Interviste Integralistico Finanziarie

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

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la Repubblica - Martedì, 2 giugno 1992 - pagina 3
di ELENA POLIDORI

I MONITI DI VIA NAZIONALE Intervista al professore di Nomisma: debole il piano tributario di Bankitalia
' NUOVE TASSE? NO GRAZIE'

Prodi boccia ulteriori inasprimenti fiscali

ROMA - Romano Prodi superministro dell' economia? "A questa domanda non rispondo neanche morto". Liquida così, l' economista-anchorman, per due anni ministro dell' Industria, per sette presidente dell' Iri, le voci che lo vogliono candidato nell' esecutivo che verrà. E si stizzisce, anche, di fronte all' "inutile gioco" del toto-governo. Ci sono argomenti "più seri", da esaminare. Ci sono le Considerazioni finali appena lette dal governatore. Dove Ciampi annuncia, tra le altre cose, che bisognerà aumentare ancora le tasse. "E' uno dei lati deboli del suo programma di risanamento", rileva. "Sono previsti due punti di pressione fiscale in più. Che sono tanti, troppi, per il contribuente italiano, già abbastanza tartassato. E per un paese dove la pressione contributiva è nella media europea"... E così il fisco sarà più pesante: ma, chi pagherà? "Non si capisce. Io mi sono letto e riletto la relazione e ho scoperto che Ciampi rimane indefinito, su questo problema. Chissà: forse pensa ai contributi sociali. O forse si riferisce alle imposte dirette e indirette. Non è chiaro... O comunque io non capisco". Si arrovella, l' economista di Nomisma, su quest' aspetto delle Considerazioni finali. E ricerca frenetico il paragrafetto in cui c' è l' annuncio. Ecco: pagina 19. Legge: dal lato delle entrate bisognerà consolidare la pressione fiscale raggiunta, sostituendo entrate permanenti ai prelievi straordinari. E ancora: bisognerà ricercare il gettito aggiuntivo nel recupero dell' evasione e dell' elusione fiscale... "Mi pare solo una petizione di principio. E' quel che hanno detto tutti negli ultimi anni di fronte ad un problema che è enorme, serio e insoluto". Prodi e quella che definisce "l' incognita fiscale". "Che poi non è l' unica", precisa. Perché Ciampi chiede più tasse, ma anche salari contenuti rispetto all' inflazione nel settore pubblico e privato. Come ha fatto l' istituto con i suoi dipendenti. "Magari si riuscisse ad ingabbiare davvero le retribuzioni: si impedirebbe il deterioramento della competitività. Ma bisognerà vedere se questa disciplina salariale verrà accettata. I sindacati, è vero, hanno lodato la relazione. Ma poi leggo sui giornali che sono stati indetti nuovi, pesanti scioperi nei servizi pubblici. E allora mi chiedo: forse ci sono dei settori dell' economia in cui il ruolo del sindacato è rimesso in gioco". Sacrifici, giustizia fiscale, salari sotto controllo. Ma anche tagli alla sanità e pensioni più austere. Giusto? "Giustissimo. Anche se è la previdenza la voce su cui il nostro Pil si discosta di più dal resto dei paesi". E allora Prodi spiega che l' età pensionistica va adattata alla media della vita, "che si allunga". E al fatto che la gente studia di più e perciò "comincia a lavorare più tardi". Ovunque si va in pensione a 65 anni. Ma da noi, in Italia, una riforma del genere sembra impossibile. Sospira: "Basta vedere quel che è accaduto a Marini: pur proponendo qualcosa di più tenero, un arrivo più graduale nel tempo, ha dovuto fare macchina indietro"... Politici contro tecnici: è questa la ricetta giusta per agganciare l' Europa? "No comment", è la risposta secca. E non c' è verso di tirargli fuori una parola di più. Tranne un breve, ma convinto "si" all' unificazione dei ministeri economici: "impossibile essere contrari. Accade in tutti i paesi". Poi subito Prodi torna a rivestire il ruolo del professore. E dice che se stesse in tv, a condurre una delle sue lezioni d' economia, direbbe al pubblico che la novità più importante delle Considerazioni finali 1992 non sta tanto nella diagnosi, che "è come sempre di grande serietà". Ma piuttosto "nell' urgenza". In quel ripetere, decine di volte, che i tempi dell' azione devono essere stretti, immediati. Che il risanamento deve scattare già "nelle prossime settimane". "Perché la nostra situazione è così instabile che basta uno starnuto per metterci nei pasticci".
 
Si infatti è rapido a cambiare idea, non è coerente come Bertinotti, infatti capisce pure molto meno... :D :

la Repubblica - Venerdì, 19 giugno 1992 - pagina 9
di MARIO PIRANI

IL MALE OSCURO DEL LIBERO MERCATO Intervista a Romano Prodi ex presidente dell' Iri sul futuro dell' economia italiana
' SVALUTARE SAREBBE SOLO UN SUICIDIO'


Pirani - "crede che una svalutazione aiuterebbe oggi le industrie?
Prodi - "La svalutazione, come insegnano tutti i precedenti della storia economica europea del dopoguerra, può essere un successo se viene alla fine di un processo di risanamento, quando tutte le misure strutturali sono già prese e in fase di attuazione. Senza di queste, è il segno dell' impotenza, una scommessa contro se stessi, un suicidio".
 
10 giorni dopo la svalutazione della lira aveva già resettato la sua summa teorica del suicidio... :

la Repubblica - Giovedì, 1 ottobre 1992 - pagina 45
di RINALDO GIANOLA

Il rapporto Nomisma sull' industria mette in evidenza il ruolo dominante assunto dalle concentrazioni franco-tedesche
' ITALIA, LA CENERENTOLA D' EUROPA'

Prodi: le nostre imprese emarginate la radice dei guai è nel deficit pubblico ' I gruppi italiani magari sono forti, ma sono rimasti fuori dal grande giro' . Accanto a note di grave preoccupazione affiorano però sintomi incoraggianti. ' Ad esempio Fiat, Olivetti e Finmeccanica stanno aggiornando le loro strategie' . Ribadita l' opportunità di un ingresso delle banche nelle aziende pubbliche da privatizzare. ' Urge una radicale riorganizzazione'

MILANO - "Non possiamo essere un pollaio dove chiunque può passare a rubare le galline. Cari miei, bisogna rimboccarsi le maniche: qui c' è da fare il Paese". Romano Prodi non può certo essere accusato di sciovinismo. Non è proprio il tipo. Ma il rischio di emarginazione che sta correndo il nostro sistema industriale nell' integrazione con l' Europa, non è più solo una lontana minaccia, non è la previsione pessimistica di qualche Cassandra di turno. E' , al contrario, la condizione attuale in cui si trovano le nostre grandi industrie, i produttori di ricchezza, di posti di lavoro del Paese. Le concentrazioni sovrannazionali Il professore bolognese cerca di dare la sveglia, a modo suo, alternando analisi e dati tremendi sulla nostra economia a incoraggianti speranze di ripresa. Ospite del presidente dell' Assolombarda, Ennio Presutti, Prodi, con Patrizio Bianchi, presenta il Rapporto 1992 sull' industria italiana elaborato da Nomisma. La nostra industria è poco competitiva, sta diventando marginale in Europa dove, invece, negli ultimi anni sono state create concentrazioni sovrannazionali, in particolare sull' asse Bonn-Parigi. I ricercatori di Nomisma sono convinti che il Trattato di Maastricht potrà anche essere rinviato, trasformato o confermato, ma qualsiasi cosa succeda, niente potrà cambiare un fatto oggettivo: cioè che esiste già un mercato europeo fatto dalle grandi imprese. I politici litigavano, discutevano, mediavano, e intanto gli industriali facevano il mercato. E' da questo dato di fatto che Nomisma parte per mettere sotto esame l' industria italiana. Quanto contiamo in Europa? Sempre meno. I grandi gruppi tedeschi e francesi si sono intrecciati, con alleanze strategiche, e accanto a questo polo si muovono come satelliti altre multinazionali. Esempio: i gruppi francesi e tedeschi hanno realizzato acquisizioni incrociate, finalizzate a rafforzare le proprie economie e le rispettive posizioni di mercato. Naturalmente tutto questo non è nato per caso. Ci sono state politiche industriali guidate dall' alto. Registi attenti e capaci di vedere al di là della contingenza hanno riorganizzato l' economia europea, oggi dominata dal duopolio Bonn-Parigi. I gruppi industriali italiani, invece, hanno comprato soprattutto in Italia. Così oggi le grandi imprese nazionali, osserva il professore, "magari sono forti, ma fuori dal grande giro". Certo non tutti sono fermi e qualcosa si sta muovendo. "Nonostante la crisi l' industria italiana mostra capacità di reazione - aggiunge Bianchi -. Ad esempio Fiat, Olivetti, Finmeccanica si stanno riorientando e dimostrano di prendere sul serio la situazione". Il tessuto industriale mantiene un certo dinamismo e, pur nella crisi attuale, cerca di avviare, in ritardo, un disegno di ricomposizione e rilancio delle strutture produttive. Ma è la situazione complessiva del Paese - ovvero le condizioni disastrate dei conti dello Stato e gli alti tassi di interesse - che pone ulteriori ostacoli alle imprese. Spiega il rapporto Nomisma: "Le evidenze raccolte in questo studio costituiscono una conferma per quanto riguarda la marginalizzazione delle imprese nazionali dall' oligopolio internazionale; tuttavia i segnali che ci vengono dall' economia reale, e quindi dai diversi settori, non giustificano gli allarmismi che trovano invece il loro fondamento soprattutto nei noti problemi del deficit pubblico e della crisi istituzionale, che hanno alimentato quel circuito perverso più volte richiamato in questi anni". ' Occorre incidere in profondità' E oggi questi problemi, se non risolti, possono originare un ulteriore aggravamento dell' industria che ha bisogno di una profonda "riorganizzazione strutturale, strategica ed operativa". L' economia, insomma, può essere riformata attraverso quelli che Prodi chiama gli interventi strutturali, cioè quelli che incidono in profondità e non si limitano alla superficie del sistema. Più chiaramente, sostiene Nomisma, significa modificare il funzionamento delle istituzioni politiche, favorire il trasferimento di poteri alle realtà locali sull' esempio tedesco, adeguare e riorganizzare il ministero dell' Industria, riformare il sistema dell' istruzione e della ricerca. E tutto questo deve essere realizzato in un contesto di "destatalizzazione dell' economia" e di modifica del rapporto banca-industria prevedendo l' ingresso degli istituti di credito "in quella parte delle imprese pubbliche da privatizzare considerata strategica o possibile punito di forza per l' economia nazionale". Prodi, infine, offre qualche considerazione sugli effetti della svalutazione della lira. "In alcuni settori produttivi la svalutazione produce una ripresa delle esportazioni, sembra aver dato una boccata d' ossigeno. Avevo previsto un miglioramento del 7-8 per cento della bilancia commerciale per il prossimo anno, ma con queste oscillazioni dei cambi le cifre cambiano tutti i giorni". E la lira quando potrà rientrare nello Sme? "Aspettiamo che si assestino i mercati. Non creiamo situazioni artificiali".


...Capito ? Il vate dell'economia applicata sentenziava "sembra aver dato una boccata d' ossigeno"... :cool: :mad: :D
 
Altri elementi per evidenziare l'impostazione economica di sinistra del professore, con il pensierino sulle case popolari... :


la Repubblica - Martedì, 18 agosto 1992 - pagina 8
IL FRONTE ECONOMIA L' economista sulle privatizzazioni
LA LEZIONE DI PRODI ' LO STATO VENDA LE GRANDI BANCHE'

ROMA - Romano Prodi, in un' intervista sulle privatizzazioni delle industrie statali pubblicata oggi dalla Gazzetta di Reggio, sostiene che "il vero problema non è il dilemma tra industria privata o pubblica: la questione è la razionalizzazione del sistema industriale. Quando penso che Efim, Iri e Fiat producono treni, ma non esportiamo un solo vagone - prosegue il presidente di Nomisma - vuol dire che qualcosa non va. Se poi le privatizzazioni servono per portare quattrini allo Stato, non è che questo obiettivo si realizzi vendendo quote di imprese industriali". Lo Stato, aggiunge Prodi, "dovrebbe disfarsi delle case popolari, dalle quali non ricava nemmeno i soldi per la manutenzione", mentre "sono appetibili le grandi banche, dalla Comit al Credito Italiano, dal Monte dei Paschi, al San Paolo e, quando sarà pronta, anche la Bnl. Si possono prendere buoni soldi - continua - vendendo l' Enel e anche l' Ina, ma le privatizzazioni devono servire ad altri obiettivi: a permettere l' efficienza e a decretare la fine di certi legami fra mondo politico e mondo industriale". Prodi dice poi di approvare "l' abolizione del Ministero delle Partecipazioni Statali che faceva solo confusione. Oggi lo scenario può essere duplice - conclude - il Tesoro che garantisce l' indipendenza gestionale delle imprese, o il Tesoro che le gestisce", col pericolo di una "ulteriore pubblicizzazione" delle medesime.
 
la Repubblica - Domenica, 15 novembre 1992 - pagina 33
ANTONIO GNOLI

OGGI HO SOGNATO UNA SFIDA

' Mentre l' Asia è in pieno sviluppo, l' Europa deve avere il coraggio di aprirsi all' Est, o perderemo un' occasione storica' Parla Romano Prodi che ha appena pubblicato le sue lezioni popolari di economia: Umberto Eco le presenterà martedì a Milano

Bologna - Il mezzo toscano che Romano Prodi stringe fra le dita ruota eloquentemente nell' aria e durante quella curva di poche decine di centimetri il professore sorride. Pensa all' Europa e sorride. Dice:"Non le sembra un' ironia della storia che i rivolgimenti clamorosi cui abbiamo assistito in questi anni stiano avendo i loro effetti immediati in società molto lontane, nell' Asia in particolare?" E' un interrogativo che merita un approfondimento che in parte il lettore potrà trovare nell' ultimo libro di Romano Prodi Il tempo delle scelte(edizioni Sole 24 ore), una raccolta di lezioni di economia che ha il pregio della grande chiarezza e che sarà presentata martedì prossimo a Milano (presso la Banca popolare Commercio e Industria, Via Moscova 33, ore 18.30, n.d.r.) con un relatore d' eccezione: Umberto Eco. "Sono felice che Eco abbia accettato di partecipare e sono curioso di ascoltare che cosa dirà il semiologo sulle parole che si usano in economia e sul modo di essere divulgativi". Professor Prodi lei accennava al fatto che i cambiamenti che hanno investito il vecchio continente, per semplificare la caduta del muro e il crollo del comunismo, producono le conseguenze più rilevanti non tanto in Europa quanto in Asia. Perché? "Parto da un' affermazione: l' assoluto abbandono di ogni forma di programmazione economica è oggi l' elemento dirompente dell' economia mondiale. La gente non ha ancora posto sufficiente attenzione al fatto che oggi la Cina ha tassi di sviluppo sopra il dieci per cento e che qualcosa del genere avremo presto anche in India, dove a lungo c' è stata una forte programmazione burocratica. Quando gli abitanti di questi due Paesi - complessivamente più di due miliardi di persone - cominceranno ad avere decenti livelli di reddito, allora saremo di fronte a un cambiamento dell' umanità. Chi va in Cina oggi vede cose impressionanti. A Shanghai stanno alzando contemporaneamente più di 6O grattacieli, più di quanti ne costruisce l' Italia in un anno. Fanno centrali elettriche, una quantità impressionante di reti metropolitane. E' questo lo scenario che l' Europa ha di fronte". Lei ha parlato delle impressionanti conseguenze a Oriente. Ma ci sono anche effetti a Occidente. L' elezione di Bill Clinton è una novità che si inquadra nel generale mutamento dei rapporti internazionali. "Indubbiamente Clinton è una novità che mi auguro finisca con l' avere un effetto benefico sull' Est dell' Europa. Nel senso che dal suo programma usciranno delle proposte di politica estera meno dottrinarie, meno astratte e meno inapplicabili di quelle fatte negli anni scorsi". Vuol dire che all' Europa dell' Est sono state date ricette scolastiche? "Ritengo di sì.Mi vengono in mente i gruppi di monetaristi, i banchieri d' affari che sono andati lì con la testa piena di modelli e hanno diffuso il verbo del liberismo senza accorgersi che lì, distrutta la burocrazia, non c' era niente e che un processo di ricostruzione ha bisogno di ben altro". L' Europa sembra dunque stretta fra queste due novità. Da un lato la nuova presidenza americana, dall' altro i fermenti asiatici. Questi fermenti hanno qualcosa di inquietante. L' aggressività economica del Giappone insegna.Se ad essa aggiungiamo poi quelle della Cina e dell' India, non rischiamo di diventare una colonia commerciale dell' Asia? "Il rischio c' è.Ma faccio un' altra riflessione.Se l' Europa non avrà il coraggio di aprirsi all' Est, come in parallelo gli Usa hanno avuto il coraggio di aprirsi al Messico, se non rimescoleremo le nostre figure produttive, utilizzando ad Est i costi di lavoro più bassi, cercando economie di scala più ampie, sviluppando tecnologie più elevate, allora l' ipotesi di una colonizzazione va presa in seria considerazione. Purtroppo non abbiamo ancora capito che l' Europa dell' Est è una grande occasione storica". D' accordo. Ma superati oggi gli ostacoli ideologici ci accorgiamo che in quei Paesi spuntano preoccupanti nazionalismi, conflitti etnici e religiosi che comprimono il discorso economico... "Ma loro sono nostri fratelli. E non introduco un concetto di vago cristianesimo. Quei popoli sono indissolubilmente legati a noi. Si sono svegliati alla libertà, hanno fatto la rivoluzione in nome dell' America e il giorno dopo si sono accorti che l' America è lontana e che dà precetti, ma non compra merci, non fa il piano Marshall perché non è in grado. E allora il quadro è chiarissimo: tutto ricade sulle nostre spalle. Non capiamo che la migliore difesa è un grande disegno. Dobbiamo creare una grande area economica, fare un grande trattato commerciale con l' Est, come hanno fatto gli Stati Uniti con il Messico, solo così possiamo sperare di reggere la sfida con l' Asia. Invece stiamo uccidendo quello che a Est resta dell' economia. Se ciò accadesse noi rimarremmo una zona del mondo abbastanza grande, con un alto livello di reddito, ma con un assedio esterno continuo e quindi saremmo un' Europa fatalmente spinta verso tentazioni protezionistiche. La sfida asiatica si vince invece allargando il gioco. Questa è la mia tesi". Professor Prodi lei parla dell' Europa come se fosse un fatto compiuto. Abbiamo sotto gli occhi il caso dell' ex Jugoslavia. Si scannano senza che l' Europa abbia la capacità politica di porre fine a quell' insulso e feroce bagno di sangue. Un grande disegno economico avrebbe bisogno di una grande potenza politica.E questa mi pare sia di là da venire. "E' proprio il caso jugoslavo che mi spinge a pensare che oggi occorra una cura preventiva. E' caduto il muro di Berlino e le prossime guerre le evitiamo solo con un grande sogno, come fu un sogno per i nostri padri la formazione di un mercato europeo comune. Davvero: non è stata meno sconvolgente la proposta di Bush sul Messico". Ma lì le decisioni le ha prese un solo Stato, qui c' è una pluralità di Stati che è difficile mettere d' accordo. "Qui è più difficile. Ma il problema è identico. Occorre creare produttività a basso costo lavorativo". Le sottopongo un' ulteriore considerazione questa volta di carattere più antropologico. Mentre un miliardo di cinesi sono disposti a lavorare a costi assolutamente competitivi, a organizzarsi e disciplinarsi in funzione della produttività, mi chiedo se sarebbero disposti a fare altrettanto nell' Europa dell' Est. "E' una considerazione seria, ma si pensi anche alla nostra diversità nel dopoguerra rispetto alla società americana. Era impensabile che potessimo svilupparci nel modo in cui ci siamo sviluppati. Eppure ce l' abbiamo fatta". Secondo alcuni osservatori perché l' Europa si muova, reagisca, occorre una leadership forte. Lei ritiene che la Germania possa interpretare questo ruolo? "Una leadership forte renderebbe la sfida con l' Asia meno difficile. Però una leadership nazionale, ancorché tedesca, non basterebbe. Se vogliamo rilanciare l' Europa dell' Est dobbiamo consentire che essa si integri con il nostroi mercato comune. Allora occorre far spazio ai loro agricoltori, ai siderurgici, ai tessili, a quelli della meccanica semplice, inuna parola a quei settori in cui l' Est è capace di produrre. Questa grande operazione non si fa con un Paese solo. Perché implica cambiamenti immensi. Implica una riconversione mentale, implica un nuovo disegno pari a quello realizzato per l' Europa dell' Ovest dopo la guerra". Questo disegno lei lo chiama sogno. E' il sogno di un' Europa all' anno zero, che ricomincia per contrastare delle sfide gigantesche. Ma i segnali non sembrano andare nella direzione di questo sogno. "E' difficile.Ma non c' è altra strada.L' Est è una grande occasione. Ma è anche una micidiale bomba innescata che può esploderci accanto. E se non prenderemo le loro merci finiremo col prendere le loro genti. E tutto sarà molto più complicato, più drammatico".



Professore, MI CONSENTA, vuol dire una COSA di SINISTRA visto che DOMANI esce un film SUL CAIMANO ?
Perchè se vince non TARTASSA di brutto le aziende italiane che DELOCALIZZANO quando potrebbero benissimo farne a meno ? :cool:
 
Una cosa di centrosinistra il professore l'ha detta: "Vedremo se il Caimano gioverà più a noi o al centrodestra"... :cool: :)

P.S.: ho visto il film ieri sera, m'è piaciuto molto, condivido in pieno il pensiero di Nanni Moretti intervistato da Fazio sabato sera, "L'elemento politico nel film è uno fra altri, non è tutto". Ha dichiarato ovviamente che non ha la pretesa di spostare un solo voto, ripeto, ottimo film secondo me, grandissima interpretazione di Silvio Orlando, ma bravi anche tutti gli altri; bravissimo all'inizio anche Tatti Sanguinetti. :)
 
Ha detto bene il professore che basta uno starnuto per metterci nei pasticci.

Vendono titoli di stato e azioni e lasciano i soldi sui conti correnti sperando di pagare solo il 20% o sperando di capire dove metterli?
 
Ultima modifica:
qegtro ha scritto:
Ha detto bene il professore che basta uno starnuto per metterci nei pasticci.

Vendono titoli di stato e azioni e lasciano i soldi sui conti correnti sperando di pagare solo il 20% o sperando di capire dove metterli?


Forse ambedue le cose assieme... :cool:
 
...Visto che LA BISCA ITALIANA ha accolto così bene la FULGIDA vittoria prodiana, ecco il pensiero del professore quando NON voleva aumentare le tasse:


la Repubblica - Martedì, 2 giugno 1992 - pagina 3
di ELENA POLIDORI

I MONITI DI VIA NAZIONALE Intervista al professore di Nomisma: debole il piano tributario di Bankitalia
' NUOVE TASSE? NO GRAZIE'

Prodi boccia ulteriori inasprimenti fiscali

ROMA - Romano Prodi superministro dell' economia? "A questa domanda non rispondo neanche morto". Liquida così, l' economista-anchorman, per due anni ministro dell' Industria, per sette presidente dell' Iri, le voci che lo vogliono candidato nell' esecutivo che verrà. E si stizzisce, anche, di fronte all' "inutile gioco" del toto-governo. Ci sono argomenti "più seri", da esaminare. Ci sono le Considerazioni finali appena lette dal governatore. Dove Ciampi annuncia, tra le altre cose, che bisognerà aumentare ancora le tasse. "E' uno dei lati deboli del suo programma di risanamento", rileva. "Sono previsti due punti di pressione fiscale in più. Che sono tanti, troppi, per il contribuente italiano, già abbastanza tartassato. E per un paese dove la pressione contributiva è nella media europea"... E così il fisco sarà più pesante: ma, chi pagherà? "Non si capisce. Io mi sono letto e riletto la relazione e ho scoperto che Ciampi rimane indefinito, su questo problema. Chissà: forse pensa ai contributi sociali. O forse si riferisce alle imposte dirette e indirette. Non è chiaro... O comunque io non capisco". Si arrovella, l' economista di Nomisma, su quest' aspetto delle Considerazioni finali. E ricerca frenetico il paragrafetto in cui c' è l' annuncio. Ecco: pagina 19. Legge: dal lato delle entrate bisognerà consolidare la pressione fiscale raggiunta, sostituendo entrate permanenti ai prelievi straordinari. E ancora: bisognerà ricercare il gettito aggiuntivo nel recupero dell' evasione e dell' elusione fiscale... "Mi pare solo una petizione di principio. E' quel che hanno detto tutti negli ultimi anni di fronte ad un problema che è enorme, serio e insoluto". Prodi e quella che definisce "l' incognita fiscale". "Che poi non è l' unica", precisa. Perché Ciampi chiede più tasse, ma anche salari contenuti rispetto all' inflazione nel settore pubblico e privato. Come ha fatto l' istituto con i suoi dipendenti. "Magari si riuscisse ad ingabbiare davvero le retribuzioni: si impedirebbe il deterioramento della competitività. Ma bisognerà vedere se questa disciplina salariale verrà accettata. I sindacati, è vero, hanno lodato la relazione. Ma poi leggo sui giornali che sono stati indetti nuovi, pesanti scioperi nei servizi pubblici. E allora mi chiedo: forse ci sono dei settori dell' economia in cui il ruolo del sindacato è rimesso in gioco". Sacrifici, giustizia fiscale, salari sotto controllo. Ma anche tagli alla sanità e pensioni più austere. Giusto? "Giustissimo. Anche se è la previdenza la voce su cui il nostro Pil si discosta di più dal resto dei paesi". E allora Prodi spiega che l' età pensionistica va adattata alla media della vita, "che si allunga". E al fatto che la gente studia di più e perciò "comincia a lavorare più tardi". Ovunque si va in pensione a 65 anni. Ma da noi, in Italia, una riforma del genere sembra impossibile. Sospira: "Basta vedere quel che è accaduto a Marini: pur proponendo qualcosa di più tenero, un arrivo più graduale nel tempo, ha dovuto fare macchina indietro"... Politici contro tecnici: è questa la ricetta giusta per agganciare l' Europa? "No comment", è la risposta secca. E non c' è verso di tirargli fuori una parola di più. Tranne un breve, ma convinto "si" all' unificazione dei ministeri economici: "impossibile essere contrari. Accade in tutti i paesi". Poi subito Prodi torna a rivestire il ruolo del professore. E dice che se stesse in tv, a condurre una delle sue lezioni d' economia, direbbe al pubblico che la novità più importante delle Considerazioni finali 1992 non sta tanto nella diagnosi, che "è come sempre di grande serietà". Ma piuttosto "nell' urgenza". In quel ripetere, decine di volte, che i tempi dell' azione devono essere stretti, immediati. Che il risanamento deve scattare già "nelle prossime settimane". "Perché la nostra situazione è così instabile che basta uno starnuto per metterci nei pasticci".


Già, INFATTI professò, dillo ORA, OGGI, STASERA, anche a fassino e rutelli che ora a ballarò stanno cantando vittoria... :cool:
 
...romano prodi oggi, Atene 4 dicembre 2006: con l'euro "e' arrivato un protagonista fortissimo dell'economia mondiale
e sara' protagonista per i secoli a venire".


...Thread tristemente attualissimo... :cool: bannato :rolleyes: :mad:


...Ora è davvero ufficiale: non è impazzito il popolo italiano, E' IMPAZZITO LUI.

:mad:
 
schizofrenia acuta, non c'è dubbio
 
Camaleontico ha scritto:
...romano prodi oggi, Atene 4 dicembre 2006: con l'euro "e' arrivato un protagonista fortissimo dell'economia mondiale
e sara' protagonista per i secoli a venire".


...Thread tristemente attualissimo... :cool: bannato :rolleyes: :mad:


...Ora è davvero ufficiale: non è impazzito il popolo italiano, E' IMPAZZITO LUI.

:mad:




:mmmm: ma chi è più pazzo... chi fà il pazzo o chi elegge i pazzi??? :mmmm:




e chi è più fesso chi fa il fesso o chi elegge i fessi??? :mmmm:
 
ciro maniglia ha scritto:
:mmmm: ma chi è più pazzo... chi fà il pazzo o chi elegge i pazzi??? :mmmm:




e chi è più fesso chi fa il fesso o chi elegge i fessi??? :mmmm:


io la risposta ce l'avrei...
ma poi i cojoni si potrebbero offendere...!
:D
 
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