Inflazione-livello dei prezzi-banche centrali

eh, lo so; non son così ingenuo da credere che qualche mia idea debba esser condivisa da tutti o da molti.
A proposito...

In realtà il dubbio non si riferiva alla tua idea, che potrebbe peraltro essere non condivisa sulla base di trivialità, da lasciare la sua consistenza intatta.
Ma se si prende in considerazione la struttura di potere e interessi e la storia di un capitalismo nazionale, oltre alle irriducibili conflittualità e contraddizioni la definizione di un progetto di accumulazione nazionale esige una convergenza partitica e attuazione politica.
Vi sono gruppi potenti spesso non interessati allo sviluppo, specie se si appropriano di quote sostanziali di surplus sulla base di privilegi di classe e/o legati a determinate esportazioni.
 
In realtà il dubbio non si riferiva alla tua idea, che potrebbe peraltro essere non condivisa sulla base di trivialità, da lasciare la sua consistenza intatta.
Ma se si prende in considerazione la struttura di potere e interessi e la storia di un capitalismo nazionale, oltre alle irriducibili conflittualità e contraddizioni la definizione di un progetto di accumulazione nazionale esige una convergenza partitica e attuazione politica.
Vi sono gruppi potenti spesso non interessati allo sviluppo, specie se si appropriano di quote sostanziali di surplus sulla base di privilegi di classe e/o legati a determinate esportazioni.

sì, questo indubbiamente, non è che mi illuda sia possibile che un paese cambi in maniera improvvisa sulla base della condivisione di una certa idea. L'economia riflette le caratteristiche di un paese, che possono cambiare, nel tempo tramite un'evoluzione sociale, politica...
 
sul sito della bce è possibile leggere varie dichiarazioni ed analisi: https://www.ecb.europa.eu/press/key/date/2022/html/ecb.sp221114~23b213922c.en.html

In generale mi pare che tendano a non esser particolarmente esplicite su alcuni punti, in particolare la questione della trasformazione delle aspettative di inflazione in inflazione, ad esempio tramite crescita dei salari; non è mai esplicitata e chiarita. Si ha sempre l'impressione che secondo gli scriventi, queste aspettative, in un modo o nell'altro, magicamente si tramutino in inflazione tramite la crescita dei salari. Ma noi viviamo in economie che per circa la metà sono pubbliche. E' una scelta politica quella di far crescere ad esempio pensioni e stipendi pubblici nominalmente quanto l'inflazione e più in generale è una scelta politica quella di far crescere la spesa pubblica nominale quanto l'inflazione (o di farla decrescere rispetto all'inflazione). Perlomeno per una grande fetta dell'economia non è per nulla cosa automatica la trasformazione dell'aspettativa di inflazione, in concreta inflazione. C'è qualcuno che sceglie di incrementare la quantità di moneta oppure di non farlo. In maniera scarsamente dipendente dai tassi bce; non è che le scelte sui tassi bce impongano agli stati di alzare o non alzare stipendi, pensioni, spesa pubblica nominali. Si tratta di scelte politiche.

Sul mercato privato, nell'economia privata (supponendo per assurdo sia possibile distinguere nettamente tra economia privata e pubblica), viceversa la sensibilità ai tassi bce nelle scelte è certamente superiore.

Allora, se può esser elemento di discussione che alla bce debbano ritenere di doversi o non doversi intromettere nelle questioni di spesa pubblica chiedendo ai governi di compier scelte coerenti con l'inflazione; non vi è alcun dubbio sul fatto che nelle analisi sulla situazione dovrebbero trattare la questione in maniera più incisiva...magari suggerendo che gli aumenti di pensioni/stipendi pubblici ed in generale della spesa pubblica nominale seguano precise logiche (ad esempio aumenti solo di pensioni al di sotto di un certo importo e solo per chi non ha altri redditi o patrimoni elevati).

Si noti fra l'altro che nel sistema euro la classe politica d'ogni paese, se sufficientemente miope, può ritenere di aver l'incentivo ad incrementare la spesa pubblica (noi italiani alziamo parecchio tutte le pensioni e gli stipendi, così ne raccogliamo i vantaggi spalmando però l'inflazione, il costo, su tutti i paesi europei). Lo stesso vale per incentivi-sovvenzioni alle imprese, sarebbe dannosa la diffusione dell'idea di poter spendere per avvantaggiare le proprie aziende spalmando il costo (maggior inflazione o maggiori debiti-sovvenzioni europee) su tutti gli altri, poichè se così fan tutti...
 
https://www.ecb.europa.eu/press/inter/date/2022/html/ecb.in221121~d42a5937c4.en.html

ragionamenti condivisibili, anche se come sempre la catena inflazione>maggiori salari>inflazione viene presentata come se fosse cosa magica ed ineluttabile, senza segnalare che in parte consistente dipende da scelte politiche dei governi. Sono i governi a stabilire durata ed entità dei sussidi a chi perde lavoro; norme sull'indicizzazione all'inflazione di alcuni stipendi, parte delle pensioni, e spesa pubblica in generale.

Tassi elevati non implicano alcun automatismo nel contenimento dell'inflazione, val la pena di ricordare che vi sono esempi presenti e passati di paesi al mondo con tassi oltre il 50-60% annuo ed inflazione ben superiore ai tassi

Una possibile conseguenza di questo scenario potrebbe esser in Europa un danno consistente e duraturo per il settore privato (che subisce tassi più elevati) a favore dei settori pubblici o sussidiati (sussidiati in maniera scarsamente dipendente dai tassi, o persino in maniera crescente con l'inflazione: inflazione e crisi>sussidi>progressiva scomparsa dei settori non sussidiati e quindi più sofferenti con tassi elevati)
 
https://www.ecb.europa.eu/press/inter/date/2022/html/ecb.in221121~d42a5937c4.en.html

ragionamenti condivisibili, anche se come sempre la catena inflazione>maggiori salari>inflazione viene presentata...

Le banche centrali ultimamente stanno ripetendo una noiosa narrazione che sembra essere esclusivamente funzionale alla continuità del proprio ruolo privilegiato, nonostante siano tramontate le condizioni per mantenere lo status quo, dati i sensibili cambiamenti a livello monetario, macroeconomico e finanziario avvenuti nel mondo. (Registrati pure inesorabilmente dagli espedienti delle politiche monetarie non convenzionali e dall'implicito rogo di tutti i libri dell’ortodossia monetaria). Per evitare più radicali ristrutturazioni politiche e scientifiche necessarie a affrontare i problemi del capitalismo neoliberale finanziario contemporaneo, le banche centrali suggeriscono l'immagine di addobbarsi alla Vanna Marchi e mago Do Nascimento, nel tentativo di vendere il proprio prodotto, cioè una supposta conoscenza monetaria superiore e soprattutto la necessità di confermare il dominio monetario e quindi la loro indiscutibile supremazia.
Ma se la Vanna Marchi e il mago Do Nascimento potevano all’apparenza rivendicare una dignità e credibilità capitalistica professionale, i venditori e maghi banchieri centrali si rivelano immediatamente come imbonitori e ciurlatori nel manico. Illogicità, improvvisazione e contraddizione caratterizzano le loro contorsionistiche declamazioni, che si allineano ai canoni della antiscienza e della propaganda ideologica, che qualificano il modo di rappresentare e spiegare il capitalismo, a evitarne rigorosamente la comprensione.
L’intervento proposto del Panetta è assai utile e istruttivo, sia per confermare la sua onestà intellettuale di fondo e sia per esplicitare l’obiettivo di partecipazione alla guerra di classe da parte della banca centrale.
Se da un lato l’esponente della banca centrale riconosce il fatto che la causa principale dell’inflazione discende dalla guerra dichiarata alla Russia e dal rifiuto del gas e petrolio russi, e pertanto responsabilmente invita alla cautela e alla diffidenza nei confronti di astratti e malintesi modellini, dall’altro manifesta la preoccupazione concreta e principale della Ecb, di operare in modo che la contestuale e inevitabile riduzione di reddito sia assorbita in gran parte dalle classi inferiori e lavoratori.
Perciò se si creassero delle avvisaglie di conflitto sociale, con rivendicazioni di aumenti salariali, la banca centrale, esercitando un eminente ruolo politico, incrementerà i tassi d’interesse in modo da creare addizionale riduzione dei redditi e disoccupazione, da frustrare ogni tentativo di trasferire aumenti di prezzi al tasso di salario. (Ovviamente alcune categorie privilegiate e di pretoriani otterranno qualche cosetta in termini nominali, mentre la maggioranza quasi nulla).
 
Le banche centrali ultimamente stanno ripetendo una noiosa narrazione che sembra essere esclusivamente funzionale alla continuità del proprio ruolo privilegiato...

direi che dal punto di vista teorico, se si vuole che l'inflazione cali, qualcuno deve pagare un prezzo.

In che senso? Immaginiamo un incremento del 10% l'anno di ogni prezzo, stipendio, costo, deposito ecc. Si proseguirebbe con inflazione annua al 10% e realmente nessuno perderebbe nulla. Se però si vuole che l'inflazione cali, allora necessariamente qualcuno deve pagare un prezzo, nel senso che per farla scendere si dovrà in qualche modo, partendo da qualche categoria, iniziare a ridurre potere d'acquisto e domanda (escludendo miracolose crescite della produttività tali da abbattere l'inflazione, irrealistiche in tempi medi e brevi). Da qui non si sfugge: qualcuno il prezzo lo paga se si vuole che l'inflazione cali, potranno poi essere i sauditi che iniziano a regalarci il petrolio a pagare un prezzo, oppure noi, ma non si può credere che l'inflazione possa calare in tempi brevi senza far pagare a qualcuno un prezzo.
Qualcuno dovrà avere uno stipendio che NON cresce quanto l'inflazione, altrimenti tutti continuano a comprare e vivere comprando le stesse quantità di beni...

Resta solo da valutare come scegliere chi deve pagare, come ed in quali tempi: ad esempio si può pensare di indicizzare pienamente all'inflazione ogni spesa pubblica ed in tal caso sarà il settore privato non sovvenzionato e lontano dagli affari col settore pubblico a pagare un prezzo; oppure si può pensare di favorire, quando possibile, una crescita in linea con l'inflazione solo per stipendi e pensioni sotto certi valori particolarmente bassi.

Naturalmente l'ideale sarebbe riconsiderare la spesa pubblica in generale limitando spese improduttive ed eccessivamente ed immeritatamente a favore di singole persone od aziende. Però è difficile trasformare queste parole in fatti in tempi brevi, tipicamente chi si esprime così fa quasi solo retorica. Difficile contenere l'inflazione in tempi brevi solamente contenendo "gli sprechi", però certamente si può tentare di non incrementarli.

Qualcuno deve pagare...e può essere che alla bce alcuni non vogliano esser trai pagatori del prezzo (taglio stipendi) per abbattere l'inflazione, però credo via sia altro, proprio qualche limite nell'analisi. Perlomeno per quanto riguarda la Lagarde credo si possa esser sostanzialmente certi del fatto che non mente ed è assolutamente in buona fede quando si dice sorpresa dell'inflazione e non sa bene esattamente da dove arrivi. (non ricordo le frasi precise)



L’intervento proposto del Panetta è assai utile e istruttivo, sia per confermare la sua onestà intellettuale di fondo e sia per esplicitare l’obiettivo di partecipazione alla guerra di classe da parte della banca centrale.
Se da un lato l’esponente della banca centrale riconosce il fatto che la causa principale dell’inflazione discende dalla guerra dichiarata alla Russia

ma fai riferimento a questo?: https://www.ecb.europa.eu/press/key/date/2022/html/ecb.sp221114~23b213922c.en.html

"This has resulted in an extraordinary rise in energy and food prices, especially after Russia’s invasion of Ukraine"

Ho provato a cercare poichè mi sorprenderei di una posizione di quel tipo (inflazione causata da una guerra dichiarata alla Russia) da parte di un banchiere centrale europeo. Non credo passerebbe inosservata.
...dall’altro manifesta la preoccupazione concreta e principale della Ecb, di operare in modo che la contestuale e inevitabile riduzione di reddito sia assorbita in gran parte dalle classi inferiori e lavoratori.

Come dicevo, qualcuno deve pagare, se si vuol ridurre l'inflazione, si tratta solo di valutare chi, quando e come...sempre sia poi possibile trasformare gli intenti in realtà

Perciò se si creassero delle avvisaglie di conflitto sociale, con rivendicazioni di aumenti salariali, la banca centrale, esercitando un eminente ruolo politico, incrementerà i tassi d’interesse in modo da creare addizionale riduzione dei redditi e disoccupazione, da frustrare ogni tentativo di trasferire aumenti di prezzi al tasso di salario. (Ovviamente alcune categorie privilegiate e di pretoriani otterranno qualche cosetta in termini nominali, mentre la maggioranza quasi nulla).

Sì, seguendo questa strada attuale il prezzo può esser elevato per le fasce più povere e sfortunate. E' possibile che di fatto il contenimento dell'inflazione avvenga favorendo disoccupazione. Ma non è solo una questione di classi e conflitto sociale. E' che è viene percepita come la via più semplice, banale ed immediata per contenere l'inflazione: un po' di disoccupati in più e salari (in particolare quelli bassi, di chi non ha specializzazioni e rischia di perdere il lavoro o lo perde e deve ritrovarlo ed è messo in concorrenza con altri disoccupati) che non crescono nominalmente quanto l'inflazione.

Altre strade richiederebbero di rivalutare qualità, quantità ed indirizzamento della spesa pubblica e appunto come scrivo da tempo gli analisti della bce perlomeno dovrebbero, nelle loro analisi, mostrare che l'inflazione non è solo affar loro, ma è fortemente questione politica dipendente da scelte politiche di spesa pubblica.


Viceversa pare appunto sempre che per magia vi sia questa spirale prezzi-salari e che quindi anche dal punto di vista teorico non vi sia altra strada che favorire la disoccupazione, per limitarla
 
direi che dal punto di vista teorico, se si vuole che l'inflazione cali, qualcuno deve pagare un prezzo.

... omissis ...

Perlomeno per quanto riguarda la Lagarde credo si possa esser sostanzialmente certi del fatto che non mente ed è assolutamente in buona fede quando si dice sorpresa dell'inflazione e non sa bene esattamente da dove arrivi. (non ricordo le frasi precise)

... omissis ...
Secondo me il vero pensiero della Lagarde era quello che ha espresso subito dopo lo insediamento: "Ridurre lo spread non è nostro compito".
Penso che gia' allora fosse preoccupata del rischio inflattivo derivante dallo stampaggio e tento' di cambiare strada dopo anni draghismo.
In seguito alle proteste avra' pensato che tanto valeva portarsi a casa la pagnotta e assecondare gli istinti suicidi della politica e del popolino.

Sono sostanzialmente d'accordo su tutto il resto che hai scritto.
 
Secondo me il vero pensiero della Lagarde era quello che ha espresso subito dopo lo insediamento: "Ridurre lo spread non è nostro compito".

A me Christine Lagarde è sempre parsa una figura essenzialmente politica, credo volesse compiacere qualche personaggio con idee "nordiche-germaniche", con quella frase. Ma non credo di saper entrare in teste altrui

Penso che gia' allora fosse preoccupata del rischio inflattivo derivante dallo stampaggio e tento' di cambiare strada dopo anni draghismo.

Può anche essere, però a marzo 2020 arrivavamo da 40 anni di calo dell'inflazione; da una decina di anni di inflazione particolarmente contenuta e periodi di quasi deflazione od inflazione inferiore agli obiettivi, inoltre l'inflazione era in quel periodo in ulteriore calo (erano in calo previsioni ed aspettative di inflazione) e l'europa ebbe poco dopo mesi di deflazione. Infatti vi fu in europa, e negli Usa qualche cambiamento nella retorica (fed che dichiarò che l'obiettivo di inflazione al 2% andava valutato in media, aprendo alla possibilità di non rialzare i tassi anche con inflazione oltre il 2%...)

In generale credo che negli Usa sia stata consciamente cercata una inflazione superiore al 2%; ma poi la realtà ha ben superato le aspettative, sia per il livello dell'inflazione, sia per la durata.


In seguito alle proteste avra' pensato che tanto valeva portarsi a casa la pagnotta...

Sì, persona che si adatta al contesto, mediando tra le differenti richieste e che, secondo me mai potrà esser leader promotrice di una precisa linea sulla base di qualche propria convinzione su questioni monetarie-economiche.
 
direi che dal punto di vista teorico, se si vuole che l'inflazione cali, qualcuno deve pagare un prezzo.

...

Nel capitalismo la configurazione di un sistema di prezzi è costitutivamente e inevitabilmente anche e sempre l’esito di una guerra di classe, al suo centro vi è la priorità di estrazione del più elevato plusvalore e profitto possibili e l’imposizione di salari minimi. La storia di ogni capitalismo, con I suoi processi sociali, istituzionali, partitici e politici definisce prassi e convenzioni che individuano una sorta di equilibrio e compromessi tra classi e interessi contrapposti e che caratterizzano gli specifici rapporti economici. Ma in un persistente quadro di precarietà e conflitto, tanto che negli ultimi quarant’anni le classi lavoratrici e inferiori hanno sensibilmente perso accesso al surplus prodotto e la concentrazione di ricchezza è diventata neofeudale.
Nel caso attuale di forte aumento dei costi energetici per la guerra alla Russia e il sacrificio dell’Europa, per necessità strategica dell’imperialismo Usa, è scontato, ovvio che in un contesto di salvaguardia del tasso di profitto si ha una riduzione del reddito per la popolazione, soprattutto per le classi sociali inferiori. I milionari e maggiordomi che hanno dichiarato la guerra ci guadagnano, ma il resto della popolazione deve subire perdite, di norma non proporzionali, perché dipendenti dai rapporti di forza.
La banca centrale, come didatticamente spiegato bene dal Panetta, inizialmente osserva e accomoda la variazione dei prezzi in conseguenza dell’aumento dei costi, successivamente interviene causando maggiore disoccupazione e riduzione del reddito se si innescano meccanismi inerziali di variazione di prezzi e salari, il che rappresenterebbe instabilità monetaria, dato che la torta si è “esogenamente” ridotta e la rincorsa prezzi-salari non muta la realtà né il sacrificio.
Sarebbe auspicabile, considerati soprattutto i cambiamenti del capitalismo e dei meccanismi di creazione di moneta negli ultimi quaranta anni, una ridefinizione istituzionale e politica del ruolo delle autorità monetaria e del tesoro o dei responsabili delle politiche fiscali, per ragioni di efficacia e equità (e democrazia), come in parte anche tu metti in evidenza. Purtroppo sembra un’utopia dato che il tipo di capitalismo finanziario emerso e relative classi dominanti tendono a essere filistei e riproporre vecchie e ideologiche convenzioni, piuttosto che appropriarsi di riflessioni scientifiche più moderne e adeguate.
Nondimeno la Ecb, con il rischio di invadere territori non suoi, ha in alcuni momenti, magari in modo mezzo contraddittorio o contorto, sollecitato le autorità politiche a prestare una maggiore attenzione alle necessità della politica fiscale. (Dato il livello intellettuale e di lobbysmo della commissione- tolto tra I pochi l'italiano Gentiloni, che è una persona e politico serio e con senso di responsabilità, appare difficile che la Ecb potesse ottenere un ascolto già solo in quell'ambito).
Per chi volesse approfondire tematiche di politica monetaria e di attuazione della Ecb negli ultimi quindici anni vi è un ottimo articolo del prof. Cesaratto, che sviluppa una serie di riflessioni a partire dall'informato e tecnico libro del Rostagno (e altri).

https://www.deps.unisi.it/sites/st02/files/allegatiparagrafo/23-03-2022/866.pdf
 
Secondo me il vero pensiero della Lagarde era quello che ha espresso subito dopo lo insediamento: "Ridurre lo spread non è nostro compito".
Penso che gia' allora fosse preoccupata del rischio inflattivo derivante dallo stampaggio e tento' di cambiare strada dopo anni draghismo.
In seguito alle proteste avra' pensato che tanto valeva portarsi a casa la pagnotta e assecondare gli istinti suicidi della politica e del popolino.

Sono sostanzialmente d'accordo su tutto il resto che hai scritto.

Le famose e incaute parole della Lagarde sulla Ecb e gli spread non dovrebbero forse essere sovrastimate.
Infatti, come già insegna il Vangelo, le parole, di frequente puro esercizio di retorica e imbonimento, vanno valutate in rapporto alle azioni, così come gli alberi dai frutti che portano.
La Lagarde in modo abbastanza sistematico ha operato per contenere i difetti genetici della currency board euro o della fragmentation, come ufficialmente denominata. Spesso pure con qualche dissimulazione e distrazione, fingendo di dare contentini ai falchi interni alla Ecb e esterni soprattutto tedeschi.
Pertanto la dichiarazione per quanto incauta e dalle conseguenze un poco destabilizzanti potrebbe essere stata di parziale malcalcolata convenienza.
 
Nel capitalismo la configurazione di un sistema di prezzi è costitutivamente e inevitabilmente anche e sempre l’esito di una guerra di classe, al suo centro vi è la priorità di estrazione del più elevato plusvalore e profitto possibili e l’imposizione di salari minimi...

qualche considerazione:

1) In Italia i dipendenti privati sono ormai una % non particolarmente ampia della popolazione; difficile parlare in questo modo di classe e proporre grande importanza della questione nel determinare prezzi. Abbiamo dipendenti pubblici, pensionati, disoccupati, imprenditori, dipendenti di imprese private ecc, ciascuno coi propri interessi e referenti politici.

2) Non dico qui sul forum, quindi non faccio riferimento a te, ma in generale nel nostro mondo chi pone insistentemente l'accento sulla lotta di classe, sui ricchi che affamano i poveretti ecc, lo fa solo ed esclusivamente per interessi personali, per ottenere visibilità, soldi, poltrone e carriera. E' sempre e solo una presa in giro, e lo si vede quotidianamente, lo mostrano ipocriti che prendendo in giro milioni di persone per poi abolir la povertà (ma solo la propria) e pensano di poter proseguire nel raccogliere il consenso degli ****** facendosi le foto con gli stivaloni sporchi all'ingresso del parlamento.

3) Non arriva mai una proposta sensata, mai un'analisi utile e concreta da tutti quei personaggi che regolarmente nel dibattito pubblico parlano di lotta di classe, sia perchè tanto l'obiettivo non è risolvere qualche problema, ma solo ottener soldi, carriere e poltrone, cattedre universitarie, sia perchè si tratta tipicamente di personaggi assai mediocri, completamente incapaci di proporre qualche soluzione

4) entrando più nel merito della questione "lotta di classe-inflazione", è difficile credere che la bce possa proporre, al fine di contenere l'inflazione in tempi brevi, riforme che vadano nella direzione del miglioramento della qualità della spesa pubblica e dell'equità, si tratta di cose che in ogni caso richiederebbero tempi lunghi, e poi a quanto pare non interessano a molti, neppure in quella che chiameresti classe povera, appena possono si dedicano ad abolir la propria povertà e null'altro

5) pensare e proporre che un solo paese o una sola zona del mondo possa singolarmente elevare particolarmente i salari dei dipendenti privati in assenza di altre riforme, significa essenzialmente proporre che si deindustrializzi rapidamente favorendo la chiusura di ogni azienda ed attività locale, attività che verrebbero spostate o sostituite da attività simili in altri paesi del mondo ove lavorare come schiavi (ma schiavi veramente) è ancora la norma
 
https://www.ecb.europa.eu/ecb/educational/explainers/tell-me-more/html/ecb_profits.en.html

sulle future perdite per la bce, con la vendita sul mercato (prevista per ora per il 2023) di titoli che la bce ha acquistato negli anni passati a valori ben superiori a quelli attuali. Perdite che potrebbero avere un impatto non del tutto trascurabile sugli utili che la bce gira alla banca d'Italia. Altri paesi che hanno avuto minori necessità di intervento bce nell'acquisto di titoli potrebbero subire meno il fenomeno. Ma per avere una idea più chiara della questione si dovrebbero analizzare i meccanismi della ripartizione degli utili e delle perdite, oltre che gli importi (per ora solo ipotizzabili)
 
qualche considerazione:

1) In Italia i dipendenti ...

La questione della guerra di classe non dovrebbe né suscitare scalpore né andrebbe idealizzata o posta in termini moralistici, in un contesto di analisi scientifica del capitalismo. Ma inquadrata come realtà fattuale e caratteristica specifica del capitalismo, che è un modo di produzione basato sulla estrazione di plusvalore e sfruttamento, mediato da produzione di merci, che però non sono lo scopo principale. (E meno che mai criteri di equità, o razionalità o programmazione).
Tra parentesi la schiavitù per almeno due millenni è stata la norma naturale e la base dei modi di produzione, pertanto non sarebbe così strano se la classe dominante volesse reintrodurla.
Un problema appariscente, indicativo dello stato dei rapporti di forza, è rappresentato dalla trasformazione da cinquant’anni a questa parte della scienza economica del capitalismo a narrazione ideologica e fake news istituzionalizzata, anti-scienza. che al massimo è servita a giustificare la deriva del capitalismo verso un sistema, in particolare per quanto concerne l'occidente, finaziarizzato, neoliberistico altamente instabile, (e pure bisognoso di guerre per continuare a esercitare una egemonia).
Come conseguenza, tra il curioso e faceto, sono emersi due fenomeni, il primo rappresentato dalla contraddizione tra le azioni pratiche intraprese per contenere o rimediare alle persistenti criticità e il loro contrasto con la narrazione ideologica e favolistica. Il secondo dalla contraddizione tra l’assenza di una scientifica rappresentazione dell’accumulazione capitalistica e il volitismo e l’evocazione di fantomatiche riforme.
 
L'astuta Schnabel è notoriamente la furbetta sofisticata tedesca della Ecb, per le sue abilità di ciurlare nel manico e saper evitare l'irritante filisteismo e manifestazioni di arroganza tipiche degli esponenti mercantilisti della elite tedesca. Elite tedesca famigerata pure per non rispettare il proprio popolo, figurarsi gli altri, secondo un giudizio espresso in parlamento da un lord e studioso inglese.
Il convenzionale discorso ordoliberista della Schnabel ripercorre il consueto canovaccio della narrazione immaginifica condita però dal repertorio di oscuri tecnicismi e stravaganze statistiche, per creare, in questo caso, un apparente e artificioso senso di giustificazione teoretica della causa della ecb, impegnata nel promuovere una bizzarra o questionabile politica monetarista e deflazionista, senza dare una logica spiegazione.
Forse la celebrazione di una robusta e necessaria austerità riflette l'ultima politica della Germania di voler frenare la significativa accumulazione da parte dell'impero a spese di loro stessi e dell'Europa con la lucrativa e imperialistica guerra contro la Russia.
 
una volta l'anno val la pena di ricordare in questo 3d, che l'Italia è afflitta da questioni assai più gravose dell'inflazione o in generale monetarie.

Ad esempio si veda qui Piramide della Popolazione Mondiale dal 1950 al 2100 l'andamento previsto della distribuzione della popolazione italiana negli anni, suddivisa per fasce d'età. Potete far scorrere gli anni cliccando a destra della casella "anno".
Ormai non manca molto (5-6 anni) all'inizio di una fase complicata dal punto di vista demografico: più pensionati, meno lavoratori. Difficile che l'Italia possa evitare uno scenario tendenzialmente recessivo per un periodo lungo, con una demografia del genere. Con svariate pessime conseguenze.
 
una volta l'anno val la pena di ricordare in questo 3d, che l'Italia è afflitta da questioni assai più gravose dell'inflazione o in generale monetarie.

Ad esempio si veda qui Piramide della Popolazione Mondiale dal 1950 al 2100 l'andamento previsto della distribuzione della popolazione italiana negli anni, suddivisa per fasce d'età. Potete far scorrere gli anni cliccando a destra della casella "anno".
Ormai non manca molto (5-6 anni) all'inizio di una fase complicata dal punto di vista demografico: più pensionati, meno lavoratori. Difficile che l'Italia possa evitare uno scenario tendenzialmente recessivo per un periodo lungo, con una demografia del genere. Con svariate pessime conseguenze.
Beh, basta ampliare la possibilità di immigrazione in Italia e cercare per quanto possibile di ridurre l immigrazione
 
a me pare difficile che un paese come l'Italia sappia organizzarsi per integrare chi arriva, sarebbe necessario saper fornire formazione e lavoro...
 
qualche ragionamento su inflazione ed altro...

 
una volta l'anno val la pena di ricordare in questo 3d, che l'Italia è afflitta da questioni assai più gravose dell'inflazione o in generale monetarie.

Ad esempio si veda qui Piramide della Popolazione Mondiale dal 1950 al 2100 l'andamento previsto della distribuzione della popolazione italiana negli anni, suddivisa per fasce d'età. Potete far scorrere gli anni cliccando a destra della casella "anno".
Ormai non manca molto (5-6 anni) all'inizio di una fase complicata dal punto di vista demografico: più pensionati, meno lavoratori. Difficile che l'Italia possa evitare uno scenario tendenzialmente recessivo per un periodo lungo, con una demografia del genere. Con svariate pessime conseguenze.
Non vi è ombra di dubbio che la discussione macroeconomica centrale nell’ambito di uno stato dovrebbe indirizzarsi al riconoscimento del percorso storico del proprio capitalismo, individuazione dei problemi strutturali che emergono e definizione di un progetto di accumulazione pluriennale. Ciò fece la DC nel dopoguerra, con tutti i limiti, contraddizioni e critiche possibili e opposizioni sofferte, (tra cui spesso bankitalia, non a caso in modo provinciale e ridicolo gli artefici delle fake news crearono la mitologia della relazione annuale), ma ponendo le basi del boom economico.

Oggi risulta particolarmente difficile convergere sulla articolazione di un progetto nazionale, l’ultimo tentativo avvenne negli anni settanta, tra terrorismo e bombe per destabilizzare gli investimenti e in un contesto di instabilità monetaria mondiale: successivamente, con l’adesione alla costruzione dell’euro (su base finanziaria neoliberista e contraddittoria) è stato pure completamente e disgraziatamente demolito il modello di accumulazione capitalistica nazionale. E il colpo di stato della magistratura del 92 ha radicalmente mutato gli attori che dovrebbero accordarsi sulle componenti di un piano di accumulazione nazionale, i grandi partiti popolari sono stati spazzati via, il potere sostanziale si è concentrato in alcune potenti burocrazie pubbliche e in una borghesia nazionale, nella quale prevale una componente di matrice piccoloborghese, geograficamente circoscritta, rozza intellettualmente, legata a esportazioni tradizionali concentrate verso tre nazioni. Quel che è rimasto della grande impresa si limita a pochissime imprese pubbliche finanziarizzate, mentre il grande capitale privato è miseramente fallito e scomparso o nella migliore delle situazioni, come per i proprietari della fiat, ha abbandonato responsabilità produttive e venduto il controllo per finanziarizzarsi a livello internazionale e inserirsi nella gerarchia della grande borghesia sovranazionale. (Che come priorità ha la guerra imperialista e sottomissione delle colonie).

Con le forze politiche ridotte a figure comprimarie, lo stato privato di leve fondamentali e piegato a soddisfare le esigenze neoliberali e con la vigente deresponsabilizzazione nel quadro dell’euro, risulta oggettivamente difficile individuare una volontà di configurare un coordinamento tra i soggetti dominanti descritti, anche per i risvolti internazionali coinvolti, e pertanto risulta improbabile la definizione di un progetto nazionale, che non sia una politica di piccolo cabotaggio resistenziale e clientelare di difesa degli interessi particolari, in un panorama di generale deflazione e declino per i più.

Dall’impiego e destinazione dei prestiti europei, pur utili, si evince il loro carattere puntuale e privilegiato, lontano dalle necessità di un coerente progetto di accumulazione.

La diminuzione delle nascite è nota da tempo, ma scontate immediate contromisure sono già state prese, dall’incremento di immigrati alla riduzione della maggioranza dei redditi e soprattutto delle pensioni o assegni sociali a livelli da sussistenza, se non inferiori per molti.
Inoltre, probabilmente dovrebbero essere eliminate le regioni, che sono state una delle cause di maggior rovina e maldestramente sfruttate dalla sinistra, per cercare di trasferire su di loro l’irritazione popolare e colpe delle politiche deflazionistiche, con effetto boomerang però.
 
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