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la Repubblica - Martedì, 2 giugno 1992 - pagina 3
di ELENA POLIDORI
I MONITI DI VIA NAZIONALE Intervista al professore di Nomisma: debole il piano tributario di Bankitalia
' NUOVE TASSE? NO GRAZIE'
Prodi boccia ulteriori inasprimenti fiscali
ROMA - Romano Prodi superministro dell' economia? "A questa domanda non rispondo neanche morto". Liquida così, l' economista-anchorman, per due anni ministro dell' Industria, per sette presidente dell' Iri, le voci che lo vogliono candidato nell' esecutivo che verrà. E si stizzisce, anche, di fronte all' "inutile gioco" del toto-governo. Ci sono argomenti "più seri", da esaminare. Ci sono le Considerazioni finali appena lette dal governatore. Dove Ciampi annuncia, tra le altre cose, che bisognerà aumentare ancora le tasse. "E' uno dei lati deboli del suo programma di risanamento", rileva. "Sono previsti due punti di pressione fiscale in più. Che sono tanti, troppi, per il contribuente italiano, già abbastanza tartassato. E per un paese dove la pressione contributiva è nella media europea"... E così il fisco sarà più pesante: ma, chi pagherà? "Non si capisce. Io mi sono letto e riletto la relazione e ho scoperto che Ciampi rimane indefinito, su questo problema. Chissà: forse pensa ai contributi sociali. O forse si riferisce alle imposte dirette e indirette. Non è chiaro... O comunque io non capisco". Si arrovella, l' economista di Nomisma, su quest' aspetto delle Considerazioni finali. E ricerca frenetico il paragrafetto in cui c' è l' annuncio. Ecco: pagina 19. Legge: dal lato delle entrate bisognerà consolidare la pressione fiscale raggiunta, sostituendo entrate permanenti ai prelievi straordinari. E ancora: bisognerà ricercare il gettito aggiuntivo nel recupero dell' evasione e dell' elusione fiscale... "Mi pare solo una petizione di principio. E' quel che hanno detto tutti negli ultimi anni di fronte ad un problema che è enorme, serio e insoluto". Prodi e quella che definisce "l' incognita fiscale". "Che poi non è l' unica", precisa. Perché Ciampi chiede più tasse, ma anche salari contenuti rispetto all' inflazione nel settore pubblico e privato. Come ha fatto l' istituto con i suoi dipendenti. "Magari si riuscisse ad ingabbiare davvero le retribuzioni: si impedirebbe il deterioramento della competitività. Ma bisognerà vedere se questa disciplina salariale verrà accettata. I sindacati, è vero, hanno lodato la relazione. Ma poi leggo sui giornali che sono stati indetti nuovi, pesanti scioperi nei servizi pubblici. E allora mi chiedo: forse ci sono dei settori dell' economia in cui il ruolo del sindacato è rimesso in gioco". Sacrifici, giustizia fiscale, salari sotto controllo. Ma anche tagli alla sanità e pensioni più austere. Giusto? "Giustissimo. Anche se è la previdenza la voce su cui il nostro Pil si discosta di più dal resto dei paesi". E allora Prodi spiega che l' età pensionistica va adattata alla media della vita, "che si allunga". E al fatto che la gente studia di più e perciò "comincia a lavorare più tardi". Ovunque si va in pensione a 65 anni. Ma da noi, in Italia, una riforma del genere sembra impossibile. Sospira: "Basta vedere quel che è accaduto a Marini: pur proponendo qualcosa di più tenero, un arrivo più graduale nel tempo, ha dovuto fare macchina indietro"... Politici contro tecnici: è questa la ricetta giusta per agganciare l' Europa? "No comment", è la risposta secca. E non c' è verso di tirargli fuori una parola di più. Tranne un breve, ma convinto "si" all' unificazione dei ministeri economici: "impossibile essere contrari. Accade in tutti i paesi". Poi subito Prodi torna a rivestire il ruolo del professore. E dice che se stesse in tv, a condurre una delle sue lezioni d' economia, direbbe al pubblico che la novità più importante delle Considerazioni finali 1992 non sta tanto nella diagnosi, che "è come sempre di grande serietà". Ma piuttosto "nell' urgenza". In quel ripetere, decine di volte, che i tempi dell' azione devono essere stretti, immediati. Che il risanamento deve scattare già "nelle prossime settimane". "Perché la nostra situazione è così instabile che basta uno starnuto per metterci nei pasticci".
di ELENA POLIDORI
I MONITI DI VIA NAZIONALE Intervista al professore di Nomisma: debole il piano tributario di Bankitalia
' NUOVE TASSE? NO GRAZIE'
Prodi boccia ulteriori inasprimenti fiscali
ROMA - Romano Prodi superministro dell' economia? "A questa domanda non rispondo neanche morto". Liquida così, l' economista-anchorman, per due anni ministro dell' Industria, per sette presidente dell' Iri, le voci che lo vogliono candidato nell' esecutivo che verrà. E si stizzisce, anche, di fronte all' "inutile gioco" del toto-governo. Ci sono argomenti "più seri", da esaminare. Ci sono le Considerazioni finali appena lette dal governatore. Dove Ciampi annuncia, tra le altre cose, che bisognerà aumentare ancora le tasse. "E' uno dei lati deboli del suo programma di risanamento", rileva. "Sono previsti due punti di pressione fiscale in più. Che sono tanti, troppi, per il contribuente italiano, già abbastanza tartassato. E per un paese dove la pressione contributiva è nella media europea"... E così il fisco sarà più pesante: ma, chi pagherà? "Non si capisce. Io mi sono letto e riletto la relazione e ho scoperto che Ciampi rimane indefinito, su questo problema. Chissà: forse pensa ai contributi sociali. O forse si riferisce alle imposte dirette e indirette. Non è chiaro... O comunque io non capisco". Si arrovella, l' economista di Nomisma, su quest' aspetto delle Considerazioni finali. E ricerca frenetico il paragrafetto in cui c' è l' annuncio. Ecco: pagina 19. Legge: dal lato delle entrate bisognerà consolidare la pressione fiscale raggiunta, sostituendo entrate permanenti ai prelievi straordinari. E ancora: bisognerà ricercare il gettito aggiuntivo nel recupero dell' evasione e dell' elusione fiscale... "Mi pare solo una petizione di principio. E' quel che hanno detto tutti negli ultimi anni di fronte ad un problema che è enorme, serio e insoluto". Prodi e quella che definisce "l' incognita fiscale". "Che poi non è l' unica", precisa. Perché Ciampi chiede più tasse, ma anche salari contenuti rispetto all' inflazione nel settore pubblico e privato. Come ha fatto l' istituto con i suoi dipendenti. "Magari si riuscisse ad ingabbiare davvero le retribuzioni: si impedirebbe il deterioramento della competitività. Ma bisognerà vedere se questa disciplina salariale verrà accettata. I sindacati, è vero, hanno lodato la relazione. Ma poi leggo sui giornali che sono stati indetti nuovi, pesanti scioperi nei servizi pubblici. E allora mi chiedo: forse ci sono dei settori dell' economia in cui il ruolo del sindacato è rimesso in gioco". Sacrifici, giustizia fiscale, salari sotto controllo. Ma anche tagli alla sanità e pensioni più austere. Giusto? "Giustissimo. Anche se è la previdenza la voce su cui il nostro Pil si discosta di più dal resto dei paesi". E allora Prodi spiega che l' età pensionistica va adattata alla media della vita, "che si allunga". E al fatto che la gente studia di più e perciò "comincia a lavorare più tardi". Ovunque si va in pensione a 65 anni. Ma da noi, in Italia, una riforma del genere sembra impossibile. Sospira: "Basta vedere quel che è accaduto a Marini: pur proponendo qualcosa di più tenero, un arrivo più graduale nel tempo, ha dovuto fare macchina indietro"... Politici contro tecnici: è questa la ricetta giusta per agganciare l' Europa? "No comment", è la risposta secca. E non c' è verso di tirargli fuori una parola di più. Tranne un breve, ma convinto "si" all' unificazione dei ministeri economici: "impossibile essere contrari. Accade in tutti i paesi". Poi subito Prodi torna a rivestire il ruolo del professore. E dice che se stesse in tv, a condurre una delle sue lezioni d' economia, direbbe al pubblico che la novità più importante delle Considerazioni finali 1992 non sta tanto nella diagnosi, che "è come sempre di grande serietà". Ma piuttosto "nell' urgenza". In quel ripetere, decine di volte, che i tempi dell' azione devono essere stretti, immediati. Che il risanamento deve scattare già "nelle prossime settimane". "Perché la nostra situazione è così instabile che basta uno starnuto per metterci nei pasticci".