Il premier e l'obiettivo di non rifare la vecchia Dc

ceck78

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ROMA - A quanto punta Monti? A Palazzo Chigi, fra i suoi collaboratori più stretti, le cifre ballano di alcune decine di unità: si va dal 15% al 30% e passa. C'è incertezza, voglia di ottimismo e prudenza allo stesso tempo, l'auspicio di andare incontro a un exploit.

I sondaggi attuali, dicono, sono tutti in qualche modo virtuali. Quelli veri, o che cominceranno a tenere conto dell'impegno elettorale del Professore, arriveranno solo con il nuovo anno.

Monti punta a scongelare quanti più voti possibili dall'astensionismo, punta a fratturare gli schemi attuali. Nelle riunioni di questi giorni, con il suo staff e con gli esponenti delle liste che a lui si richiameranno, ha detto chiaramente che non intende rifare la Dc, né tantomeno riconoscersi nella categorie che gli si affibbiano in questi giorni: «Non siamo né di centro e tantomeno moderati».

Queste, ha lasciato intendere il capo del governo, sono vecchie scatole ideologiche che non vanno più bene per una campagna che si annuncia e deve essere diversa.

Avrà un cifra multimediale, per esempio, oltre che votata ai contenuti: il premier dimissionario potrebbe aprire un canale dedicato su YouTube , farà largo uso di Facebook e Twitter , cercherà di raggiungere il maggior numero di cittadini che si trovano sulla rete e fuori dagli schemi tradizionali, e in alcuni casi ormai obsoleti, di comunicazione. «In qualche modo, se volete, un Grillo istituzionale ed europeista», era il commento che si trovava ieri in un servizio dell'Ansa.

«Con tutto il rispetto per coloro che hanno finora rappresentato i partiti vogliamo superare la mappa attuale dell'offerta» politica ai cittadini italiani, ha detto ancora Monti ai suoi recenti interlocutori.

È anche per questo, ha aggiunto, che occorre costruire qualcosa che abbia una vocazione maggioritaria, che non punti a essere ago della bilancia, bensì una vera e propria rivoluzione nel modo di intendere l'impegno politico.

«Abbiamo intenzione di aprire il programma ai cittadini, di offrire e valutare innesti alla cosiddetta Agenda Monti», dicono a Palazzo Chigi, rafforzando la sensazione di viverla anche come una scommessa, di cui si sono soppesati i rischi come le opportunità, la necessità di non seguire i tempi e i modi di Bersani o di Berlusconi, la voglia di presentarsi come offerta totalmente nuova.

Enrico Bondi avrà certamente l'ultima parola su quella che il Professore ha definito come lista civica, alla Camera, ma che in realtà sarà una vera e propria lista Monti, da lui controllata. Ha già in qualche modo incorporato team e lavoro svolto sin qui da Italia Futura, lanciata da Montezemolo. E saranno almeno quattro i criteri che lui stesso ha chiesto al superconsulente di osservare per vagliare le candidature: fedina penale immacolata, conflitto di interessi inesistente, storia professionale di valore e radicamento sul territorio.

Forse non sarà facile trovare tantissimi candidati con questi requisiti ma questo è l'obiettivo, certamente ambizioso. Come forse è ambiziosa l'intenzione di recuperare la candidatura di Passera, che nelle ultime ore sembra averla esclusa: ieri sera Monti e il suo ministro avrebbero avuto una conversazione, incentrata sulla possibilità che anche il titolare del dicastero allo Sviluppo possa dare un contributo alla vittoria della coalizione montiana.

Esistono diverse versioni sulle modalità dell'offerta alla Camera: «Una sola lista centrista - ha detto Monti nella riunione avuta due giorni fa con Casini - avrebbe il sapore di una formazione dal sapore tecnocratico e poi rispettiamo le articolazioni locali e la storia dei singoli partiti che ci sosterranno». A cominciare dall'Udc.

Eppure, nel suo staff, si articola anche una versione che offre altre sfumature: nessuno pensi che la scelta sia il frutto di un cedimento del Professore al desiderio di Casini di mantenere una certa autonomia, anche nella scelta dei candidati; la decisione può essere letta come l'esatto contrario. Una lista civica, diversa dai partiti, squisitamente montiana, riflette anche la voglia esplicita del capo del governo di pesarsi. Lui e il progetto che ha intenzione di mettere in pratica nelle prossime otto settimane.

Secondo questa versione Mario Monti non ha insomma voglia di essere solo una guida, l'autore di un progetto di idee al quale è stato fornito un contenitore politico. Ci tiene a rappresentare in modo emblematico che sarà lui ad avere i maggiori consensi: ha voglia di affermare una ben precisa leadership politica, per un percorso che va certamente oltre le elezioni Politiche di febbraio.

In questa cornice le dissonanze sulle candidature e il ruolo del commissario Enrico Bondi, ieri, alimentate dalle parole di Casini, confermano la sensazione che anche dentro lo schieramento che sosterrà Monti è già scattata una corsa interna: come si articoleranno gli endorsement che il professore farà nei prossimi giorni? Quanto punterà sulla vittoria della propria lista rispetto alla vittoria dell'intera coalizione? Domande e temi che nei prossimi giorni, in qualche modo, il premier dimissionario avrà modo di affrontare, più o meno direttamente.
Il premier e l'obiettivo di non rifare la vecchia Dc - Corriere.it
 
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