'imposta del 4% all'anno sul possesso di capitali finanziari e dello 0,1% sulla circolazione degli stessi genererebbe un gettito pari a quello di tutte le imposte attuali e consentirebbe di azzerarle. Qual è l'effetto di una simile imposta? Che un capitale, poniamo di centomila euro lasciato a se stesso, dopo dieci anni si ridurrebbe a 66.500 €, dopo venti a 44.200€, dopo 50 anni a 8.000€. Ovviamente il possessore di capitale sarebbe costretto ad investirlo in un'attività produttiva o speculativa per evitare questa naturale erosione. L'imposta sugli investimenti sarebbe pari a zero, tranne per l'effetto della circolazione che sconterebbe un'imposta dello 0,1%. In altri termini su ogni operazione di vendita verrebbe applicata l'imposta dello 0,1%. Imposta che si può facilmente rendere inevadibile, poiché la grande maggioranza dei capitali e della moneta che circola è virtuale, ed il denaro cartaceo rappresenta solo una piccola frazione di tutti gli strumenti finanziari in circolazione. Oltretutto era originariamente prevista per il 2006, se non ricordo male, la completa virtualizzazione del denaro e la scomparsa della moneta cartacea. Questo non è possibile con l'attuale sistema di tassazione poiché la mancanza di denaro fisico renderebbe impraticabili le attività in nero che, come ho dimostrato altrove, sono funzionali al sistema. In un meccanismo in cui la tassazione è sul possesso e la circolazione del denaro, non ci sarebbe alcuna distinzione tra attività in nero e regolari.
E' ovvio che un'imposta di questo genere produce una riduzione delle attività di pura speculazione, e questo è proprio un obiettivo dell'imposta. Allo stesso tempo, determina un'esplosione delle attività produttive, soprattutto di quelle che garantiscono la più elevata redditività del capitale investito. sotto questo profilo, dobbiamo notare che il limite alla crescita dell'economia che per le attività di produzione materiale è considerato dai più nel 3% all'anno (cfr. Krugman), non ha senso rispetto alle attività di produzione immateriale che non hanno limiti alla crescita. L'incremento delle attività produttive, ed il conseguente aumento di gettito per via dell'imposta sulla circolazione, compenserebbe il minor gettito derivante dalla riduzione delle attività speculative. Manca la controprova, ovviamente, non esistono studi né modelli per dimostrare questo assunto e la mia è un'intuizione più che un'affermazione. Ma siamo in grado di fare degli esperimenti sul campo utilizzando titoli a tasso negativo, sui quali discuterò in futuro.
Dicevo prima che ci sono delle eccezioni alla regola che i derivati sono un gioco a somma zero. Infatti, i derivati generano movimenti sempre più rapidi ed oscillazioni crescenti dei mercati che determinano movimenti altrettanto bruschi delle quotazioni del sottostante. Se pure alla fine le Clearing Houses pareggiano i conti, il "valore" nominale del montante dei contratti, in ipotesi di forte contrazione del mercato (quale quella dell'ultimo anno) si riduce anch’esso, determinando di fatto una contrazione della massa finanziaria totale. Alla fine, se all'interno del sistema i conti pareggiano, Complessivamente avrai ottenuto una riduzione della ricchezza complessiva, oltre alla distruzione di una serie di soggetti che operano sul mercato e la conseguente concentrazione della ricchezza in poche "mani forti". Insomma, il gioco è a somma zero all’interno del tavolo, ma quello dei derivati è un tavolo di poker sul quale bene o male sono costretti a giocare tutti, compresi i pensionati e gli studenti, dato che i titoli dei fondi pensione e delle istituzioni scolastiche private oscillano paurosamente nel gioco finanziario. Sotto questo aspetto, questa storia della somma zero mi sembra una foglia di fico che nasconde le vergogne del sistema.
puntomega
 
curiosità

puntomega, tu sei Domenico?

ritengo proprio di sì
 
Idea sicuramente rivoluzianaria quella di puntomega, su cui credo si dovrebbe discutere più attentamente. Mi ricorda certe posizioni di J.S. Mill sulla tassazione dei capitali non destinati alla produzione. Certo che si dovrebbe studiarne gli effetti creando modelli, per questo vorrei chiederti se lo stai facendo o se hai intenzione di farlo in futuro?

Concordo sul fatto che viviamo in un'economia del debito che rende schiave le persone, basti pensare al credito al consumo che permette di fare acquisti per beni di consumo indebitandosi.
Fortuna che sono cresciuto in una famiglia di altri tempi che mi ha insegnato a spendere solo i soldi che ci sono in tasca e non quelli che potrei guadagnare in futuro.
Da sempre sostengo che la vera ricchezza nasce dal risparmio e dal consumare con intelligenza, molto interessante in questo senso è la "filosofia" del consumo critico che potrebbe aiutare a riscoprire la "bellezza" e l'utilità del risparmio.
Comunque gli ultimi dati sul risparmio Usa ci dicono che è tornato ad avere tassi positivi nell'ultimo periodo del 2001. Gli americani si sono resi conto che non ce la fanno più a sostenere i loro debiti.

Jeremy Rifkin, in un'intervista ha sottolineato come il boom Usa degli ultimi dieci anni sia nato dal debito soprattutto attraverso la diffusione di massa delle carte di credito. Questo a conferma della tesi di puntomega.

In merito al risparmio sappiamo anche che in Italia si sta risparmiando meno e spendendo si più, modificando la naturale tendenza al risparmio del popolo italico.
Gli economisti del passato sostenevano la bontà dell'accumulazione come motore dello sviluppo, oggi pare che l'unica strada sia il consumo come motore della crescita.

Urge un intervento serio di economisti seri e non di personaggi venduti al potere finanziario di cui puntomega parla. Troppi monetaristi e neoliberali dominano la scena economica, forse qualche Sraffiano non ci starebbe male, speriamo torni inauge questo "dimenticato" economista italiano e la sua produzione di merci a mezzo di merci.

Infine concordo nettamente con il fatto che ci sono eccezioni all'idea che i derivati siano un gioco a somma zero, nel senso detto da puntomega e cioè che la ricchezza complessiva si riduce perché sul tavolo da poker dei derivati qualcuno ha "sequestrato" con l'utilizzo di asimmetrie informative ricchezza ad altri.
Questo secondo me è estendibile anche al mercato azionario dove si è assistito in questi anni a una riduzione della ricchezza e a un trasferimento di questa nelle mani di pochi soggetti, in pratica si è drenato risparmio dai privati alle istituzioni finanziarie con l'inganno, che si realizza attraverso fenomeni di psicologia collettiva generati con l'utilizzo dei media facendo leva su asimmetrie informative.
Da non dimenticare la diffusissima pratica del moral hazard, cosi ben descritta da Paul Krugman nel suo libro "il ritorno dell'economia della depressione". Credo che tale pratica sia stata lo strumento attraverso il quale si sia sviluppata la bolla high-tech e la conseguente recessione, il rischio oggi come ha ricordato Federico Rampini due giorni fa, e che credo puntomega stesso abbia ricordato qua sopra, sia l'avvento di una depressione economica stile 1929. In effetti i venti di guerra di questo periodo ricordano vagamente quel periodo, anche le tendenze politiche mostrano una certa somiglianza con l'epoca.

Peccato che la teoria di Giovan Battista Vico sia così poco influente nel mondo odierno.


ciao



PS: puntomega, se un giorno ci volessi spiegare questo reddito di cittadinanza universale sarebbe una bella cosa.
 
Krugman , concordo pienamente sul discorso del debito.
Ma non ho mai capito a fondo i discorsi sui derivati. I derivati sono strumenti potenti che se messi nelle mani di chi non sa cosa siano , generano distruzione , ma se messi nelle mani di chi sa gestirli generano molti più soldi che operando nel "normale" mercato azionario o obbligazionario che sia.
Insomma , non vedo cosa ci sia di dannoso per l'economia mondiale operando con i derivati . Io penso il contrario ; i derivati permettono un ampiamento della gamma rendimento-rischio , un ampiamento delle possibilità di scelte e di allocazione più o meno efficiente delle risorse.
E poi soprattutto , i derivati permettono di impostare operazioni di hedging ; non sono solo caratterizzati da un profilo di rischio più elevato , ma possono essere caratterizzati da un profilo di rischio nullo se usati come si deve. Certamente queste sono tecniche complicate , ma esistono e gli hedge fund le conoscono bene.
Insomma , credo che basta saperli usare come si deve , senza esagerare , e soprattutto non usarli mai quando non li si conosce bene.

E poi se come ovvio si vuole più propensione al risparmio , i derivati sono una forma di risparmio ; gli italiani investono ancora troppo in c/c , dimostrando come al solito arretratezza finanziaria . Oggi il rischio di rimanere fuori è più alto di quello di entrare.
 
Scritto da swaption
Krugman , concordo pienamente sul discorso del debito.
Ma non ho mai capito a fondo i discorsi sui derivati. I derivati sono strumenti potenti che se messi nelle mani di chi non sa cosa siano , generano distruzione , ma se messi nelle mani di chi sa gestirli generano molti più soldi che operando nel "normale" mercato azionario o obbligazionario che sia.
Insomma , non vedo cosa ci sia di dannoso per l'economia mondiale operando con i derivati . Io penso il contrario ; i derivati permettono un ampiamento della gamma rendimento-rischio , un ampiamento delle possibilità di scelte e di allocazione più o meno efficiente delle risorse.
E poi soprattutto , i derivati permettono di impostare operazioni di hedging ; non sono solo caratterizzati da un profilo di rischio più elevato , ma possono essere caratterizzati da un profilo di rischio nullo se usati come si deve. Certamente queste sono tecniche complicate , ma esistono e gli hedge fund le conoscono bene.
Insomma , credo che basta saperli usare come si deve , senza esagerare , e soprattutto non usarli mai quando non li si conosce bene.

E poi se come ovvio si vuole più propensione al risparmio , i derivati sono una forma di risparmio ; gli italiani investono ancora troppo in c/c , dimostrando come al solito arretratezza finanziaria . Oggi il rischio di rimanere fuori è più alto di quello di entrare.


Mettiamola in questi termini: in Italia la borsa è stata scoperta con il boom della New Economy, questo ha permesso l'avvicinarsi di migliaia di italiani al mercato azionario. Molti, se non tutti, avevano una conoscenza economico-finanziaria pari a zero.
Però il momento di ingresso nel mondo delle borse è "stranamente" coinciso con un toro folle che non si vedeva da anni, a cui si è accompagnata una pressione massmediatica senza precedenti accompagnata dall'avvento di nuove tecnologie, o meglio l'estensione di tecnologie già esistenti alla massa dei consumatori.

Si è così venuto a creare il consumismo finanziario di massa, dove si compra e vende di tutto anche cose che non si conoscono e come tu ben sai gli esperti del marketing ci sanno fare e tanto nell'indurre il bisogno.
I derivati di consumo, specie i cw, sono stati venduti benissimo al popolo dei forum, che fondamentalmente, escluso alcuni esperti, era completamente ignorante.

Allora quando puntomega sostiene la tesi del tavolo di poker ha ragione, perché qualcuno approfittando dell'ignoranza altrui ha creato un mercato di consumo di strumenti finanziari derivati.
Certo possiamo dire che Mr. X essendo lui che clicca è responsabile delle proprie azioni, ma siamo veramente certi che non è stato indotto a pigiare il mouse in maniera subdola attraverso fenomeni di psicologia collettiva?

Io penso di sì, e come puntomega credo che questo fenomeno abbia generato una redistribuzione della ricchezza finanziaria nelle mani di pochi esperti e ben informati (Stiglitz ha vinto il nobel sulla asimmetrie informative nel 2001).
Da sottolineare che questo è accaduto non solo per i derivati ma anche per le azioni e qua forse la responsabilità del sistema finanziario si può dimostrare e si spera che qualche magistrato lo faccia negli anni a venire, magari se si pentisse qualcuno lassù nei centri di potere.


Personalmente sono convinto che tutto questo ha generato la recessione che viviamo e che probabilmente diverrà una depressione economica sfortunatamente per noi tutti.

In merito alla maturità finanziaria degli Italiani posso dirti che molti rimpiangeranno i BOT, e pure il pentapartito:D, ma personalmente ritengo che investire in titoli azionari, per esempio, in un mercato dove esistono asimmetrie informative è un vero e proprio omicidio della propria ricchezza.


ciao
 
Post Scriptum

Ti sei mai chiesto perché Greenspan non investa, almeno alla luce del sole, sui mercati finanziari ma solo in titoli di stato?

ciao
 
Krugman questo discorso che abbiamo aperto è molto interessante , davvero e penso che potremo parlarne a lungo : ora non ho tempo ma appena posso ti dirò perchè secondo me non vivremo mai un secondo 29.
ciao
 
" 1) rallenta la creazione di denaro poiché ne aumenta la velocità di circolazione;
2) consente di colpire la ricchezza effettiva e non quella presunta, e sotto questo aspetto è uno strumento di democrazia;
obbliga il sistema bancario a tornare a fare il proprio mestiere di supporto dell'economia, per garantire una redditività ai capitali che vengono depositati. Le banche dovranno partecipare alle imprese assumendosene i rischi relativi.
3) consente l'accumulazione del capitale nelle mani di chi è in grado di farlo fruttare effettivamente. In altri termini è un colpo mortale alla rendita finanziaria, che però esalta il meccanismo di accumulazione e non lo distrugge;
4) smonta il meccanismo di creazione del potere finanziario. La fiscalizzazione dei capitali consente agli stati di riappropriarsi del potere di emettere moneta, di ridurre fino a zero la tassazione su produzione, consumo e lavoro, e eliminare il problema del debito pubblico. Ho calcolato che un'imposta del 4% all'anno sugli strumenti finanziari attualmente esistenti in Italia, oltre ad un'imposta dello 0,1% sulla circolazione degli strumenti finanziari genererebbe un gettito pari a quello di tutta la tassazione attuale;
5) Sgonfia la bolla speculativa finanziaria e ne impedisce il riprodursi innescando un meccanismo di ritorno del finanziario a fare da supporto dell'economia e non a crescere su se stesso. Attualmente su cento cambi, oltre 96 sono puramente finanziari e meno di 4 sono destinati all'economia reale.
6) consentirebbe di finanziare l'istituzione del reddito di cittadinanza universale, che con la tassazione sul lavoro è impossibile. Quest'ultimo argomento necessita di ulteriori specificazioni che non è possibile dare qui. Voglio solo sottolineare che il reddito di cittadinanza universale ha indubbi effetti benefici sul piano della stabilità della domanda di beni di consumo. "


Questo è stato scritto da puntomega.
Ma io ribatto punto per punto :

1 ) non ho cose particolari da dire
2 ) ti riferisci forse al fatto che l'irpef è un ' imposta formalmente progressiva ( sui redditi da lavoro ) ma sostanzialmente regressiva ( sul reddito aggregato ) ? Ma allora bisogna riformare l'imposta ; e cmq se guardi alla legislazione tributaria che hanno fondi & gestioni ( giustamente ) l'irpef non è poi così regressiva
3 ) questo punto veramente è incomprensibile, forse non hai le idee chiare : un colpo mortale alla rendita finanziaria darebbe una spinta all'accumulazione del risparmio? Questo risparmio dovrà pure avere una valvola di sfogo che sono le banche con le loro gestioni patrimoniali e fondi comuni. Che vivono di rendite finanziarie ( è il loro lavoro! ) . Quindi ?
4 ) 4% , 0.1% ? Ma dove hai tirato fuori queste cifre? Ti manca un pò di pratica , fai i conti della serva : c'è già il capital gain! E dovrei aggiungere al 12.5% un 4 e uno 0.1 addirittura sulla transazione , senza contare le commissioni del broker ; si , metà del mio sudato guadagno se ne va. Mi sembrano tasse degne di un dittatore comunista. Non capisco da dove derivi questa avversione alla economia finanziaria , che è il modo più intelligente per creare ricchezza ; lo so anche io che oggi come oggi c'è qualcosa che non va , ma non si può risolvere il problema distruggendo wall street , piazza affari , la city.....dove la metti la passione di chi ci opera? Vuoi forse gettare sul lastrico milioni di appassionati?
5 ) Qui emerge l'arretratezza : le banche da tempo hanno affiancato al semplice prestito di soldi all'aziendina dei brambilla e al deposito in c/c una funzione vitale per la stabilità di una moderna economia di mercato : l'intermediazione mobiliare ; sgr , sim , assicurazioni.....e ora con il decollo dei f.p. .....Non capisco questo volere distruggere l'ec. finanziaria , perchè? L'economia reale è importantissima , è logico , ma se non esistesse la finanza noi saremmo molto più poveri e soprattutto in men che non si dica qualcuno la inventerebbe. Poi come vivono le banche in una congiuntura di convergenza dei tassi ? hai mai guardato il loro CE ? Il peso dello spread dei tassi attivi e passivi lascia sempre di più il passo alle commissioni da intermediazione mobiliare , come è logico che sia. E allora , dobbiamo se mai pensare come sviluppare il sistema ancora un pò indietro che abbiamo in italia , come risolvere i conflitti di interesse tra analisti e gestori , ma non a distruggere le sim e le sgr. Siamo in nordcorea o nella ue? Le banche quando sono nate erano appunto un banco , adesso sono molto di più , è il progresso che avanza e nessuno può impedirlo.
Le bolle speculative , infine , esisteranno fino a che esiste l'essere umano. Tulipani , Olanda , ricordi? e non c'erano merryl lynch , goldman sachs , jp morgan... Ma quello sulle bolle è un discorso che meriterebbe un topic a sè.

In sintesi io vedo dei punti neri nel sistema finanziario , ma niente che non si possa correggere con qualche riforma sovranazionale. In particolare :
1. fmi
2. us gaap
3. conflitti di interesse
4. imposte sui capitali all'interno dei paesi poveri o in via di sviluppo
5. liberalizzazione del commercio ( perchè spesso i paesi ricchi sono liberisti all'esterno e protezionisti all'interno ).

Ma non vedo cosa voglia dire questo " ritorno all'economia reale "...il mondo gira veloce , molto più veloce di quanto un trattore può far credere.
Sono d'accordo che la moneta cartacea sparirà , ma perchè sarà incorporata in altre cose a cui noi daremo valore di scambio ( carte , titoli ).
Ma per questo ,noi saremo già chissà dove.
Per ora quindi , penso a comprare un buon fib30 al mattino.
 
Avevo deciso, per ragioni del tutto personali, di non scrivere più su questo forum, e ne avevo informato privatamente alcuni miei interlocutori. Il tono ed il contenuto dell’ultimo post, oltre a confermarmi la giustezza della mia decisione, mi costringono a rendere pubblica la mia decisione e mi inducono ad alcune precisazioni.
Quella dell’insulto è un’arte che necessita, per essere ben esercitata, preparazione, cultura e arguzia. Pietro l’Aretino ne fu maestro, Schopenauer ci scrisse un trattatello. Se non si posseggono queste doti, è prudente declinare, in particolar modo se la padronanza della lingua vacilla su numerose lacune, e la guida del pensiero è l’arroganza e la distorsione sistematica del pensiero altrui. Comprendo il meccanismo: quando non si sa che dire, si attribuiscono pensieri e idee mai espresse, e le si criticano aspramente. L’arroganza del linguaggio svolge la funzione di colpire il lettore mostrandogli sicurezza e decisione, e rafforzando quindi le critiche ed il senso di disprezzo nei confronti del pensiero esaminato. Noti intellettuali non furono esenti da questo diabolico marchingegno. Cesare Loria, ad esempio, presentò in tal modo al pubblico italiano il pensiero di Marx, e solo grazie all’autorità di Benedetto Croce il suo giochino venne smascherato. Recentemente Geminello Alvi ha usato il medesimo strumento nei miei confronti in un dibattito pubblico. Loria, però, sapeva scrivere, e Alvi, oltre a sapere scrivere, sa anche parlare (si tratta di un intellettuale di tutto rispetto). In quel caso, il gioco diventa sottile e tutto sommato intrigante. Ma quando le asperità della scrittura fanno intuire analoghe difficoltà di lettura, allora non c’è ragione di darsi la pena di rispondere.
Dunque, non risponderò, ma per non lasciare la sensazione di aver abbandonato il campo, e soprattutto, considerando che il mio thread è forse troppo lungo, sintetizzerò qui quello che penso.
Ho scritto un post sul potere finanziario, e sulla sua genesi. Il potere finanziario non è l’economia finanziaria. Ignorare questa ovvietà significa omettere il centro del discorso e rendere incomprensibili le proposte che ho accennato. Capisco che espresse in forma sintetica certe proposte possano sembrare ostiche. Se c’è una ragione per cui le avevo messe qui era per discuterne e chiarire i punti oscuri. Lo farò nel forum del mio sito, per chi volesse parlarne.
Ho proposto di sostituire all’attuale prelievo fiscale sulla produzione, sul lavoro e sul consumo un duplice prelievo sulla ricchezza finanziaria: è quindi falso che i due sistemi si cumulino. La cosa divertente è che si attribuisce all’imposta sulle transazioni finanziarie nella misura dello 0,1% una valenza da dittatura comunista. Ne deduco che l’aggio richiesto nei borsini fino a poco tempo fa su tutte le operazioni di borsa in misura non inferiore allo 0,5%, potesse essere assimilato al regime di Dionigi, tiranno di Siracusa, noto per la sua efferatezza. La cosa ancora più esilarante è che questo progetto è contenuto in un progetto di legge che non è stato sottoscritto da Beria e da Stalin, bensì da alcuni deputati di destra. Ad ogni buon conto, trovo risibili e ridicole le attribuzioni politiche, soprattutto quando non si conosce il pensiero del proprio interlocutore.
Mi sembra di intuitiva evidenza il fatto che la ricchezza finanziaria sia insensata in sé. Gli antichi greci conoscevano la sindrome della ricchezza fine a sé stessa, e la descrissero mirabilmente nel mito di re Mida: la sua facoltà di trasformare in oro tutto ciò che toccava lo stava facendo morire di fame. Dire che la finanza produce ricchezza in sé, è esattamente la stessa cosa.
Per quanto concerne infine, la rendita finanziaria, ricordo a me stesso che dai tempi della guerra civile per la riforma del Gracchi fino alla rivoluzione francese, il problema è sempre stato quello dei privilegi derivanti a certe classi dalla rendita (di qualunque natura essa sia), e dal conseguente regime fiscale che prelevava il surplus necessario agli esclusi dai privilegi. Sarà pure un’idea “politica” questa, e quindi criticabile, ma venire a sostenere che la rendita svolge sempre una funzione positiva mi sembra eccessivo. Mi pare altrettanto intuitivo il fatto che un’imposta che colpisca la rendita possa spingere il capitale finanziario verso impieghi produttivi. Però, forse, sbaglio.
Non ho mai sostenuto di voler distruggere New York né il Mibtel. Donde provenga questa brillante deduzione non lo sa nemmeno il Signore, da me personalmente consultato sul punto in un momento di misticismo (ognuno ha le proprie debolezze…). Anzi, chi ha letto i miei libri sa benissimo che ho sulla funzione della finanza, posizioni molto più moderate di George Soros. Il problema, semmai, è saper leggere……
puntomega
 
Caro PuntoMega,
raramente ho avuto modo di leggere in un solo Thread tanta preparazione economico-finanziaria sinergicamente associata ad una cultura estremamente vasta e, sembrerebbe, pure profonda ed articolata. Sposata ad una proprietà di linguaggio degna di un letterato.

Aggiungo che non deve essere stato facile controllare il moto dell'anima che sicuramente avrai provato vedendo alcune risposte....

Poichè non ci conosciamo e tu dichiari di voler cessare i tuoi interventi rischio di perdere una vera e propria ricchezza.

Intuendo inoltre la raffinatezza della tua persona e lo stile anzi la classe del tuo comportamento sono convinto che non renderai pubblico il tuo sito per ovvia correttezza e delicatezza verso Fol.

Ti chiederei dunque di mettermi in condizione di poter leggere tuoi ulteriori commenti scrivendomi l'indirizzo del tuo sito a: TRANSALP@WORLDONLINE.IT.

Sono certo che nessuno scambierà per piaggeria il mio intervento ma capirà il genuino entusiasmo suscitato dall'aver casualmente incrociato una risorsa umana che, invece che su Fol, dovrebbe stare al posto del ministro Tremonti.

Grato per l'attenzione ringrazio anticipatamente.
 
Scritto da puntomega
6) consentirebbe di finanziare l'istituzione del reddito di cittadinanza universale, che con la tassazione sul lavoro è impossibile. Quest'ultimo argomento necessita di ulteriori specificazioni che non è possibile dare qui. Voglio solo sottolineare che il reddito di cittadinanza universale ha indubbi effetti benefici sul piano della stabilità della domanda di beni di consumo.

puntomega

...complimenti per l'intervento....

se ho capito bene proponi "lo stipendio del cittadino".....potresti confermarmelo?!......sarebbe la prima volta che mi capita di incontrare qualcuno che la pensa come me....relativamente a questa conclusione.... (per il resto non ho sicuramente la tua preparazione tecnico/finanziaria,...diciamo che sono un ignorante riflessivo).

ciao

PS: ...va la....non te la prendere..... resta tra noi....secondo me la vera cultura sta nella strada, con tutte le sue contraddizioni, e quasi mai nei salotti.

ciao
 
Puntomega , non mi fraintendere , qui dentro tu hai una preparazione decisamente superiore alla media , e mi sembra che qualsiasi critica al tuo pensiero sia fuori luogo. Solo che cè anche chi ne sa meno di te e può fraintendere o non capire bene qualche frase. Ma dove lavori?
Perchè non partecipi agli altri forum ?
 
Ma porca miseria.......

Scritto da puntomega
Avevo deciso, per ragioni del tutto personali, di non scrivere più su questo forum, e ne avevo informato privatamente alcuni miei interlocutori. Il tono ed il contenuto dell’ultimo post, oltre a confermarmi la giustezza della mia decisione, mi costringono a rendere pubblica la mia decisione e mi inducono ad alcune precisazioni.
Quella dell’insulto è un’arte che necessita, per essere ben esercitata, preparazione, cultura e arguzia. Pietro l’Aretino ne fu maestro, Schopenauer ci scrisse un trattatello. Se non si posseggono queste doti, è prudente declinare, in particolar modo se la padronanza della lingua vacilla su numerose lacune, e la guida del pensiero è l’arroganza e la distorsione sistematica del pensiero altrui. Comprendo il meccanismo: quando non si sa che dire, si attribuiscono pensieri e idee mai espresse, e le si criticano aspramente. L’arroganza del linguaggio svolge la funzione di colpire il lettore mostrandogli sicurezza e decisione, e rafforzando quindi le critiche ed il senso di disprezzo nei confronti del pensiero esaminato. Noti intellettuali non furono esenti da questo diabolico marchingegno. Cesare Loria, ad esempio, presentò in tal modo al pubblico italiano il pensiero di Marx, e solo grazie all’autorità di Benedetto Croce il suo giochino venne smascherato. Recentemente Geminello Alvi ha usato il medesimo strumento nei miei confronti in un dibattito pubblico. Loria, però, sapeva scrivere, e Alvi, oltre a sapere scrivere, sa anche parlare (si tratta di un intellettuale di tutto rispetto). In quel caso, il gioco diventa sottile e tutto sommato intrigante. Ma quando le asperità della scrittura fanno intuire analoghe difficoltà di lettura, allora non c’è ragione di darsi la pena di rispondere.
Dunque, non risponderò, ma per non lasciare la sensazione di aver abbandonato il campo, e soprattutto, considerando che il mio thread è forse troppo lungo, sintetizzerò qui quello che penso.
Ho scritto un post sul potere finanziario, e sulla sua genesi. Il potere finanziario non è l’economia finanziaria. Ignorare questa ovvietà significa omettere il centro del discorso e rendere incomprensibili le proposte che ho accennato. Capisco che espresse in forma sintetica certe proposte possano sembrare ostiche. Se c’è una ragione per cui le avevo messe qui era per discuterne e chiarire i punti oscuri. Lo farò nel forum del mio sito, per chi volesse parlarne.
Ho proposto di sostituire all’attuale prelievo fiscale sulla produzione, sul lavoro e sul consumo un duplice prelievo sulla ricchezza finanziaria: è quindi falso che i due sistemi si cumulino. La cosa divertente è che si attribuisce all’imposta sulle transazioni finanziarie nella misura dello 0,1% una valenza da dittatura comunista. Ne deduco che l’aggio richiesto nei borsini fino a poco tempo fa su tutte le operazioni di borsa in misura non inferiore allo 0,5%, potesse essere assimilato al regime di Dionigi, tiranno di Siracusa, noto per la sua efferatezza. La cosa ancora più esilarante è che questo progetto è contenuto in un progetto di legge che non è stato sottoscritto da Beria e da Stalin, bensì da alcuni deputati di destra. Ad ogni buon conto, trovo risibili e ridicole le attribuzioni politiche, soprattutto quando non si conosce il pensiero del proprio interlocutore.
Mi sembra di intuitiva evidenza il fatto che la ricchezza finanziaria sia insensata in sé. Gli antichi greci conoscevano la sindrome della ricchezza fine a sé stessa, e la descrissero mirabilmente nel mito di re Mida: la sua facoltà di trasformare in oro tutto ciò che toccava lo stava facendo morire di fame. Dire che la finanza produce ricchezza in sé, è esattamente la stessa cosa.
Per quanto concerne infine, la rendita finanziaria, ricordo a me stesso che dai tempi della guerra civile per la riforma del Gracchi fino alla rivoluzione francese, il problema è sempre stato quello dei privilegi derivanti a certe classi dalla rendita (di qualunque natura essa sia), e dal conseguente regime fiscale che prelevava il surplus necessario agli esclusi dai privilegi. Sarà pure un’idea “politica” questa, e quindi criticabile, ma venire a sostenere che la rendita svolge sempre una funzione positiva mi sembra eccessivo. Mi pare altrettanto intuitivo il fatto che un’imposta che colpisca la rendita possa spingere il capitale finanziario verso impieghi produttivi. Però, forse, sbaglio.
Non ho mai sostenuto di voler distruggere New York né il Mibtel. Donde provenga questa brillante deduzione non lo sa nemmeno il Signore, da me personalmente consultato sul punto in un momento di misticismo (ognuno ha le proprie debolezze…). Anzi, chi ha letto i miei libri sa benissimo che ho sulla funzione della finanza, posizioni molto più moderate di George Soros. Il problema, semmai, è saper leggere……
puntomega

....è mai possibile che quando si trova qualcuno che dice cose interessanti questa persona debba andarsene? Mo come faccio a ritrovarti? Dammi le coordinate puntomega, che vengo a trovarti, la mia mail è: krugman@katamail.it.
Per sicurezza te ne spedisco una pure io, volevo continuare questo dibattito con te, mi interessava la tua idea e anche il discorso stoppato sul reddito da cittadinanza.

Geminello Alvi sarà pur bravo, ma ultimamente ha fatto un editoriale dalle conclusioni faziose sul Corriere della Sera e questo non può essere fatto da un intellettuale che si rispetti.
 
Scritto da puntomega
Avevo deciso, per ragioni del tutto personali, di non scrivere più su questo forum, e ne avevo informato privatamente alcuni miei interlocutori. Il tono ed il contenuto dell’ultimo post, oltre a confermarmi la giustezza della mia decisione, mi costringono a rendere pubblica la mia decisione e mi inducono ad alcune precisazioni.
Quella dell’insulto è un’arte che necessita, per essere ben esercitata, preparazione, cultura e arguzia. Pietro l’Aretino ne fu maestro, Schopenauer ci scrisse un trattatello. Se non si posseggono queste doti, è prudente declinare, in particolar modo se la padronanza della lingua vacilla su numerose lacune, e la guida del pensiero è l’arroganza e la distorsione sistematica del pensiero altrui. Comprendo il meccanismo: quando non si sa che dire, si attribuiscono pensieri e idee mai espresse, e le si criticano aspramente. L’arroganza del linguaggio svolge la funzione di colpire il lettore mostrandogli sicurezza e decisione, e rafforzando quindi le critiche ed il senso di disprezzo nei confronti del pensiero esaminato. Noti intellettuali non furono esenti da questo diabolico marchingegno. Cesare Loria, ad esempio, presentò in tal modo al pubblico italiano il pensiero di Marx, e solo grazie all’autorità di Benedetto Croce il suo giochino venne smascherato. Recentemente Geminello Alvi ha usato il medesimo strumento nei miei confronti in un dibattito pubblico. Loria, però, sapeva scrivere, e Alvi, oltre a sapere scrivere, sa anche parlare (si tratta di un intellettuale di tutto rispetto). In quel caso, il gioco diventa sottile e tutto sommato intrigante. Ma quando le asperità della scrittura fanno intuire analoghe difficoltà di lettura, allora non c’è ragione di darsi la pena di rispondere.
Dunque, non risponderò, ma per non lasciare la sensazione di aver abbandonato il campo, e soprattutto, considerando che il mio thread è forse troppo lungo, sintetizzerò qui quello che penso.
Ho scritto un post sul potere finanziario, e sulla sua genesi. Il potere finanziario non è l’economia finanziaria. Ignorare questa ovvietà significa omettere il centro del discorso e rendere incomprensibili le proposte che ho accennato. Capisco che espresse in forma sintetica certe proposte possano sembrare ostiche. Se c’è una ragione per cui le avevo messe qui era per discuterne e chiarire i punti oscuri. Lo farò nel forum del mio sito, per chi volesse parlarne.
Ho proposto di sostituire all’attuale prelievo fiscale sulla produzione, sul lavoro e sul consumo un duplice prelievo sulla ricchezza finanziaria: è quindi falso che i due sistemi si cumulino. La cosa divertente è che si attribuisce all’imposta sulle transazioni finanziarie nella misura dello 0,1% una valenza da dittatura comunista. Ne deduco che l’aggio richiesto nei borsini fino a poco tempo fa su tutte le operazioni di borsa in misura non inferiore allo 0,5%, potesse essere assimilato al regime di Dionigi, tiranno di Siracusa, noto per la sua efferatezza. La cosa ancora più esilarante è che questo progetto è contenuto in un progetto di legge che non è stato sottoscritto da Beria e da Stalin, bensì da alcuni deputati di destra. Ad ogni buon conto, trovo risibili e ridicole le attribuzioni politiche, soprattutto quando non si conosce il pensiero del proprio interlocutore.
Mi sembra di intuitiva evidenza il fatto che la ricchezza finanziaria sia insensata in sé. Gli antichi greci conoscevano la sindrome della ricchezza fine a sé stessa, e la descrissero mirabilmente nel mito di re Mida: la sua facoltà di trasformare in oro tutto ciò che toccava lo stava facendo morire di fame. Dire che la finanza produce ricchezza in sé, è esattamente la stessa cosa.
Per quanto concerne infine, la rendita finanziaria, ricordo a me stesso che dai tempi della guerra civile per la riforma del Gracchi fino alla rivoluzione francese, il problema è sempre stato quello dei privilegi derivanti a certe classi dalla rendita (di qualunque natura essa sia), e dal conseguente regime fiscale che prelevava il surplus necessario agli esclusi dai privilegi. Sarà pure un’idea “politica” questa, e quindi criticabile, ma venire a sostenere che la rendita svolge sempre una funzione positiva mi sembra eccessivo. Mi pare altrettanto intuitivo il fatto che un’imposta che colpisca la rendita possa spingere il capitale finanziario verso impieghi produttivi. Però, forse, sbaglio.
Non ho mai sostenuto di voler distruggere New York né il Mibtel. Donde provenga questa brillante deduzione non lo sa nemmeno il Signore, da me personalmente consultato sul punto in un momento di misticismo (ognuno ha le proprie debolezze…). Anzi, chi ha letto i miei libri sa benissimo che ho sulla funzione della finanza, posizioni molto più moderate di George Soros. Il problema, semmai, è saper leggere……
puntomega

Mi sono permesso di scriverti in privato......

..spero tu non decida di abbandonare veramente....

grazie per i tuoi interventi..non vorrei perderli !!

Claudio
 
Re: Post Scriptum

Scritto da Paul Krugman
Ti sei mai chiesto perché Greenspan non investa, almeno alla luce del sole, sui mercati finanziari ma solo in titoli di stato?

ciao

Greenspan fa un altro lavoro , il suo interesse non è gestire i portafogli , il suo interesse e sostenere la crescita economica.
Nessuno ci dice che sia vero ( io ne dubito ) e anche se fosse , Greenspan avrebbe dato prova del fatto di non avere analizzato le serie storiche.
Dal 26 ad oggi , wall street ha dato un rendimento annuo ( calcolato in composta ) del 12.1%.
I t-bonds del 3.9% ; i t-bills del 3.2 circa.
Non ci vuole un genio per capire che ha sbagliato.
E non dirmi che lui nel 26 non c'era ; anche se avesse cominciato nel 85 avrebbe guadagnato più o meno il quadruplo , e con una semplice strategia passiva , cioè comprando l'indice.
Morale : greenspan è bravissimo nel costruire le previsioni e gestire l'economia , ma non è suo compito diretto gestire i portafogli.
Ti sei mai chiesto quanti soldi abbiano fatto due miti viventi come peter lynch e george soros , agli antipodi della "strategia" del governatore della Fed? ( che stimo moltissimo ).
 
" Certo possiamo dire che Mr. X essendo lui che clicca è responsabile delle proprie azioni, ma siamo veramente certi che non è stato indotto a pigiare il mouse in maniera subdola attraverso fenomeni di psicologia collettiva?

Io penso di sì, e come puntomega credo che questo fenomeno abbia generato una redistribuzione della ricchezza finanziaria nelle mani di pochi esperti e ben informati (Stiglitz ha vinto il nobel sulla asimmetrie informative nel 2001) "

Allora , quello che tu dici non è niente altro che dire , alla fine della fiera : date il vostro denaro alle sgr e alle sim , perchè da soli non ci combinate niente. D'accordissimo.
Sono convinto che solo un trader esperto e professionista riesca a distinguere quali siano le mosse delle cosiddette mani forti e agire di conseguenza. Ma i trader hanno deciso di fare i trader , e sanno i rischi che incontrano , spesso sono preparatissimi e studiano molto.
La gente comune invece , non deve assolutamente operare da sola , perchè fare soldi sui mercati è difficile e richiede elevate professionalità e competenze , sempre di più. Le sgr e le sim , in generale ( anche se poi , come in tutte le cose della vita , c'è chi lavora peggio e chi lavora meglio ) imparano ad essere fredde e disincantate , oltre che tenaci e perseveranti. Ingredienti per vincere.
Una volta che sono loro a gestire i soldi , tutti i soldi , non c'è più problema di redistribuzioni varie , ma solo di bravura e fortuna.
Un consiglio però : andate a leggere anche gli altri forum , che sono molto meno parolai e molto più professionali ; là troverete anche un ipotesi di modello matematico sulle mani forti - small traders.
 
Cosa ci sia dietro questo caso di ordinaria e classica storia maniacale che ora vado a descrivere mi è sembrato essere la modalità di vivere lo spazio e quindi la realtà del maniacale stesso: uno spazio, una realtà, dai confini assolutamente mobili e dilatati verso infinite prospettive in cui il mondo della fantasia, del sogno e del gioco prevaricano sul mondo reale. Ma in questo spazio "virtuale", in cui l'esperienza maniacale fa precipitare il paziente di cui narrerò la storia, l'unica condizione in cui è possibile continuare a vivere è quella della recitazione. È il mondo dell'apparenza, intesa nella sua superficialità, come mondo in cui ciò che conta è lo sfolgorio dei colori, l'invadenza dei profumi, la clamorosità dei suoni, le vibrazioni della pelle: proprio come sul palcoscenico ove bisogna "apparire" per vivere.
Eppure questa esperienza della "superficialità" intesa come captazione sottile ed estrema dell'apparenza, dell'aspetto apparente e appariscente del reale, rivela anche l'esigenza di vivere e gustare l'aspetto "formale" del reale come dotato anch'esso di fascino e di rimandi che troppo spesso restano sepolti dalla superficialità (questa si negativa) del nostro sguardo routinario e quotidiano.
Come ha mirabilmente documentato Weitbrecht, citando un suo paziente che, uscita dall'episodio maniacale diceva: Ora so cosa possono significare i colori, gli odori, le sensazioni tattili, e quali sensazioni inebrianti possa dare la musica. L'esperienza quotidiana le risultava estremamente noiosa e di una desertica ottusità: tutto sembra allora ricoperto di uno strato di opaco grigiore. Chi non è mai stato immerso in una condizione maniacale è povero e può solo consolarsi pensando che non sa quali, e quante esperienze potrebbero fare quando la malattia cancellasse quella specie di velo grigio.
In particolare questa storia si è ben prestata all'analisi della struttura portante dell'esperienza maniacale proprio perché il paziente in questione è un attore; appare quindi meno artificioso e inautentico per lui "restare in scena" anche quando la recita è finita e i riflettori si spengono. Lui sa meglio di altri cosa rappresenti questa realtà, essendone frequentemente immerso e, per questo, con più difficoltà può cogliere il deragliamento dal mondo reale a quello della mania.
 
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