Inflazione-livello dei prezzi-banche centrali

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link


Reputo il Seminerio un inattendibile semi-incompetente, ma qui resta nei suoi limiti di cronicista e quindi la rassegna di cronaca è accettabile.

La Ecb si è ritagliata parecchia autonomia rispetto alla commissione e suoi ideologismi.
Ma la dichiarazione di guerra alla Russia e l'esplosione dei costi energetici crea una situazione critica, soprattutto per essere rafforzata da una sensibile asimmetria che si è creata tra dollaro e euro, che era esattamente ciò che la Lagarde e la Isabel Schnabel non avrebbero mai voluto affrontare.
I falchi tedeschi sono dischi rotti noti, ripetoni sempre le stesse litanie.
La Ecb è tra incudine e martello e davanti a un disastro economico enorme.
Per lo meno, rispetto a anni fa, vi sono figure che hanno gli strumenti intellettuali per capire la realtà, fenomeni monetari e finanziari.
La decisione è soprattutto politica e su chi far pagare il disastro economico, e con il dollaro che preme dopo aver schiantato ogni fantasia di euro come moneta di riserva mondiale.
 
La Ecb si è ritagliata parecchia autonomia rispetto alla commissione e suoi ideologismi.

La Lagarde è sovente criticata per le scarse competenze economiche, però chi legge questo 3d sa cosa penso del suo ruolo e dell'azione della bce negli ultimi anni. Naturalmente la Lagarde non può esser apprezzata da tutti, in particolare da chi sperava che la bce potesse attuare politiche più restrittive e soprattutto limitare l'intervento per contenere il costo del debito di alcuni paesi.

Però credo che con questa inflazione la bce non potesse proseguire con dichiarazioni volutamente ambigue e sovente pasticciate, quelle che faceva per rassicurare i mercati sulla pazienza che avrebbe caratterizzato l'azione di rialzo dei tassi. L'inflazione è ben oltre il 10% in molti paesi europei.

In generale mi pare che la discussione sui tassi sia caricata di una importanza eccessiva: un rialzo (che sia di 0,5 o di 0,75 o altro) avrà probabilmente un impatto modesto sull'inflazione che è legata a molto altro...ed è su questo "altro" che ci si dovrebbe concentrare. Non solo sulle questioni energetiche; vi è proprio una quesitone di spesa pubblica: la spesa in deficit, con la bce che acquista titoli di stato, è inflattiva e con una inflazione al 10% circa, non è accettabile una spesa pubblica di scarsa qualità o indirizzata all'acquisto di voti. Il bonus 110 ha favorito una inflazione che pagano tutti.

Credo anche che debba esser fatto uno sforzo maggiore per coinvolgere più persone nel mondo del lavoro: meno sussidi al non lavoro (o ogni livello: reddito di cittadinanza da rivedere, ma anche eliminazione di rendite private legate ad amicizie politiche ed eliminazione di stipendi pubblici eccessivi).

Non viviamo più nel mondo di 2-4-6 anni fa, quando si poteva spendere più liberamente, poichè l'inflazione restava contenuta in maniera quasi indipendente dalla spesa e dalla sua qualità.



Ma la dichiarazione di guerra alla Russia e l'esplosione dei costi energetici crea una situazione critica, soprattutto per essere rafforzata da una sensibile asimmetria che si è creata tra dollaro e euro, che era esattamente ciò che la Lagarde e la Isabel Schnabel non avrebbero mai voluto affrontare.
I falchi tedeschi sono dischi rotti noti, ripetoni sempre le stesse litanie.
La Ecb è tra incudine e martello e davanti a un disastro economico enorme.
Per lo meno, rispetto a anni fa, vi sono figure che hanno gli strumenti intellettuali per capire la realtà, fenomeni monetari e finanziari.
La decisione è soprattutto politica e su chi far pagare il disastro economico, e con il dollaro che preme dopo aver schiantato ogni fantasia di euro come moneta di riserva mondiale.

concordo, però alla critica a certe posizioni "nordiche" degli ultimi anni aggiungerei una critica alle posizioni della classe politica italiana, asina e demagogica
 
sull'euro la Lagarde è stata un poco frettolosa, non mi pare abbia detto nulla di significativo. In realtà la svalutazione dell'euro fa parte di un pacchetto di cose che messe assieme non sono cose da poco. Un paese o un'area valutaria che ha contemporanemente: valuta che si svaluta (rispetto al dollaro l'euro ha perso circa il 20% dall'inizio del 2021), inflazione elevata, tassi molto bassi o molto bassi sia rispetto all'inflazione sia rispetto ai tassi in altri paesi, deficit pubblico elevato, scelte monetarie non molto diverse dalla monetizzazione di alcuni debiti; bilancia commerciale che potrebbe soffrire ancora per questioni energetiche; recessione...ecco in un paese o in una zona monetaria in cui si sommano tutte queste questioni forse i membri della bc potrebbero valutare di mostrare che perlomeno considerano il cambio tra le variabili poichè nessun investitore estero è lieto di investire in titoli europei con euro che si svaluta e tassi bassi. E anche investitori europei non possono ignorare completamente questo andamento dell'euro. Idem per fondi sovrani esteri che debbano decidere quale valuta accumulare/usare anche per investire. Per il resto mi pare che la Lagarde abbia colto la necessità di un cambiamento e abbia dato risposte in linea...con la nuova linea
 
"nessun investitore estero è lieto di investire in titoli europei con euro che si svaluta e tassi bassi"

Mi aiuti?
Capisco il non investire con l'euro che si svaluta,
invece avrei detto che i tassi bassi fossero uno stimolo per investire, perlomeno se per farlo devo prendere soldi a prestito.
 
"nessun investitore estero è lieto di investire in titoli europei con euro che si svaluta e tassi bassi"

Mi aiuti?
Capisco il non investire con l'euro che si svaluta,
invece avrei detto che i tassi bassi fossero uno stimolo per investire, perlomeno se per farlo devo prendere soldi a prestito.

era un'affermazione un po' generica; intendevo dire che un investitore estero, se deve cambiare valuta per comprare titoli (ad esempio obbligazioni) in euro, ovviamente preferisce poi che l'euro si apprezzi. Oppure che i tassi siano elevati per compensare il deprezzamento. Ma anche un europeo: se nota che tipicamente nel corso del tempo la politica monetaria e più in generale le scelte economiche dei paesi europei (comprese le scelte dei governi, non solo della bce) favoriscono tassi bassi e inflazione elevata e svalutazione, avrà motivo per valutare l'investimento in altre valute. Questo non significa che l'europa rischia a breve disastrose fughe di capitali, però certamente se si crede che l'euro possa ambire ad un ruolo maggiore nel mondo e se si crede nel beneficio dell'avere una valuta stabile ed attrattiva per i flussi di investimento, ecco che qualche nota sulla questione va fatta, visto l'andamento dell'euro e le scelte degli ultimi anni.

Per gli investimenti nell'economia detta reale è un po' diverso: un'azienda americana può valutare se costruire impianti in europa per tanti motivi, la valuta è uno dei tanti...

I tassi bassi possono essere considerati uno stimolo; però se si diffonde l'idea che i tassi bassi favoriranno inflazione elevata e crescente nel medio e lungo periodo, non è neppure scontato che i tassi bassi imposti dalla BC si riflettano in altrettanto bassi tassi di mercato, soprattutto su tassi non a breve.
 
https://www.finanzaonline.com/notizie/mini-budget-uk-scatena-raffica-vendite-su-sterlina-e-gilt


abbiamo avuto 10-12 anni durante i quali effettivamente si è stati piuttosto liberi; liberi di spendere, di avere deficit, di attuare politiche simili alla monetizzazione senza pagare tramite particolari conseguenze come inflazione-svalutazione-fuga di capitali. Non è prudente comportarsi ancora oggi come se fosse certamente quella la regola valida anche per il futuro.

La forza del dollaro risiede anche nelle altrui scelte, più o meno scellerate, o semplicemente incuranti della stabilità monetaria
 
in generale credo si possa pensare che la scarsa crescita economica di % consistenti della popolazione favorisca insoddisfazione, povertà e...e richiesta di sussidi, aiuti. La scarsa crescita ha un vero e proprio impatto politico, in particolare se alla bassa crescita o decrescita di molti, corrisponde una notevole e scarsamente meritata ricchezza di una casta.

Non si può credere che chi riceve un reddito di cittadinanza da 500 euro al mese accetti di buon grado di perderlo, mentre nota che altri, grazie a conoscenze, contatti o per motivi fortuiti o peggio, incassano quella cifra ogni giorno.

Nel 2012 il governo Monti impose quelli che erano chiamati sacrifici, ma se chi li impone favorisce (magari facendosi nominare senatore a vita) la diffusione dell'idea che quelli siano sacrifici solo o principalmente per i comuni cittadini e non per una casta di privilegiati, non deve stupire la nascita di movimenti detti tipicamente populisti, che promettono redditi di cittadinanza, bonus e sovvenzioni a pioggia.

In questa situazione che nei prossimi anni potrebbe aggravarsi da questo punto di vista (più povertà>maggior consenso dei partiti detti populisti), anche le BC dovrebbero esser un minimo attente nel presentarsi ai cittadini come enti attenti alle esigenze di tutti. Altrimenti saranno facile bersaglio di politici di partiti populisti, di cui diverranno un buon alleato.
Deve esser quindi trovato un certo equilibrio tra la necessità di non eccedere nel favorire politiche troppo volte alla spesa ed ai bonus, e la necessità di non favorire politici che portino poi inevitabilmente verso quelle scelte, ottenuti consenso e potere .

Naturalmente l'ideale sarebbe favorire la crescita economica anche delle classi più povere e ridurre la percezione che esista una vera e propria casta che gode di immeritati privilegi, che in effetti c'è ed andrebbe eliminata.

Lo scontro tra populismo e casta è probabilmente tra gli elementi alla base della degenerazione di più paesi, argentina, venezuela...
 
qualche considerazione sul debito pubblico italiano:

1) lo scenario di appena 2-3-5 anni fa mi pareva meno grave, poichè con bassa inflazione ed uno scenario economico in generale più favorevole la possibilità che nel tempo la bce comprasse larga parte del debito italiano e che quel debito più o meno venisse contenuto mi pareva concreta

2) cosa è cambiato? Il nostro debito è ora molto più grande, di fatto il mercato non lo compra (non è acquirente netto), poichè la bce deve contenere (affinchè il debito non cresca in maniera irrimediabilmente rapida) il rendimento a tal punto da renderlo, in questo scenario, veramente poco appetibile sul mercato. Il debito italiano si può comprare ogni tanto sperando giusto di azzeccare in qualche periodo qualche scenario temporaneamente favorevole, ma paga cedole basse rispetto alla nostra situazione.

3) La bce, comprando il nostro debito, potrebbe in teoria abbattere ulteriormente il costo per interessi (buona parte degli utili che la bce fa sul nostro debito sono poi girati al tesoro italiano); ma oltre non può andare. Quindi se si notasse che il debito italiano crescerebbe rapidamente anche con un eventuale costo del debito nullo, ecco che presso la bce dovrebbero chiedersi quali sono le prospettive.
Chiaramente e giustamente in Europa non può essere accettato che la bce acquisti a tempo indeterminato un debito crescente in maniera troppo veloce, di un singolo paese. Sono solo rimedi temporanei, durante i quali devono esser fatte scelte per invertire la situazione.

4) vedremo tra 6 mesi e poi un anno qual è il debito di altri paesi, trai quali la Germania, naturalmente nel caso di aumento notevole del debito di altri paesi, la pressione affinchè la bce acquisti maggiormente quei debiti salirà, e sarà più complicato l'acquisto di debito italiano, soprattutto in uno scenario di inflazione elevata ed euro in fase di svalutazione.

5) Di positivo vi è che l'inflazione tende a contrastare l'aumento del debito (in gran parte a tasso fisso e con duration media di 7 anni circa); un effetto che però tenderà ad attenuarsi nei prossimi anni, man mano che le nuove emissioni sostituiranno (ai tassi del momento) debito in scadenza

Quindi niente panico, per ora, ma l'Italia deve invertire la tendenza
 
diciamo che in uno scenario di considerevole incremento del debito pubblico (e del suo costo) in altri paesi europei, le possibilità di intervento a favore dell'Italia da parte della bce probabilmente si ridurrebbero.
Ed è possibile che già ora in Europa si pensi a scenari di questo tipo, con conseguenze sulle scelte della bce già ora.
Dal 2010, per quasi 10 anni, il debito pubblico tedesco in % sul pil è sceso, sino a valori molto contenuti, sin sotto il 60% del pil. Successivamente covid (e poi guerra e crisi energetica?) hanno invertito la tendenza.
Negli anni passati non son mai stato particolarmente pessimista sul debito italiano, credo però che ora alcuni scenari rischiosi siano divenuti assai meno improbabili.
E’ anche possibile che sia invece prevalente l’effetto inflazione per anni, servirebbero inflazione elevata e tassi bassi anche in futuro, ma secondo me appunto i rischi di scenari peggiori sono cresciuti
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passando ad altri paesi...a settembre la bc argentina ha portato i tassi al 75%; un valore ancora decisamente inferiore all'inflazione, che potrebbe sfiorare il 100% a fine anno. In Argentina non ha molto senso risparmiare in valuta locale, chi può compra dollari. In sostanza parte eccessiva del deficit pubblico è finanziato tramite monetizzazione: stampano e spendono...e producon poco. Monetizzare per finanziare il consumo è scelta particolarmente inflattiva. E mantengono tassi bassi rispetto all'inflazione, svalutando il debito in valuta locale. Quindi chi può, ovviamente compra valuta estera. Eventualmente sul mercato nero, a prezzi particolarmente elevati dato che l'acquisto di valuta estera non è libero per gli argentini. E non può esser libero, in questa situazione, pena il dissolvimento istantaneo delle poche riserve in valuta estera.

In pratica, stampano, spendono favorendo inflazione che, visti i tassi, spinge a cercare valuta estera, cosa che acuisce l'inflazione rendendo più costosi i prodotti importati.
Tassi bassi rispetto all'inflazione ed una storia recente di svalutazioni e deficit monetizzati. Le scelte governative non fanno altro che confermare agli argentini che non possono fidarsi della propria valuta e che appena possono devono disfarsene (spendendola, investendola, comprando dollari).
Per uscirne servirebbe una svolta; partendo dal surplus fiscale. Dovrebbero contenere la necessità di monetizzare e svalutare il debito in valuta locale, tagliando la spesa pubblica e raggiungendo un surplus fiscale. Tagliando la spesa pubblica ed il deficit pubblico, potrebbero alzare i tassi, arrivando a tassi reali positivi, superiori all'inflazione (o perlomeno meno negativi che in altri paesi del mondo), per abbattere la convenienza a comprar dollari od altre valute. Naturalmente alzare i tassi e pagare interessi reali meno negativi o positivi sarebbe un costo per lo stato, è impossibile senza tagli alla spesa pubblica ed incrementi della tassazione. Contemporaneamente dovrebbero mantenere i limiti all'export di capitali. Servirebbero anni per ristabilire una piena fiducia nella valuta e passare alla libera conversione.
Il debito estero in dollari ed euro non aiuta, tutti sanno che le casse pubbliche resteranno a corto di valuta estera per anni; e ciò pesa sulle aspettative di svalutazione e spinge ulteriormente verso la scelta di liberarsi della valuta locale.
In sostanza l’argentina dovrebbe, dopo le elezioni presidenziali di fine 2023, tentare di riprogrammare la politica fiscale e monetaria nelle direzioni sopra descritte, valutando una nuova ristrutturazione del debito estero (dopo la non risolutiva ristrutturazione del 2020), associata ad un programma duraturo e credibile.

Si vedrà se matureranno le condizioni politiche e sociali per questa strada, molto più probabilmente proseguiranno con passi lenti, contorti e modesti, sperando di non inciampare.

Tutto ciò ricordando che i problemi di natura monetaria e macroeconomica sono solo una piccola parte dei problemi argentini, anzi sono il riflesso, la conseguenza di cultura e storia di un paese. La mentalità di un popolo non cambia alzando i tassi
 
tornando all'Argentina...si noti che nella situazione in cui si trovano, ogni incremento della moneta emessa dovrebbe corrispondere abbastanza precisamente ad inflazione e svalutazione: si emette moneta, qualcuno la riceve (ad esempio poichè all'emissione di moneta corrisponde una spesa pubblica o il finanziamento a qualche attività, prestiti) e questo qualcuno deve liberarsene molto rapidamente; tassi particolarmente inferiori all'inflazione implicano rendimenti dei titoli di stato in valuta locale inferiori all'inflazione e carenza di semplici strumenti di risparmio adeguatamente remunerato (ad esempio banali conti deposito; se la bc remunera poco il deposito della liquidità del sistema bancario presso la bc stessa, allora poi le banche non possono offrire una elevata remunerazione a cittadini ed aziende che depositano).

Quindi chi ha valuta locale tende a spenderla il più rapidamente possibile, oppure a comprar valuta estera. Spendere il più rapidamente possibile la valuta di cui si dispone, anche anticipando acquisti, e magari chiedendo di esser pagati per il proprio lavoro non a fine mese, ma ogni settimana, poi ogni giorni, poi magari ogni mezza giornata implica un aumento della velocità di circolazione della moneta (se si "spezzettano" acquisti aumentandone la frequenza e diminuendo la quantità di prodotto acquistato ad ogni singolo acquisto), con chiaro effetto inflattivo.
Quindi sia la tendenza a spender subito e ad incrementare la frequenza nel pagamento di stipendi e la frequenza nell'acquisto di beni, sia la ricerca di valuta estera, tendono ad incrementare l'inflazione, quella interna e quella detta importata.

Si noti che nel breve periodo l'aumento della frequenza nell'acquisto è un aumento della domanda: ho sempre comprato 60 kg di un certo bene ogni 2 mesi; ora ho appena comprato i 60 kg di quel bene, ma da domani invece di attendere 2 mesi per ripetere l'acquisto in blocco di 60 kg, compro subito, e compro 1 kg al giorno. IL mercato vede da domani un incremento della domanda, rispetto alla situazione precedente, perchè compro subito 1 kg il lunedì, un altro il martedì ecc; invece di attendere 60 giorni. Quindi questo tipo di aumento della velocità di circolazione corrisponde nel breve (misurando a frequenza elevata) all'aumento di domanda; favorendo l'autoalimentazione dell'inflazione.


E non c'entra molto il preciso meccanismo di emissione di moneta, potrà anche avvenire con banche commerciali che ricevono in prestito liquidità dalla bc e poi comprano titoli di stato, e poi lo stato spende (emissione alla quale corrisponde quindi un bilancio in ordine della bc e magari pure delle banche commerciali), ma se si incrementa la quantità di moneta andando a finanziare soprattutto i consumi, la domanda in un periodo di tassi bassi, inferiori all'inflazione, si favorisce ulteriore inflazione. Lo scrivo poichè anni fa si leggeva in Italia questa stupidaggine, secondo la quale in Europa non si creava inflazione perchè all'emissione di valuta corrispondevano titoli nel bilancio bce.

Nei casi estremi, se manca la possibilità di investire in prodotti che offrano interessi non troppo lontani dall'inflazione, se manca la possibilità di comprare valuta estera ufficialmente, possono verificarsi corse agli sportelli per ritirare e comprar poi beni e valuta estera sul mercato nero. Mercato nero di valuta estera a prezzi assai diversi dal prezzo ufficiale, che anche senza arrivare ai casi estremi, sfavorisce l'export, perlomeno quello ufficiale e regolato.

Pensare che altri paesi siano e debbano a tempo indeterminato restare per qualche misterioso motivo esenti dalle logiche argentine (anzi dalle logiche della moneta), non ha alcun senso. L'Argentina mostra in maniera particolarmente amplificata quelle logiche, quei meccanismi che in maniera molto più leggera si manifestano anche altrove.
I paesi europei negli ultimi 2 anni hanno incrementato il deficit pubblico, non tanto per investire ed incrementare la produttività, ma per sostenere i consumi. E se quelle scelte potevano esser considerate un po' eccessive, ma non troppo gravi purchè passeggere sino a 9 mesi fa, ora non è più così. Il mondo non è quello di 9 mesi fa: la scarsità di alcune materie prime energetiche rende più aspra la situazione. Sostenere i consumi (di gas, energia o altri beni tramite incentivi, sovvenzioni ecc) tramite emissione di moneta in un periodo in cui la materia prima (i beni) scarseggia, favorisce l'inflazione. Mentre abbiamo tassi reali negativi e bce che contiene l'incremento del costo dei debiti rendendoli meno appetibili per investitori così incentivati a cercare alternative estere (euro che si svaluta).

Naturalmente è più che possibile che sia solo una situazione passeggera e che i problemi energetici si attenuino, ma non è per nulla scontato, forse improbabile.

La costruzione europea favorisce certe scelte, poichè ogni paese ha la sensazione che tanto spendendo di più, erogando maggiori sussidi alle proprie aziende, sovvenzionando maggiormente il consumo di energia delle proprie aziende, ottiene dei vantaggi per il proprio paese, spalmando su tutti i paesi europei gli effetti collaterali (anche inflattivi) delle scelte. Questo è un meccanismo perverso: vantaggi per sè e costi spalmati su tutti. E' un incentivo verso scelte non ottimali. Si risolverebbe con un ente europeo, un governo europeo che tassa in europa (ed i paesi singoli dovrebbero compensare tagliando la tassazione), e spende ove e come necessario. Ma siamo ben lontani da questo tipo di integrazione.
 
tornando all'Argentina...si noti che nella situazione in cui si trovano, ogni incremento della moneta emessa dovrebbe corrispondere abbastanza precisamente ad inflazione e svalutazione: si emette moneta, qualcuno la riceve (ad esempio poichè all'emissione di moneta corrisponde una spesa pubblica o il finanziamento a qualche attività, prestiti) e ...
Questa esposizione è troppo scolastica.
La loro storia di dollarizzazione e mancanza di riserve è antica complicata pure da politiche del tasso d'interesse troppo basso nell'ultimo decennio.
Inoltre si dovrebbe considerare la specifica locale struttura classista di potere e relativi effetti.
Già quasi senza riserve (pur graziati dall'accordo con il fmi) da marzo sono stati colpiti dal forte aumento dei costi di importazione. Questa la causa principale dell'accelerazione dell'inflazione. Naturalmente la tendenza abbastanza collettiva a risparmiare in dollari contribuisce a ridurre la disponibilità di riserve, ma per gran parte dlla popolazione ai limiti della sussistenza è un comportamento ora marginale.
Il grosso problema del governo è rappresentato dal dilemma di tentare di difendere il reddito e evitare redistribuzioni sempre più degenerative e al contempo incrementare la generazione di riserve.
 
Questa esposizione è troppo scolastica.


Volutamente, avevo scritto in quel modo per segnalare ancora una volta che il livello dei prezzi non è che dipenda dalla quantità di moneta e di beni; il livello medio del prezzo di un bene è per definizione la quantità media di moneta usata per l'acquisto di una determinata quantità di quel bene.


Quindi se salgono i prezzi non ci si dovrebbe chiedere se accade a causa di questioni monetarie (per via di maggiore quantità di moneta usata nell'acquisto), quello lo è per definizione, oppure se è invece per via delle scelte fiscali. Non sono cose o teorie contrapposte, se cresce il prezzo cresce la quantità di moneta circolante, o la velocità di circolazione, o calano i beni scambiati, e ciò può esser causato da scelte fiscali… non van presentate come cose in contrapposizione.

Quindi è ovvio che l'inflazione è sempre un fenomeno monetario, per la sua stessa definizione. Però ci si può chiedere quali comportamenti umani, quali scelte politiche e delle bc o quali eventi fortuiti o naturali possono innescarla. Ovvero come questi eventi fanno crescere la quantità di moneta mediamente usata per l'acquisto di un bene. Mi pare invece che il dibattito sull'inflazione sia piuttosto pasticciato; con economisti che ricercano cause e causalità a convenienza.

Ho usato l'Argentina giusto per segnalare che certe scelte fiscali, monetarie, certi comportamenti umani innescano inflazione che è però sempre, per definizione, un fenomeno monetario: per avere inflazione è necessario che comportamenti umani, eventi naturali, scelte fiscali ecc inneschino in qualche modo un aumento della quantità di moneta mediamente usata per l'acquisto (oppure se si preferisce, inneschino un aumento del rapporto tra quantità di moneta*velocità di circolazione e beni scambiati). Ed è questo legame che va indagato e ricercato: quali comportamenti fiscali, delle bc, quali scelte di spesa pubblica modificano la quantità di moneta mediamente usata per l'acquisto dell'unità di prodotto. Viceversa si ascoltano pareri di economisti secondo i quali, a quanto pare magicamente, le aspettative generano inflazione; oppure se i mercati percepiscono che il governo non si preoccupa a sufficienza della sostenibilità del debito viene in essere, sempre magicamente, l'inflazione perchè è una tassa. E viene presentata la teoria monetaria sull'inflazione come alternativa.



La loro storia di dollarizzazione e mancanza di riserve è antica complicata pure da politiche del tasso d'interesse troppo basso nell'ultimo decennio. Inoltre si dovrebbe considerare la specifica locale struttura classista di potere e relativi effetti.

Non mi stupisce abbiano in generale avuto tassi bassi anche 8-10 anni fa e appunto so bene che la questione non può esser ridotta a quanto ho scritto sopra, così come mi è ben chiaro il disastro innescato dal governo Macri per incompetenza ed interessi; con grandi responsabilità successive dell'imf (e forse di Trump, se è vero quanto si è letto sulle pressioni sui vertici dell'imf per favorire l'erogazione di prestiti. Avrebbero dovuto ristrutturare nel 2018-19 e tornare a limitare l'export di capitali, invece di riempirsi di debito estero per sostenerlo)


Già quasi senza riserve (pur graziati dall'accordo con il fmi) da marzo sono stati colpiti dal forte aumento dei costi di importazione. Questa la causa principale dell'accelerazione dell'inflazione.

dovrebbero arrivare al 100% o quasi di inflazione nei prossimi mesi

Naturalmente la tendenza abbastanza collettiva a risparmiare in dollari contribuisce a ridurre la disponibilità di riserve, ma per gran parte dlla popolazione ai limiti della sussistenza è un comportamento ora marginale.
Il grosso problema del governo è rappresentato dal dilemma di tentare di difendere il reddito e evitare redistribuzioni sempre più degenerative e al contempo incrementare la generazione di riserve.

indubbiamente, però chiunque per qualche motivo riesca a risparmiare, se può converte in altre valute e così anche quando l'economia è in ripresa (maggiori guadagni=maggior possibilità di risparmiare e convertire in dollari) la pressione sul cambio resta forte e le riserve ai minimi. Credo che l'imf continuerà a sostenerli, dopo le elezioni potrebbero cercare di concordare un nuovo programma
 
Il problema o la deformazione all'origine è rappresentata dal fatto che la disciplina e teoria economica dominante è per scelta programmatica ideologia, con lo scopo di imporre una narrazione conveniente del mondo e non la spiegazione scientifica del capitalismo.
Capitalismi che poi dovrebbero essere studiati tenendo conto della loro specifica storia e struttura di potere e di classe, prima di applicare schemi analitici uniformi e astratti. (A differenza delle discipline matematiche).
Per quanto concerne l'inflazione gli ideologisti economisti dominanti non sono in grado di offrire spiegazioni che non siano tautologie e dogmi, per adesione a forme mitologiche e modellistiche immaginifiche, nelle quali la moneta (per non parlare delle banche e sistema finanziario) non ha alcun ruolo, se non esprimere aritmeticamente e proporzionalmente il livello dei prezzi.

In questi giorni è stato assegnato il premio nobel all'autore, nel 1983, dell'unico e fondamentale articolo che cercò di introdurre un modello che tenesse conto, seppur in modo approssimativo e ancora equivoco, del ruolo delle banche e della moneta bancaria nell'accadere di alcune crisi.
Per un verso il premio è meritato, per il carattere unico e influenziale dell'articolo, per un altro non cessa però di essere una farsa, se collegato alla crisi finanziaria del 2007-08, per I suoi contenuti obsoleti, equivoci e sostanzialmente irrilevanti, anzi sbagliati e controproducenti.

Davanti ai fenomeni di inflazione, in generale da costi, occorre correttamente investigare quali siano le specifiche cause e quale sia la principale ancora dei prezzi nello specifico sistema capitalistico in esame.
In Argentina è fondamentalmente il tasso di cambio l'ancora più incisiva del sistema dei prezzi, pertanto senza una sua stabilizzazione e l'individuazione di politiche appropriate per facilitare tale obiettivo (come ristabilire un minimo status di riserva di valore per la moneta locale) continueranno a avere problemi per il suo controllo.
Di qui è centrale l'accumulazione di adeguate riseverve possibilmente non speculative, giacché altrimenti restano in balia dell'instabilità.
Il dilemma del governo attuale è tentare di non ridurre il reddito, per non incrementare la miseria dei più a livelli insostenibili e al contempo riuscire a mantenere una quantità di riserve compatibile con il reddito difeso.
In Europa una ancora più tradizionale e diretta dei prezzi è il costo delle materie energetiche: davanti al rifiuto del gas russo l'esplosione dei prezzi è tanto inevitabile quanto accentuato dalla speculazione e la banca centrale non ha molte possibilità di intervento, se non difendere il tasso di cambio, come un qualunque paese emergente, dopo che gli USA hanno deciso di schiantare ogni moneta che pensasse di dar fastidio all’imperialismo del dollaro, e assistere alla forte riduzione dei redditi.
Lo studio dell'inflazione esige pertanto in primo luogo l'assunzione di un paradigma che veda al centro del capitalismo il ruolo della moneta e credito (principalmente endogeni) e di un interconnettato gigantesco e autoreferenziale sistema finanziario; in secondo luogo la percezione delle dinamiche reali di modifica di costi e spese e, se si osservano le azioni della banca centrale, la nitida distinzione dei meccanismi di trasmissione, cioè quali operatori e eventualmente classi sociali si beneficino di maggiore moneta da esercitare addizionale spesa monetaria.
Dati I notevoli cambiamenti del capitalismo, probabilmente il modo in cui è stata concepita la banca centrale è sorpassato e occorrerebbe impostare un coordinameto tra politica monetaria e fiscale. Ma questo è ancora un altro discorso. (Paradossalmente negli ultimi anni- andando oltre I suoi limiti istituzionali- la ecb ha svolto un lavoro enorme nel modernizzare e adeguare I suoi interventi, e questo contro I trogloditi e incompetenti della Commissione).
Infine vale la pena ribadire che in ogni paese e a maggior ragione nei paesi latinoamericani, dove le popolazioni soffrono endemiche arretratezze antropologiche, (perciò con un minimo di cautela deve essere applicato un punto di vista culturalmente italiano), le classi dominanti, specie se legate a regimi semischiavistici e di esportazione di materie prime e agricole, non hanno alcun interesse allo sviluppo del reddito e a uscire dalla dollarizzazione, per vedere nell'inflazione la pratica di una semplificata politica fiscale per il mantenimento di salari a livelli di sussistenza.
 
Capitalismi che poi dovrebbero essere studiati tenendo conto della loro specifica storia e struttura di potere e di classe, prima di applicare schemi analitici uniformi e astratti.

Come scrivevo nei messaggi sopra, dovrebbe esser chiaro e chiarito cosa significa che l'inflazione è sempre un fenomeno monetario. Una questione concreta e reale. Dopodichè vanno cercati i comportamenti umani (governi, bc, cittadini, elite, casta o classe dominante...) e naturali, che la influenzano, andando a cercare i legami tra questi comportamenti/eventi naturali e quantità di moneta mediamente usata per l'acquisto di una determinata quantità di un bene. Altra questione concreta e reale.
Non metto certo in dubbio che la situazione argentina sia largamente frutto di scelte fatte per interessi, oltre che per incompetenza.

Davanti ai fenomeni di inflazione, in generale da costi, occorre correttamente investigare quali siano le specifiche cause e quale sia la principale ancora dei prezzi nello specifico sistema capitalistico in esame.

nel messaggio sopra avevi scritto: "da marzo sono stati colpiti dal forte aumento dei costi di importazione. Questa la causa principale dell'accelerazione dell'inflazione."
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E' in larga parte un aumento dei costi percepito dagli argentini per questioni interne argentine. Dalla tua frase sembra che da marzo gli esportatori di altri paesi del mondo si siano organizzati per alzare enormemente i prezzi solo per l'argentina. Il contesto internazionale di prezzi crescenti non può spiegare un'inflazione vicina al 100% (in 2 soli paesi al mondo fra l'altro), se non veramente in piccola parte.



Il dilemma del governo attuale è tentare di non ridurre il reddito, per non incrementare la miseria dei più a livelli insostenibili e al contempo riuscire a mantenere una quantità di riserve compatibile con il reddito difeso.

A me sembra che alcune scelte degli ultimi anni siano state fatte per comprar voti, al costo di bruciar inutilmente riserve, come prima delle elezioni (2021), quando limitarono per un certo periodo la svalutazione per poi riprendere dopo elezioni.

Sulla questione cambio, concordo pienamente, è cruciale per l'argentina e lo scrivevo pure in messaggi sopra. Non colgo esattamente le tue critiche, quel che ho scritto nei messaggi "scolastici" ( fuga di capitali, problema di cambio, svalutazione ecc) è la stessa cosa che hai scritto tu. Poi tu giustamente sottolinei che il ruolo del poveraccio nel convertire ed esportare valuta non è simile nè paragonabile a quello di altri. E va bene, è cosa chiara. Ovviamente in Argentina chi ha più soldi ha più valuta da esportare ed avrà tipicamente più potere (e responsabilità) del poveraccio che subisce la situazione.

dei vari tassi di cambio scrive Seminerio (magari non ti piacerà): https://phastidio.net/2022/10/12/argentina-tanti-cambi-per-non-cambiare/

io aggiungo solo; tanti tassi di cambio=tante truffe
 
e riprendo questa frase in altro 3d:
In ogni caso, le posizioni a leva favorite da anni a tassi molto contenuti possono rivelarsi un problema se sono eccessive, poichè vi è il rischio che vengano forzate le chiusure delle posizioni se chi le detiene non ha di che incrementare le garanzie. E se ciò non riguarda solo qualche piccolo investitore, ma fondi sistemici che vendendo in massa impatterebbero massicciamente sui prezzi aggravando ulteriormente la situazione delle posizioni a leva...si deve intervenire.

Solo per dire che eventuali interventi delle bc specifici per l'acquisto di titoli svalutati, non necessariamente sono fortemente in contrasto con l'idea di contenere l'inflazione. Virtualmente se la bc comprasse titoli posseduti da fondi, i quali poi con la liquidità incassata per un certo periodo non fanno nulla, non si ha contributo all'inflazione, sin quando quella moneta resta a velocità nulla. Viceversa comprar titoli in maniera generalizzata sui mercati è cosa inflattiva, si dà moneta che poi entra in circolazione. In maniera simile se non è possibile richiedere che un fondo che riceva eccezionalmente moneta dalla bc in cambio di titoli, incrementi poi le riserve liquide, allora la cosa può esser inflattiva. Se ben ricordo, dopo la crisi del 2008 vi fu una forte crescita dei depositi presso la fed.

Quindi: bc che se necessario comprino titoli, ma poi impongano una crescita delle riserve
 
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nel messaggio sopra avevi scritto: "da marzo sono stati colpiti dal forte aumento dei costi di importazione. Questa la causa principale dell'accelerazione dell'inflazione."
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E' in larga parte un aumento dei costi percepito dagli argentini per questioni interne argentine. Dalla tua frase sembra che da marzo gli esportatori di altri paesi del mondo si siano organizzati per alzare ...
Il problema strutturale che rende endemica e virulenta l'inflazione è principalmente il tasso di cambio in un contesto di estesa dollarizzazione e mancanza di riserve.
L'attuale governo, al di la di apparenti contrasti interni di cui alcuni parlano, ha sostanzialmente compreso quel problema e ha cercato di affrontare le cause che favoriscono dollarizzazione e penuria di riserve.
Notevole lo sforzo per generare più riserve, (non è un caso che le cellule di destabilizzazione e rivoluzione colorate, le ong ecologiste ecc., al lato di una parte della giustizia si sono particolarmente scatenati contro il governo e progetti di investimento in alcuni settori).

La sfortuna del governo è aver dovuto affrontare una pandemia e poi gli effetti delle sanzioni con aumento dei prezzi internazionali, quando la situazione fiscale e delle riserve è fragile.
L'accelerazione dell'inflazione da marzo è principalmente dovuta all'aumento dei prezzi delle importazioni e dall'effetto moltiplicativo causato dal parallelo e persistente deprezzamento del tasso di cambio.

I cambi multipli sono problematici, gli inglesi erano maestri nell'applicare doppie circolazioni in alcune colonie in modo da garantire espropriazione e sottosviluppo.
L'Argentina sembrerebbe volerne uscire e infatti più che di cambi multipli, in una fase di necessità e transizione, alcune misure si potrebbero vedere come applicazione di dazi differenziati.
Chi vuole fare turismo estero, per esempio, paga una tassa o dazio di servio più elevato per acquisire riserve scarsissime. È ragionevole.

Giustamente come osservi le operazioni delle banche centrali consistenti nello scambio di riserve con attività finanziare (per alcune ragioni tecniche di stabilizzazione) avvengono nella sfera finanziaria speculativa. Perciò gli effetti sulla spesa monetaria e eventuale inflazione sono nulli specie nell'immediato.
Effetti inflattivi sono indiretti derivanti dalla speculazione che attinge tra l'altro grano, materie prime e varie attività reali, da abitazioni a cliniche mediche e per anziani.
 
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