immigrati ed emigranti; (tutti i Nord hanno altri Nord...)

  • ANNUNCIO: 46° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Settimana tutto sommato positiva per le principali piazze internazionali che proseguono così il rimbalzo dai minimi di ottobre. Novembre sarà ricordato come uno dei mesi migliori nella storia più o meno recente dei mercati finanziari. Il calo dei rendimenti, con un ulteriore irripidimento delle curve, ha portato gli indici obbligazionari globali a registrare le migliori performance mensili dalla Grande Crisi Finanziaria, ovvero da dicembre 2008. Per l’azionario globale, invece, è stato il miglior rally mensile dal 2020. L’impulso è stato fornito anche dai dati sull’inflazione nell’area euro, che hanno rafforzato la tendenza ad anticipare la tempistica di un primo taglio dei tassi da parte della Bce già a partire dal 2024. Per continuare a leggere visita il link

  • ANNUNCIO: Segui le NewsLetter di Borse.it.

    Al via la Newsletter di Borse, con tutte le notizie quotidiane sui mercati finanziari. Iscriviti per rimanere aggiornato con le ultime News di settore, quotazioni e titoli del momento.
    Per iscriverti visita questo link.

vezio crisafulli

Nuovo Utente
Sospeso dallo Staff
Registrato
13/5/03
Messaggi
2.025
Punti reazioni
33
Senza Frontiere di Tahar Ben Jelloun


Clandestini come kamikaze


Quando non si ha più nulla da perdere, la morte diventa banale e può essere persino una liberazione

La notte del 2 luglio la polizia marocchina ha arrestato un convoglio di 104 persone: tutti africani che stavano per imbarcarsi alla volta della Spagna. Il giorno prima, un´altra barca, carica di tunisini, era naufragata al largo delle coste della Tunisia e in prossimità di quelle italiane. Si sono contati parecchi morti e dispersi.

Ogni giorno, uomini e donne, a volte con bambini di pochi mesi, tentano di varcare il mare per mettere piede sul suolo europeo. Li chiamano clandestini, o anche, con espressione più sofisticata, ´candidati all´immigrazione clandestina´. In Spagna li hanno soprannominati ´pateras´, che è poi il termine per designare quelle disgraziate imbarcazioni, per nulla affidabili, di proprietà di mafiosi che si arricchiscono sulla miseria altrui.

L´Europa si confronta con questo problema dal 1986, data dell´entrata in vigore dei visti per attraversare i confini dei suoi Stati. Ma al di là dell´aspetto drammatico, si è colpiti dalla determinazione di queste persone venute dal Sud, che non temono più né la polizia, né la morte per annegamento, né le umiliazioni cui vanno incontro quando sono arrestati. Come se avessero la stessa volontà dei kamikaze di andare fino in fondo, di sacrificare tutto pur di riuscire a farcela, e di ricominciare ogni volta che possono. Alcuni di loro non si fermano davanti a nulla. Per buona parte dei 104 africani arrestati al confine marocchino, quello era il quarto tentativo.

Anche il Marocco ha i suoi clandestini: è divenuto ormai l´ultima tappa di un lungo viaggio. Alcuni lasciano l´Africa subsahariana a dorso di cammello, e poi proseguono in pullman o a piedi, per arrivare dopo settimane di marcia a Tangeri o a Ceuta. Quando vedono il mare, è come se il sogno stia già per realizzarsi. Ma qui cadono nelle mani della mafia locale, che promette loro il paradiso per spogliarli del loro denaro. In Marocco, sono definiti ´harragas´, dal verbo arabo ´haraqa´, che vuol dire bruciare. Infatti, per non rischiare di essere rispediti nei paesi d´origine, in caso d´arresto bruciano i loro documenti. Non hanno più un´identità, e quindi è impossibile respingerli. Hanno cancellato il loro paese dalla carta geografica. La loro terra è l´esilio, l´emigrazione, clandestina o legale che sia. Sono ormai una sorta di ebrei erranti in terre ricche, che non lo sono però per tutti. È vero che l´Europa, nonostante il suo passato coloniale e il suo fabbisogno di manodopera, non può "accogliere tutta la miseria del mondo", come aveva detto un ex premier francese, il socialista Michel Rocard.

Allora che fare? Come porre fine a questo fenomeno sempre più drammatico?

Ci si potrebbe riuscire soltanto mettendo in pratica una nuova politica dell´immigrazione. Si tratterebbe di stabilire scientificamente le esigenze di manodopera dell´Europa, e di negoziare un piano d´immigrazione con i paesi del Sud più colpiti dall´indigenza e dalla disoccupazione, nel rispetto della legge così come dei diritti e della dignità di ciascuno.

Tutti gli esperti ripetono che da qui al 2010, l´Europa avrà bisogno di vari milioni di immigrati. Ma nei paesi del Sud le disuguaglianze sociali ed economiche si vanno aggravando. Un conto è negoziare una nuova politica di cooperazione tra il Nord e il Sud; altro è investire nei paesi del Sud. Perché gli uomini e le donne di questi paesi non abbiano più alcuna voglia di lasciarsi tutto alle spalle e di rischiare la vita per entrare clandestinamente in Europa è necessario procurare loro un lavoro in patria. Solo un grande sforzo di investimenti e di condivisione - o in altri termini, una politica meno egoista, più generosa - potrà scoraggiare i candidati all´emigrazione clandestina. Dato che la repressione e i rischi mortali non li trattengono dal reiterare i loro tentativi, occorre andare al di là della sorveglianza e della repressione, e dare loro un appiglio concreto perché ritrovino la speranza di poter vivere nel proprio paese senza dover rischiare la vita perdendo tutto. Se si cerca di forzare la porta del vicino, è perché si è persa ogni nozione di rispetto, di diritto e di dignità. Lo si legge negli occhi delle donne africane recentemente salvate da un naufragio. Una di loro, una madre di famiglia, ha detto davanti alla telecamera mentre allattava il suo bimbo di un anno: "Anche se ora mi rimpatriano, io tornerò". C´è qualcosa che è più forte di tutto: la morte non fa più paura! Come nel caso dei kamikaze, l´istinto di vita cede alla volontà di morte. Quando non si ha più nulla da perdere né da sperare, la morte diventa banale, e può essere persino una liberazione.
 
non mi trovo d'accordo con queste conclusioni umanistiche, che invocano l'uguaglianza del diritto alla speranza per tutti come un fatto esclusivamente etico o di giustizia

intendiamoci, è certo un fatto etico e di uguaglianza ma la percezione che noi abbiamo di questi problemi è ancora una
percezione pietistica mentre io credo che ne vada della sopravvivenza di tutti indistintamente

io credo che l'unica strada percorribile sia la ridistribuzione della ricchezza, in che modo attuarla non saprei, ma di certo o si decide di attuarla con programmazione che coinvolga tutto il pianeta (un primo tentativo è stato fatto dall'Onu con la promulgazione dei processi di Agenda 21) o questa ridistribuzione avverrà lo stesso, con una violenza dirompente

la minaccia che incombe su di noi è gravissima, se si pensa che la maggior parte della popolazione mondiale non ha più regole da seguire e non dà più valore alla propria stessa vita, cioè proprio il contrario delle basi sulle quali si fondano le nostre democrazie

i tentativi di "regolamentare" i flussi di immigrazione sono destinati al fallimento perchè sono un tentativo di disciplinare un flusso di soggetti pensanti che non ha la nostra stessa scala di valori, pertanto questa regolamentazione non potrebbe che avvenire con la violenza, ma quanto potrebbe durare?

ribadisco, ridistribuzione della ricchezza è l'unica via percorribile e questo comporta che ciascuno di noi debba rinunciare a qualcosa in un processo partecipato a livello planetario nel quale è necessario che l'esempio debba partire dai paesi ricchi

ciandonè
 
Io lascerei fare alle imprevedibili turbolenze tipiche dei sistemi quasi-caotici, quale è la realtà storiografica, sociale, politica, ed economica che l'uomo civile ha sempre vissuto.

Nessuna strategia politica, da parte di nessun impero, grande o piccolo che fosse, ha mai avuto successo nel fermare i movimenti delle popolazioni (o flussi migratori, come vengono chiamati ora).

Non credo, per esempio, che i cartelli stradali in idioma vernacolare, partoriti dalle menti straordinariamente deformi dei sedicenti leghisti, riusciranno a farlo ora.

Enig Mistico
 
Scritto da capitano nemo
non mi trovo d'accordo con queste conclusioni umanistiche, che invocano l'uguaglianza del diritto alla speranza per tutti come un fatto esclusivamente etico o di giustizia

intendiamoci, è certo un fatto etico e di uguaglianza ma la percezione che noi abbiamo di questi problemi è ancora una
percezione pietistica mentre io credo che ne vada della sopravvivenza di tutti indistintamente

io credo che l'unica strada percorribile sia la ridistribuzione della ricchezza, in che modo attuarla non saprei, ma di certo o si decide di attuarla con programmazione che coinvolga tutto il pianeta (un primo tentativo è stato fatto dall'Onu con la promulgazione dei processi di Agenda 21) o questa ridistribuzione avverrà lo stesso, con una violenza dirompente

la minaccia che incombe su di noi è gravissima, se si pensa che la maggior parte della popolazione mondiale non ha più regole da seguire e non dà più valore alla propria stessa vita, cioè proprio il contrario delle basi sulle quali si fondano le nostre democrazie

i tentativi di "regolamentare" i flussi di immigrazione sono destinati al fallimento perchè sono un tentativo di disciplinare un flusso di soggetti pensanti che non ha la nostra stessa scala di valori, pertanto questa regolamentazione non potrebbe che avvenire con la violenza, ma quanto potrebbe durare?

ribadisco, ridistribuzione della ricchezza è l'unica via percorribile e questo comporta che ciascuno di noi debba rinunciare a qualcosa in un processo partecipato a livello planetario nel quale è necessario che l'esempio debba partire dai paesi ricchi

ciandonè

Ringrazio Antonello per il bel thread (pedala ragazzo, pedala), ma soprattutto voglio complimentarmi con te Capitano, mio Capitano.

Per quello che può valere il mio giudizio, il tuo è uno dei rarissimi post di politica "alta" che abbia letto finora su Fol, ben scritto e molto ben meditato.

E si dà il caso che io, da "comunista", sia perfettamente d'accordo con te nella visione storica del problema distribuzione ricchezza.

Il paradosso della storia del comunismo sarà proprio che ogni tentativo degli uomini di realizzarlo si tradurrà in fallimenti e disastri, mentre, per i motivi da te esposti, sarà il comunismo stesso ad imporsi agli uomini ed alla loro storia come unico mezzo di salvezza e di possibile vita comune.

Piacere di avere postato con te, mio Capitano.
 
il "è sempre stato così" secondo me è un atteggiamento che non porta da nessuna parte

molte cose non sono sempre state così, ad esempio, la schiavitù è scomparsa in molti luoghi nelle forme legalizzate

si fanno passi piccoli, ma si fanno

se "è sempre stato così" tanto vale insegnare ai bambini come ci si suicida o tanto vale fare guerriglia urbana per rubare quanto più possibile, tanto è un sistema quasi caotico ingovernabile a priori, pertanto fare del bene o fare del male non fa alcuna differenza

io parto da due assiomi:
- ogni coscenza è in grado di autodeterminarsi per il proprio bene che diventa anche l'altrui bene
- nessun uomo desidera la guerra a priori

per cui non so se si possa chiamare comunismo la ridistribuzione della ricchezza che intendo io

io parlo di processo partecipato, quindi privo di gerarchie verticali

inoltre non parlo di ridistribuzione fine a se stessa o per una causa esterna all'individuo, non parlo del bene astratto di uno stato (che non è al di sopra dei cittadini ma è i cittadini), ma parlo del bene concreto quantificabile e verificabile individualmente sulla base del lavoro e del rispetto delle regole autoimposte per coscenza e non per obbligo, bene il quale viene percepito anche a livello collettivo

il lavoro è spaventoso ma è questa l'unica strada per evitare il disfacimento naturalistico e sociale del pianeta

questo significa che chi ha risorse deve esportare know how laddove non c'è know how, cioè deve mettere in condizioni chi non può, di poter autodeterminarsi sulla base delle migliori tecnologie disponibili

si passa attraverso la promozione di processi produttivi a bassissimo impatto ambientale, che già esistono ma che sono detenuti gelosamente per non alterare equilibri economici di parte

il mercato può dire molto

se le multinazionali non hanno più chi acquista i loro prodotti devono per forza riconvertirsi altrimenti soccombono

per sapere cosa combinano le multinazionali serve una fase prorompente di informazione, spinta che deve nascere dal basso, attraverso la presa di coscenza da parte dei cittadini dei paesi ricchi, per cominciare

quindi la spinta verso la chiarezza diventa un'esigenza del cittadino perchè si è informato e non una decisione del potente di turno per conservare il proprio elettorato

è inammissibile al giorno d'oggi che ognuno di noi usi l'automobile senza sapere cosa questo comporta o che usi la lavastoviglie 3 volte al giorno senza sapere cosa questo comporti

la giustificazione " se non lo faccio io lo fa un altro" è inammissibile

per quanto riguarda i poveri, penso che i paesi ricchi non possono pretendere da questi uno sviluppo sostenibile, semplicemente perchè i paesi poveri hanno livelli di conoscenza dei processi desueti e inadeguati, cioè le scorie dei paesi ricchi, pertanto se vogliamo che la cina smetta di inquinare occorre mettere in grado i cinesi di farlo, perchè di sicuro i cinesi non si divertono a immettere in atmosfera schifezze e i cinesi sono tantissimi

non si può più pensare di consumare 400 litri di acqua al giorno in europa e far morire di sete la maggior parte degli abitanti del pianeta

questo dobbiamo togliercelo dalla testa e o lo facciamo spontaneamente o qualche piaga verrà a ricordarcelo

sta a noi scegliere se trasformarci in modo indolore o doloroso

con la certezza che andrà sempre peggio e questo è solo l'inizio
 
Io sarei per esportare il don't know how.
L'autocoscienza dell'inadeguatezza è l'unica vera cura.

Enig Mistico

P.S. La redistribuzione è (purtroppo ?) una chimera da film americano di terz'ordine. O forse (anche) una comoda, più o meno inconsulta, maniera di sistemare le nostre (?) coscienze.
 
Scritto da Enig Mistico
Io sarei per esportare il don't know how.
L'autocoscienza dell'inadeguatezza è l'unica vera cura.

Enig Mistico

P.S. La redistribuzione è (purtroppo ?) una chimera da film americano di terz'ordine. O forse (anche) una comoda, più o meno inconsulta, maniera di sistemare le nostre (?) coscienze.

ca.zzate
 
Indietro