Indici mondiali e fondamentali

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    Settimana tutto sommato positiva per le principali piazze internazionali che proseguono così il rimbalzo dai minimi di ottobre. Novembre sarà ricordato come uno dei mesi migliori nella storia più o meno recente dei mercati finanziari. Il calo dei rendimenti, con un ulteriore irripidimento delle curve, ha portato gli indici obbligazionari globali a registrare le migliori performance mensili dalla Grande Crisi Finanziaria, ovvero da dicembre 2008. Per l’azionario globale, invece, è stato il miglior rally mensile dal 2020. L’impulso è stato fornito anche dai dati sull’inflazione nell’area euro, che hanno rafforzato la tendenza ad anticipare la tempistica di un primo taglio dei tassi da parte della Bce già a partire dal 2024. Per continuare a leggere visita il link

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cellulo

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Mi sembra che i mercati mondiali nel loro complesso siano prossimi ai loro fair value, il che non significa che debbano smettere di crescere, ma piuttosto che, acquistandoli a questi prezzi, nel lungo termine non si potranno ottenere rendimenti tanto superiori al risk free rate più il premio per il rischio.

L'aumentata volatilità di questi ultimi tempi mi sembra attribuibile anche a questo fattore: le brutte notizie su inflazione e tassi non si possono più scaricare su quotazioni ampiamente inferiori ai valori corretti e quindi i prezzi iniziano a ballare.

Più precisamente:

i mercati francese, tedesco, italiano e giapponese mi semrano ancora leggermente sottovalutati

il mercato americano è già un po' sopravvalutato.

Cosa ne pensate?
 
penso-senza scherzi- che siamo all'inizio di una recessione e che ci aspettano un paio di anni orso
a prescindere dalla sopravvalutazione dei mercati
è ora prudente rimanere liquidi fino ad ottobre
ciao
 
Webster ha scritto:
penso-senza scherzi- che siamo all'inizio di una recessione e che ci aspettano un paio di anni orso
a prescindere dalla sopravvalutazione dei mercati
è ora prudente rimanere liquidi fino ad ottobre
ciao

potresti argomentare, brevemente, la tua affermazione?
grazie
 
Webster ha scritto:
penso-senza scherzi- che siamo all'inizio di una recessione e che ci aspettano un paio di anni orso
a prescindere dalla sopravvalutazione dei mercati
è ora prudente rimanere liquidi fino ad ottobre
ciao

In effetti la mia voleva essere una considerazione di ampio respiro relativamente alla congruità dei prezzi rispetto ai fondamentali e non una previsione di breve.
A questi livelli, secondo me, i mercati azionari si pagano il giusto prezzo, certamente non si può escludere che uno storno, anche consistente, possa nel medio-breve termine offrire opportunità migliori di acquisto, ma questo non significa che i mercati siano sopravvalutati.
Poiché è sempre più forte la voce dei catastrofisti (i vari Turani e Arcucci, per intenderci) che sostengono che i mercati sono ipersopravvalutati e prossimi ad un crollo epocale volevo conoscere i vostri giudizi sulla corretta valutazione dei mercati azionari.
Sia in termini di multipli sia applicando una variante del DDM i mercati europei a me appaiono correttamente valutati (anzi, leggermente sottovalutati), l’indice S&P 500 è invece appena leggermente sopravvalutato mentre l’unica vera preoccupazione riguarda l’indice NASDAQ che quota un 20/30% al di sopra del suo fair value.
 
Parto subito con una premessa: non sono un esperto e pertanto accetto suggerimenti e correzioni alle mie affermazioni.

Vi invito a guardare i multipli ed i proncipali indici di bilancio di titoli come ENI, REPSOL, RENAULT....

Repsol per esempio ha un P/E di 7,8 con un ROE del 17,9%
ENI P/E = 8,7 con ROE 23,8%

Indebitamenti relativamente contenuti ed in netto calo, cash flow sostenuti.

Non mi sembra siano sopravalutate.
Se poi consideriamo altri titoli con multipli simili a quelli del 2000, allora è un'altra cosa.

Poniamo il caso ci sia questo calo degli indici che voi dite (a dir la verità anche io sospetto l'orso :( ), che multipli avranno questi titoli?
Ci troveremo con l'ENI che darà il 10% di dividendo? P/E = 5?
 
dnt ha scritto:
Parto subito con una premessa: non sono un esperto e pertanto accetto suggerimenti e correzioni alle mie affermazioni.

Vi invito a guardare i multipli ed i proncipali indici di bilancio di titoli come ENI, REPSOL, RENAULT....

Repsol per esempio ha un P/E di 7,8 con un ROE del 17,9%
ENI P/E = 8,7 con ROE 23,8%

Indebitamenti relativamente contenuti ed in netto calo, cash flow sostenuti.

Non mi sembra siano sopravalutate.
Se poi consideriamo altri titoli con multipli simili a quelli del 2000, allora è un'altra cosa.

Poniamo il caso ci sia questo calo degli indici che voi dite (a dir la verità anche io sospetto l'orso :( ), che multipli avranno questi titoli?
Ci troveremo con l'ENI che darà il 10% di dividendo? P/E = 5?

sarebbe divertente :D
io a quei prezzi compro, poi sbaglierò... ma compro :yes:
 
dnt ha scritto:
Parto subito con una premessa: non sono un esperto e pertanto accetto suggerimenti e correzioni alle mie affermazioni.

Vi invito a guardare i multipli ed i proncipali indici di bilancio di titoli come ENI, REPSOL, RENAULT....

Repsol per esempio ha un P/E di 7,8 con un ROE del 17,9%
ENI P/E = 8,7 con ROE 23,8%

Indebitamenti relativamente contenuti ed in netto calo, cash flow sostenuti.

Non mi sembra siano sopravalutate.
Se poi consideriamo altri titoli con multipli simili a quelli del 2000, allora è un'altra cosa.

Poniamo il caso ci sia questo calo degli indici che voi dite (a dir la verità anche io sospetto l'orso :( ), che multipli avranno questi titoli?
Ci troveremo con l'ENI che darà il 10% di dividendo? P/E = 5?

Quelli che tu evidenzi sono due casi particolari che confermano la mia idea generale che il recente rialzo si è fondato sulla "sostanza" degli utili e non sulle illusioni, come quello che ha generato la bolla speculativa.
Bisogna comunque fare un po' di attenzione: i multipli di ENI e REPSOL che dichiari sono riferiti agli utili attesi del 2006 ed è innegabile che le previsioni per queste aziende pecchino un po' di euforia. Comunque sull'utile del 2005 i multipli non sono tanto diversi (9,5x ENI 8,8x Repsol). Il problema, piuttosto, risiede nella sostenibilità di questi livelli di utile, visto che tra il 2003 e il 2005 entrambe le società che citi hanno visto crescere la bottom line a livelli mai visti prima: + 50% (Repsol) e + 70% (ENI). La sostenibilità di questi utili è messa anche in discussione dal rischio di recessione, evidenziato da Webster, che inevitabilmente determinerebbe un calo del prezzo del petrolio. La mia idea, comunque, rimane quella già espressa: se si dovrà cadere non cadremo certamente dall'alto.
 
cellulo ha scritto:
Quelli che tu evidenzi sono due casi particolari che confermano la mia idea generale che il recente rialzo si è fondato sulla "sostanza" degli utili e non sulle illusioni, come quello che ha generato la bolla speculativa.
Bisogna comunque fare un po' di attenzione: i multipli di ENI e REPSOL che dichiari sono riferiti agli utili attesi del 2006 ed è innegabile che le previsioni per queste aziende pecchino un po' di euforia. Comunque sull'utile del 2005 i multipli non sono tanto diversi (9,5x ENI 8,8x Repsol). Il problema, piuttosto, risiede nella sostenibilità di questi livelli di utile, visto che tra il 2003 e il 2005 entrambe le società che citi hanno visto crescere la bottom line a livelli mai visti prima: + 50% (Repsol) e + 70% (ENI). La sostenibilità di questi utili è messa anche in discussione dal rischio di recessione, evidenziato da Webster, che inevitabilmente determinerebbe un calo del prezzo del petrolio. La mia idea, comunque, rimane quella già espressa: se si dovrà cadere non cadremo certamente dall'alto.

Quindi tu credi che gli utili fatti in questi ultimi anni non saranno ripetuti in futuro. Su questo ho i miei forti dubbi per vari motivi:
il problema energetico è attualmente il problema mondiale piu grande. Le compagnie che gestiscono il petrolio (la repsol ha 15 miliardi di barili di scorta) possono fare il bello ed il cattivo tempo, decidere il destino di interi Paesi.
Certo che la recessione provocherebbe un calo degli utili, ma pensa un po cosa succede al resto del mercato: a quel punto tutti i settori crolleranno molto più degli energetici.
La repsol tralaltro sta operando in Spagna e in Argentina, due Paesi con il PIL in crescita. ENI si sta guardando intorno per allargarsi in altri mercati diversi da quello italiano.
Io non sono certo che gli utili aumenteranno, ma credo che non diminuiranno.
 
dnt ha scritto:
Quindi tu credi che gli utili fatti in questi ultimi anni non saranno ripetuti in futuro. Su questo ho i miei forti dubbi per vari motivi:
il problema energetico è attualmente il problema mondiale piu grande. Le compagnie che gestiscono il petrolio (la repsol ha 15 miliardi di barili di scorta) possono fare il bello ed il cattivo tempo, decidere il destino di interi Paesi.
Certo che la recessione provocherebbe un calo degli utili, ma pensa un po cosa succede al resto del mercato: a quel punto tutti i settori crolleranno molto più degli energetici.
La repsol tralaltro sta operando in Spagna e in Argentina, due Paesi con il PIL in crescita. ENI si sta guardando intorno per allargarsi in altri mercati diversi da quello italiano.
Io non sono certo che gli utili aumenteranno, ma credo che non diminuiranno.

I titoli petroliferi sono estremamente ciclici e gli utili elevati di questi anni sono legati al binomio elevati consumi di petrolio-elevato prezzo del petrolio.

Inevitabilmente una recessione, ma anche più semplicemente un rallentamento del ciclo, impattando sia sulle quantità consumate sia sul prezzo dell’oro nero, determinerebbero una riduzione degli utili.

D’altro canto se così non fosse non si spiegherebbe perché i titoli energetici, ma anche quelli delle materie prime, quotino con multipli così bassi: il basso P/E è una difesa dalla elevata ciclicità dei profitti realizzati.

In caso di recessione i settori meno colpiti sarebbero quelli meno legati al ciclo: alimentari, farmaceutici, telecom, tabacco etc. mentre i titoli petroliferi patirebbero eccome, al pari delle materie prime degli industriali del commercio e di tutti gli altri settori ciclici.

Certo se i mercati crollassero per un’impennata del prezzo del petrolio (magari per un’acuirsi della crisi iraniana) allora sarebbe un’altra storia, ma francamente è una storia che preferirei non vedere e comunque una situazione di grave crisi alla lunga si ripercuoterebbe su tutto il listino.

In ogni caso non vorrei trasformare questa discussione, che voleva essere antiallarmista affermando che i mercati non sono sopravvalutati, in un vaticinio di tragedie (lungi da me il volere assomigliare ai già nominati catastrofisti).

Non per niente il fatto che i P/E dei titoli energetici siano rimasti bassi nonostante la crescita dei corsi azionari, come giustamente osservi, è indicativo del fatto che il rialzo delle borse, nel complesso, è sano.

Secondo me sia per l’energia sia per tutti gli altri settori, la strada è ora un po’ più complicata perché non esiste più un margine di sottovalutazione da recuperare e il ritorno della volatilità che ne deriva potrebbe farci prendere anche qualche brutto spavento.
 
Non guardare ad Eni oggi...ma guarda ad ENI domani...in futuro!Le parole più significative circa il settore petrolifero le ho ascoltate da un manager di Eni....
sinteticamente esso ha affermato che la capacità produttiva che le compagnie petrolifere si sono premurate ad installare supera di gran lunga la domanda odierna di petrolio!!
Inoltre non pensare che dovremo per forza rimanere con l'ultima goccia di petrolio sulla terra per pensare alle fonti alternative!!
Quelle già ci sono .....non so chi le abbia...ma credo proprio che ci siano e non appena si riterrà oppurtuno esse verranno fuori! Chissà a quel punto se per esempio Eni parteciperà alla spartizione della nuova torta o no.
 
immaginate cosa succederebbe se ogni famiglia cinese ed ogni famiglia indiana avesse/ro un automobile?
Secondo me non manca molto, visti i loro ritmi di crescita.
uNO DEI POCHISSIMI titoli che si è salvato dopo il crollo delle torri è stato ENI.
Io avevo investito in Parmalat: alimentare/difensivo.
 
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cellulo ha scritto:
Quelli che tu evidenzi sono due casi particolari che confermano la mia idea generale che il recente rialzo si è fondato sulla "sostanza" degli utili e non sulle illusioni, come quello che ha generato la bolla speculativa.
Bisogna comunque fare un po' di attenzione: i multipli di ENI e REPSOL che dichiari sono riferiti agli utili attesi del 2006 ed è innegabile che le previsioni per queste aziende pecchino un po' di euforia. Comunque sull'utile del 2005 i multipli non sono tanto diversi (9,5x ENI 8,8x Repsol). Il problema, piuttosto, risiede nella sostenibilità di questi livelli di utile, visto che tra il 2003 e il 2005 entrambe le società che citi hanno visto crescere la bottom line a livelli mai visti prima: + 50% (Repsol) e + 70% (ENI). La sostenibilità di questi utili è messa anche in discussione dal rischio di recessione, evidenziato da Webster, che inevitabilmente determinerebbe un calo del prezzo del petrolio. La mia idea, comunque, rimane quella già espressa: se si dovrà cadere non cadremo certamente dall'alto.

le stime sugli utili 2006 dei petroliferi non sono così euforiche...

Per esempio Eni stimava un petrolio intorno ai 60$...
Quindi le stime anche quest'anno saranno battute...

E fino al 2009 possiamo stare tranquilli le stime del piano industriale sono molto prudenti: petrolio in un range tra i 40-50$ e crescita annuale della produzione del 4%

Più prudenti di così si muore...

Ovviamente se il petrolio nei prossimi anni scenderà sotto i 40 $ le stime di Eni saranno state troppo euforiche

:)
 
Vorrei tornare sul tema originale: i fondamentali dei mercati.

Ho letto in questi giorni alcuni articoli (tutti di cosiddetti “autorevoli commentatori”) il cui senso sostanziale era: è vero che i fondamentali sono buoni, è vero che i titoli non sono sopravvalutati, ma i fondamentali non spiegano i mercati e quindi assisteremo ad un crollo.

Io questi ragionamenti li ho già sentiti. Qualche anno fa infatti si diceva che i fondamentali erano ferri vecchi e che certi titoli si potevano tranquillamente acquistare a prezzi pari a 100 o 1.000 volte gli utili (quando c’erano gli utili!).

Al di là del fatto che affermare che i fondamentali non spiegano i prezzi di borsa significa ignorare tutta la letteratura seria sull’argomento (il che non è proprio il massimo per un “commentatore autorevole”), mi sembra che qui ci sia la volontà di avvelenare l’umore degli investitori, alimentando timori infondati che, sapientemente agitati, potrebbero innescare un processo analogo alla bolla speculativa (ovviamente di segno opposto).

Continuo a ritenere che lo storno costituisca una buona opportunità di ingresso per un investimento a medio termine.
 
Ultima modifica:
Buongiorno, volevo chiedere se qualcuno mi puo' segnalare un sito dove sia possibile vedere il price earning dei vari mercati.
Grazie mille
 
ricapitolando ha scritto:
Buongiorno, volevo chiedere se qualcuno mi puo' segnalare un sito dove sia possibile vedere il price earning dei vari mercati.
Grazie mille

Piu' che guardare ai differenti mercati dovresti, imho, prendere in considerazione i titoli mondiali a maggior capitalizzazione e considerarne i multipli.

Puoi utilizzare questo sito per fare una selezione in base alla capitalizzazione:
http://makeashorterlink.com/?U44D2258D
e poi andare su http://www.hoovers.com/free/ per ricavare i dati principali.
 
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